Sono
trascorsi sette anni da quando mi sono
unita in matrimonio con Fabrizio.
C'eravamo conosciuti durante una festa
organizzata da comuni amici, e la sera
stessa eravamo andati a letto insieme.
Inciclonata per il
troppo bere, ma lusingata dall'interesse
che aveva riversato sulla mia persona,
stregata dalla bella presenza, avevo
ceduto alle sue avance lasciando che mi
scopasse.
Nei
tre anni che avevano preceduto il nostro
matrimonio il sesso era filato via
liscio, anzi mi sento persino di
sostenere che fare l'amore con lui era qualcosa di travolgente. Lo
facevamo ogni volta che ne sentivamo il
bisogno, e succedeva quasi tutti i
giorni, sennonché da sposati, dopo
pochi mesi di convivenza sotto lo stesso
tetto, sono iniziati i problemi.
Uno
scontato stereotipo recita che il
matrimonio è la tomba dell’amore,
cosicché ho dato per scontato che
sarebbe stato inevitabile un calo del
desiderio sessuale in entrambi. Ma non
potevo immaginare quello che sarebbe
accaduto da lì a poco nell'intimità
della nostra stanza da letto.
Quando
avevo accettato di sposarlo lo avevo
fatto con un po' di timore perché sono
figlia di genitori divorziati, ma
pienamente convinta che lo avrei amato
per sempre. Sennonché col passare del
tempo mi sono trovata nella condizione
di chi è costretta a sbattere la testa
contro la dura realtà della vita
quotidiana che ha cominciato a picchiare
giù duro.
Poco
per volta, a letto, mio marito ha smesso
di cercarmi. A nulla sono serviti i
ripetuti tentativi che ho messo in atto
per cercare di farlo uscire dal torpore
sessuale in cui era precipitato. Se è
vero che il desiderio sessuale per
sopravvivere all’usura del tempo ha
bisogno di essere nutrito di continuo,
allora io ce l’ho messa tutta per
sfamarlo, ma senza ottenere alcun
risultato.
Oggi
siamo arrivati al punto che fra noi si
è instaurata una assenza totale di rapporti intimi.
Sesso a parte stiamo bene insieme, anzi
siamo una coppia abbastanza affiatata
poiché abbiamo i medesimi gusti e
interessi. Fabrizio è una persona
meravigliosa. E’ buono, calmo,
premuroso e compensa il mio carattere di
donna irrequieta, impulsiva e
insofferente.
All'inizio
della nostra convivenza ero sempre io
che lo cercavo desiderosa di fare sesso. Lui mi
contraccambiava, seppure senza
l’entusiasmo e la passione che era
solito metterci da fidanzati, poi col
trascorrere dei mesi ho cominciato ad
avvertire un completo distacco sessuale
verso la mia persona, freddezza che col
passare del tempo è diventata sempre più
crescente.
A nulla sono servite le
diverse strategie che ho messo in atto
per stuzzicarlo sessualmente. In più di
una occasione ho cercato di affrontare
l’argomento con lui. L'ho fatto con
molta delicatezza, ma in talune
occasioni anche con rabbia perché non
riuscivo a spiegarmi il suo
cambiamento senza ottenere alcun
risultato apprezzabile perché ha
seguitato a rifiutarmi.
La
risposta alle mie domande è stata
sempre la stessa, confermandomi che non
c’era nessun problema e che fra noi
filava tutto benissimo. Fintato che un
bel giorno gli ho detto che
probabilmente quello di cui avevamo
bisogno era del supporto di uno
psicologo, possibilmente esperto nei
problemi di coppia o in subordine di un
medico specialista sessuologo.
Messo con le spalle
al muro Fabrizio si è infuriato. E'
arrivato persino a minacciarmi con le
mani, infine mi ha detto chiaro e tondo
che dovevo smetterla di rompergli i
coglioni perché non c’era nessuna
ragione per cui dovevamo sottoporci a
delle visite mediche da uno specialista. E
allora mi sono rassegnata, convincendomi
che potevamo essere felici anche senza
fare sesso. E non intendo poco sesso,
intendo NIENTE sesso!
Ho
seguitato a piangere di nascosto perché
umiliata nell'essere ripetutamente
rifiutata da mio marito. E tutte le
volte che qualcuno dei nostri amici mi
chiedeva: “Quand’è che vi decidete
a mettere al mondo un bambino?” io mi sentivo
morire dalla vergogna. Infine da un anno
a questa parte, dopo che per tanto tempo
abbiamo vissuto come fratello e sorella,
mi sono fatta l’amante.
Gli
amanti non sempre si cercano, però
succede che nel corso del tempo talvolta
capitano nella propria vita e a me è
accaduto. E' complicato e difficile
scegliere il modello di vita su cui
ognuno fa cadere la propria scelta,
specie per chi, come sta succedendo alla
sottoscritta, di vite ne sta vivendo due nello
stesso tempo.
Non
sono orgogliosa di essermi fatta
l’amante, ma nemmeno mi sento in
colpa. All’inizio con Alberto, il mio
amante, è stato solo sesso, poi mi sono
innamorata di quest’uomo perché mi ha
fatto sentire di nuovo desiderata. Penso che la cosa fosse
inevitabile, dopotutto se mio marito ha
fatto le sue scelte, giuste o sbagliate
che siano, io ho fatto le mie
perché a un certo punto mi sono detta
che la vita è una sola e mi stava
fuggendo via.
Tradire è una cosa
ignobile, lo so bene, e sono convinta
che le persone che mi stanno attorno
difficilmente potranno comprendere la
mia scelta. Farsi un amante non è una
cosa leggera, anzi per i miei principi
morali è stata una scelta complicata.
Non so per quanto tempo sarò in grado
di portare avanti questa storia, però
voglio a tutti i costi trarre profitto
da tutto ciò che di bello e buono mi dà
il vivere questa esperienza, anche se amare due
persone nello stesso tempo anziché
deliziarmi mi intristisce il cuore.
Con
Alberto ci conosciamo da una vita.
Infatti, prima di unirmi in matrimonio
con Fabrizio avevamo avuto una storia. A
dire il vero fra noi c’erano stati
molti tira e molla, finché c'eravamo
persi di vista e ritrovati un paio di
volte prima che mi legassi con mio
marito, poi da un anno a questa parte
abbiamo ripreso a scopare.
Probabilmente quello
che ci unisce non è soltanto sesso, ma
non è neanche soltanto amore, infatti,
è molto di più. Siamo complici e molto
affiatati, anzi a dire il vero penso
proprio d'avere perso la testa per lui
oppure sono prossima a perderla.
Avere
un amante come Alberto, che ha una
moglie e due figli, implica che possiamo
condividere soltanto dei brevi momenti
d’intimità, attimi di piacere che
ciascuno ruba alla propria famiglia.
Spero soltanto che la relazione
extraconiugale che abbiamo messo in
piedi non seguiti a sopravvivere
soltanto perché vogliamo dare sfogo al
nostro istinto sessuale, mi spiacerebbe
se lui ignorasse tutti gli altri
elementi che sono alla base di una
relazione di coppia. Non so cosa potrà
riservarmi questa storia in un prossimo
futuro, quello che so per certo è che
fra pochi minuti mi incontrerò con lui.
Alberto
ha ottenuto da me tutto quello che
voleva: la mia mente, il mio corpo, la
mia bocca, la figa. Da un po' di tempo
mi ha espresso più volte il desiderio
di scoparmi nel culo, ma io non gliel'ho
ancora consentito. Il culo non l’ho
mai dato a nessuno, nemmeno a mio
marito, ma penso che oggi pomeriggio
cederò alla sua richiesta, se lo vorrà.
Mi
avvicino al Bmw grigio metallizzato
parcheggiato dinanzi alla caffetteria
Ducale. Seduto davanti al volante
Alberto mi apre la portiera e prendo
posto al suo fianco. I nostri occhi
s’incrociano, complici del desiderio
che ci accomuna, mentre sul viso gli spunta un
velato accomodante sorriso.
Il cuore mi va a mille
mentre il suo sguardo mi cattura
l’anima e le sue labbra,
apparentemente imbronciate, mi fanno
rotolare verso di lui. Le nostre bocche
si sfiorano per un breve istante poi le
sue labbra fuggono via. Ho
l’impressione che voglia dirmi
qualcosa d'importante, invece dice
soltanto: - Dove andiamo?
-
E’ una stupenda giornata di primavera
potremmo andare in riva al fiume,
staremo bene là. - dico accennando un
sorriso.
L’auto
prende la medesima direzione che mi ha
visto arrivare. Lasciamo alle nostre
spalle la periferia della città e in
poco tempo ci troviamo a percorrere una
strada in aperta campagna.
Dopo un paio di
chilometri deviamo per una strada
sterrata che costeggia l’argine del
fiume Taro. La corsa termina all’ombra
di un bosco di pioppi di notevoli
dimensioni che occupano una vasta area
golenale.
L’abitacolo
di una automobile non è il posto
migliore per fare l’amore, ma non
avendo a disposizione un appartamento ci
accontentiamo del Bmw dove possiamo
trascorrere un’ora in intimità,
facendo attenzione a non dare testate
contro il tettuccio e incocciare contro
la leva del cambio.
Fare
l’amore nell’abitacolo di una
automobile non è roba esclusiva dei
giovani. Noi ne siamo la prova evidente,
anche se è scomodo farlo su dei sedili
perché occorre avere doti da
contorsionisti, ma resta il posto
più intimo e romantico che ci possiamo
permettere. E poi quando siamo insieme
ci lasciamo alle nostre spalle il mondo
intero.
Nuda,
intrappolata fra le braccia di Alberto,
mi sento protetta e al sicuro.
Seguitiamo a baciarci e toccarci come
due adolescenti, impegnati ad appagare i
nostri sensi, sedotti dalla bellezza del
corpo dell’altro. Una frenesia di baci
brucia le nostre labbra. Il cuore sembra
scoppiarmi tanto sono eccitata. Ci
dilunghiamo in un avvincente gioco di
lingue che stimola una maggiore
produzione di saliva nelle nostre
bocche. A lui piace il bacio umido alla
francese a me invece eccita maggiormente
cogliere il gusto naturale della sua
bocca, che trovo essere inebriante.
Alberto mi morde il
labbro inferiore e lo stira
delicatamente fra i denti procurandomi
una prelibata sensazione di piacere. Mi
prende la mano e l’accompagna a
contatto del cazzo. E’ duro e pulsa
fra le mie dita. E' come se volesse
esortandomi a masturbarlo e mi adopero a
farlo. Imito il suo gesto, allargo le
cosce, e lascio che le sue dita
esplorino la voragine della vagina bagna
fradicia.
Seguitiamo
a toccarci a vicenda fintanto che mi
obbliga a sistemarmi a pancia in giù,
carponi sul sedile posteriore della
vettura, dove nel frattempo abbiamo
preso posto. Delicatamente con movimenti
sempre più ampi mi allarga le natiche,
come se fosse sua intenzione scoprire e
dilatarmi il buco del culo, suppongo.
Insiste a carezzarmi le natiche e fionda
la lingua sul mio fondoschiena. La fa
scorrere lentamente verso il basso in
direzione della vagina e inizia a
leccarmi l’ano.
Mi
irrigidisco terrorizzata al pensiero di
quello che sta accingendosi a fare.
Istintivamente, da sotto, metto una mano
davanti al buco del culo per proteggerlo
da una eventuale intrusione. Alberto non
si scoraggia e mi scosta le dita
garbatamente, ma con decisione. Poi
insiste a mantenere la lingua umida di
saliva a contatto dell’ano
amplificando in questo modo la
sensazione di piacere che sa darmi il
contatto con la bocca.
Seguita
a leccarmi, insaziabile, muovendo la
lingua dall’alto verso il basso
finendo ogni volta per attivare un
movimento circolatorio sullo sfintere
anale. Mantiene entrambe le mani sulle
mie chiappe e fa in modo di tenerle
allargate per leccare più agevolmente
l’ano.
La
lingua abbandona più volte il buco del
culo e scende verso il basso a esplorare
il tratto di pelle che conduce verso la
vagina, conscio che sono particolarmente
sensibile in questa parte del corpo
e leccarla mi fa eccitare più di quanto
lo sono già.
Spingo il bacino
verso l’alto sperando che si dedichi a
leccarmi le labbra della vagina, invece
non lo fa e prolunga la mia attesa.
Sfiora con le dita le labbra della
vagina come fosse sua intenzione
verificare se sono eccitata o meno.
Penso di rassicurarlo perché l’ho
bagnatissima con le labbra gonfie e
dilatate. Alberto fa scivolare un dito e
poi un altro nella vagina. Mi penetra un
paio di volte, quel tanto che gli è
consentito per lubrificare a sufficienza
le dita d’umore.
Si
adopera nel fare cadere un grumo di
saliva sul buco del culo e con il dito
bagnato dell’umore della figa penetra
lo sfintere. Sobbalzo ma non mi
ritraggo. Stringo i denti intimorita e
non offro nessuna resistenza al
passaggio del dito. Lascio che lo muova
in modo circolare mentre entra in
profondità fra le pareti dello
sfintere.
Ero
convinta che avrei provato un intenso
dolore invece quello che ho avvertito è
assai simile a ciò che si prova
nell'infilare nel culo una supposta.
Il
dito entra ed esce dallo sfintere che al
passaggio del corpo estraneo sembra
dilatarsi. Adesso mi è chiaro che sta
simulando quello che sarà il passaggio
alla successiva vera penetrazione. In
verità mi sento già posseduta anche se
non mi ha ancora penetrata col cazzo. La
cosa, infatti, incomincia a piacermi,
sono eccitata all’inverosimile, anche
perché con l’altra mano non smette un
solo istante di carezzarmi la vagina.
Seguita
a penetrarmi ripetutamente col dito
finché all’apice di piacere,
desiderosa di venire, supplico Alberto
di incularmi.
A
novanta gradi, il petto a contatto del
tessuto del sedile, sono pronta a
ricevere il cazzo.
Sorprendendomi non
poco, invece d'incularmi, Alberto
affonda la cappella nella vagina, ma
dopo avere provveduto a lubrificare per
bene il cazzo avvicina la cappella al
buco del culo.
Appena
avverto la cappella che spinge contro il
lume dell’ano trattengo il fiato e
spingo all'infuori il muscolo dello
sfintere come se stessi per evacuare.
Alberto va sino in fondo, e lo fa
delicatamente mentre trattengo il
respiro per non urlare.
Il
tempo di metterlo dentro sino alla
radice una prima volta, estrarlo subito
dopo, che spinge il cazzo di nuovo
dentro. Oramai lo sfintere, dilatato
all'inverosimile, si è abituato a
ricevere il cazzo e finalmente possiamo
praticare il sesso anale.
Mentre faccio ritorno
verso casa penso che se qualcuno venisse
a conoscenza della storia che ho con
Alberto sarei giudicata in maniera
severa. Ma io non voglio accontentarmi
delle briciole di affetto che sa
dispensarmi mio marito, mentendo a me
stessa e rincorrendo fantasie erotiche
che con lui non si avvereranno mai,
allora è molto meglio che seguiti a
scopare con Alberto, seppure pronta in
ogni momento a negare tutto nel caso a
mio marito venissero dei dubbi sulla mia
fedeltà.
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