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LAVORO
DA CANI
di
Farfallina
AVVERTENZA
Il
linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel
racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto
possa offenderti sei invitato a uscire.
Questa
mattina una folla delle grandi occasioni
era radunata nel piazzale antistante
l’ingresso del padiglione che ospita i
reparti di chirurgia dell’Ospedale
Maggiore. In prima fila trovavano posto
le massime autorità cittadine a
cominciare dal sindaco. Accanto a lui il
prefetto, il Presidente della Provincia
e una folta schiera di autorevoli
persone convenute per la cerimonia di
scoprimento di una lapide. Tutt’a un
tratto, terminato il discorso del
sindaco, un istintivo battito di mani ha
accolto il taglio del nastro e la caduta
del drappo, con i colori del tricolore,
che avvolgeva la targa commemorativa
messa a ricordo di un valente medico
chirurgo recentemente scomparso.
Cerimonie di questo tipo
sono abbastanza frequenti nel nosocomio
della mia città, infatti, servono a
onorare il ricordo di illustri clinici e
grandi benefattori che hanno dato lustro
al nostro territorio, sennonché in
tutto l'ospedale non trova posto una
sola lapide, cippo o qualsivoglia targa
funeraria, a ricordo di una eccellente infermiera.
La signora Dirce la
conoscevo bene. Abitava in Piazzale
Inzani, nell’Oltretorrente, a due
passi dalla mia abitazione. E’
deceduta per le complicanze di una
malattia contratta anni
addietro sul posto di lavoro.
Per quarant'anni ha lavorato come
infermiera nelle corsie dell’Ospedale
Maggiore prendendosi cura delle persone
malate. Durante l’esercizio della sua
professione ha visto più cazzi di un
qualsiasi vespasiano, e ne ha stretto
fra le dita più di una qualsiasi
prostituta. E' morta la settimana
scorsa, sola, dimenticata da tutti, e
sulla Gazzetta di Parma, nella pagina
dei necrologi, nemmeno un rigo.
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