SULLA STRADA
di Farfallina

AVVERTENZA

Il linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto possa offenderti sei invitato a
uscire.

 

  

  L'invito di Mariangela, del tutto inaspettato, mi era giunto mentre uscivamo dal portone principale della Facoltà di Lettere.
   - Posso sapere cosa fai di bello stasera?
   - Non lo so. - risposi. - Di solito il venerdì sera mi vedo con gli amici.
   - Non ti andrebbe di venire a cena a casa mia? Ho invitato alcuni amici e amiche per festeggiare il compleanno di Giorgia, la ragazza con cui condivido l'appartamento. Mi farebbe piacere se ci fossi anche tu, così te la presento.
   - Beh, non so... - dissi perplesso. 
   - Giorgia è uno schianto di ragazza e poi è anche libera. Intendo dire è che non ha il moroso. Quello e basta, eh. Non fraintendermi.
   -  Col caldo che fa non mi va di starmene al chiuso di una stanza per tutta la serata. Sarà per un'altra volta. Grazie comunque dell'invito.
   - Ma se non ti ho ancora rivelato qual è il posto dove festeggeremo il compleanno, ascoltami, dai, e stai zitto!
   - Perché? Dove andrete a cena?
   - Festeggeremo il compleanno di Giorgia per la strada, dinanzi a casa nostra. Bella idea, no?
   - Per la strada? Cazzo! Ma dove abiti non c'è l'isola pedonale e ci passano le automobili.
   - Tanto per cominciare la strada è a senso unico e poi dopo le otto di sera sono rare le automobili che transitano per la via.
   - Se lo dici tu, ma ho dei dubbi.
   - Ti sorprenderò dicendoti che stamani, prima di recarmi a lezione, Giorgia e io ci siamo premurate di occupare con cassette per la frutta uno spazio, adibito a parcheggio delle automobili, delimitato dalle righe blu. Stasera vi sistemeremo un paio di tavole e ceneremo lì.
   - Bella idea quella di occupare la striscia d'asfalto, delimitata dalle righe blu, con delle cassette per la frutta!
   - Allora che fai? Sei dei nostri?
   - Va bene, dai, mi aggrego anch'io. Saremo in molti a cena?
   - Una decina di persone, forse, magari anche meno o di più, ancora non lo so.
   - Devo portare qualcosa? Vino? Gelato? Torte? Dimmi tu.
   - A preparare la cena ci penseremo Giorgia e io. Se ti va puoi presentarti con qualche bottiglia di vino, ma di quello buono eh, mi raccomando!
   - Porterò un paio di bottiglie di lambrusco che sottrarrò alla cantina di mio padre, ma non prometto niente, eh.
   - Va bene, dai, ci conto allora. - concluse Mariangela, sventolando la mano in segno di saluto, mentre attraversava la strada per dirigersi sul marciapiede opposto a quello dove c'eravamo soffermati.

   Quella sera, poco prima dell'imbrunire, mi presentai alla festa di compleanno con quattro bottiglie di lambrusco. Degli ospiti fui l'ultimo a raggiungere il luogo della cena. Gli altri invitati avevano già preso posto attorno il tavolo apparecchiato che occupava uno spazio delimitato dalle righe blu destinato al parcheggio delle autovetture. 
   - Eccomi qua. - dissi a Mariangela che mi si fece incontro per abbracciarmi quando mi vide arrivare. - Ti ho portato qualche bottiglia di lambrusco, spero che non odorino di tappo. Lo imbottiglia mio padre e di solito è un vino abbastanza buono.
   - Hai fatto bene a portare il vino. Gli altri invitati non hanno portato un bel niente da bere, contavamo su di te per il beveraggio. Accomodati lì, dai. - disse indicandomi una delle due sedie poste di fronte a lei e Roberto, il suo moroso. - Sei arrivato giusto in tempo. Giorgia sta finendo di condire la pastasciutta, fra poco la porterà in tavola.
   - Ah, bene, allora mi siedo qui?
   - Sì, certo, ma intanto voglio presentarti gli altri ospiti della serata perché a eccezione di Roberto non conosci nessun altro.
   Mariangela si diede da fare a presentarmi ciascuno dei commensali, ma dopo qualche secondo già mi ero dimenticato i loro nomi. Al sopraggiungere di Giorgia, che a fatica sorreggeva una casseruola con una montagna di fettuccine fumanti, Mariangela diede fuoco allo stoppino di un paio di candele collocate sulla tavolata.
   Completata la distribuzione della pastasciutta Giorgia prese posto sulla sedia accanto alla mia, soltanto allora Mariangela si prese la briga di presentarmi l'amica.
   - Ah, bene, allora tu sei Lorenzo. Mariangela mi ha parlato di te in questi giorni. Ti dirò che ero curiosa di conoscerti. So tutto di te, conosco i tuoi pregi, ma soprattutto i difetti.
   - Beh.
   - Sto scherzando, dai, non è vero niente di quello che ho detto.
   - Spero comunque che Mariangela ti abbia parlato bene di me.
   - Ma, sì.
   Giorgia e io seguitammo a conversare estraniandoci dal resto della compagnia, assaporando le fettuccine che lei stessa aveva cucinato.
   Affascinante Giorgia la era per davvero, in questo Mariangela non mi aveva mentito quando l'aveva descritta, anche se le donne tendono spesso a sminuire le qualità delle amiche. Mi trovai a mio agio a parlare con lei, sorpreso dalla sua semplicità, ma soprattutto accecato dalla sua bellezza.
   Eravamo impegnati a gustare un piatto d'insalata, insaporita con tonno e cipolle, quando una vettura della polizia municipale, con luci roteanti azzurre e bianche, arrestò la corsa poco distante dal tavolo dove consumavamo la cena. Due guardie municipali scesero dalla macchina e si avvicinarono alla nostra tavolata.
   - Buona sera. - ci salutò il più basso dei due vigili urbani. - Ci spiace interrompere il vostro convivio ma dovete sgomberare la tavolata e finire la cena a casa vostra.
   - Perché? - chiese Giorgia indispettita.
   - Non è permesso occupare uno spazio adibito a parcheggio pubblico per compiere delle feste come la vostra, se non si è provvisti di autorizzazione.
   - Le automobili possono occupare la strada e noi non possiamo sederci attorno a un tavolo per cenare e chiacchierare?
   - Qualcuno dei residenti ha telefonato al comando di polizia municipale lamentando che state facendo del baccano. State occupando uno spazio contrassegnato dalle righe blu, pertanto destinato alla sosta delle autovetture, quindi dovete sgomberarlo al più presto per rimetterlo nella condizione d'uso pubblico.
   - Ma lei sta scherzando, vero? - intervenni rimbeccando l'agente, dando appoggio alle parole pronunciate qualche istante prima da Giorgia. 
   - Venite a dirci che non possiamo cenare davanti alla mia abitazione? Ma siete ammattiti? - disse Mariangela prendendo di petto la cosa.
   - Lei e i suoi amici non potete occupare il suolo pubblico per farci quello che vi passa per la testa. A occuparlo ci vuole un permesso rilasciato dagli uffici competenti del Comune. Vi è chiaro!
   - I miei nonni hanno vissuto in questi borghi per molti anni, e d'estate avevano l'abitudine di mangiare e bere per la strada e lo stesso facevano gli altri abitanti, senza mai chiedere il permesso a nessuno. - disse Roberto a sostegno di quanto esposto da Mariangela.
   - Mi spiace, ma dovete sgomberare la strada alla svelta. - concluse il più piccolo dei due vigili, un tipo dalla pelle scura e dall'accento meridionale.
   - Cazzo! - dissi prendendo la parola. - Gli assessori della vostra giunta comunale dicono che occorre riappropriasi degli spazi promuovendo iniziative che abbiano come scopo quello di fare socializzare la gente. E voi volete mandarci via da questo spazio, ma vi siete rincoglioniti?
   I vigili ci intimarono di sgomberare la strada al più presto, entro dieci minuti, dissero. Mendicammo almeno mezzora di tempo, quello necessario per consumare la torta di compleanno preparata da Mariangela con le proprie mani, e permettere a Giorgia di spegnere le candeline, dopodiché avremmo sciolto il convivio. I vigili, di rimando, si avvicinarono alla loro autovettura e informarono per radiotelefono la centrale operativa della questura chiedendo l'intervento di una pattuglia di poliziotti per provvedere allo sgombero della tavolata.
   Dopo pochi minuti due volanti della polizia giunsero sul posto. I poliziotti ci intimarono di sgomberare immediatamente la tavolata e lasciare libero quel tratto di strada. Alle mie rimostranze mi invitarono a mostrare un documento d'identità, dopodiché mi obbligarono a prendere posto su una delle loro autovetture. Fra le proteste degli altri commensali mi condussero via e poco dopo mi ritrovai ospite al corpo di guardia della polizia municipale.

   Alle due di notte feci ritorno in Borgo Bernabei dove avevo cenato per strada. I vigili si erano limitati a contestarmi l'occupazione illecita di suolo pubblico e appioppato una contravvenzione.
   Ad aspettarmi trovai Giorgia. Era seduta su uno dei gradini, davanti alla porta d'ingresso di casa, con una bottiglia di vino stretta fra le cosce e due bicchieri nella mano.
   - Ti stavo aspettando. - furono le parole che pronunciò quando mi vide arrivare. - Tutto bene?
   - Mi hanno multato per occupazione abusiva di suolo pubblico. Ma sono stati gentili, poveretti.
   Mi sorrise, dopodiché andai a sedermi sul gradino accanto a lei e proseguimmo a ridere. Tolse dalla tasca un cavaturaccioli e ci scolammo la bottiglia di vino che per tutto il tempo aveva custodito fra le cosce. Il vino era fin troppo caldo, ma bevendolo mi illusi che avesse il medesimo profumo della fica con cui era stato a lungo a contatto.
   - Che tristezza costatare quanta diffidenza e intolleranza c'è nella gente, sei d'accordo? - disse Giorgia mentre volgeva lo sguardo nella mia direzione.
   - La gente è schiava del tempo, non ha più tempo e pensa soltanto al lavoro e a se stessa. Penso che questo modo d'intendere la vita non cambierà tanto facilmente nei prossimi anni, non credi?
   - L'importante è che seguitiamo a parlarci. E' già un buon inizio per cambiare le cose.
   - Pensare a volte è un bene, altre volte è un male. La verità è che quando dovremmo pensare non lo facciamo mai, mentre quando non vogliamo pensare abbiamo difficoltà a smettere di farlo. - dissi guardandola negli occhi.
   - Adesso mi verrebbe da dirti che mi piaci un sacco e che avrei voglia di scopare con te. Mi piacerebbe invitarti a salire su, in casa, ma come avrai capito è già occupata da Mariangela e da Roberto che stanno di sicuro scopando come ricci e allora...
   - Beh, rimaniamo qua. - dissi cingendole un braccio intorno al collo per avvicinarla a me.
   Restammo a parlare per il resto della notte, seduti sul gradino di casa, uno accanto all'altra, sotto un cielo pieno di stelle, scambiandoci baci tutti uguali come i fidanzatini di Paynet.
   Alla gente che la mattina di buon ora, passando da lì ci trovò seduti sui gradini stretti uno all'altra, con gli occhi arrossati mentre seguitavamo a parlare, ci chiese cosa fosse successo la sera precedente, stupiti per l'arrivo delle volanti della polizia, rispondemmo che non era successo niente... niente.

 

 

 
 

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