INSIEME VERSO LA NOTTE
di Farfallina

AVVERTENZA

Il linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto possa offenderti sei invitato a
uscire.

 

  
  
S
copavamo con la televisione accesa senza scambiarci una sola parola, attorcigliando i corpi, liberati dalle costrizioni, accompagnando le movenze con gemiti di piacere.
   Alberto lo avevo conosciuto nella clinica dove lavoro come infermiera mentre faceva assistenza a sua madre. Una sera, dopo che all'anziana donna avevo praticato una iniezione, lui si rivolse a me biascicando una richiesta.
   - C'è un ristorante vicino all'ospedale dove posso recarmi a cena?
   - Se m'inviti a cena te lo indico, altrimenti no. - dissi scherzosamente.
   Rimase sorpreso dalla mia risposta ed esitò prima di rispondermi. Io, al contrario, mi ero sentita istintivamente attratta da lui. E' questa la ragione per cui gli avevo buttato lì la proposta senza pensarci troppo.
   - Concludo il turno di lavoro alle dieci, se ti va potremmo andarci insieme.
   - Mi stai prendendo per il culo?
   - Non sto scherzando. - dissi.
   - Nemmeno io.
   - Non sei di Parma, vero?
   - No, abito a Piacenza.
   - Pensi di fermarti per molto tempo?
   - Stanotte senz'altro. - disse guardandomi negli occhi.
   Non andammo a cena quella sera, ma lo condussi direttamente a casa mia. Restammo a digiuno sino alla mattina seguente nutrendoci soltanto del sudore dei nostri corpi. 
   Si accomiatò alle prime luci dell'alba lasciandomi spoglia, sotto la trapunta di piumino, senza affaticarsi in nessuna promessa. Quella notte scambiai con lui un po' di letto senza amore e tanto sesso, quello sì.
   Non lo rividi per una intera settimana. La domenica successiva tornò a fare visita alla madre. Scorgendolo, seduto accanto al letto dell'anziana donna, lo salutai e lui contraccambiò il saluto ammiccando un sorriso, nient'altro. All'uscita dal lavoro me lo trovai ad aspettarmi davanti al portone d'ingresso della clinica.
   - Andiamo a casa tua? - disse.
   - A me sta bene.
   - Allora è sì?
   - Sì.
   Poco dopo eravamo nudi nel mio letto. Mi ritrovai ad accarezzare il suo giovane corpo anche se non sapevo niente di lui. Non facevo sesso con un uomo da più di un anno, durante tutto questo tempo avevo fatto l'amore solo con donne e da ognuna avevo ricevuto altrettante delusioni. Mi ero avventurata nella storia con Alberto con spregiudicatezza, com'è nel mio carattere, ma non immaginavo che potesse coinvolgermi in maniera così intensa da costringermi a una dipendenza sessuale.
   Quando sua madre fu dimessa dall'ospedale seguitammo a vederci regolarmente ogni fine settimana, sempre la domenica pomeriggio, quando eravamo liberi da altri impegni.
   Di lui non sapevo niente, proprio niente. Sospettavo che potesse avere una famiglia, dei figli, oppure una fidanzata, ma non osavo chiederglielo per paura di non ritrovarlo più nel letto accanto a me.
   La nostra storia era sopravvissuta per merito della forte attrazione sessuale che provavamo una per l'altro. I momenti d'intimità che vivevamo stando insieme erano ossigeno puro per la mia anima e per il corpo. Non avevo mai scopato con un uomo con il cazzo circonciso prima di conoscere Alberto. Una piacevole scoperta, anche se preferisco fare scorrere con la mano il prepuzio sulla cappella dei miei amanti mentre li masturbo.
   Fissavamo gli incontri attraverso il telefono cellulare. Mi dava appuntamento spedendomi la foto del suo cazzo con sovraimpressa l'ora dell'incontro, sempre la stessa: domenica pomeriggio alle quattro, a casa mia.
   Durante la nostra frequentazione non ero andata a letto con nessun altro uomo. Solo con lui. Trascorrevamo i pomeriggi impegnati a entrare, levare, e scambiarci emissione di liquidi organici di ogni sorta. Scopavamo e non avevamo niente da dirci, ma era solo apparenza la nostra.
   Acconsentii che mi sodomizzasse e non fu cosa da poco, perché a pochi uomini ho consentito di farlo. Aspettavo con ansia che arrivasse il fine settimana per incontrarlo. Ma le cose cambiarono quando cominciai a fargli delle domande. Volevo sapere molto di lui, più di quanto avevo imparato a conoscerlo baciando ogni centimetro quadro del suo corpo e sbagliai.
   - Hai un'altra?
   - Eh?
   - Ti ho chiesto se hai un'altra donna.
   - E' importante?
   - No.
   - E allora perché me lo hai chiesto?
   - Ho sbagliato a chiedertelo?
   - No.
   Dopo quella volta diventò ancora più enigmatico. La nostra relazione esisteva solo perché eravamo ammalati di sesso ed entrambi eravamo consapevoli che prima o poi saremmo guariti.
   Non mi era concesso di sapere altro, anche se avrei desiderato sapere tutto di lui. Quando smise di videotelefonarmi non lo cercai, anche se avrei desiderato farlo. Nella memoria del cellulare mi è rimasta l'immagine del suo cazzo circonciso. Quello non l'ho mai cancellato dalla mente.

 

 

 
 

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