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LA
RAGAZZA
DEL MIO AMICO
di
Farfallina
AVVERTENZA
Il
linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel
racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto
possa offenderti sei invitato a uscire.
All'epoca
frequentavamo tutt'e tre il liceo
scientifico Tasso, seppure in classi
diverse. Marilena era iscritta al quarto
anno con indirizzo informatico, mentre
Fulvio e io al quinto anno del
linguistico.
Marilena era la ragazza di
Fulvio, il mio migliore amico.
Sennonché feci di tutto per seppellirle il cazzo in
bocca. Una mascalzonata, lo ammetto, ma
a tutt'oggi non ne sono pentito.
Prima che Marilena e Fulvio
facessero coppia fissa le avevo rivolto
più di una attenzione, seppellendola di
complimenti, fingendo di avere preso una
cotta per lei con l'unico obiettivo di
riuscire a scoparla. Ma alle mie avance aveva
preferito Fulvio, ciononostante non mi
diedi per vinto deciso a farmelo
succhiare, il cazzo.
Seguitai comunque a
corteggiarla facendo ricorso a una lunga
serie di espedienti per accattivarmi le
sue simpatie. Quando ormai stavo per
rinunciare al mio progetto riuscii a
portarlo a compimento.
Un pomeriggio che Marilena
aveva bisticciato con Fulvio si rivolse
a me per essere accompagnata a casa.
Salendo in sella al mio motorino mi
impacchettò le braccia attorno il
torace, reggendosi ben salda
per non cadere, pressandomi le tette
contro la schiena.
Viaggiare in sella al
motorino in giro per la città,
con un paio di capezzoli simili a piccoli
vulcani conficcati nella schiena, mi
mise addosso una forte eccitazione. Avrei seguitato a muovermi,
di buon grado, per la città fino
all'esaurimento della benzina, invece
dopo una decina di minuti arrestai il
motorino davanti alla sua abitazione.
Mi congedò spiaccicandomi
un bacio a stampo sulle labbra venendo
meno al doppio bacio sulle guance che
eravamo soliti scambiarci ogni volta che
ci accomiatavamo. Quell'atto di affettività,
elargitomi con squisita tenerezza, fu
sufficiente per farmi capire che i
lunghi mesi di corteggiamento non erano
stati infruttuosi, ma indispensabili per
fare breccia nel suo cuore.
- Quando baci Fulvio lo fai
come hai fatto con me ieri sera?
Fu la domanda che le
rivolsi l'indomani mattina a scuola,
davanti alla porta dei gabinetti,
approfittando della momentanea assenza
di Fulvio.
- Beh, con lui è diverso.
- Perché?
- Prova a indovinare.
- Quando mi hai baciato eri
eccitata? - dissi col chiaro intento di
provocarla.
- Il nostro è stato un
bacio casto, dovresti saperlo. Fra noi
non ci può essere nient'altro che
amicizia, ormai dovresti conoscermi no?
- No, non ti conosco, ma ti
amo. Lo sai, vero?
- Smettila di stuzzicarmi.
Certe frasi servono solo a mettermi in
imbarazzo.
- Ti desidero, ho voglia di
te.
- Dai, non fare lo scemo.
- E tu non mi desideri?
- Te l'ho detto, sono
impegnata con Fulvio.
- E se un giorno non lo
fossi più?
- Beh, allora prenderei in
esame le tue avance. - disse
allontanandosi lungo il corridoio,
dinoccolando le chiappe, per fare
ritorno in classe.
Dopo quell'episodio ripresi
a farle il filo con maggiore impegno
deciso a farla mia. Incominciai a
strusciarle l'uccello contro il corpo
ogni volta che ne avevo l'occasione,
specie quando eravamo in compagnia di
altri liceali e non poteva ribellarsi
per non rivelare quello che le stavo
facendo.
Premere l'uccello contro le
sue natiche mi eccitava da morire.
Nonostante i dinieghi Marilena non si
scostava, perlomeno non subito,
sottomessa alle attenzioni di cui la
facevo partecipe.
Un giorno che eravamo soli
all'uscita da scuola, in attesa che
sopraggiungesse Fulvio, le confessai che
la sua vicinanza mi eccitava da stare
male.
- Quando mi sei vicina
l'uccello mi diventa subito duro.
- Ma, va.
- Non dire che non te ne
sei accorta, eh!
- Da cosa lo deduci, eh!
Testolina.
- Perché ti ecciti pure
tu, vero?
- Può darsi.
La conversazione cessò nel
momento in cui ci raggiunse Fulvio.
Lasciammo in sospeso il discorso che
avevamo iniziato, ma dalle parole che
c'eravamo scambiati capii che non le
erano sgradite le mie attenzioni,
mostrandosi permeabile a quei
toccamenti, e questo mi fece intuire che
avrei potuto raggiungere l'obiettivo che
mi ero prefissato: seppellirle l'uccello
nella bocca.
Non dovevo avere fretta, ma
rimanere in attesa del momento giusto,
quello in cui avrebbe di nuovo litigato
con Fulvio, e approfittare del suo stato
di debolezza.
Il giorno che una compagna
di classe le riferì di avere sorpreso
Fulvio, seduto a un tavolo del Caffè
Orientale in intimità con un'altra
ragazza, ne approfittai per sedurla.
- Hai capito che cosa ha
fatto lo stronzo? Si fa vedere in giro
con un'altra! E io a casa a studiare!
- Era un'amica e niente di
più. Ne sarei informato se stesse con
un'altra. - dissi fingendo di
rassicurarla. - A meno che...
- Appunto!
- Che cosa hai capito? A
meno ché non abbia perso la testa per
una delle ragazze che gli girano
d'intorno.
- Perché, ha delle ragazze
che gli fanno il filo?
- Non lo so, dicevo così
tanto per dire.
- Tu sai qualcosa che non
so e non me lo vuoi dire, eh!
- Giuro che non è così.
- Se davvero mi sei amico,
allora devi dirmelo. - disse con gli
occhi gonfi e le lacrime pronte a
rigarle le guance.
Il parco dove stavamo
conducendo la conversazione si mostrò
il posto ideale per portare a compimento
l'imboscata che mi ero prefissato da
lungo tempo.
- Giuro che non ne so
niente, altrimenti te lo direi. - dissi
avvolgendole un braccio intorno alla
spalla, sforzandomi di attirarla verso
di me.
Marilena accostò il capo
sul mio petto e si mise a piangere. Le
accarezzai i capelli e insistetti a
farlo fintanto che alzò il mento e i
nostri occhi si incrociarono. Allora
lasciai cadere le labbra sulla sua bocca
e la baciai. Lei non si tirò indietro,
lasciò che seguitassi a baciarla anche
quando le ficcai la lingua attraverso la
barriera dei denti che si aprirono al
mio passaggio.
Compresi che stava per
diventare mia quando mi ritrovai la sua
mano dietro la nuca e nello stesso tempo
si attivò a titillare la lingua sulla
mia. I baci che seguitammo a scambiarci
non potevano essere che il preludio a
qualcosa di più intenso. E fu quello
che accadde subito dopo.
- Seguimi. - dissi
ghermendo la mano di Marilena,
stringendola nella mia.
Marilena mi seguì nella
boscaglia dove la trascinai al riparo da
occhi indiscreti. In piedi, davanti al
fusto di una grossa quercia, seguitammo
a baciarci crogiolandoci nella saliva
maturata delle nostre bocche, poi le
afferrai la mano e gliela depositai
sulla patta dei pantaloni.
Marilena non la scostò,
lasciò che la guidassi mantenendo la
mia mano sopra la sua. La governai
obbligandola a strofinarmi il cazzo, poi
lasciai che lo facesse da sola. Quando
abbassai la lampo dei pantaloni e
distesi il cazzo turgido nella sua mano
cominciò a masturbarmi. Rimasi immobile
con la schiena appoggiata al fusto della
quercia grato alla siepe di arbusti che
ci faceva stare al riparo da occhi
indiscreti.
Fulvio aveva catechizzato
Marilena in modo divino perché
alternava movimenti veloci della mano ad
altri lenti, evitando in questo modo di
farmi venire troppo in fretta. Stretti
uno addosso all'altra seguitammo a
baciarci mentre portava a compimento la
sega. Avevo le palle dure, ubriaco di
testosterone, e con una grande voglia di
seppellirle la cappella in bocca. Ero
indeciso se mettere in atto o meno
questa fantasia, consapevole che un
rifiuto da parte sua avrebbe posto fine
all'idilliaca situazione in cui
c'eravamo cacciati. Invece quando le
sistemai le mani sul capo e la obbligai
a inginocchiarsi ai miei piedi
accondiscese a succhiarmelo senza opporre
alcuna resistenza.
Nascose la cappella nella
bocca e cominciò a succhiarla. Quando
fui prossimo a eiaculare le gambe
incominciarono a tremarmi. Strinsi le
chiappe e lasciai che lo sperma
precipitasse nella sua bocca. Marilena
accolse il liquido fino all'ultima
goccia e non si scansò.
*
* *
Fulvio e Marilena occupano un
appartamento al terzo piano del palazzo
dirimpetto al mio condominio. Dalle
finestre posso guardare dentro la loro
dimora. Abitano lì da poco più di un
mese e la cosa mi ha sorpreso. Ormai
sono trascorsi dieci anni da quando
tutt'e tre frequentavamo il liceo. Hanno
due figli. Lei è laureata in matematica
e lavora come analista presso una
importante azienda d'informatica. Lui è
medico.
Dopo le elezioni
amministrative che hanno insediato un
sindaco di centro destra a capo della
città, mi è capitato di scorgere il
nome di Marilena nella lista dei
consiglieri comunali eletti nella lista
di destra che ha vinto le elezioni.
Allora mi ha fatto piacere ricordare che
tempo addietro ho avuto modo di
seppellirle il cazzo nella bocca.
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