MARCHETTE
di Farfallina

AVVERTENZA

Il linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto possa offenderti sei invitato a
uscire.

 

  
  
   I
l microclima è uno degli elementi che contribuiscono a fare della Bassa Parmense un territorio speciale. L'umidità, il tipo di ventilazione, la pressione atmosferica e la temperatura dell'aria sono agenti naturali che concorrono a determinare l'habitat di questo tratto di pianura a ridosso della sponda destra del fiume Po.
   E' in un borgo di questo lembo di territorio che vive Aurora. Poche case raccolte attorno l'antica torre campanaria della chiesa che fa da sentinella alla piazza e ai tetti delle case. Le campane di bronzo che un tempo battevano le ore non suonano più. Battono soltanto nei giorni di festa, prima della celebrazione della S. Messa, quando l'arciprete scuote con forza le corde che agitano i battenti delle campane e chiama a raccolta i fedeli del paese.
   La piazza, dalla forma quadrata, è pavimentata con un ciottolato di pietre e sassi ed è cinta tutt'attorno dai portici delle case dove trova posto l'unico bar del paese oltre a un negozio di generi alimentari, la rivendita dei tabacchi e un negozio di mercerie. 
   Il borgo è molto simile a tanti altri centri abitati, di piccole dimensioni, a ridosso degli argini del Po nel tratto che da Piacenza va sino a Ferrara.  
   Umidità e muffe sbiadiscono le mura delle case del piccolo paese facendole sembrare prive di vita. Camminando per il paese, l'impressione che se ne ricava, è che gli abitanti siano poco propensi alla modernizzazione, schiavi delle loro tradizioni e dei vecchi modelli di vita.
   Aurora è una donna sola, avanti nell'età. Da poco ha compiuto ottant'anni e non ha più la vitalità di un tempo. Occupa una piccola casa all'estremità del paese, in prossimità del camposanto. L'osteoporosi di cui è afflitta le ha provocato il collasso di un paio di vertebre e compromesso la mobilità. Ha la schiena curva e l'altezza si è ridotta a un metro e cinquanta centimetri o poco più. I capelli corti e ricci sono tinti d'azzurro e le donano un aspetto distinto. La pelle, raggrinzita, ha perso d'elasticità e spessore. Rughe profonde le solcano il viso e le conferiscono un aspetto da donna vissuta.

   Aurora era giunta in paese nella primavera del 1958 dopo che la legge Merlin aveva abolito le case di tolleranza. Come molte prostitute si era ritrovata da un giorno all’altro in mezzo alla strada, abbandonata a se stessa. Non sapendo dove andare a vivere aveva trovato rifugio in campagna, nella casa di una anziana zia che in seguito ebbe in eredità.
   Da giovane aveva esercitato il mestiere di prostituta nelle case di tolleranza gestite dallo stato. Lo aveva fatto per una decina di anni, cambiando bordello ogni quindici giorni, costretta a quei trasferimenti dalle rigide regole delle case di tolleranza che prevedevano la rotazione continua delle prostitute. Nelle intenzioni di chi gestiva i postriboli il turnover evitava che nascessero amicizie fra prostitute e clienti, famigliarità e cameratismi che avrebbe nuociuto all'equilibrio del casino.

   Aurora aveva trascorso l'età dell'innocenza fra le mura delle case di tolleranza girando l'Italia in lungo e in largo, dispensando le bellezze del proprio corpo nei più raffinati postriboli. Soltanto negli ultimi anni di attività, prima della chiusura delle case di tolleranza, era stata destinata ai postriboli più popolari. 
   Nella mente aveva bene impresso il valore del gettone acquistato dai clienti che dava diritto a intrattenersi con lei e le sue compagne. La tariffa per una scopata semplice costava duecento lire nei casini di terza categoria, la doppia trecento lire. 1/4 d'ora seicento lire. 1/2 ora mille lire. 1 ora millecinquecento lire. La tabella dei prezzi era affissa nel salotto del casino. In quelli di lusso erano previste anche altre prestazioni: tipo l'intera nottata e anche due ragazze insieme. Mentre asciugamano e sapone avevano il prezzo di 100 lire
   Aurora ne aveva maneggiate a migliaia di quelle marchette (di solito un circoletto di metallo con un buco al centro) che una volta in camera il cliente le consegnava a riprova dell'avvenuto pagamento, e che a fine serata servivano per definire il compenso che le spettava dalla tenutaria del casino. 

   I clienti delle grandi città facevano visita al postribolo per scaricare le palle, ma c'era anche chi lo faceva per avere un rapporto umano con qualcuna delle prostitute. Le era sempre piaciuto starsene in compagnia dei clienti nel salone d'aspetto offrendo da bere e ricevere le loro confidenze. In questo era brava e affabile. Sapeva ascoltare e dare buoni consigli a tutti gli uomini.
   Dopo la chiusura delle case di tolleranza aveva iniziato a esercitare la medesima professione nel piccolo paese in riva al Po. All'epoca la legge puniva lo sfruttamento e il favoreggiamento della prostituzione, non la discrezionalità d'esercitarla, sancendo, di fatto, la libertà di vendere il proprio corpo a chicchessia.

   Dopo avere speso la vita a soddisfare i bisogni degli uomini all'età di ottant'anni poteva finalmente godersi un meritato riposo nella solitudine della propria casa. 
   Al suo arrivo in paese, quarant'anni prima, la gente l'aveva giudicata una donna capace di succhiare la giovinezza ai giovani e rovinare le famiglie degli uomini sposati. Oramai quei tempi erano lontani, nessuno dei vecchi clienti andava più a bussare alla sua porta, e lei poteva muoversi per le strade del paese senza essere additata a puttana e fatta cenno a scherno dalle altre donne come le era accaduto quando era giovane e bella. 
   Negli ultimi anni si è fatta amica con alcune anziane del paese. Due di loro, Flora e Luisa, quando si recano al cimitero a pregare sulle tombe dei loro mariti defunti, si fermano a chiacchierare con lei.
   All'ombra di un salice piangente Aurora trascorre i pomeriggi estivi a fare l'uncinetto, giocando alle carte con le amiche. Un pomeriggio, trascorso in compagnia di Flora e Luisa, accadde che si lasciò andare a delle confidenze sul suo passato di prostituta, ma non se la sentì di soddisfare a pieno la curiosità delle amiche rivelando particolari di certe prestazioni e i nomi dei clienti. Erano segreti che custodiva dentro di sé, molti riguardavano uomini che tuttora abitavano nel territorio comunale.
   Negli lunghi anni in cui aveva esercitato la professione di prostituta si era degradata nel soddisfare le esigenze più strane che le pervenivano dai clienti. Lo sfintere dell'ano si era progressivamente dilatato a causa delle continue vessazioni e atti di sodomia cui l'avevano sottoposta i clienti nel corso degli anni.
   Aveva avuto persino una esperienza di coprofagia. La richiesta le era pervenuta da un cliente che pretendeva che gli defecasse in bocca, al suo rifiuto lui l'aveva minacciata. Soltanto dopo una lunga discussione erano giunti a un compromesso. Aurora aveva defecato in un vaso da notte e con un cucchiaio aveva somministrato gli escrementi nella bocca del cliente, cosa che era avventa come precedentemente concordato.

   Strana gente questa della Bassa, cittadini onesti e grandi lavoratori di giorno, tolleranti e rispettosi delle idee altrui, ma in fatto di sesso uguali a tutti gli altri uomini. Aurora lo sa bene e mantiene i segreti più loschi tutti per sé.
 

 

 

 
 

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