|
MACCHINA
DA SESSO
di
Farfallina
AVVERTENZA
Il
linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel
racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto
possa offenderti sei invitato a uscire.
Sono
una donna bionica. Per la scienza sono
considerata un complesso meccanismo cibernetico,
combinato con protoplasma, che
riproduce in maniera fedele le sembianze
di qualsiasi donna.
Migliaia di esemplari della
mia specie sono stati
commercializzati con il marchio della
General Ectronic s.p.a. L'azienda, molto
attiva nel settore dei dispositivi
elettromeccanici, si è data l'obiettivo
di produrre robot a basso costo in grado
di coadiuvare, e in certi casi
sostituire, gli esseri umani nel
disbrigo delle loro attività.
Appartengo alla famiglia
degli organismi cibernetici programmati
per concedere piacere sessuale a uomini
e donne. Il mio nome è Susy e come
tutti i robot messi in commercio sono
facilmente identificabile con un numero
di matricola. Il mio è SUSY7588.
Gli ingegneri mi hanno fornita di un corpo
dalle forme armoniose e una mente del
tutto simile a quella di un essere
umano. Ma a differenza di quest'ultimi
non ho sentimenti né provo emozioni e
nemmeno sono fornita di subconscio.
Perlomeno questo è quanto sta scritto
nell'opuscolo delle istruzioni redatto
da chi mi ha concepita.
In una società evoluta e
altamente tecnologica, com'è quella del
XXI secolo, noi organismi cibernetici
siamo un anello essenziale e
insostituibile nella struttura sociale
ed economica del pianeta, infatti,
sostituiamo l'uomo in ogni attività e
impegno, favorendo persino la crescita
delle passioni.
La mia esistenza ha subito
una radicale metamorfosi il giorno in
cui ho messo piede in casa di Marilyn e
Jack Martin. Prima di allora svolgevo i
compiti di donna bionica concepita per fare
sesso fra le mura di uno dei più famosi
bordelli della città: il Dax Planet.
Il postribolo, fregiato di
cinque stelle di merito, é ubicato
all'angolo fra la 24esima e la 7ma
strada. Ci lavorano una ventina di
ragazze bioniche, tutte programmate per
soddisfare anche le più stomachevoli perversioni dei clienti.
Ho seguitato a prostituirmi
al Dax Planet fintanto che l'anziana
tenutaria del bordello, incalzata dalle
lagnanze di alcuni clienti a causa di
una imperfezione del mio corpo, generata
da un difetto di produzione, ha preso la
decisione di alienarmi come si fa con un
ferro vecchio.
In attesa di un possibile
acquirente ha provveduto ad assegnarmi
per punizione al Fido Planet, una casa per
appuntamenti per cani attigua al Dax
Planet. Dentro il postribolo, attrezzato
per questo tipo di animali, i migliori
amici dell'uomo trascorrevano piacevoli
momenti in compagnia di qualche
simpatica cagnetta.
Assistere i cani mentre
copulavano con le bestiole affidate alla
mia custodia mi lasciava del tutto
indifferente, ma di quella simpatica
esperienza serbo a tutt'oggi un
piacevole ricordo, anche se avrei
preferito essere impiegata come macchina
da sesso piuttosto che da sorvegliante
in un casino per cani in calore.
L'esperienza con i cani è
durata soltanto un paio di mesi,
dopodiché la maitresse mi ha adibita a svolgere il lavoro di modella, anche
se cose da indossare non avevo niente.
In una dependance del Dax
Planet, attrezzata a studio fotografico,
mostravo il corpo ai clienti interessati
a fotografare le mie nudità,
pilotandoli a masturbarsi fino al
raggiungimento dell'agognato orgasmo.
Ripetevo gli stessi gesti
meccanici per dodici ore al giorno, con
brevi pause nello spazio di tempo in cui
i gruppi di fotografi si avvicendavano
nell'atelier.
Sulla pedana facevo sfoggio
della sensualità che sa sprigionare il
mio corpo, fingendo di eccitarmi,
mostrando la fica umida e lubrificata,
lasciando che l'umore colasse in maniera
copiosa fra le cosce.
Sono un organismo
cibernetico concepito e brevettato con
un marchio di fabbrica. Una donna
bionica con le caratteristiche somatiche
di una donna vera, forse dovrei dire di
una ragazza di vent'anni o poco più,
perché è così che mi giudicano le
persone.
Progettandomi gli ingegneri
mi hanno fornito di un corpo a
clessidra, belle tette, gambe
affusolate, caviglie sottili e un culo
dotato di una generosa semiluna fra le
natiche. Sono programmata per fare
sfoggio di sensualità e, senza falsa
modestia, sostengo di saperla esprimere
più di qualsiasi donna.
So sbattere le ciglia,
ammiccare in maniera peccaminosa,
incrementare il tepore della pelle,
inumidire il corpo di particelle di
sudore, accelerare il battito cardiaco,
aumentare il ritmo respiratorio,
lubrificare la fica e produrmi in uno o
più orgasmi consecutivi. Per farla
breve so fare tutto ciò che è
necessario per simulare eccitazione e
dare piacere. Ma chi si è occupato
della mia progettazione non ha tenuto
conto che una donna bionica così
concepita sarebbe stata in grado anche
di innamorarsi.
Jack Martin, abituale
cliente del Dax Planet, mi ha acquistata
al prezzo di cinquantamila dollari, la
metà del prezzo di listino, dopo
essersi messo d'accordo con la maitresse
della casa di tolleranza dove lavoravo.
Nelle intenzioni di Jack
incarnavo il regalo di compleanno per
Arnold, suo figlio, che festeggiava
i 18 anni e, secondo le norme vigenti
nello stato della California, avrebbe
conseguito il diritto di possedere un
robot femmina con cui fare pratica di
sesso.
Jack Martin mi ha dato in
dono al figlio con la speranza che
Arnold, troppo timido per procacciarsi
una qualsiasi ragazza con cui scopare, si
liberasse in modo definitivo della
timidezza che lo affliggeva.
La tenutaria del Dax Planet
si è ben guardata dall'informare Jack e
sua moglie Marilyn del difetto di
fabbrica di cui
sono afflitta, cacciandomi dal Dax
Planet senza alcun rimpianto felice di
essersi sbarazzata della mia presenza.
+
Arnold, ragazzo timido e
introverso, era vergine. Mi sono
attribuita il compito di svezzarlo
facendomi scopare nel culo e nella fica
anche più volte al giorno, fino a
condurlo allo sfinimento. Gli ho
insegnato a leccare il clitoride,
succhiare i capezzoli, solleticare le
dita dei piedi e tutto il resto.
Grazie alle mie cure Arnold
si è trasformato in poco tempo in uno
stallone da monta a cui piaceva scoparmi
soprattutto nel buco del culo, perlomeno
fintanto che si è reso conto, ingenuo
com'era, del difetto che a suo tempo mi
aveva costretta ad abbandonare il
postribolo del Dax Planet.
Dopo una sola settimana di
permanenza dentro casa non sono più
stata considerata una estranea. Martin e
sua moglie Marilyn hanno fatto di tutto
per farmi sentire parte integrante della famiglia. Soddisfatti per il
cambiamento d'umore del figlio, cui
d'incanto erano spariti i brufoli dal
viso e le occhiaia per le troppe seghe
che era solito spararsi nel segreto
della sua camera, avevano assunto nei
miei confronti un contegno simile a
quello che un genitore mantiene nei
riguardi di una figlia adottiva.
A pranzo e cena occupavo un
posto di rilievo a tavola. Non assumevo
cibo, però mimavo i gesti che compivano
i miei ospiti intenti a consumare il
pasto, e partecipavo attivamente alle
loro discussioni.
La notte mi ritiravo nella
camera che mi era stata assegnata, ma
come tutti gli organismi cibernetici non
avevo bisogno né di dormire né di
ricaricare le batterie come succedeva ai
modelli precedenti al mio. Restavo
comunque distesa sul letto, al buio, in
attesa del sorgere del sole.
Il più delle volte
trascorrevo la notte insieme a Arnold cui piaceva avermi vicina, anche se il
letto su cui riposava era a una sola
piazza e lo costringeva a stare scomodo
per non rinunciare ad avermi accanto.
Quando non scopavo con
Arnold mantenevo un contegno del tutto
simile a quello di qualsiasi altro
robot coadiuvando Marilyn nei lavori di
casa. E' in questo modo, standole
vicina, che sono diventata la sua amante.
E' successo poco per volta,
senza rendermene conto. Mi sono
innamorata di lMarilyn e lei di me. Come
sia potuto accadere non lo so, perché
resto pur sempre una donna bionica, un
robot. Forse la colpa è da attribuire
ai circuiti integrati che plasmano il
mio cervello, pianificati in maniera
anomala dagli uomini di scienza che mi
hanno concepita. Sta di fatto che mi
sono sentita accendere d'amore per un
essere umano del mio stesso sesso e la
cosa mi ha stupita non poco.
Una mattina, mentre
ero impegnata nel riordino del bagno,
Marilyn è entrata nella stanza ed è
andata a chiudersi nel box doccia. Il
rumore dell'acqua che usciva dal bulbo
forato si è mescolato a quello della
voce di Marilyn intenta a canticchiare
una canzone mentre s'insaponava il corpo
con un bagnoschiuma. Tutt'a un tratto
la porta del box si è aperta.
- Ehi, Susy ti spiace
strofinarmi la schiena con la spugna?
- Desidera che entri nella
doccia insieme a lei?
- No, non occorre,
strofinami la schiena stando fuori.
Chiudo il rubinetto dell'acqua così non
ti bagni i vestiti.
Le forme non più
sbarazzine del corpo di Marilyn erano
ricoperte da stille d'acqua. Non l'avevo
mai vista nuda prima di allora. Sui seni
minuti facevano bella mostra le areole
dei capezzoli appuntiti per effetto
dell'acqua sulla pelle. I lunghi capelli
biondi, rappresi per effetto dell'acqua,
le scendevano da una lato del collo
lambendole il petto. Marilyn mi ha
consegnato una spugna imbevuta di
bagnoschiuma, poi ha girato la schiena
verso la mia persona mostrandomi le forme
in rilievo delle natiche.
- Beh, che aspetti?
Ho lasciato cadere la
spugna sul corpo di Marilyn, poi ho
cominciato a insaponarle le spalle e di
seguito il dorso, scendendo poco per
volta fino a toccarle il fondoschiena,
incuneandomi con le dita nella sottile
fessura fra le natiche. Ho insistito a
lungo nell'insaponare quella parte del
corpo, fintanto che Marilyn si è girata
e mi sono ritrovata con la spugna
accostata al suo pube completamente
depilato.
- Prosegui pure. - ha detto
dopo avere depositato le mani sulle
tette. Mi sono sorpresa quando l'ho
vista stringere fra le dita la punta dei
capezzoli. Li ha pizzicati a più
riprese incitandomi a toccarla fra le
cosce.
Non ho tradito nessuna
emozione. Ho proseguito a detergere di
bagnoschiuma la parte più intima del
suo corpo fintanto che Marilyn ha
cominciato a mugolare di piacere, poi
senza una apparente ragione ha chiuso il
box della doccia e ha lasciato che
l'acqua risciacquasse il suo corpo, ma
ero certa che dietro il vetro
smerigliato stesse proseguendo
nell'opera che avevo appena iniziato
finendo per masturbarsi da sola.
Dopo quella fortuita
circostanza le sue attenzioni nei miei
confronti sono maturate al pari del
disinteresse di Arnold che, dopo avere
scoperto l'imperfezione di cui sono
affetta, ha smesso di scoparmi cercando
al di fuori delle mura domestiche una
donna in carne e ossa con cui fare
l'amore.
Marilyn nonostante l'età
ha conservato il seno e i fianchi da
ragazza. Le piaceva essere accarezzata e
leccata in tutto il corpo, e io mi
adoperavo a realizzare su di lei tutte le
fantasie di cui l’elettronica mi ha
fornita. Scopavamo di nascosto dal
marito e dal figlio, ma più di tutto le
piaceva che mi dilungassi nel leccarle
la fica. Oh, sì che le piaceva!
- Sì, così... così. Leccamela!
Brava... brava. - urlava prima di
raggiungere l'orgasmo che ogni volta
riuscivo a procurale piuttosto
facilmente.
Le piaceva sistemarsi sul
letto, stesa sul dorso, a contatto con
le lenzuola fresche di bucato, con le
gambe bene spalancate, obbligandomi a
strofinare la lingua sulle labbra della
fica e sul bocciolo del clitoride,
succhiandolo fino a farla urlare di
piacere.
Sottostare alle sue
attenzioni mi lasciava del tutto
indifferente, perlomeno questo è ciò
che è accaduto all'inizio del nostro
rapporto. Infatti, lasciavo che si
occupasse del mio corpo affaccendandomi
in falsi mugolii e lunghi sospiri,
dandole l'impressione di essere
coinvolta nel suo piacere, ma era solo
finzione la mia, perché sono stata
programmata per dare a intendere
benessere e appagamento, non a provarlo
per davvero.
Reagivo alle attenzioni che
riversava su di me simulando il
godimento, ma l'affetto di Marilyn e
quello del resto della famiglia hanno
compiuto un vero prodigio. Non saprei
come definirlo altrimenti, perché sono
certa che si è trattato di un fenomeno
soprannaturale che si è manifestato con
la produzione di sinapsi fra i diversi
circuiti elettronici deputati a
governare la mia mente. E' accaduto che
mi sono pazzamente innamorata di un
essere umano, conquistata dalla passione
per una donna: Marilyn.
Gli scienziati che hanno
progettato il mio organismo cibernetico
non avevano volutamente attivato i
circuiti elettronici che agiscono sulla
sfera dei sentimenti. Ma col trascorrere
dei giorni, stando a contatto con il
corpo di Marilyn, ho cominciato a
sviluppare autonomamente tutti quei
sensi che mi erano stati preclusi.
Ho scoperto cos'è la
gioia, la rabbia, l'allegria, la
vergogna, l'orgoglio, la gratitudine,
l'odio, ma soprattutto l'amore. Ho messo
alla prova le passioni che albergavano
in me, scoprendo quegli stati d'animo
che sono propri degli esseri umani,
facendomi coinvolgere emotivamente fino
a modificare la mia esistenza.
La vicinanza di una donna
come Marilyn, le lunghe ore trascorse
con lei a fare l'amore, mi hanno dato
modo di sviluppare altre facoltà. Ho
cominciato a trarre piacere dalle
attenzioni che riversava su di me e sul
mio corpo, cosa che in precedenza non mi
succedeva perché fingevo di godere,
programmata per esplicitare un solo
modello di condotta, quello della
macchina da sesso.
Marilyn a differenza del
figlio si è subito accorta
dell'imperfezione che caratterizza il
mio corpo, ma al contrario di Arnold non
se n’è crucciata, anzi, la scoperta
l'ha eccitata a tal punto da
spingermi, con mio grande stupore, a
fare l'amore con lei e il marito.
Esaudendo la sua volontà
mi sono ritrovata a soddisfare le
attese di Jack e Marilyn allo stesso
tempo. Trattenere un cazzo infilato nel
culo e una bocca, quella di Marilyn,
attaccata al mio clitoride era quanto di
meglio mi potesse accadere. E facendo
sesso in questo modo è accaduto che mi
sono innamorata anche di Jack. Lo so che
è strano, ora amo tutt'e due, sia Jak
sia Marilyn, ma ho iniziato a credere
che qualche circuito difettoso nel mio
organismo cibernetico c'è davvero.
Sono una macchina per fare
sesso, tradisco emozioni, ho il
batticuore e trepido passioni come
qualsiasi altro essere umano. In più,
rispetto ai comuni mortali, posseggo
questa piccola imperfezione che sembra
fare felice Jack e Marilyn. A questo
punto sarete curiosi di sapere di cosa
si tratta. Vero? Ma non oso rivelarvela.
State tranquilli non ve lo rivelerò,
nemmeno sotto tortura lo potrei fare,
neanche Jack e Marilyn non lo sveleranno
mai, ne sono certa, credetemi.
|
|
|