Il
Nautilus
è uno dei locali che vanno più di moda
nell’Otretorrente. E' lì che lavoro
da un paio di anni come barista, pagata
in nero naturalmente, per mantenermi
agli studi universitari.
La caffetteria si trova a due passi dal
plesso universitario dei Pavolotti che
ospita il dipartimento di lettere e
filosofia. E’ questa una delle ragioni
per cui il locale è frequentato in
massima parte da studenti universitari,
specie la sera quando Via D’Azeglio,
nei fine settimana, in occasione della
movida, si popola di gente. A
quell’ora, grazie al consumo di alcol
e droghe, il divertimento la fa da
padrone in tutto il quartiere, ma oltre
agli studenti sono molti i trentenni e
quarantenni che, mettendo piede al
Nautilus, rivolgono le loro attenzioni
verso la mia persona snocciolandomi
proposte indecenti.
Sono
trascorsi appena tre mesi da quando mio
padre è rimasto coinvolto in un
incidente stradale ed è deceduto. Da quel
giorno la mia esistenza è cambiata in
modo radicale. Provengo dalla Puglia e
qui a Parma condivido un appartamento
con altre due ragazze che studiano alla
facoltà dilettere, ma a
differenza di loro io frequento l’università
a Milano.
Dopo
il funerale di mio padre un cliente
piuttosto anziano mi ha avvicinato
mostrando verso la mia persona un
atteggiamento all’apparenza
amichevole, articolando frasi del tipo:
“Poverina,
sei sconvolta perché ti è morto il
padre, ma non devi preoccuparti perché
puoi sempre contare su di me per ogni
necessità”.
Sennonché
col passare dei giorni le sue maniere
hanno subito un radicale cambiamento
sino ad assumere un atteggiamento
asfissiante. Infatti, ha cominciato a
dirmi:
“Sono
benestante e se hai bisogno di soldi non
devi farti scrupolo. Te li do io, ma non
voglio niente in cambio, me li
restituirai a tempo debito senza nessun
impegno”.
Si
è fatto avanti conscio che stavo
attraversando un periodo della mia vita
in cui ero fragile, stante la scomparsa
di mio padre da cui dipendevo, seppure
in parte, economicamente.
Alfredo,
questo è il suo nome, ha settant’anni
e per l’età che ha potrebbe essermi
nonno. Una sera, dopo essersi avvicinato
al bancone e ordinato un caffè,
approfittando della momentanea assenza
di clienti, si è rivolto a me e ha
detto:
“Non
faccio sesso da più di un anno, vuoi
farmi felice e venire a letto con me?
Giuro
che in una situazione diversa da quella
lo avrei riempito d’insulti, invece mi
sono trattenuta dal farlo per non
correre il rischio di perdere il posto
di lavoro. Sorridendo gli ho chiesto se
si era ammattito per farmi una simile
proposta, trattenendo l’ira che mi
aveva colto, dicendogli che non avevo
nessuna voglia di fare sesso con lui nel
modo più assoluto. Ma non si è perso
d’animo ed è tornato alla carica nei
giorni successivi.
E ha cominciato col
dirmi:
“Sei
una ragazza affascinante, con un corpo
fantastico”.
Parole senza senso perché sono secca
come un chiodo, anche se ho una quarta
di seno.
“
Sono ricco, pieno di soldi, te l’ho già
detto. Ho anche un bel cazzo! E se
accetti la mia proposta ti faccio stare
bene… e anche godere. Ne hai bisogno
con quello che stai passando”.
C’è
mancato poco che gli scoppiassi in
faccia a ridere. Mi ha fatto
compassione, anche perché la sensazione
che ho avuto dal modo in cui biascicava
quelle parole è che fosse
consapevole delle sue affermazioni. Da
quella sera ogni volta che capita nel
bar evito d'incrociare il suo sguardo e
cerco di non dare ascolto alle sue
parole, ma non sempre riesco a evitarlo
se mi trovo sola dietro il bancone. Lui non ha
mai mollato l’osso, infatti, seguita a
darmi noia con le sue miserabili
proposte. Anche ieri sera si è rivolto
a me dicendomi:
“Sapessi
quanto spesso ti penso. Vorrei tanto
baciarti lì, fra le cosce, e farti
godere”.
Ogni
volta che mette piede nel bar mi fingo
indaffarata, oppure mi ritiro nel retro
bottega per non restare sola con lui,
evitando in questo modo di dare ascolto
alle sue proposte oscene. Ma devo
ammettere che le ho rimuginate spesso
perché i suoi soldi mi farebbero
davvero comodo. Mica per acquistare cose
inutili o di lusso, infatti, al
contrario delle persone che mi
circondano non posseggo nemmeno il
cellulare. Però il solo pensiero di
andare a letto con un vecchio bavoso come lui mi provoca disgusto,
anche se non è brutto come uomo. Però
non mi farei troppi scrupoli ad andare a
letto con uomini attempati ma
affascinanti come Robert Redford Al
Pacino Mel Gibson e Robert De Niro.
E'
stato un amico d'università, un paio
di anni fa, a mettermi in contatto con
il proprietario del Nautilus quando è venuto a sapere che stava cercando
una ragazza, anche priva di esperienza,
da assumere come barista. In effetti,
non ci ho messo molto tempo a imparare
il mestiere. Adesso ho preso abbastanza
confidenza con questo genere di lavoro e
poi mi
piace starmene fra la gente. Oramai i
clienti mi conoscono e mi apprezzano
anche per i modi accattivanti con cui so
metterli a proprio agio quando
sono incazzata per fatti miei. Però non
vedo l’ora di mettere a frutto la mia
ormai prossima laurea perché il denaro
che attualmente guadagno, lavorando in
nero al Nautilus, mi basta appena per
mantenermi agli studi, pagare
l’affitto, mangiare e comperarmi le
sigarette.
Ho
ventitré anni e non ho un compagno da
molto tempo. Non mi piace restare per
troppo tempo sola, ma non riesco a farmi
piacere da nessuno, però i soldi che mi
ha offerto Alfredo mi fanno davvero
gola, eccome! Sennonché, quando penso
ai suoi settant’anni, mi fa senso
stare a pensare ai tentacoli delle sue
mani che si infilano nelle parti più
intime del mio corpo. Accettare la sua
proposta sarebbe un po’ come
prostituirmi e ancora non sono giunta al
punto di farlo. Quel poco che posseggo
me lo sono sudato lavorando sodo e non
facendo dell’altro con il mio corpo a
differenza di tante altre ragazze.
Quello
che non capisco è perché questo
vecchio rimbambito si sia fissato con me
e desideri scoparmi. E’ malato di
sesso, ne sono certa, ed è anche
geloso. Tutte le volte che qualche
ragazzo si avvicina al bancone e si
intrattiene a parlare confidenzialmente
con me, arriva lui e gli dice:
“Comportati
bene, che è il mio amore”.
Alfredo,
nonostante l’età, è un tipo
esuberante. Mi ha confidato che ha
l’abitudine di frequentare le sale da
ballo e portarsi a letto anche delle donne
giovani, riempiendole di regali. E poi
non credo che riesca a durare a lungo,
sempre che gli si drizzi ancora
l’uccello. Magari fa uso di stimolanti
sessuali. Boh!
Già
il pensiero di avere le sue mani addosso
mi dà i brividi per la sensazione di
sporco. E poi con che faccia potrei
seguitare ad accoglierlo nel bar se ci
andassi a letto? Potrebbe ricattarmi
minacciandomi di spifferare in giro che
ha fatto sesso con me. Ne sarebbe
capace, ne sono certa. Insomma non credo
che si accontenterebbe di scoparmi una
sola volta.
Se
dovesse tornare di nuovo alla carica
devo soltanto seguitare a dirgli di no,
come ho sempre fatto, però il denaro
che mi ha ripetutamente offerto mi
intriga tantissimo. Cinquecento Euro
solo per fargli una sega sono tanti. E
poi mi verrebbero a fagiolo per pagare
la seconda rata delle tasse
universitarie. Insomma il cuore lo
respinge, ma l’idea che sia arrivato a
offrirmi cinquecento Euro solo per
fargli una sega, mi porta a chiedermi
quanto potrebbe offrirmi per un pompino.
Mille Euro? E se ingoio?
Se
acconsentissi a farmi scopare allora
potrei anche spillargli mille o forse
anche duemila Euro. E se fossi disposta
a dargli culo cosa potrei chiedergli?
E’ brutto da dire, ma ho
l’impressione che sia così perso di
me che potrei chiedergli di tutto.
Non
mi sono mai approfittata degli uomini,
nemmeno con quelli con cui ho avuto
delle storie, ma in questo caso è lui
che vorrebbe approfittarsi della mia
fragilità stante lo stato di necessità
in cui mi trovo. E’ questa la ragione
per cui insiste a tentarmi col denaro,
ma per vendersi occorre avere la stoffa
per farlo e io non ce l’ho perché
nessuna cifra potrebbe compensare la
perdita della mia autostima.
Da
quando mio padre è deceduto mi mantengo
con le mie sole forze, portando avanti
il sogno che sto inseguendo da molti
anni ed è quello di laurearmi alla
Bocconi. Milano, la città dove
frequento l’università, dista 100
chilometri da Parma dove sono approdata
molti anni fa dalla Puglia, insieme a
quello che al tempo era il mio ragazzo,
e ci sono rimasta anche dopo che ci
siamo lasciati.
Occupata
notte e giorno fra studio e lavoro le
giornate di tempo libero non esistono.
Mi alzo ogni mattina alle 6.00, dopodiché
impegno tre ore del mio tempo, fra
andata e ritorno da Parma e Milano,
viaggiando sulle carrozze di un treno.
Nel tardo pomeriggio prendo servizio al
Nautilus e ci rimango sino a notte
inoltrata, reggendomi a fatica in piedi
per la stanchezza. Il tutto per uno
stipendio di 700-800 Euro se sono
fortunata. Salario che mi serve per
pagarmi libri, tasse scolastiche,
bollette, vestiti, le uscite con le
amiche, gli imprevisti e le visite
mediche.
Alfredo,
perlomeno a parole, sembra disposto a
corrispondermi grandi cifre per avermi.
Lui mi disgusta, è vero, ma mica posso
continuare a lungo a fare questa vita di
merda impegnandomi nel lavoro e studio.
Se penso a tutte le ragazze abituate a
farsi scarrozzare da quarantenni in
Porche che le riempiono di gioielli e
vestiti, mi sentirei una santarellina se
decidessi di soddisfare le voglie di
quel porco di Alfredo. Magari, per
assurdo, potrei anche trovarci piacere,
non sono frigida e non ho mai avuto
problemi a praticare il sesso orale con
i ragazzi con cui ho avuto delle storie.
Alcuni avevano un odore delle parti
intime e dello sperma decisamente non
buono, ma col tempo ci ho fatto il
palato. Succhiare non mi ha mai dato un
grande piacere, però mi ha sempre
appagato sapere che i miei compagni di
letto hanno saputo godere della mia
bocca, e in qualche modo è servito ad
accrescere la nostra intimità.
*
* *
Le lancette dell’orologio fissato a
una parete del Nautilus da poco hanno
superato le 20.30. Ho preso servizio da
circa un paio d’ore e ne mancano
quattro all’1.00, quando terminerò il
turno di lavoro e potrò fare
ritorno a casa. Sono stanca e non vedo
l’ora di infilarmi sotto le coperte
per dormire. Sto prodigandomi a servire
un caffè a un cliente, presa nei miei
pensieri, quando scorgo la massiccia
figura di Alfredo. Fingo di essere
indaffarata al lavello incassato nel
bancone per evitare il suo sguardo.
-
Ciao. - è il saluto che sento
pronunciare dalla voce maschile che
ormai conosco abbastanza bene.
Alzo
lo sguardo e mi trovo Alfredo davanti.
Contraccambio il saluto e seguito a
lavare i bicchieri e le tazzine di caffè
che riempiono il lavello.
-
Come ti va stasera? Tutto bene? - dice
rivolgendosi a me.
-
Non proprio. Sono stanca di questo
andare e venire da Parma e Milano.
Purtroppo sono viaggi che sono costretta
a sorbirmi e mi costano parecchio sia
fisicamente che in spese di viaggio, al
pari delle tasse universitarie. Avrei
bisogno di riposare e starmene a letto
per una intera settimana, ma senza
questo dannato lavoro non saprei come
fare a mantenermi qui a Parma ora che
non ho più papà che mi dava un aiuto.
-
Ci sono sempre io. Sai bene che puoi
contare su di me.
-
Sì, lo so. Eccome se lo so!
-
Potresti risolvere, perlomeno in parte,
i tuoi problemi economici accettando
l’offerta che da un po’ di settimane
a questa parte seguito a farti.
-
Vendermi per pochi Euro non ne vale la
pena… - dico curiosa di sapere quanto
denaro sarebbe disposto a scucire se
facessi sesso con lui.
-
Se accetti di fare l’amore con me,
sarei disposto a darti 1000 Euro!
-
Mille Euro! Accidenti!
-
Per tutta la notte… eh.
Questo
suo calcare l’accento su “tutta la
notte” mi fa sorridere, ma nascondo il
mio stato d’animo per non offenderlo.
Infatti, mi sembra impossibile che un
uomo della sua età possa essere in
grado di cavalcarmi per una notte
intera.
-
A casa tua?
-
Hai un’altro posto dove potremmo
andare?
-
Dicevo così per dire.
-
Mi ecciti da morire, lo sai?
-
Me lo hai già detto un sacco di volte.
-
E non mi stanco mai di dirtelo.
-
Lo so.
-
Ti vengo a prendere quando esci dal
lavoro?
-
Sei qui per un caffè? - dico cercando
di stemperare la situazione in cui mi
sono cacciata.
-
Sono qui perché ho voglia di assaggiare
la tua fica.
-
Smettila, dai, non fare il cretino.
-
Me lo hai fatto venire duro, lo sai?
-
Lo posso immaginare. - rispondo con tono
sarcastico.
-
Non ci credi?
-
Sì, che ti credo.
-
Ti regalo 2000 Euro se me lo succhi. E
passi la notte con me. E’ una bella
cifra, eh?
-
Sì è una bella cifra…
Non
faccio in tempo a proseguire il discorso
che Alfredo mi gira le spalle e si
allontana dopo essersi premurato di
lasciare sul bancone la moneta di un
Euro prezzo del caffè che ha consumato.
Seguo il suo incedere fintanto che,
raggiunta la porta d’uscita, si gira e
mi fa un cenno con le dita di una mano
come fosse sua intenzione comunicarmi
che passerà a prendermi più tardi.
*
* *
Esco dal Nautilus
a notte fonda dopo sei
ore di lavoro trascorse dietro il
bancone a dispensare caffè, birre e cocktail
di ogni genere
a
base di alcol. Sto per incamminarmi
verso casa quando un fascio di luce,
proveniente dai fari di una autovettura,
proietta l’ombra della mia figura
contro un muro. Giro lo sguardo nella
direzione della luce e un Mercedes mi
affianca. Dal finestrino, al posto di
guida, scorgo la figura di Alfredo.
-
Sali in macchina, dai, ti accompagno a
casa.
-
Abito poco distante, non ho bisogno che
mi accompagni.
-
Neanche per 2000 Euro?
Ancora
una volta mi trovo a fare fronte
all'allettante offerta di Alfredo. Per
guadagnare la stessa cifra dovrei
impegnarmi in tre mesi di duro lavoro,
mentre prostituendomi con Alfredo, perché
di questo si tratta, in una sola notte
porterei a casa tutto quel denaro.
Dopo
che mio padre è deceduto ho un dannato
bisogno di denaro e in qualche modo devo
procurarmelo. Seguo il mio istinto,
abbandono il marciapiede, apro la
portiera del Mercedes e ci salgo dentro accomodandomi sul sedile a fianco di
Alfredo.
Non
ho bisogno di dirgli alcunché perché
gli deve essere chiaro qual è il mio
proponimento. Mentre l'auto riparte
penso che ho appena finito il ciclo e in
questi ultimi giorni non ho nemmeno
trovato il tempo per depilarmi.
-
Dove mi conduci? - chiedo mentre il
Mercedes procede ad alta velocità lungo
la tangenziale.
-
Non preoccuparti, ho una casetta in
collina. Ti accompagno là.
A
dire il vero non m’importa granché
del posto dove mi sta conducendo. Quello
che mi passa per la testa in questo
momento è se il denaro che mi ha
offerto devo farmelo consegnare prima di
andarci a letto oppure dopo. Però mi
sembra impossibile che nel portafoglio
custodisca una cifra come quella che mi
ha promesso. Mi farà un assegno? Ma
come si comportano le prostitute?
Raggiungiamo il casolare di campagna,
situato sulle prime colline intorno il
paese di Sala Baganza, in un breve lasso
di tempo. Durante il tragitto Alfredo ha
infilato più volte la mano fra le mie
cosce, protette dalle autoreggenti,
seguitando a parlarmi di se stesso,
informandomi che per l’occasione ha
provveduto ad assumere una pastiglia di
Cialis.
Quando
ha iniziato a carezzarmi fra le cosce ho
provato vergogna, ma l’ho lasciato
fare fingendo di porre attenzione ai
suoi strambi ragionamenti. E adesso mi
ritrovo qua, davanti al cancello della
sua abitazione di campagna, pronta a
vendere il mio corpo.
Mi
ordina di spogliarmi e io gli ubbidisco.
Imbarazzata trovo la forza di sfilarmi
gli abiti e l’intimo che ho addosso.
Ci tiene che sparpagli vestiti e
indumenti intimi sul parquet della
stanza da letto e mi conformo al suo
desiderio. Mi ritrovo nuda, in piedi
davanti a lui, con indosso soltanto le
scarpe col tacco. Lui mi guarda, sembra
compiaciuto. Mi gira d’intorno e
seguita a fissarmi davanti e dietro con
famelica attenzione.
Gli
uomini con cui ho fatto l’amore si
sono sempre accontentati di fottermi e
dimenticarmi in fretta, è questa la
ragione per cui non ho un buon ricordo
di nessuno di loro.
Alfredo
seguita a girarmi intorno annusandomi,
mettendomi in imbarazzo col suo strano
modo di fare, ma soprattutto
eccitandomi. Mi bacia in tutto il corpo,
carezzandomi, riempiendomi di brividi.
Infine si spoglia anche lui.
Nudo
riprende a girarmi intorno finché,
strusciando ripetutamente la cappella
contro il mio corpo, riesce a procurarsi
una erezione. Lo ha bello tosto il cazzo,
cosa che non credevo possibile stante
l’età. Sarà l’effetto della
pastiglia di Cialis che ha assunto prima
di caricarmi in macchina a rendergli il
cazzo così duro, forse.
Tutt'a
un tratto si mette in ginocchio ai miei
piedi e con le mani mi invita ad
allargare le gambe. S'intrufola col
mento fra le cosce e si mette a
leccarmele. Scende giù verso le
ginocchia strisciando saliva sulla
pelle. S'incaponisce a leccarmi il collo
dei piedi, parzialmente coperti dalla
scarpa, e mugola di piacere mentre mi
lusinga con questo suo strano modo di
agire. Deve essere anche un po'
feticista penso, mentre provo piacere da
questo blandire la lingua umida di
saliva sulla pelle.
Mi
tratta come fossi una statua,
adulandomi, ma io sono fatta di carne e
ossa e questo suo ostinarsi a leccarmi
mi ha mandato in brodo la fica. Deve
essersene accorto perché risale con la
lingua lungo le cosce, divarica con le
dita le grandi labbra e mi lecca lì. Il
clitoride è il suo bersaglio preferito,
conscio che è lì che provo il maggior
piacere.
Le
gambe incominciano a tremarmi mentre
insiste a succhiare e leccare la piccola
escrescenza erettile. Ho bisogno di
appoggiare la schiena contro una parete
o qualcos'altro, non posso rimanere a
lungo ritta in piedi. Indietreggio,
inseguita da Alfredo che si muove sulle
ginocchia, fintanto che trovo un
appoggio contro un armadio.
Godo!
Godo! Cazzo se godo!
L'orgasmo
tanto desiderato mi raggiunge
sorprendendomi non poco. Allontano il
capo di Alfredo dalle mie cosce e le
stringo forte ansimando di piacere. Lui
non mi lascia il tempo di riprendermi e
mi fa sdraiare sul letto dove ha preso
posto per primo.
-
Leccami tutto e bacia il mio corpo. -
dice con voce ansimante.
Il
sesso l’ho sempre vissuto con una
furia incontrollata, cosa che mi sta
succedendo anche ora. Scivolo con la
bocca sulla cappella e gli regalo un
pompino da favola con tutta la passione di cui
sono capace solo in certi momenti e
questo lo è.
Prima
che possa venire nella mia bocca mi fa
mettere carponi a culo in su. Mi lecca
la schiena, poi le natiche e il buco del
culo.
-
Tieni le braccia alla spalliera
metallica del letto. - mi ordina e io
obbedisco.
Si
inginocchia fra le mie gambe, mi afferra
per la vita e mi penetra nella fica con
una forte, lunga e decisa spinta. Lo
sento tutto dentro e la cosa mi dà
piacere. Alfredo mi tiene le mani sui
fianchi e ondeggia col bacino avanti e
indietro montandomi come una bestia in
calore. Più volte mi stropiccia i
capezzoli e mi morde collo e spalle. Lo
lascio fare presa dal piacere che sa
darmi mentre mi scopa, spingendosi
dentro di me più che può con una serie
di colpi corti ma forti.
Sta per venire.
E’ lui ad
annunciarmelo.
Faccio appena
in tempo ad evitare che mi sborri nella
vagina. Scivolo di traverso e lascio che
scarichi la sua roba sulla mia schiena.
Alfredo
rimane immobile, chino su di me,
ansimando come un animale, quindi si
allontana e si sdraia supino sul letto.
Rimaniamo nudi senza parlare, uno di
fianco all’altra, e mi viene da
pensare che oramai sia stanco, svuotato,
privo di forze. E invece sbaglio perché
si china fra le mie cosce e incomincia a
leccarmi di nuovo la fica inghiottendo,
avido, l’umore che produco copioso.
Seguita ad abbeverarsi finché decide di
riprendere a succhiarmi il clitoride,
mantenendo le mani attanagliate intorno
ai capezzoli, e in breve tempo riesce a
farmi raggiungere uno di quegli orgasmi
a grappolo che prediligo.
Sono
le dieci di mattina quando lasciamo il
casolare di campagna. Abbiamo seguitato
a fare sesso per tutta la notte. La
pastiglia di Cialis ha avuto su di lui,
ma principalmente sul cazzo, degli
effetti sorprendenti, anzi devastanti
sulla mia persona. A inizio serata
Alfredo era solo un tizio con molta
grana da spremere, adesso invece è
molto di più… molto di più.
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