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LA
VITA CHE VORREI
di
Farfallina
AVVERTENZA
Il
linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel
racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto
possa offenderti sei invitato a uscire.
Quando
sono in intimità con un uomo non
desidero altro che prendermi cura del
suo cazzo. Mi piace annusarne l'odore,
riempirmi la bocca della sua carne, e
con la lingua premere la cappella avanti
e indietro contro il palato. Godo nel
fare pompini, specie con l'ingoio, ma se
certe volte, per qualsiasi motivo, non
mi va di mandare giù la sbobba, cosa
che mi succede assai di rado, allora
faccio in modo che il mio compagno venga
di brutto spruzzandomi lo sperma sulla
faccia, conscia che alla maggior parte
degli uomini piace guardarmi con il viso
imbrattato di liquido seminale. L'unica
seccatura è che subito dopo debbo
affrettarmi a rifarmi il trucco, ma ne
vale la pena: soprattutto per lo
spettacolo che so offrire ai miei
partner.
Ho trentatré anni, sono
single, e l'unica cosa che so fare bene
nella vita sono i pompini, nient'altro.
La natura mi ha dotata di una
salivazione abbondante che facilita lo
scorrimento del cazzo nella bocca. Mi
domando se è questa la ragione per cui,
ogniqualvolta mi trovo in compagnia con
uomo, mi viene subito l'acquolina in
bocca. Il desiderio di stringere il
cazzo fra le labbra e succhiarlo, senza
mai fermarmi, sino a quando il mio
compagno eiacula nella mia bocca, è più
forte di me. Talvolta, mentre glielo
succhio, mi coglie una irrefrenabile
voglia di sfiorami il clito con le dita,
allora mi tocco. Gli uomini sembrano
gradire che mi masturbo mentre
succhio, anzi, lo trovano persino
eccitante, specie quando avvertono che
sto per raggiungere l'orgasmo insieme a
loro.
E’ una splendida giornata
di fine novembre. Di rado se ne vedono
così limpide in città durante
l'inverno. Dopo settimane di gelo e
nebbia finalmente è tornato a splendere
il sole, e ho tanto calore in corpo.
Gli uomini mi giudicano una donna ingenua e sognatrice,
invece quando mi guardo allo specchio
l'immagine che vedo riflessa è quella
di una fallita.
Alla mia età non sono
stata capace di dare un significato alla
mia esistenza. Per anni mi sono illusa
che per sconfiggere le angosce mi sarei
dovuta impegnare in qualcosa
d'importante, magari per il bene della
comunità. E' questa la ragione che mi
ha spinta, all'età di diciotto anni, a
intraprendere gli studi per diventare
infermiera.
Per quindici anni, tanti
sono gli anni da quando ho cominciato a
lavorare in ospedale, ho mantenuto
questa convinzione. Soltanto di recente,
dopo che ho conosciuto Lorenzo, ho preso
coscienza dello sbaglio che ho fatto.
Mentre i sogni mi sfuggono fra le dita
delle mani, delusa come la maggioranza
delle persone che mi circondano, sono in
attesa di sapere cosa mi riserva il
futuro.
Cammino sul marciapiede di
Via D'Azeglio e seguito a pensare alla
vita che vorrei. Le lancette
dell'orologio sono prossime alle cinque,
ora in cui alla caffetteria Dulcamara ho
appuntamento con Lorenzo. Quando
raggiungo i portici dell'Ospedale
Vecchio mi viene da pensare che l'unico
modo che ho per uscire dallo stato
comatoso in cui sono precipitata è di
scopare spesso.
Da adolescente avevo
l'abitudine di fare sesso almeno un
paio di volte al giorno, seppure da
sola. Mi affaccendavo con le dita
intorno al clito guardando film con
protagonisti i miei attori preferiti. Mi
facevano impazzire Richard Gere e
Michael Douglas, ma non disdegnavo
toccarmi fissando lo sguardo su attrici
affascinati come Julia Roberts, a cui ho
sempre invidiato la bocca larga e le
labbra spesse e avvolgenti. Oggi i miei
gusti sono cambiati, infatti, se
qualcuno si rivolgesse a me chiedendomi
a chi vorrei fare un pompino gli
risponderei: Cristiano Malgioglio. Lo so
che è gay, ma glielo succhierei lo
stesso, soltanto per mettermi alla
prova, e verificare se sarei in grado di
farglielo diventare duro pure a lui, il
cazzo.
Nel corso della mia vita ho
avuto parecchi amori, ma posso contare
sulle dita di una mano le storie
importanti, e da tutte ne sono uscita
con le ossa rotte. Gli uomini mi hanno
sempre fregata, eppure non sono il tipo
di donna che va a letto con il primo che
me la chiede, la figa, anche se molte
delle persone che mi circondano la
pensano in modo diverso. Dopo tante
delusioni ci sto attenta a innamorarmi,
ma quando prendo una sbandata per un
uomo allora do tutta me stessa e forse
è questo il mio sbaglio.
Non sono una donna
divertente, anzi, sono abbastanza
abulica ed è questa la ragione per cui
avrei bisogno di avere accanto un uomo
sensibile e dolce che sappia capirmi. Due
anime convivono in eguale misura dentro
me, anime che si contendono il dominio
sulla mia persona. La prima anima è
quella della donna amante e un po'
puttana che cerca soprattutto la
soddisfazione dei sensi. L'altra anima e
quella della donna romantica che vorrei
avesse la supremazia sull'altra, ma non
sempre succede.
Raggiungo Piazza Garibaldi
e da lontano scorgo la figura di
Lorenzo. Cammina nervosamente avanti e
indietro al cospetto del monumento
dedicato all'Eroe dei due mondi. Mi
basta guardare il mio uomo per andare su
di giri. Non è la prima volta che mi
succede. Confusa, con la vagina che fa le
capriole, mi avvicino a lui. Lo bacio
sulla guancia ed è come avvicinarmi a
un fuoco che arde e brucia ossigeno. Mi
attira a sé. Il cuore viene a trovarsi
a stretto contatto con il suo. Adesso io
e Lorenzo siamo una cosa sola.
Un paio di scuotimenti mi
attraversano lo scheletro dal capo ai
piedi. Il suo abbraccio mi monta una
forte energia. Non sto più nella pelle
dallo struggimento. Stende le mani
attraverso l'apertura della pelliccia
che indosso, le appoggia al ventre, e
risale con le dita sino al petto.
L'odore pungente della sua
pelle mi invade le narici mentre con le
mani incomincia a esplorarmi i seni. Non
mi va di essere esposta agli sguardi
delle persone che ci passano accanto
mentre subisco le sue attenzioni. Il mio
corpo si scuote e un lamento si alza
appassionato dalle mie labbra. Lorenzo
sembra non farci caso. Cedo alle sue
lusinghe incapace di ribellarmi. Lascio
che mi tocchi in modo insolente, legata
a lui da una catena invisibile,
suscitando il biasimo delle persone che
ci passano accanto che non mancano di
insolentirci.
Seguitiamo a ondeggiare,
abbracciati l'uno all'altra, sopra uno
dei lastroni di pietre d'ardesia che
pavimentano il selciato della piazza.
Sono sommersa dal suo odore e le mie
braccia non riescono a staccarsi da lui.
Seguita a carezzarmi le tette sotto la
pelliccia cercando il contatto con il
mio corpo. Ho le vertigini. Potrei
precipitare in ginocchio sul selciato da
un momento all'altro, prendergli il
cazzo nella mano e fargli un pompino,
qui, davanti a tutti, senza dovergli
chiedere dove mi vuole condurre.
Avvinghiati come sardine in
scatola, con una decina di centimetri
della sua lingua affossata nella mia
bocca, seguitiamo a baciarci. Ho persino
l'impressione che stiamo per sollevarci
da terra e che il nostro respiro possa
confondersi col rumore di un battito
d'ali, invece seguitiamo a girare
d'intorno a noi stessi calpestando il
medesimo lastrone d'ardesia e mi manca
il respiro.
Il cuore mi pulsa rapido.
Sono posseduta e rilassata nel medesimo
tempo. Potrei ritrarmi e dire, no,
fermiamoci adesso, prima che sia troppo
tardi. Non lo faccio. Non ancora. E'
difficile resistergli.
Abbandona l'attenzione
sulle tette e mi infila una mano fra le
cosce. Gliela stringo come in una morsa
prima che si azzardi a salire più su e
mi faccia raggiungere l'orgasmo. Sembra
esitare, anzi, desiste nel suo intento,
ritrae la mano ed è di nuovo con le
dita sul mio seno. Seguita a baciarmi e
io non so fare altro che assecondarlo
mentre l'utero mi si contrae
spasmodicamente.
Il desiderio di scopare si
fa più incalzante, anzi, non è più
rinviabile, ma non possiamo farlo qui
nella piazza; abbiamo già dato
sufficiente scandalo, anche se le prime
ombre della sera hanno mitigato le
nostre effusioni. All'unisono ci
stacchiamo dalla bocca dell'altro e ci
rovesciamo addosso l'espressione dei
nostri occhi. Sto per dirgli - Andiamo
via. - quando la voce di un uomo mi
previene.
- Beh, avete finito di dare
spettacolo?
Giro il capo nella
direzione da cui proviene la voce senza
scollare le braccia attorno il collo di
Lorenzo. Quello che scorgo è un uomo di
mezza età con la divisa da vigile
urbano.
- Su, forza, andate da
un'altra parte a toccarvi. Qui date
scandalo, potrei infliggervi un'ammenda
per atti osceni in luogo pubblico, ma
non ho nessuna voglia di impelagarmi in
faccende di questo tipo. Andatevene via,
su, dai, fatemi il piacere.
Mi sento ferita dalle sue
parole. Quello che voglio è andarmene
al più presto dalla piazza. Smanio dal
desiderio di aprirmi e incastrare il mio
corpo in quello di Lorenzo. Mentre ci
allontaniamo, sento crescere la voglia
di tuffarmi sopra di lui, ma stando
insieme a Lorenzo ho imparato che è
eccitante anche fermarsi ad aspettare.
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