LEI & LEI
di Farfallina

AVVERTENZA

Il linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto possa offenderti sei invitato a
uscire.

 

  
  
    
Mentre l'ascensore mi conduce al settimo e ultimo piano del condominio, là dove ho la mia abitazione, batto nervosamente la punta di una scarpa sul pavimento. Sono affaticata per lo stress che ho accumulato durante il turno di lavoro in terapia intensiva, quando, insieme a due colleghe, ho dovuto assistere al decesso di due malati terminali a cui mi ero troppo affezionata.
   Abbandono sul letto gli abiti e mi libero delle mutandine e del reggiseno. A protezione dei capelli indosso una cuffia di plastica leggera e resistente. Completamente nuda attraverso il corridoio che mi separa dalla stanza da bagno e metto piede nel box della doccia. 
    Il prolungato getto di acqua calda sulla pelle è un modo piacevole e terapeutico a cui faccio ricorso ogniqualvolta avverto il bisogno di rilassarmi. Sovente capita che sotto la doccia mi masturbo. E' una abitudine, quella di toccarmi, che ho preso da adolescente e non ho mai trascurato. Tutto sommato penso che sia una pratica sessuale abbastanza diffusa, anche se la maggioranza di noi donne stenta ad ammetterlo.
   Tutte le volte che l'acqua mi scivola addosso mi piace accarezzarmi le tette, strofinarmi i capezzoli ispessiti al contatto con il getto d'acqua, ma soprattutto adoro toccarmi fra le cosce, gingillandomi il clito, sino a raggiungere l'orgasmo. Molte volte, all'apice del piacere, finisco con infilarmi un paio di dita nella passera. In questo modo vengo di brutto, con degli orgasmi a grappolo, mentre l'acqua mi scivola sulla pelle portandomi via gli oli essenziali di lavanda o di arancia dolce, mischiati al sapone liquido, che ho l'abitudine di aspergermi sulla pelle.
   Mi piace, tenendo gli occhi chiusi, ascoltare il rumore del getto di acqua calda che esce dal bulbo della doccia e bagna il mio corpo nudo. Lo spruzzo dilata ogni volta i pori e i vasi più superficiali della pelle e rimuove, seppure in parte, le tossine che ho accumulato nell'organismo a causa dello stress. Insomma la doccia è una consuetudine di cui non so fare a meno.
      Oggi sono troppo stanca per masturbarmi. Lascio che l'acqua calda scivoli sul mio corpo, ma non vedo l'ora di uscire dal box per coricarmi fra le lenzuola e riposarmi per un paio d'ore prima di scivolare, ancora una volta, fuori di casa per recarmi a cena con le amiche.
   I vapori dell'acqua calda, per effetto della condensa, hanno appannato i vetri smerigliati del box doccia. Interrompo il flusso dell'acqua calda e apro il rubinetto di quella fredda. Il getto mi procura una scossa di brividi terrificanti che mi attraversano il corpo da capo a piedi. 
   I pori della pelle, a contatto con l'acqua fredda, si chiudono istantaneamente e liberano dal mio organismo una grande quantità di endorfine. Ho letto da qualche parte che questa metodica dovrebbe procurarmi uno stato di rilassatezza del tutto simile a quello che mi coglie a conclusione di un rapporto sessuale. A tutt'oggi non ha mai avvertito questo effetto su di me, però sono fiduciosa che prima o poi possa accadere ed è questa la ragione per cui sottopongo il mio corpo a un getto di acqua fredda.
   Il fiato mi si strozza in gola. Mi faccio forza, seppure scossa dallo sciame di brividi che mi hanno fatto accapponare la pelle, ma resisto soltanto una manciata di secondi sotto il getto di acqua fredda. Istintivamente salto fuori dal box della doccia e in una frazione di secondo indosso l'accappatoio di spugna. 
   Sono impegnata ad asciugarmi quando mi giunge all'orecchio il trillo del cellulare che ho lasciato nella stanza da letto. Mi sposto lungo il corridoio e raggiungo il comodino dove è appoggiato il cellulare che, insolente, seguita a squillare.
   - Pronto. - rispondo, seppure con un po' d'affanno, una volta che ho accostato l'apparecchio all'orecchio.
   - Ciao, Cristina. Sono io, Ombretta.
   - Ah.
   - Delusa?
   - No, affatto, ma sono in attesa di una telefonata di Fabrizio. - mento spudoratamente.
   - Fabrizio?
   - E' il mio ragazzo, tu però non lo conosci. Stiamo insieme da circa sei mesi e ci sposeremo molto presto.
   - Ti sei ammattita?
   - No, affatto. Ho trentadue anni ed è giunto il momento che metta la testa a posto, non credi?
   - Se lo dici tu.
   - Sì, lo dico io.
   - Non ti sento molto entusiasta, ma potrei sbagliarmi. Quando ho deciso di telefonarti pensavo di farti felice, se invece sono di disturbo mi congedo da te e spengo il cellulare.
   - Ma no, dai, non fare la stronza. Sai bene che con te parlo sempre volentieri. La verità è che sono rimasta sorpresa nell'ascoltare il timbro della tua voce, anche perché sono trascorsi parecchi mesi dall'ultima volta che ci siamo sentite.
   - Mesi? E' quasi un anno che non ci parliamo. E se non era per la voglia che avevo di renderti partecipe di una cosa che mi sta a cuore, chissà quanto tempo sarebbe trascorso. Dimmi la verità, tu non mi avresti mai telefonato, vero? 
   - Uffa! Sai bene che la nostra amicizia non l'ho mai messa in discussione, però mi hai fatto parecchio arrabbiare quando, un anno fa, hai deciso di allontanarti da me per fare ritorno nella tua città. 
   - Dopo che sono andata via da Parma mi hai messa nel dimenticatoio dei tuoi pensieri, vero?
   - Pensi che avrei potuto dimenticare quello che c'è stato fra noi? Ho bene impresso nella memoria e soprattutto nel cuore tutte le volte che abbiamo fatto l'amore.
   - E' questa la ragione per cui non ho spento l'apparecchio quando mi è sembrato di avvertire una certa freddezza da parte tua. Con un'altra lo avrei fatto, ci puoi scommettere.
   - Scherzi? E poi se non parlo con te con chi altro potrei farlo?
   - Dici bene, perché tu e io ci siamo sempre capite al volo, vero?
   - Sì.
   - Come ti gira la vita in questo periodo?
   - La mia vita negli ultimi mesi si è incasinata parecchio, anzi se debbo essere sincera non fa altro che peggiorare.
   - Dovresti essere contenta ora che hai deciso di sposarti. Non è così?
   - Nella mia vita non ho sempre fatto tutto quello che desideravo fare. Prima di impegnarmi con Fabrizio ho avuto una storia importante con un altro ragazzo. E' un uomo dal carattere difficile di cui purtroppo sono ancora innamorata.
   - Sei innamorata di lui e sposi un altro?
   - Il mio ex non abita a Parma ma a Milano. L'ho conosciuto al mare, durante le ferie estive, e ha fatto subito breccia nel mio cuore. E' un tipo dai modi bruschi, un duro insomma. Siamo stati insieme per circa quattro mesi e durante tutto questo tempo mi ha trattata malissimo. 
   - E tu hai lasciato che ti trattasse male?
   - Mi obbligava a soddisfare ogni suo piacere quando facevamo del sesso. 
   - E lo accontentavi in tutto?
   - Sì.
   - E cosa voleva da te?
   - Poi te lo racconto. Quello che posso dirti è che nei quattro mesi in cui siamo stati insieme mi ha distrutta psicologicamente con le sue bugie, le fughe i ritorni, le promesse, i giuramenti. Oramai non ne potevo più di stare con lui. A un certo punto, stanca dei suoi soprusi, ho trovato il coraggio di lasciarlo. 
   - Meno male.
   - Il nostro rapporto era un po' strano. C'incontravamo soltanto nei fine settimana. Il sabato sera lo raggiungevo a Milano, nella sua abitazione, e il lunedì mattina facevo fagotto e ritornavo a Parma. Sesso, era soltanto una questione di sesso quella che c'era fra noi. Trascorrevo due giorni e due notti a struggermi di piacere facendo l'amore con lui ininterrottamente.
   - Un vero stallone! E tu una giumenta scatenata.
   - Eh, sì.
   - E poi?
   - Quando il lunedì mattina mi allontanavo dalla sua abitazione, dopo due giorni trascorsi a fare l'amore, mi portavo sulla pelle l'odore del sesso consumato nel suo letto. Odore che non avrei mai voluto togliermi di dosso. 
   - Accidenti, com'eri presa!
   - Il giorno che l'ho lasciato, anestetizzando i sentimenti di odio e amore che provavo per lui, ero convinta che sarei riuscita a dimenticarlo, invece purtroppo non è stato cosi.
   - E' così irresistibile a letto?
   - Gli piaceva più di tutto sodomizzarmi. Ogni volta mi obbligava ad assumere, per gioco, diceva lui, il ruolo di una puttana. Tant'è che nell'intimità della camera da letto non mi chiamava mai per nome, preferiva rivolgersi a me con l'appellativo di Troia. 
   - Troia?
   - Sì.
   - Un bel tipo, non c'è che dire.
   - Gli piaceva che mi mettessi carponi sul letto, dopodiché stava a guardarmi da dietro, incitandomi a fare dondolare il culo, mentre lui, inginocchiato sul materasso, si masturbava. Non veniva mai in quel modo, ma quando era prossimo a sborrare mi obbligava a fargli un pompino. A volte invece mi pisciava in bocca, lo stronzo. E se mi mettevo a piangere, perché mi nauseava farlo, il mio disgusto rimpinguava il suo essenziale piacere fintanto che raggiungeva l'apice del godimento quando cedevo alla sua richiesta. 
   - Ti facevi pisciare in bocca?
   - Chiamala pioggia dorata.
   - Sì, però, sempre piscia è.
   - "Sei una Troia. Scolpisciti bene queste parole nella mente". Era con queste parole che mi apostrofava subito dopo che era venuto nella mia bocca o nel culo, preoccupandosi di spargere sul mio corpo un gran numero di banconote per dare credito alla sua affermazione. "Quando sarai sola, nella tua città, ripensa alla mia bocca che ti urla addosso che sei una troia!". Mi ripeteva ogni volta che lo salutavo per fare ritorno a Parma, seppure per scherzo.
   - Che porco! Mi chiedo come hai potuto innamorarti di un simile maiale.
   - Magari un po' troia la sono per davvero, e tu lo sai bene. Il mio sesso palpita anche in questo momento mentre ti rendo partecipe di queste confidenze. 
   - L'ho sempre saputo che sei un po' troia, è per questo che mi sei piaciuta da subito. 
   - Il rapporto che avevo con il mio ex era un vero e proprio delirio della carne, ogni volta che facevamo l'amore mi scoprivo di volta in volta schiava, geisha, e troia. Mi privava della mia libertà e io ero succube di certe sue fantasie erotiche che non oso nemmeno rivelarti tanto me ne vergogno. 
   - Non hai mai provato a ribellarti?
   - Era come se fossi assopita nel torpore di un dissennato erotismo che mi aveva contagiata. Ogni volta mi concedevo a lui, schiudendomi come un fiore baciato dalla rugiada del mattino, abbandonandomi a soddisfare ogni suo desiderio, compiacendomi della sua ferocia animalesca. Mi travolgeva con la forza di uno tsunami, alimentando una spirale di lussuria che pareva non avere mai fine.
   - Allora nel tuo cuore non c'è più posto per me. 
   - Perché dici questo? Certi amori, dovresti saperlo, non finiscono mai. E il nostro lo è.
   - E' trascorso più di un anno da quando ho lasciato Parma per fare ritorno nella mia città, ma ti assicuro che addosso ho ancora il tuo godimento; me lo hai spalmato infinite volte sulla pelle mentre eri scossa dai sussulti di piacere che sapevo provocarti baciandoti fra le cosce. Anche a te piaceva prendere possesso del mio corpo, ne hai leccato ogni piega e carezzato ogni collina. Lo ricordi questo?
   - Non ho dimenticato niente di te. Nella memoria ho ben chiaro il ricordo della prima volta che mi hai spalancato le cosce e i fremiti di piacere che ho saputo provocarti mentre mi insinuavo con la lingua tra le pieghe nascoste della tua fica. Anche adesso, mentre parliamo, vorrei averti vicina, stesa sopra il mio corpo come un prezioso capo d'intimo, di quelli dotati di notevole sex-appeal, e starei ad ascoltare il suono del tuo respiro mentre ti bacio.
   - Beh, allora qualcosa di bello te l'ho lasciato nei due anni che siamo state insieme.
   - Anch'io ti ho lasciato qualcosa. Ricordi quanto ti piaceva stare a guardarmi ogni volta che, d'accordo con te, mi portavo a casa qualche sconosciuto e allargavo le cosce lasciando che entrasse duro nella mia carne? Ti ho regalato più di una notte di questa natura mentre tu, da impertinente voyeur, eri protagonista di un piacere rubato. Te la spassavi, masturbandoti, mentre indugiavi a guardare il mio corpo violato da un estraneo, ma anch'io godevo del piacere se sapevo darmi nell'essere penetrata da un uomo sapendo che tu mi guardavi.
   - Troia nel corpo e pura nell'anima. Vero?
   - Entrambe queste nature vivono in me, oramai dovresti conoscermi bene.
   - A me invece piacciono soltanto le donne, lo sai bene. 
   - Ti va sempre di chiarire come siamo diverse, eh.
   - Sì.
   - Nel corso della mia vita ho sempre fatto tutto quello che per una donna è giusto fare. A scuola, fin da bambina, ho sempre avuto i migliori voti della classe, e anche sul posto di lavoro, e tu lo sai bene visto che abbiamo lavorato a stretto contatto di gomito per lungo tempo, seguito a essere considerata da colleghe e medici per una donna dal carattere mite e educato.
   - Dopo dieci anni di lavoro in ospedale ti senti realizzata nel tuo lavoro d'infermiera?
   - Sì, anche se questa professione mi ha costretta a mettere da parte molti degli hobby per cui penso di avere un talento innato come la scrittura e il teatro.
   - Non te l'ho ancora confessato, ma ho cessato dal fare l'infermiera, adesso ho un lavoro da commessa.
   - E me lo dici così? Allora mi hai mentito quando, lasciando Parma, mi hai detto che ti saresti avvicinata a casa perché assunta alle dipendenze dell'ospedale della tua città.
   - Sì.
   - Perché mi hai mentito?
   - Non lo so, ma non potevo più restare nella tua città. Parma mi suscitava soltanto tristezza, ammantata di neve e nebbia d'inverno e bollata da un caldo umido e soffocante d'estate. 
   - E io non ero importante per te?
   - Tu eri l'eccezione perché continui a essere una deliziosa ragazza. La più incantevole delle donne con cui ho fatto l'amore.
   - Avresti dovuto conoscermi a vent'anni, adesso che ne ho trentadue sono un ferrovecchio.
   - Mi stai prendendo per il culo, vero?
   - No, affatto. 
   - Un ferrovecchio? E Fabrizio, il tuo futuro sposo, che tipo è?
   - E' l'uomo perfetto per una donna della mia età, non potevo desiderare di meglio dalla vita. 
   - Quando avete deciso di sposarvi?
   - Sono stata io a chiedergli di prendermi in moglie. Lui ha accettato subito, entusiasta come un bambino. D'altronde tutt'e due non siamo più giovanissimi ed è giunto il momento, per entrambi, di mettere su famiglia.
   - Ah.
   - Abbiamo già fissato la data delle nozze. Mancano meno di due mesi alla data della cerimonia.
   - Complimenti!
   - Dovrei essere felice, un'altra al mio posto lo sarebbe, invece sono in crisi. Sto per sposarmi e nel contempo, da un mese a questa parte, sto portando avanti un'altra relazione. E vuoi sapere con chi? Con il mio ex. 
   - Quel matto che ti apostrofava con l'appellativo di troia?
   - Sì, proprio lui.
   - Tu sei matta da legare.
   - A questo punto lo penso anch'io perché anche con lui parlo di matrimonio e faccio dei progetti di un futuro insieme.
   - Non ci posso credere, dimmi che mi sbaglio, che ho capito male.
   - Sto facendo sesso con tutt'e due, anche se con Fabrizio non è una cosa particolarmente piacevole, mentre quando scopo con il mio ex vado in brodo e ogni volta mi sembra di raggiungere il paradiso.
   - Ti rendi conto di quello che stai facendo? Li stai prendendo in giro entrambi e prima o poi dovrai arrivare a una conclusione. Non riesco a immaginare cosa potrà accadere quando sapranno della presenza dell'altro nella tua vita. 
   - Non so dove mi condurrà questo casino che ho fatto, quello che so è che mentre si avvicina la data del matrimonio non riesco a trovare una qualsiasi via d'uscita. Penso che metterò fine alla mia vita e mi butterò giù da una finestra. 
   - Cristina, svegliati!!!
   - Quello che ti ho rivelato è un segreto che non ho confidato a nessun altra. Seguito a rifletterci sopra giorno e notte e la cosa mi ha mandato in confusione. Se stasera mi sono lasciata andare, confidandomi con te, è perché tu sei molto di più che una cara amica e poi stai lontana seicento chilometri dalla mia città. 
   - L'unico consiglio che posso darti è di guardarti dentro e di fare una scelta definitiva. Ti ho sempre considerata una ragazza seria e intelligente, invece questa tua inaspettata voglia di trasgredire mi ha proprio delusa. Quello che stai conducendo non è un gioco, se hai pensato che lo fosse hai sbagliato di grosso. Devi mettere fine alla tua ambivalenza e fare una scelta, una sola e definitiva.
   - Hai ragione, penso che lo farò.
   - Anch'io ho voglia di trasgredire. Sai cosa non ho mai fatto sino a oggi? 
   - Non lo so.
   - Non ho mai detto certe parole né a te né a nessun altra donna.
   - E allora? Non capisco cosa vuoi dirmi.
   - Dopo che ho ascoltato la tua confessione penso che stasera, quando vedrò la mia compagna, mi abbandonerò alla corrente delle emozioni e per la prima volta le dirò: "Ti amo! E sarà per sempre".
   E' quello che non sarò mai capace di dire io a nessun uomo, penso mentre Ombretta e io ci salutiamo prima di spegnere il cellulare.

 

 
 

------------------------------------

 
 

Racconti
1 - 100

Racconti
101 - 200

Racconti
201 - 300

Racconti
301 - 400

Racconti
401 - 500

Racconti
501 - 600

Racconti 601-700


E' vietato l'utilizzo dei testi ospitati in questo sito in altro contesto senza autorizzazione dell'autore.
I racconti sono di proprietà di Farfallina e protetti dal diritto d'autore.
L'usurpazione della paternità dei testi costituisce plagio ed è perseguibile a norma di legge.