Non
facevo l'amore da quando Michela mi
aveva lasciato per mettersi insieme a un
altro. Mi masturbavo regolarmente,
anche se non avevo necessità di
svuotare alcunché. Da qualche parte
avevo letto che una frequente attività
masturbatoria apporta un notevole
beneficio alla prostata, specie negli
uomini della mia età. Era questa la
ragione per cui avevo cominciato a
toccarmi abbastanza spesso o forse no.
Osservavo le donne con sussiego, senza
struggermi dalla voglia di scoparle,
standone lontano per paura di rimanere
scottato dalla ennesima delusione
amorosa, fintanto che percepii una forte
attrazione per una di loro.
Io e Nadia lavoravamo nella
medesima clinica. Lei come
strumentista di sala operatoria e io
come tecnico di radiologia. Nessun'altra
possedeva pupille grigie come le sue.
Quegli occhi li avrei riconosciuti fra
mille altri.
Conducevo una vita tormentata,
priva di affetti, intrisa di solitudine.
Guardavo le donne con diffidenza e con
un forte senso d'inutilità. Nadia
l'avevo sempre considerata una collega
di lavoro e nulla più, perlomeno fino
al giorno in cui mi trovai a passare
davanti allo spogliatoio delle
infermiere,
ubicato nello scantinato del padiglione
chirurgico dove tutt'e due lavoravamo.
In quella occasione mi capitò di
scorgerla con le sole mutandine addosso.
La porta dello spogliatoio
era accostata e dalla fessura adocchiai
il suo corpo celato ai miei occhi soltanto da un
minuscolo tanga a protezione del pube.
Indugiai davanti alla porta e mi persi a
guardare le forme dello splendido corpo.
A dispetto della non più giovane età
(quarant'anni), metteva in mostra un
paio di tette a forma di calice per
niente pendule. Le natiche, sporgenti
quanto basta, apparivano tonde e solide.
Le avrei strette volentieri nel palmo
delle mani quelle chiappe, magari
scopandola da dietro, pensai.
Una sequela di scosse mi
attraversò lo scheletro, accendendo di
calore il mio corpo. Il cazzo, a
dispetto della mia età (cinquant'anni),
tornò a essere duro come non mi
succedeva da tempo memorabile. E di
questo mi meravigliai non poco perché
oramai ero disabituato a eccitarmi per
una donna.
Un rumore sordo di passi
alle mie spalle mi fece soprassedere dal
seguitare a guardarla. Abbandonai la
postazione e trovai rifugio nello
spogliatoio degli uomini. Una decina di
minuti più tardi, mentre stavo
abbandonando la clinica, intravidi Nadia
che si allontanava dinoccolando le anche
pochi passi davanti a me.
Non allungai il passo per
raggiungerla anche se avrei potuto
farlo. Vista da dietro mostrava di
possedere un bellissimo culo. Oh, sì,
che ce l'aveva un bel culo, cazzo!
Rimasi a osservarla con
molta attenzione, appetendo le rotondità
delle natiche che sbatteva in
continuazione, senza ritegno, da un
fianco all'altro mentre si allontanava a
piccoli passi dalla clinica.
I jeans le fasciavano il
didietro e infiammarono la mia fantasia
più di qualunque altra parte del suo
corpo. Seguitai a guardarla fintanto che
sparì alla mia vista dentro una Panda
parcheggiata poco lontano.
Qualche giorno più tardi
mi capitò d'incontrarla all'ingresso
della clinica. Aveva l'aria stanca come
se avesse trascorso la notte in bianco.
- Tutto bene? - chiesi.
- Sono distrutta dalla
fatica!
- Perché?
- Colpa dei miei due figli.
- Ah!
- Sono partiti per le
vacanze estive insieme al padre. Ieri
sera mi hanno fatta ammattire. Non
volevano saperne di andare a letto,
agitati com'erano per l'imminente
partenza. Non c'è stato verso di
rabbonirli. Alle cinque erano già in
piedi.
- Beh, ora potrai goderti
un po' di libertà.
- Uhm... mi sentirò sola,
invece.
- E perché non sei partita
con loro tre?
- Sono divorziata. Non lo
sapevi?
Pronunciò la frase a capo
chino, come se le toccasse vergognarsi.
- Anch'io vivo una
situazione simile alla tua. Non sono
divorziato, ma separato. Mia moglie si
è messa con un altro.
- Hai figli?
- No.
- A mio marito spetta di
diritto trascorrere un periodo di ferie
insieme ai figli. Di comune accordo ho
lasciato che trascorressero parte delle
vacanze estive insieme a lui e alla sua
nuova compagna.
- Quanti anni hanno?
- La femmina ha dieci anni,
il maschio otto.
- Ti mancheranno eh!
- Sì, penso proprio di sì.
- disse mentre superavamo il portone
d'ingresso della Clinica. - Mi sentirò
persa senza loro due.
Seguendo il mio istinto mi
catapultai in una richiesta, seppure
dubbioso che potesse essere accolta. Ma
non rinunciai a fargliela.
- Senti... perché non
usciamo insieme stasera, eh? Posso
invitarti a cena?
Lasciò trascorre alcuni
secondi prima di rispondere. Infine girò
il capo nella mia direzione e assentì.
Lo fece sciogliendosi in un ampio
sorriso, dopodiché ci accordammo sul
luogo e l'ora dell'appuntamento.
Il ristorante dove la
invitai era frequentato in massima
parte da coppiette. Prendemmo posto a un
tavolo in disparte. Ma anziché disporci
uno di fronte all'altra, preferii
sedermi al suo fianco.
Appena seduti una cameriera
si premurò di accendere il lume di una
candela sistemata sul tavolo.
Durante la cena seguitammo
a conversare piacevolmente per tutta la
serata. Nadia mi fece partecipe dei suoi
problemi, mi raccontò delle difficoltà
scolastiche dei figli, e dei rapporti
non troppo buoni che intratteneva con
l'ex marito. Rimasi ad ascoltarla senza
scompormi, nonostante avessi il cazzo
turgido dall'istante in cui avevamo
messo piede nel locale, stordito dalla
bellezza dei suoi occhi.
- Sei ancora innamorato di
tua moglie?
- No, per niente!
- E' finita la vostra
storia allora?
- Penso proprio di sì,
perlomeno mi piacerebbe crederlo.
- Ma allora non lo sai?
- Lo so, lo so.
Tutt'a un tratto mi avvidi
che non teneva le gambe accavallate, ma
separate e la cosa mi fece piacere. Da
qualche parte avevo letto che se una
donna le tiene appaiate o aperte, quando
è in compagnia di un uomo, sta a
significare che è disponibile verso chi
le rivolge delle attenzioni. E in quel
momento l'unico maschio a gravitarle
d'intorno ero io.
- Hai un bel paio di gambe.
- dissi lusingandola con un complimento
fin troppo audace.
- Non lo so. Ne sei davvero
convinto? - rispose arrossendo.
- Dico sul serio. E poi hai
delle splendide caviglie.
- Ti piacciono?
- Sì, molto.
Rovesciò entrambe le gambe
da un lato volgendo lo sguardo al
disotto della sottana, mostrandomi le
scarpe lucide con il tacco lungo e
sottile.
- Cosa ne pensi delle
donne? - chiese.
- Penso che siete la cosa
più bella che c'è al mondo. - risposi
guardandola negli occhi.
- Dici davvero?
- Che ragione avrei per
mentire?
- Non so.
- Uno dei miei limiti è
che ogni volta che mi sono innamorato,
ed è successo poche volte in verità,
ho sempre manifestato il mio amore senza
fare calcoli di convenienza e ne porto
addosso le cicatrici.
- Anch'io ho commesso lo
stesso errore con il padre dei miei
figli.
- Credi sia giusto
abbandonarsi completamente a un'altra
persona correndo il rischio di rimanere
scottati?
- Da tempo non vivo più di
certezze. Quelle le avevo all'età di
vent'anni. Adesso sono convinta che
occorre soprattutto essere sinceri,
sempre, anche quando si è sofferto una
delusione come la nostra.
- Resta il fatto che con la
mia ex compagna avevamo instaurato una
fantastica intesa sessuale.
- Scopare non è così
importante. - disse.
- Hemm... dici?
- Il mio ex marito, prima
che ci separassimo, guardava la tivù
mentre a letto facevamo l'amore.
- Non deve essere stato
molto gratificante per te.
- No, affatto, ma era
quanto di meglio sapesse offrirmi. Il
meglio lo dava con un'altra donna a mia
insaputa.
Restammo a lungo senza
parlare, poi la cameriera ci servì un
dolce. Assaporando la mousse di
cioccolata giocai tutte le mie carte
correndo il rischio di rovinare la
nostra amicizia. Avvicinai il ginocchio
al suo e cominciai a strusciarmici contro
più volte, a rilento, senza fretta,
saggiando la disponibilità di Nadia.
Lei non si sottrasse ai movimenti della
mia gamba. Mi lasciò fare, senza
ritrarsi.
Proseguii nella mia
offensiva e cominciai a carezzarle le
cosce in maniera sfacciata, risalendo
con la mano sotto la sottana. Mentre mi
adoperavo nel carezzarle la pelle, che
percepivo morbida e calda, non
tralasciai per un solo istante di
guardarla negli occhi, quei meravigliosi
occhi grigi.
- Non perdi tempo, eh! -
disse.
- Forse ne abbiamo già
perso troppo, non credi? - rincarai la
dose.
- Può darsi. - assentì
divaricando le gambe, permettendo alla
mano di risalire l'interno coscia.
Non si mostrò sorpresa da
tanta impudenza. Non scostò lo sguardo
dal mio e rimase a guardarmi, quasi
volesse sfidarmi. Poco dopo eravamo
fuori dal locale diretti a casa mia.
Prima di spogliarsi andò
in bagno. Quando fece ritorno nella
stanza da letto era nuda. Nella penombra della
luce diffusa dall'abat-jour il suo corpo
si mostrò ai miei occhi come l'avevo
visto pochi giorni prima nello
spogliatoio dell'ospedale. Nadia s'infilò
fra le lenzuola dove avevo già preso
posto e l'abbracciai.
Il suo corpo emanava un
calore intenso. Le tette, piuttosto
minute, ma con le punte dei capezzoli
sporgenti, la facevano assomigliare a
una modella di una rivista per sole
donne. La fessura fra le cosce era
rivestita da una nutrita macchia di peli
scuri. In altri tempi le avrei concesso
tre o quattro minuti di sesso orale
facendomi succhiare il cazzo. Invece la
baciai con dolcezza, assaporando il
delizioso sapore delle labbra.
Aveva la bocca
piacevolmente fresca e aperta. Le infilai la lingua
fra le labbra e la penetrai a lungo con
passione. Lei contraccambiò il gesto
attraversandomi la bocca con la lingua.
Risucchiai il pezzo di carne dentro di
me facendole mancare per qualche istante
il respiro. Le avrei estratto l'anima se
me lo avesse permesso, tanta era
l'eccitazione che mi portavo appresso.
Le presi la mano e la
trascinai sul cazzo. Nel contempo
incominciai a lambire con le dita la
figa che cominciò ad aprirsi. Proseguii
a carezzarla fino a quando il clitoride
spuntò fuori, turgido, dal suo
involucro di carne. Lo sfiorai
delicatamente titillandolo a lungo,
carezzandolo dolcemente senza smettere
un solo istante di baciarla nella bocca.
Le divaricai le cosce e
m'inginocchiai nel mezzo. La figa era
bagnata fradicia. Abbassai il capo e
incominciai a leccarla con calma, senza
fretta. Nadia prese a gemere di piacere.
Il suo corpo era simile a una
polveriera, pronto a esplodere da un
momento all'altro. Tutt'e due avevamo la
pelle gemmata da gocce di sudore.
Desideravo che raggiungesse l'orgasmo al
più presto per penetrarla da dietro
subito dopo.
- Basta. Ti prego. Non ne
posso più! - gridò più volte.
Seguitai a succhiarle il
clitoride mentre dalla bocca le uscivano
gemiti di piacere, infine le infilai due
dita nella vagina. Qualche istante dopo
raggiunse l'orgasmo allontanando con la
forza delle braccia il mio capo dalle
cosce.
- Lecchi la figa che è una
meraviglia! - mi sussurrò all'orecchio
qualche istante dopo. - E' stato uno dei
migliori orgasmi che ho raggiunto nella
mia vita.
La montai da dietro, alla
pecorina, e cominciai a condurre il
cazzo avanti e indietro senza mai
fermarmi. Tenevo le mani stese sopra i
suoi fianchi muovendole il bacino verso
di me. La vagina era stretta, molto
stretta, nonostante avesse messo al
mondo due figli. Stringeva il cazzo
tutt'intorno e pareva propensa a non
lasciarselo sfuggire.
Fu un orgasmo lungo, mi
trovai a tremare da capo a piedi, e in
quegli istanti mi sembrò che il cuore
si fermasse per sempre. Rotolai su di un
fianco e subito dopo Nadia avvicinò la
bocca alla cappella. Ingoiò lo sperma
che seguitava a uscirmi
dall'uretra guardandomi in viso con i
suoi splendidi occhi grigi.
Mi coprii col lenzuolo e mi
stesi supino sul letto dopo che Nadia si
era allontanata per rinchiudersi nel
bagno. Fra una scopata e l'altra mi
raccontò della sua vita. Ero il quarto
uomo con cui era andata a letto, disse
lei, prima di me c'erano stati soltanto
un amore giovanile che l'aveva
sverginata, il marito e due medici
chirurghi.
Qualche giorno dopo
quell'avventura notturna mi ritrovai con
delle macchie biancastre sulla cappella
e un prurito insopportabile. Candidosi,
diagnosticò il dermatologo. Niente di
particolare, si trattava di funghi del
genere Candida ospiti abituali delle
mucose. Dopo una sola settimana di
terapia il cazzo tornò a essere
normale.
Dopo quell'unico contatto
evitai di scopare ancora con Nadia
accampando ogni sorta di scuse. Mi
ritrovai di nuovo single e ricominciai a
masturbarmi con regolarità.
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