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MANGIAMI
di
Farfallina
AVVERTENZA
Il
linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel
racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto
possa offenderti sei invitato a uscire.
L'idea
che mi ero fatta dei caffè letterari e
dei ristoranti che organizzano serate a
tema letterario, aventi come obiettivo
quello di valorizzare la cultura nelle
sue molteplici diversità, era di luoghi
d'incontro dove autori emergenti e
scrittori affermati animavano le serate
illustrando le proprie opere a un
pubblico diverso da quello che
abitualmente interviene alle
presentazioni nelle librerie. E invece
sbagliavo di grosso perché, dopo avere
preso parte ad alcune di queste serate,
mi sono accorta che sono luoghi
accoglienti in cui cultura, cibo, e
bevande si coniugano alla perfezione.
L'invito a prendere parte
come autrice di racconti erotici a una
di queste serate mi era giunto del tutto
inaspettato, attraverso la posta
elettronica, in un periodo della mia
vita in cui ero particolarmente
arrabbiata con quei politici e
amministratori della mia città,
appoggiati dai media locali, che
nell'ultimo decennio hanno illuso i miei
concittadini di vivere in una provincia
ricca e felice.
L'invito era confuso fra
decine di messaggi commerciali.
Leggendolo ne fui sorpresa. Nella e-mail
il gestore della "Rana rossa",
un ristorante situato nella Bassa
Parmense, mi sollecitava a presenziare a
una delle serate letterarie avente come
tema: "Letteratura e
Erotismo".
Restia come sono a espormi
in pubblico non mi diedi premura di
rispondere alla lettera, anche se, per
correttezza, avrei dovuto rispondere per
declinare l'offerta, invece non lo feci.
Presa com'ero da mille
impegni, soprattutto quelli derivati dal
mio lavoro in ospedale, mi dimenticai
dell'invito, sennonché, una settimana
più tardi, fui di nuovo raggiunta da
una seconda e-mail, del tutto simile
alla precedente, ma stavolta più
circostanziata in cui il gestore del
ristorante si premurava di informarmi
d'essere particolarmente interessato
alla mia presenza, sottolineando il
fatto che il docente universitario, di
cui si era avvalso per organizzare una
serie di incontri letterari con poeti e
scrittori, aveva segnalato il mio
nominativo incuriosito da un racconto:
"L'angelo ribelle", pubblicato
in una antologia di racconti erotici,
che lo aveva particolarmente divertito.
Forse la ragione vera
dell'invito, riflettendoci sopra a
distanza di tempo, fu che abitando a
Parma, quindi a poche decine di
chilometri dal luogo del convivio, non
avrei avuto difficoltà a raggiungere il
ristorante a differenza di altre autrici
di racconti erotici più valenti e famose.
Quello che mi fece decidere a prendere
parte alla serata fu, oltre alla
possibilità di interloquire con un
pubblico interessato alla lettura di
racconti erotici, il menu che il gestore
del ristorante si era premurato
d'inserire in calce alla lettera
d'invito fattami pervenire: una gamma di
piatti dalle attribuzioni afrodisiache
da invogliare chiunque è goloso, e io
la sono fin troppo.
Presa per la gola
accondiscesi a prendere parte alla
serata, così mi presi l'impegno di
leggere uno dei miei racconti e di
rispondere alle domande che
eventualmente mi sarebbero state fatte dai commensali.
La serata a cui avrei
dovuto presenziare, insieme con altre
due autrici di cui ero curiosa di
conoscere di persona, faceva parte di un
ciclo di appuntamenti
gastronomo-letterari impreziositi dalla
presenza di diversi autori. I gestori
del ristorante, Marco e Sara, marito e
moglie con un passato da agricoltori, ma
con tanta passione per l'arte e la
preparazione dei cibi, avevano
organizzato una serata il cui tema era
"L'eros a tavola". A loro dire
l'appuntamento letterario avrebbe
raccolto attorno ai tavoli del
ristorante molte persone e io sarei
stata una dei tre autori designati a
intrattenere gli ospiti.
I giorni che precedettero
la cena furono convulsi, mi impegnai a
leggere e rileggere ad alta voce il
racconto che avrei fatto conoscere ai
commensali, sicura che al momento della
lettura avrei finito per esprimermi con
titubanza, magari balbettando per
l'emozione, cosa che invece non accadde
poiché quando iniziai a leggere il
testo fui rassicurata dalle risate dei
commensali, a cui fece seguito un
fragoroso battito di mani alla fine del
racconto.
Raggiunsi il luogo della
cena, una cascina adibita a trattoria
situata a ridosso dell'argine del Po,
soltanto verso le nove di sera, con
mezzora di ritardo rispetto l’ora
concordata con i gestori, a causa della
fitta nebbia che incontrai nel tragitto
da Parma verso la Bassa. Lo spazio
all'interno del cascinale era enorme,
contrariamente a quanto mi era parso
scrutando l'edificio dall'esterno.
A piano terra, oltre alla
cucina e al bar, trovava posto la sala
ristorante arredata con credenze e
cassapanche, piatti e pentole di rame
pendenti alle pareti e candide tende di
lino ricamate alle finestre. Al piano
superiore, oltre a una seconda sala
ristorante, trovavano posto delle
piccole sale destinate a zona lettura e
conversazione, arredate con poltrone e
divani, dove era possibile prendere a
prestito i libri ordinati per genere
nelle scaffalature che arredavano le
stanze, oppure accostarsi per sfogliare
una selezione di riviste d'arte e
leggere i quotidiani.
Quando misi piede nella
sala ristorante non era rimasto un solo
tavolo libero. La cosa mi stupì e nel
contempo mi emozionò. Mi diede il
benvenuto il gestore del ristorante che,
non conoscendomi di persona, mi scambiò
per una delle clienti. Quando gli dissi
chi ero mi scannerizzò da capo a piedi
allo stesso modo di quando ci si
sottopone a una radiografia.
Abituata a essere osservata
dagli uomini non mostrai nessun
imbarazzo. Scambiammo un paio di frasi
convenevoli, dopodiché si premurò di
accompagnarmi a uno dei tavoli e mi
presentò alle due autrici protagoniste
insieme a me della serata.
- Infine, seppure con
qualche tribolazione, i tre personaggi
principali della sera sono qui. - disse
rivolto alle persone che occupavano il
tavolo davanti a me. - Questa bella
ragazza è la terza autrice.
Approfittai della lunga
pausa che fece seguito alle sue parole e
ne abusai per prendere la parola.
- Il mio nome è Erika, ma
chi legge i miei racconti mi conosce
meglio come Farfallina.
- Ah, dunque sei tu
Farfallina. - disse una ragazza bionda
sulla trentina d'anni, seduta dall'altra
parte del tavolo a forma circolare. - Io
sono Marika, ma sono più conosciuta
come Lady Jane. Magari ti sarà capitato
di leggere qualcosa di mio.
- Come no. - dissi fingendo
di avere letto qualcuno dei suoi
racconti, mentre non sapevo
assolutamente niente né di lei né del
suo presunto talento di autrice di
racconti erotici.
- A questo punto mi
presento anch'io. - disse l'unico uomo
seduto attorno il tavolo. - Io sono
Marco Arduini e stasera condurrò la
serata fungendo da presentatore.
- Piacere. - dissi
protendendo la mano nella sua direzione.
Prima di sedermi volsi lo
sguardo verso la donna che mi stava di
schiena persuasa che si trattasse della
terza autrice della serata. Non
ricevendo nessun cenno di saluto andai a
occupare l'ultima sedia ancora libera
attorno al tavolo. Dopo essermi
accomodata guardai nella sua direzione,
soltanto allora fui in grado di
guardarla bene in viso.
Mostrava d'avere meno della
mia età, vent'anni o poco più, con un
look abbastanza diverso da quello degli
altri commensali. Capelli turchini,
tagliati cortissimi a spazzola, pelle
chiara come la luna, ostentava un paio
di minuscoli piercing d'argento
appiccicati a una sopracciglia e uno sul
labbro inferiore. Il viso per quanto
grazioso aveva qualcosa di ambiguo.
Rimasi qualche istante a guardarla,
stupita dalle curve del seno capaci
d'allietare la vista di qualunque uomo e
d'innervosire qualsiasi donna per
l'invidia, dopodiché sbottai:
- Sei anche tu una
scrittrice?
- Sì.
- E avrai un nome, presumo.
- dissi in modo poco elegante.
Lei rimase a guardarmi con
aria di sussiego, tradendo una malcelata
superiorità, come se fosse sua
intenzione incenerirmi con lo sguardo,
dopodiché si aprì in un sorriso
fasullo e mi diede risposta.
- Sonia, il mio nome è
Sonia, ma sono più conosciuta come
Betty Blu.
- Per il colore dei
capelli, presumo. - dissi acida.
- Beh, se ti va di
pensarlo, forse anche questa che hai
citato è una delle ragioni.
- Scherzo, dai, in effetti
ho letto alcune cose tue e le ho
apprezzate molto anche se il genere BDSM,
quello di cui tratti spesso nei tuoi
racconti è lontano dal mio modo di
scrivere e vivere la vita.
- Mi piace scrivere di BDSM
perché è una pratica erotica che
conosco abbastanza bene, tutto qui.
L'affermazione fatta da
Sonia mise fine alle presentazioni e
alle questioni di sesso, seguitammo a
conversare e prendemmo accordi sul modo
in cui avremmo condotto la serata.
Infine decidemmo che sarei stata la
prima delle tre autrici a leggere il
racconto che avevamo preparato. Lo avrei
letto nell'intervallo fra il primo e il
secondo piatto, seguita dappresso da
Lady Jane, mentre l'ultima a salire
sulla pedana sarebbe stata Betty Blu che
avrebbe letto il proprio racconto prima
che i camerieri servissero il dolce e la
frutta.
La "Rana rossa"
non era il tipo di locale dalla finta
raffinatezza come troppo spesso lo sono
i ristoranti che fanno riferimento alla
"fine cuisine", ma piuttosto
una trattoria con solide basi culinarie
proprie della tradizione contadina della
Bassa. Uno dopo l'altro ci furono
serviti piatti tipici delle terre della
Bassa Parmense a cominciare
dall'antipasto a base di culatello,
spalla cotta e un misto di salumi di
produzione artigianale il cui segreto,
secondo quanto si premurò d'informarci
il gestore della trattoria, risiedeva
nella stagionatura favorita dal clima
umido, dalle nebbie autunnali e dalle
estati afose della pianura, nonché
dall'accurata scelta delle carni. Roba
da leccarsi i baffi!
Come primo piatto, indecisa
fra una porzione di anolini in brodo e
uno di tortelli d'erbetta, scelsi di
gustare entrambi. A quel punto ero già
sazia. Prima che ci servissero i secondi
piatti fui invitata a leggere il
racconto che mi ero preparata.
Emozionata, con lo stomaco in subbuglio,
mi avvicinai alla pedana approntata con
tanto di microfono e leggio. Fui
presentata al pubblico da una breve
introduzione del conduttore della
serata, dopodiché con voce per niente
tremolante iniziai a leggere
"L'Angelo Ribelle".
Percepii l'interesse del
pubblico alla lettura del testo dalle
risate che riempirono la sala mentre
proseguivo nella esposizione. La cosa mi
diede coraggio e quando terminai la
lettura del racconto ricevetti uno
scroscio di applausi. Accomodandomi al
tavolo riscossi anche i complimenti
delle persone sedute intorno a me a
eccezione di Sonia che non mancò di
manifestare una certa aria di superiorità.
Come secondo piatto fui
costretta a scegliere fra dell'anatra
arrosto, oca ripiena con pasta di
salame, punta di vitello farcita e
infine guancialini di maiale in umido. Optai
per quest'ultimo piatto, anche se ero
rimasta parecchio incuriosita dai piatti
di lumache in umido che alcuni
commensali, seduti nei tavoli accanto al
mio, si erano fatti servire perché
indicati come piatti afrodisiaci.
Il vino servitoci, del
lambrusco nobile e della Fortana del
Taro, a detta degli altri commensali era
davvero speciale, ma non ne mandai giù
nemmeno un sorso poiché a tavola bevo
solo acqua minerale. Sonia e Marika
invece ne tracannarono più del normale,
forse per farsi coraggio dal momento che
dovevano prepararsi a leggere il loro
racconto.
Dopo avere gustato i
secondi piatti salirono sulla pedana, in
breve successione, le mie due colleghe.
Marika, dalla personalità passionale,
con una prosa romantica, ma troppo
ampollosa per i miei gusti, raccolse i
consensi del pubblico. Sonia invece,
all'apparenza nervosa ed emotivamente
instabile, si mise a leggere una storia
di BDSM suscitando parecchio scandalo
fra i presenti, ma non su di me che
apprezzai il gergo con cui era stata
scritta la storia, un modo di comporre
del tutto simile a quello di una
scrittrice famosa, Rossana Campo, di cui
sono una fanatica lettrice.
- Mi piace come scrivi. -
dissi a Sonia quando fece ritorno al
tavolo.
- Grazie, mi fa piacere che
tu abbia apprezzato il racconto. Quelle
che scrivo, come avrai capito, sono
storie vere, anzi, autobiografiche,
anche se la cosa può scandalizzare.
- Io invece trovo che sia
più esaltante raccontare cose che
vorrei provare, congegnandole con mie
parole, facendole sembrare vere per poi
condividerle con i miei lettori. -
dissi.
- Ognuno ha i suoi gusti.
- A essere sincera non
credo, affatto, che le storie di BDSM
che scrivi siano tutte autobiografiche.
- Perché dici questo? Vuoi
mettermi alla prova?
In quel momento mi sentii
addosso gli occhi dei commensali seduti
al tavolo. Avrei voluto dirle tante
cose, più di tutto che mi sarebbe
piaciuto appartami con lei e metterla
davvero alla prova, ma non lo feci.
- Dicevo così tanto per
dire. - dissi.
- Quello che è certo è
che internet ha dato la possibilità a
uomini e donne di scrivere e parlare di
sesso come non era mai accaduto prima.
- disse Marika.
- Io resto stupita dal gran
numero di persone, soprattutto donne,
che hanno approfittato della rete per
scrivere, comunicare, e farsi leggere. -
dissi. - Ma internet ha anche creato
molte illusioni.
- Perché dici questo? -
disse Marika.
- Perché ha fatto credere
a molte persone che è sufficiente
digitare un certo numero di parole sulla
tastiera, parlare di sesso, ricevere commenti lusinghieri, per credersi degli
scrittori. Invece non è così.
- Ti stai riferendo a
qualcuno in particolare? - disse Sonia
apparentemente stizzita.
- E' solo una
constatazione, la mia. Io non appartengo
a questa schiera di persone. Quello di
cui sono sicura è che un certo numero
di editori, o pseudo editori, hanno
approfittato dell'ingenuità di chi
scrive racconti per mettere in commercio
antologie di racconti che gli stessi
autori acquistano e si danno da fare a
vendere ad amici e parenti.
- E che male c'è? - disse
Marika dichiarando di avere dato alle
stampe un romanzo dopo che in precedenza
aveva pubblicato una infinità di
racconti in antologie di modesti
editori.
Seguitammo a parlare di
sesso e romanzi fino a mezzanotte ora in
cui decisi di accomiatarmi dagli ospiti
per fare ritorno a casa. Prima di
lasciare il ristorante mi ritirai in
bagno con la vescica piena e il bisogno
impellente di fare la pipì. Quando uscii dal bagno
Sonia era sparita. Avevo sperato di
isolarmi con lei per qualche minuto,
invece rimasi delusa dalla sua assenza.
Salutai i gestori del ristorante e gli ospiti rimasti,
poi mi disimpegnai dal locale.
Una nebbia fittissima
avvolgeva la pianura. Stavo per prendere
posto alla guida della mia automobile
quando, da dietro, una mano mi cinse la
vita. Impaurita mi girai di scatto e mi
trovai muso contro muso con quello di
Sonia.
- Adesso non dirmi che non
sono il tuo tipo perché tanto non ci
credo.
Disorientata da tanta
sfacciataggine non mi scostai quando
lasciò cadere le labbra sopra le mie.
Non avevo mai baciato nessuna donna con
un piercing appiccicato al labbro, ma in
quel momento non ci feci nemmeno troppo
caso. Lasciai che mi penetrasse con la
lingua mentre mi teneva stretta forte a
sé. Infine contraccambiai il bacio, mi
lasciai andare e le avvolsi le braccia
intorno al collo.
Seguitammo a baciarci e
toccarci per un tempo che mi sembrò
interminabile fintanto che si rivolse a
me:
- Andiamo? - disse.
- Dove mi vuoi portare?
- Il dove non ha
importanza. Tu piuttosto cosa desideri
fare?
- Più di tutto, vorrei
scoparti. - risposi seria.
- Allora seguimi. - disse
prendendomi per mano, trascinandomi
verso la sua vettura una Volvo
station-wagon.
Un muro di nebbia da
tagliare con la lama del coltello, tanto
era fitta, ci fece compagnia durante il
viaggio verso la sponda lombarda del Po.
Per tutto il tempo del tragitto
seguitammo a parlare e toccarci
mantenendo il palmo della mano accostato
fra le cosce dell'altra. Superato il
ponte di Ragazzola dopo mezz'ora di
strada mi ritrovai dinanzi a un palazzo
signorile al centro di Cremona.
L'appartamento dove misi
piede si componeva di una serie di
stanze calde, allegre e pulite, in netto
contrasto con l'aria ammuffita che
annusai quando Sonia mi fece strada
verso la camera da letto. I pezzi
principali della stanza, arredata in
stile liberty, erano il letto e un
grosso specchio a forma rotonda
appiccicato al soffitto. Appena dentro
la stanza Sonia mi liberò degli abiti
che avevo addosso, come d'altronde mi
aspettavo che facesse, poi mi fece
sdraiare sopra il letto. Mi ritrovai con
addosso soltanto il tanga e il
reggiseno, che si rivelarono un'armatura
inconsistente quando nelle mani di Sonia
comparve la lama di un coltello a
serramanico. In quel momento mi sentii
gelare.
- Sta ferma e stendi le
braccia sopra la testa.
Obbedii e non cercai di
fuggire quando mi legò i polsi alle
barre del letto. Prestai attenzione a
quanto si impegnò a fare studiando i
suoi movimenti riflessi nello specchio
al soffitto. Infine si tolse le vesti,
tranne il reggiseno e gli anfibi, e si
liberò delle mutandine mostrandomi la
figa calva. Per niente impacciata
rimosse il tessuto delle mie mutandine
servendosi della lama del coltello, poi
fu la volta del reggiseno di cui ne fece
una sciarpa che mi strinse intorno al
collo. A quel punto mi ritrovai con la
figa fradicia d'umore e con addosso la
voglia di essere al più presto sua.
- Mi piacciono i polpacci
così lisci. - disse facendo scivolare
la lama del coltello su di una gamba e
poi sull'altra mentre i suoi occhi
tradivano una forte emozione.
Mi allargò entrambe le
gambe, si mise in ginocchio, e mi fu
sopra. Le unghie di Sonia si
conficcarono nella pelle e mi
artigliarono. Incominciai a dimenarmi
cercando di liberarmi dalle corde che mi
tenevano stretti i polsi. Lei non smise
di guardarmi a fondo negli occhi mentre
vellicava il pube contro il mio
ansimando di piacere.
Seguitammo a scopare in
quel modo fintanto che raggiunse il
primo di una serie di orgasmi
lasciandomi inappagata. Allora strinsi
le cosce l'una contro l'altra cercando
di soddisfare anche il mio piacere.
Arrivò quando si mise a succhiarmi il
clitoride soffermandosi a leccarmelo per
una buona mezzora.
Seguitammo a scopare per il
resto della notte fintanto che al
mattino seguente mi svegliai col capo
coricato sul suo corpo non più
prigioniera, libera dalle corde, conscia
che eravamo solo all'inizio della nostra
storia, e curiosa di sapere quali altre
sorprese mi avrebbe riservato in
seguito.
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