|
MI
SCAPPA LA PIPI'
di
Farfallina
AVVERTENZA
Il
linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel
racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto
possa offenderti sei invitato a uscire.
Il
mio nome è Marika. Ho ventitré anni,
frequento il quarto anno della Facoltà
di Economia e Commercio, sono single e
ho un'autentica fissazione per la pipì.
Fare
la pipì a letto è un accadimento
normale nella fase di crescita dei
bambini. Mia madre mi ha raccontato che
nei primi tre anni di vita mi accadeva
spesso di non riuscire a contenere
l'urina durante le ore notturne. Episodi
che all'epoca erano stati frustanti per
lei e papà che però non hanno mai
mancato di rassicurarmi, senza sgridarmi
e farmi vergognare, perché non lo
facevo apposta. E poi non succedeva
tutte le notti, però almeno una volta
alla settimana sì. Sono stati dei bravi
genitori perché hanno resistito
all'impulso di infilarmi addosso dei
pannolini durante la notte,
sdrammatizzando la situazione, ed è
stato un bene perché il problema
dell’incontinenza urinaria si è
risolto da solo con l'andare del tempo,
anche perché se stavo un po’ di notti
senza fare la pipì a letto mamma mi
gratificava elargendomi una piccola
ricompensa a colazione.
Qualche mese fa mi sono recata in
ospedale per fare visita a un’amica,
ricoverata per un intervento chirurgico
d'ernia discale, con cui mi sono
intrattenuta l’intero pomeriggio
adoperandomi a farle compagnia. Verso
sera abbandonata la clinica per
raggiungere l'area di parcheggio
dell'ospedale, là dove avevo sistemato
l'automobile, sono stata colta da una
impellente voglia di fare la pipì. Era
dall’ora di pranzo che non orinavo e
avevo una gran voglia di svuotare la
vescica.
A
piedi ho raggiunto una delle toilette a
disposizione del pubblico, dislocate nei
viali dell'area ospedaliera, sennonché
per usufruire del servizio, accedendovi
dalla porta d’accesso a scomparsa, era
necessario essere provvisti di una
moneta da 50 centesimi. Nel portamonete
che custodivo nella borsetta non avevo
nessuna di quelle monete, pertanto non
sono riuscita a entrare nella toilette.
Stavo
male e avevo la sensazione che dovesse
scoppiarmi la pancia da un momento
all’altro. Di sicuro non sarei
riuscita a fare ritorno a casa
trattenendo l’urina per tutta la
durata del viaggio in auto, anche perché
stava già uscendomi a piccoli spruzzi.
Mentre raggiungevo l’automobile ho
incrociato più volte le gambe e fatto
dei lunghi respiri, ma non è servito a
nulla. Allora, non sapendo cos’altro
inventarmi, prima di pisciarmi fra le
gambe, mi sono sottratta per quanto
possibile alla vista della gente.
Approfittando della semioscurità mi
sono nascosta fra un’autovettura e
l’altra, ho sollevato la gonna,
abbassato gli slip oramai fradici di pipì
e mi sono chinata. L’ho fatta tutta,
sino all’ultima goccia, formando
intorno ai miei piedi un lago di piscia
sull’asfalto. Trovarmi nella
condizione di essere vista da qualche
persona mentre facevo la pipì mi ha
eccitata tantissimo, ma ancora di più
ho goduto nel liberarmi la pancia dal
liquido che la ingombrava.
Per
giorni ho ripensato a quello che mi era
accaduto nel parcheggio dell’ospedale,
ma soprattutto a come mi ero sentita
bene mentre svuotavo la vescica e quanto
era stato piacevole stare a guardare il
flusso d’urina che innaffiava
l’asfalto. Quella sera mi è capitato
di scoprire, seppure casualmente, che
trattenere il più possibile l’urina
nella pancia, per poi farla uscire di
getto, magari anche senza levarmi le
mutande lasciando che l’urina scivoli
lungo le cosce, è una sensazione a dir
poco fantastica.
Mi
piace da impazzire farmi la pipì
addosso sia con i vestiti che senza.
Talvolta, dentro le mura di casa, mi
metto a bere a intervalli regolari un
litro e mezzo di acqua naturale, né
troppo calda né troppo fredda, ma a
temperatura ambiente. Bevo il tutto nel
giro di mezz’ora, poi trattengo la pipì
in vescica il più a lungo possibile
fintanto che, dopo circa un’ora mi
prende lo stimolo di urinare, compaiono
dei dolori addominali e sono sul punto
di farmela addosso. A volte, dopo che ho
bevuto, mi metto sdraiata sul letto, in
completo relax, e con la pancia gonfia
d'acqua mi sforzo di trattenere la pipì
più a lungo possibile e, masturbandomi,
raggiungo facilmente l'orgasmo
torcendomi con tutto il corpo sul
materasso.
Di
recente, navigando in internet, ho fatto
conoscenza con una ragazza che come me
si delizia nel trattenere la pipì. Lo fa
rimanendo in piedi davanti alla
specchiera della stanza da letto, con
indosso la lingeria, le scarpe e tacchi
da dodici, perché in questo modo riesce
ad accentuare il piacere che le dà il
pisciarsi addosso e guardarsi nello
specchio. E a volte raggiunge l'orgasmo
ancora prima di fare la pipì.
Ho
provato a imitarla mettendomi anch'io
nuda davanti allo specchio, ma quando lo
stimolo è forte, se non decido di
farmela addosso pisciando sul pavimento,
non posso esimermi dal mettermi a
ballare sulle punte dei piedi come
quando sono in discoteca. La mia è una
danza della disperazione perché se in
quel momento mi muovo in quello strano
modo è perché non ce la faccio più a
trattenere la pipì. Cerco di resistere
il più possibile, mi contorco, ansimo,
urlo, sino a quando non posso fare altro
che pisciare sul pavimento oppure
infilarmi nel bagno e scarica l'urina
nel water.
Ma
il gioco che preferisco è quello di
uscire di casa la sera tardi, quando in
giro per la città c’è poca gente,
con la vescica piena d'urina e spostarmi
a passeggio fino a quando non sono più
in grado di trattenerla. E allora eseguo
quel tipo di ballo, che di solito eseguo
davanti allo specchio, andando su e giù
dai marciapiedi fintanto che me la
faccio addosso oppure mi chino e faccio
la pipì preferibilmente in un posto
appartato. E godo!
C’è
un livello in questa pratica erotica che
non voglio e non devo mai superare perché
non è più piacere ma solo dolore e non
fa bene alla salute, anzi è persino
pericoloso. Spesso svuoto la vescica
solo parzialmente e, fatta la pipì,
riprendo a bene dell’altra acqua sino
a quando mi prende di nuovo un dolore
piacere forte e mi ritorna lo stimolo di
pisciare.
La
seconda volta lo stimolo di orinare è
ancora più forte della prima e mi
riesce ancora più difficoltoso
trattenerla… e le difficoltà
aumentano se seguito a bere. Bevo solo
acqua naturale, ma c’è qualche mia
amica che lo fa assumendo birra… e da
sbronza se la fa addosso per forza.
Da
un po’ di tempo quando con le mie
amiche c’incontriamo nei fine
settimana, alla movida di Via
D’Azeglio, ci mettiamo a bere
moltissima birra, sedute intorno a un
tavolo, e scommettiamo su chi non sarà
in grado di trattenere la pipì per
prima e se la farà addosso, e quella
dovrà pagare il conto della serata. Il
gioco è molto eccitante… ma allenata
come sono nel praticare questa metodica
non pago mai.
|
|
|