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MULTIORGASMICA
di
Farfallina
AVVERTENZA
Il
linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel
racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto
possa offenderti sei invitato a uscire.
Sono
l'amante di una donna sposata. Laura
ha quarant'anni, dieci più dei miei, e
due figli. Non stiamo insieme per amore,
scopiamo e basta. La nostra storia non
ha futuro, lo sappiamo bene entrambi, in
compenso, rispetto ai rapporti che ho
intrattenuto in passato con altre donne,
lei non mi crea né ansie né gelosie di
alcun tipo. Trascorriamo insieme un paio
d'ore, a volte anche tre, il venerdì
pomeriggio, quando si assenta da casa
con la scusa di effettuare la spesa
settimanale all'ipermercato.
Dopo che ha provveduto a
fare la spesa viene a farmi visita nella
mia abitazione e facciamo sesso nel mio
letto. Di solito vengo un paio di volte,
spesso anche tre, nel corso di ogni
incontro. Lei sembra non averne mai
abbastanza del mio cazzo, nonostante il
marito la obblighi a fare l'amore quasi
tutti i giorni.
Accondiscende a soddisfare
le voglie di sesso del marito con una
dedizione diversa da quella che sfodera
con me. Me lo ha lasciato capire in più
di una occasione, e le credo. Che altro
potrei fare? Ciononostante esige che io
non abbia rapporti di sesso con altre
donne all'infuori di lei, minacciando di
non incontrarmi più nel caso scoprisse
che sto con un altra.
Oramai è da due anni che
stiamo insieme. Chi l'avrebbe mai detto
che la nostra storia sarebbe durata così
a lungo? Nessuno, penso. Nemmeno io ci
avevo creduto all'inizio. Prima di
conoscere Laura non mi era mai accaduto
che una donna facesse il primo passo
facendomi capire che aveva voglia
scopare con me. Il modo in cui mi aveva
fatto pervenire quell'invito mi aveva
messo in imbarazzo, ma ciò che è
avvenuto in seguito è stato davvero
eccitante.
La nostra storia ha avuto
inizio in una giornata fredda, di quelle
che a ottobre accadono di rado in città.
A metà pomeriggio, uscendo dal lavoro,
avevo trovato rifugio in un bar a pochi
passi dal Parco Ducale per bere un caffè.
Al barman, occupato dietro il bancone a
lavare delle tazze, avevo chiesto di
servirmi una tazza di caffè d'orzo.
Stavo bevendo la bevanda calda quando la
porta del locale si era aperta e insieme
a un buffo di aria fredda aveva fatto il
suo ingresso lei, Laura. Si avvicinò al
bancone e occupò lo spazio di fianco al
mio, dopodiché ordinò un caffè
espresso. Mentre avvicinava alle labbra
la tazza di maiolica, e l'aroma di caffè
svaniva nell'ultimo sorso, mi soffermai
a guardarle le unghie smaltate di rosso
fintanto che rivolse lo sguardo nella
mia direzione.
- Ci conosciamo? - disse
abbozzando un sorriso.
- Non credo.
- E allora perché mi sta
guardando in un certo modo?
- Perché lei è una bella
donna, le pare così strano?
- E in cosa la ispiro?
- Beh, sarebbe troppo
facile da dirsi, non crede?
- Provi a farlo.
- Io, ehm...
- Le piacerebbe scoparmi?
E' questo che sta pensando in questo
momento?
- E' così strano?
- No, affatto! Anzi, mi fa
piacere che un uomo giovane come lei
perda il suo tempo a guardare una donna
matura come me.
- In che senso?
- Beh, potrei sbagliarmi,
ma credo che fra noi ci sia una bella
differenza di età, non crede?
- Non lo so, ma non penso.
- Adesso non faccia il
finto tonto, sa bene di cosa sto
parlando. Lei invece lo sa che è un bel
tipo d'uomo. Non glielo ha mai detto
nessuno?
Tutt'a un tratto da
cacciatore mi scoprii preda ambita di
una donna che mi stava facendo il filo e
la cosa mi mise in imbarazzo.
Ciononostante non mi tirai indietro e
condivisi il suo gioco.
Laura indossava una
appariscente pelliccia bianca di volpe che
ne metteva in risalto la pelle
abbronzata. Alta, mora, capelli corti,
labbra carnose, occhi scuri, portamento
elegante, era piuttosto sexy. Mi
sorprese quando, in modo accorto, aprì
la pelliccia mostrandomi per intero la
sua figura. Indossava un abito nero,
piuttosto aderente, e corto che le
arriva ben sopra le ginocchia, mentre al
petto ostentava una quarta misura
naturale di seno e un giro di perle al
collo che risaltava sul maglione nero.
- E adesso fuori di qui
dove va? A casa? - mi domandò.
- Perché le interessa
saperlo?
- E' a piedi oppure ha con
sé la macchina?
- L'ho parcheggiata poco
lontano da qui.
- Non le va di darmi un
passaggio?
- Per dove?
- Che importa?
- Non lo so, ma
l'accompagno dove vuole. - dissi
impacciato.
- Andiamo?
- Sì.
Pagai le consumazioni e ci
allontanammo dal bancone. Lei mi
precedette verso l'uscita della
caffetteria, fuori raggiungemmo il
Bmw. Mentre ero alla guida
dell'autovettura, deciso ad allontanarmi
dalle strade del centro città, lei non
perse tempo. Si sfilò i collant e
subito dopo si liberò delle mutandine.
Le appallottolò e le mise in una tasca
della pelliccia mentre io assistetti al
tutto allibito. Considerai insieme a lei
l'eventualità di fermarci in un
parcheggio isolato, tipo quelli di un
ipermercato, ipotesi che rifiutò, così
dopo una decina di minuti arrestai la
macchina in una carraia in aperta
campagna.
Quel pomeriggio mi ritrovai
a essere protagonista di un'ora di sesso
sfrenato, assurdo, ma irrinunciabile.
Non avrei mai supposto che da poche
parole, scambiate davanti al bancone di
una caffetteria, sarei finito steso sui
ribaltabili del mio Bmw perdendomi ad
assaporare gli odori, i sapori e i
gemiti di piacere che uscivano dalla
bocca di una sconosciuta mentre
intrecciavo il suo corpo con il mio.
Appena arrestai la vettura
nella carraia, al riparo dietro una
siepe, mi sfilò il cazzo dai pantaloni
e me lo prese in mano. Subito dopo fece
scivolare la cappella fra le labbra e mi
fece un pompino. La montai dopo un po'
che succhiava, penetrandola in profondità,
ritardando più che potevo
l'eiaculazione, anzi a dire il vero fu
lei a montarmi perché si mise sopra di
me, nella posizione a smorzacandela, e
in breve tempo raggiunse un primo
orgasmo. Ne ebbe numerosi altri quando
mi invitò a leccarle la fica e
succhiarle il clitoride, cosa che feci
volentieri sconcertato dai suoi
multiorgasmi.
Da quella scopata in
macchina sono trascorsi due anni. In
quella occasione ci scambiammo il numero
di telefono e da allora abbiamo
seguitato a vederci regolarmente una volta alla
settimana nella stanza da letto del mio
appartamento.
Oggi è venerdì, mancano
pochi minuti alle tre, e fra poco Laura
sarà qui. Non vedo l'ora di godere dei
gemiti di piacere che usciranno dalla
sue labbra, mentre contrarrà la vagina allorché sarò dentro di lei, e come
tutte le volte mi obbligherà a
stropicciarle i capezzoli fra le dita
per aumentare il suo piacere.
Mi piace annusare l'odore
della sua pelle calda e sudata mentre mi
accarezza il viso e stringe le cosce
attorno ai miei fianchi. Di sicuro non
ho l'ambizione di strapparle dalla mente
il ricordo del marito e di tutti gli
uomini che le sono piaciuti, mi basta
che pronunci il mio nome ogni volta che
raggiunge l'orgasmo. E lei lo fa sempre.
Laura se ne sta seduta sul
bordo del letto. Mantiene le gambe
divaricate e sulla pelle ha soltanto gli
slip e il reggiseno. Tutt'a un tratto si
libera del reggiseno, carpisce con una
mano un seno e avvicina il capezzolo
alle labbra. La guardo mentre insiste a
succhiarlo dandosi il piacere da sola.
La mia eccitazione monta
evidente sotto le brache.
Toccarsi i capezzoli la fa
godere tantissimo, specie se sto a
guardarla. Dopo un po' che li stropiccia
lascia scivolare l'altra mano attraverso
l'elastico delle mutandine. Le dita
rimangono per qualche istante immobili,
poi incomincia a toccarsi la fica
nascosta alla mia vista dal tessuto
dello slip.
Quando siamo entrati nella
camera Laura si è spogliata senza
fretta, come piace a me. Adesso respira
con un certo affanno, non le basta più
toccarsi fica e tette, al momento è
rapita dalla voglia che ha di succhiarmi
il cazzo.
- Togliti lo slip, dai, non
ho più voglia di attendere oltre. -
dico.
- Prima spogliati tu. Mi
piace vederti nudo mentre mi tocco,
ormai dovresti saperlo. - dice
rivolgendosi a me con un sorriso
malizioso.
Mi ha chiesto di spogliarmi
ed io non esito a liberarmi degli abiti
e mostrami con il cazzo duro.
- Vieni qua da me, dai,
sciocchino. - dice dopo che ha smesso di
leccarsi il seno.
Mi avvicino al bordo del
letto dove sta seduta. Non esito a farle
sentire l'odore del cazzo che palpita e
glielo metto davanti alla bocca.
Non lo tocca, nemmeno lo
lecca, ma ho l'impressione che stia per
parlargli. Biascica non so quali parole
sottovoce, eccitata dall'erotismo che
emana la cappella che pulsa. Tutt'a un
tratto apre la bocca e al pari di un
fiore carnivoro ingloba la cappella
dentro le fauci.
Adesso muove la bocca e le
dita in modo esperto inumidendo il cazzo
con tanta saliva, sbattendo la cappella
contro il palato con dei colpi di
lingua. Alza più volte gli occhi e mi
guarda mentre succhia. Io, impassibile,
godo del piacere che sanno darmi le sue
labbra che circondano il cazzo, e lo
stringono con forza come le ganasce di
una morsa.
In questo scampolo di fine
pomeriggio mi perdo a guardare
l'espressione del suo viso mentre
succhia. Mantiene le labbra serrate
intorno alla cappella e non ha nessuna
intenzione di lasciarsela sfuggire. Mi
perdo nella dolcezza di questa nostra
attrazione mentre mi fa vibrare il cazzo,
e lo spinge nella bocca in tutta la sua
lunghezza, desiderosa di provocarmi una
esplosione di piacere e assaporare il
mio seme.
Tutte le volte che mi fa
raggiungere l'orgasmo, succhiandomi il
cazzo, divento sempre più suo. Ormai ne
ho la certezza, anche se mi costa
ammetterlo. Nessuno può venire a
salvarmi, andrei avanti a fare sesso in
sua compagnia per delle ore, catturato
da fremiti sommessi e spasmi sussurrati,
senza mai fermarmi, ma a disposizione ho
soltanto tre ore settimanali, il venerdì.
Ho voglia di annullarmi fra
le sue cosce. Oggi non voglio venirle in
bocca. Quello che desidero è
metterglielo nel culo, al più presto,
con violenza. E glielo dico.
- Ho voglia d'incularti.
Laura non presta attenzione
alla mia richiesta, prosegue a
succhiarmi il cazzo intenzionata a
portare a termine il pompino.
- Hai capito cosa ti ho
detto?
Stacca la cappella dalle
labbra, alza gli occhi, e si rivolge a
me.
- Tu sei l'animale e io il
cacciatore. Decido io cosa è meglio
fare, se ho voglia di braccarti e
ucciderti di piacere mentre te lo
succhio tu devi lasciarmelo fare,
capito?
- Non fare la stronza,
chiudi la bocca e allarga le natiche del
culo.
- Voglio succhiarlo sino a
sentirmi sfinita.
- E io voglio mettertelo
nel culo.
- Mischiati a me e sborrami
in gola.
- Dopo, magari, adesso
voglio il tuo culo. - dico sempre più
eccitato.
- Ma...
La trascino di peso sul
pavimento e lei accetta di mettersi
carponi, a testa in giù, con il culo
bene sollevato, senza ribellarsi. Chino
il capo, le schiudo le natiche, e
deposito un grumo di saliva sull'ano.
Ammorbidisco con la punta della lingua
l'imbocco dello sfintere. Addento più
volte le natiche, facendola gemere di
piacere, prima di ficcarle il cazzo nel
culo.
Laura emette un urlo di
dolore mentre la penetro, dopodiché
quello che segue è tutto sudore e
sangue.
A nessuna donna ho mai
detto "ti amo", eppure mentre
spingo avanti e indietro il cazzo nel
culo, mantenendo le mani ancorate ai
fianchi di Laura, mi verrebbe voglia di
dirle: "Ti amo... per sempre".
Magari prima o poi lo farò.
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