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LO
SPAREGGIO
di
Farfallina
AVVERTENZA
Il
linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel
racconto è indicato per un pubblico
adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il
contenuto possa offenderti sei
invitato a uscire.
Le
squadre del Parma e dell'Inter avevano
portato a termine il campionato di
calcio a pari merito, classificandosi al
quarto posto della graduatoria. Ciò
aveva reso inevitabile l'effettuazione
di uno spareggio per decidere chi, fra
le due compagini, avrebbe acquisito il
diritto di partecipare ai preliminari di
Champions League.
Il centro di coordinamento
dei Parma Club e il gruppo dei Boys si
erano mobilitati mettendo a disposizione
della tifoseria crociata un ingente
numero di pullman con cui raggiungere
Verona, città prescelta dalla Lega
Calcio per lo spareggio.
Il giorno della gara
cinquanta pullman sostavano nell'area
prospiciente il Palazzetto dello Sport
diretti verso lo stadio della città
scaligera.
Alle 17.00 in punto gli
autisti aprirono i portelloni e
lasciarono che i tifosi, più di
tremila, prendessero posto sui
torpedoni.
Non avevo mai seguito la
mia squadra del cuore in trasferta. Era
la prima volta che succedeva. Presi
posto sul pullman allestito dai Boys e
andai a occupare uno dei sedili lasciati
liberi nell'ultima fila.
Verso l'ora stabilita la
carovana di pullman lasciò l'area di
parcheggio del palasport. Prese a
muoversi lentamente, attraversando i viali della città,
diretta verso il casello
dell'autostrada.
La comitiva di tifosi
presente sul pullman era fiduciosa sull’esito della gara. I pronostici
erano unanimi: avremmo vinto!
Con i miei quarant'anni ero
il più attempato del gruppo di tifosi
che occupavano il pullman. Durante il
viaggio verso la città scaligera mi
dedicai alla lettura del libro che mi
ero portato appresso, rimanendo estraneo
ai discorsi dei ragazzi che avevo
d'intorno.
Al casello di Verona Sud il
pullman abbandonò l'autostrada e prese
la strada della città per raggiungere
lo stadio Bentegodi. Affacciati ai
finestrini molti dei tifosi che
occupavano il pullman, là dove avevo preso
posto, iniziarono a sbraitare frasi
ingiuriose verso gli incolpevoli
automobilisti che ci precedevano lungo
la strada che conduceva allo stadio,
accusandoli di rallentare di proposito
la marcia dei pullman. Alcuni tifosi
approfittarono dei continui
rallentamenti della carovana per
scendere a terra e svuotare la vescica
sul ciglio della strada, imitati in
questo da chi ci seguiva dappresso sugli
altri pullman.
La partita ebbe inizio alle
21.00 ora stabilita dalla Lega Calcio.
Urla e ingiurie accolsero le squadre al
loro ingresso in campo. Nonostante le
numerose occasioni da rete procuratesi
dal Parma nel primo quarto d'ora di
gioco, una punizione calciata con
estrema scaltrezza da Roberto Baggio
condusse immeritatamente in vantaggio la
squadra nerazzurra.
Il primo tempo si concluse
con il risultato di 1-0 a favore dell'Inter
e il risultato mi lasciò deluso non
poco.
Sugli spalti la tifoseria
parmigiana era in fermento. Molti
criticavano l'allenatore crociato per
non avere inserito nella formazione
alcuni giocatori giudicati più in forma
rispetto ad altri scesi in campo. Altri
tifosi davano la colpa dello svantaggio
alla sfortuna, ma con il ritorno delle
squadre in campo riprendemmo a incitare
a gran voce la squadra lasciando da
parte le critiche.
La partita giunse al
termine con la sconfitta del Parma per
3-1. Il sogno di rivedere la squadra
crociata prendere parte alla Champions
League si consumò ancora prima che
giungessero a termine i fatidici novanta
minuti di gioco.
Il viaggio di ritorno in
pullman fu mesto. Tutti eravamo
demoralizzati e critici verso la
dirigenza, ma soprattutto arrabbiati con
l'allenatore.
Sul pullman si respirava
un'aria di sconfitta. L'avvilimento era
palpabile sul volto di tutti. Stavo
appisolandomi quando notai uno dei
ragazzi risalire il corridoio del
pullman e confabulare con i compagni.
Ognuno degli interpellati estraeva dal
portafogli una banconota da diecimila
lire e la riponeva nelle mani del
questuante. Quando il ragazzo fu vicino
alla mia postazione si rivolse a me.
- Ci sta anche lei?
- Sì, certo. - assentii
senza conoscere il motivo della
colletta.
Quando il questuante si fu
allontanato chiesi al ragazzo che mi
stava seduto accanto qual era il motivo
della raccolta di denaro.
- Senti, posso sapere a
cosa servono i soldi della colletta?
- Ma come non lo sai? Dai,
non fare finta di non saperlo.
- No, non lo so.
- Vuoi prendermi per il
culo?
- E' la prima volta che
seguo la squadra in trasferta. Se quei
soldi possono servire per realizzare una
delle vostre iniziative a sostegno della
squadra sono felice di contribuirvi.
- Ah! Ah! Ah!
- Sono così divertenti le
mie parole?
- Ma come, davvero non lo
sai? Te lo dico io allora. Quei soldi
serviranno per ricompensare una delle
tre ragazze che viaggiano sul pullman.
Una di loro sceglierà fra tutti i
passeggeri uno a cui fare un pompino.
- Stai scherzando, vero?
- Non scherzo, affatto,
siamo tutti in attesa di sapere chi sarà
il fortunato prescelto. Questa del
pompino è una consuetudine che si
trascina da anni. I Boys di tutta Italia
ce l'invidiano. La mettiamo in pratica
ogni volta che la nostra squadra è
sconfitta in trasferta. Serve a renderla
meno amara. Le ragazze e i ragazzi che
prendono posto sul nostro pullman sono a
conoscenza di questa possibilità. Ero
convinto che ne fossi a conoscenza pure
tu.
La conversazione fu
interrotta da un coro di voci che
provenivano dalle prime file del
pullman.
- Pompino! Pompino!
Pompino!
Lo slogan si estese al
resto della compagnia e tutti presero a
gridare all'unisono quella parola.
- Pompino! Pompino!
Pompino!
Sorpreso per la strana
situazione in cui mi ero venuto a
trovare non avevo idea del tipo di
atteggiamento che avrei dovuto
mantenere. Tutt'a un tratto, accanto al
posto di guida, intravidi le tre ragazze
impegnate a confabulare tra loro.
Probabilmente, pensai, stavano
stabilendo a chi delle tre fosse toccato
di fare il pompino, poi due delle
ragazze si diedero cura di coprire con
un foulard gli occhi dell'amica e
l'accompagnarono dinanzi a un tifoso
seduto nella prima fila.
La ragazza, da quello che
riuscii a scorgere, dal momento che le
uniche luci accese all'interno del
torpedone erano quelle blu di sicurezza,
era la più giovane delle tre. Mostrava
d'avere poco meno di vent'anni, non di
più. Indossava jeans e una maglietta
attillata che ne metteva in risalto i
seni prosperosi. Il viso, semicoperto
dalla benda e dai capelli lunghi e
arricciati, aveva una espressione
sbarazzina.
Sollecitata dalle grida dei
compagni la ragazza iniziò a esplorare
con le mani il viso di un ragazzo.
Trascorsi alcuni secondi passò a
toccare il viso di un altro ragazzo
scortata dalle due compagne lungo il
percorso.
All'interno del torpedone
s'innescò una sorta di corrida con
tanto di "Ola" e incitamenti
da parte dei ragazzi. La ricerca del
predestinato andò avanti per tutto il
corridoio fintanto che la ragazza
raggiunse l'ultima fila, quella dove
avevo preso posto.
Vista da vicino la ragazza
era ancora più bella di come l'avevo
considerata in precedenza. Mi attizzava
il cazzo, anche se per la sua giovane età
avrebbe potuto essermi figlia. Iniziò a
sfiorarmi il viso con le dita, come se
volesse cercare nei miei lineamenti
qualcosa di famigliare. Si soffermò a
lungo ad accarezzarmi il naso, poi mi
sfiorò le sopraciglia, infine pose le
dita sulle mie labbra.
Il frastuono tutt'attorno
alla mia persona era assordante.
Esaltati da quei prolungati toccamenti i
ragazzi incominciarono a gridare
all'unisono:
- Pompino! Pompino!
Pompino!
La ragazza sorrise e dopo
un attimo d'indecisione s'inginocchiò
ai miei piedi, poi iniziò a slacciarmi
la cinghia dei pantaloni.
In quel clima di eccessiva
abiezione le mie parole passarono
inosservate.
- Basta! Dai ragazzi
finiamola con 'sto scherzo. - dissi.
La ragazza, aiutata dalle
due amiche, riuscì nell'impresa di
farmi scivolare brache e mutande sul
pavimento mettendomi a nudo il cazzo. Un
boato di stupore fece eco nel pullman
quando scorsero il cazzo duro.
Cazzo, che vergogna!
Pensai.
Ma quando la ragazza mi
strinse il cazzo fra le mani, allora
sentii avvamparmi di calore le guance e
non solo.
- Pompino! Pompino!
Pompino! - ricominciarono a gridare gli
altri ragazzi.
Il grido si fece sempre più
insistente. Supportata dall'incitamento
la ragazza iniziò a menarmi il cazzo.
- Pompino! Pompino!
Pompino! - Seguitarono a gridare
all'unisono i ragazzi sempre più
esaltati.
La ragazza inumidì le
labbra con la punta della lingua e, dopo
avermi fatto scivolare il bacino in
avanti, iniziò a leccarmi la cappella.
La lingua era provvista di
un attributo molto particolare, infatti,
non era liscia, ma rugosa, come quella
di una gattina, e mi offrì degli
irrefrenabili fremiti di piacere quando
entrò a contatto con la cappella.
La ragazza, nonostante la
giovane età, mostrava di saperci fare
nel succhiare il cazzo. Lo manteneva
stretto nella mano e
succhiava...succhiava... Tutt'a un
tratto spostò il cazzo verso l'alto,
rovesciandomelo sull'addome, e si dedicò
a leccarmi le palle. Non contenta mi
diede alcuni morsi sullo scroto
facendomi arretrare col culo sulla
poltroncina.
In mezzo al frastuono di
voci qualcuno urlò:
- In gola! In gola! Lo
vogliamo tutto in gola!
A quella invocazione gli
altri ragazzi reagirono facendo propria
la frase e ben presto ci fu un unico
coro.
- In gola! In gola! In
gola!
La ragazza, abbandonato al
suo destino lo scroto, socchiuse le
labbra e infilò il cazzo nella bocca.
Nel farmi il pompino adottò una tecnica
semplice, ma alquanto efficace. Con le
dita di una mano mantenne il cazzo ben
stretto facendolo entrare e uscire
lentamente dalla bocca, badando bene di
congiungere le labbra tutt'attorno alla
superficie del cazzo.
Presi ad assecondarla e
accompagnai ogni penetrazione con un
movimento in avanti del bacino.
Godevo da matto, cazzo se
godevo!
Lasciai da parte tutti i
miei principi morali, disinteressandomi
della presenza dei ragazzi che mi
stavano intorno. Le afferrai il capo
all'altezza delle orecchie e iniziai a
spingere il cazzo in profondità fino a
quando sembrò mancarle il respiro.
Tutt'a un tratto si allontanò. Tossì,
ma si riprese quasi subito. Dopo avere
richiamato della saliva dalle fauci
riprese a succhiare con maggiore lena la
cappella. Sembrò trarre godimento da
quell'atto. Era assatanata.
I ragazzi incominciarono a
gridare:
- Fallo venire! Fallo
venire! Fallo venire!
La ragazza strinse il cazzo
nella mano e iniziò a masturbarmi
inanellando dei movimenti veloci della
mano intervallati da brevi pause, mentre
con la punta della lingua non smise un
solo istante di lambirmi la cappella.
Senza contenermi sborrai il
contenuto delle mie ghiandole seminali e
prostatiche nella sua bocca, inondandola
di sperma. Lei rimase inginocchiata e
ingoiò in fretta il seme, poi si rialzò.
I ragazzi a conclusione del pompino
incominciarono a cantare l'inno del
Parma.
- Forza Parma! Forza Parma!
Questo è l'inno di battaglia. Forza
Parma! Forza Parma! Sempre in goal!
Quando la ragazza si fu
allontanata dalla mia postazione i
ragazzi ritornarono a occupare i loro
posti e la quiete tornò sovrana sul
torpedone. La ragazza tolse il foulard
dagli occhi e, senza neanche degnarmi di
uno sguardo, fece ritorno al suo posto
in compagnia delle amiche che si
congratularono con lei.
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Il pullman giunse a Parma
alle due di mattina. Assonnati e
stanchi, dopo avere vissuto una intensa
serata di tifo, ci allontanammo a
piccoli gruppi verso le nostre
autovetture. Quando rientrai a casa mia
moglie era alzata ad aspettarmi.
- Ciao! Com'è andata? -
chiese.
- Bene! Molto bene. Abbiamo
perso, ma penso che in futuro andrò più
spesso in trasferta. La nostra squadra
ha dei tifosi eccezionali!
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