PURITTANA
di Farfallina

AVVERTENZA

Il linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto possa offenderti sei invitato a
uscire.

 

      

        La città è avvolta da una cappa di nebbia. Il fenomeno, abbastanza frequente da queste parti, specie nella stagione autunnale, rende pressoché invisibile il paesaggio che mi sta attorno. Mentre cammino sul marciapiede, tenendo per mano mio figlio, vedo poco o niente di quello che ho davanti. E' una vera fortuna che la piazzola dove è situata la fermata dell'Happy Bus sia lontano soltanto un paio d'isolati dalla mia abitazione.
   Una volta che avrò fatto salire Filippo sul pulmino, adibito al trasporto scolastico, farò colazione in una qualsiasi caffetteria prima di recarmi al lavoro. Ancora un paio di minuti e avremo raggiunto la piazzola.

   Zainetto sulle spalle, passo da lumaca, sguardo assonnato, Filippo rallenta apposta il passo dandomi a intendere che ha poca voglia di recarsi a scuola. Lo strattono un paio di volte e lo sollecito a camminare più speditamente. L'indolenza che ostenta in maniera così sfacciata gli sparirà appena avvisteremo uno qualsiasi dei suoi compagni di scuola alla fermata del bus. Ormai ci ho fatto il callo a questi atteggiamenti da ribelle, nemmeno ci faccio più caso.

   Filippo come tutti bambini della sua età avrebbe preferito restarsene a letto, lo capisco bene, specie in una giornata dalle temperature rigide come questa, d'altronde anch'io sarei rimasto volentieri al caldo, sotto la trapunta di piumino d'oca, in compagnia di Clara, mia moglie, come siamo soliti fare tutte le domeniche quando, liberi dai nostri impegni di lavoro, dormiamo sino a metà mattina.
   Oltre il muro di nebbia, una decina di metri davanti a noi, distinguo le sagome informi di un gruppo di persone, piccole e grandi, che stazionano in prossimità della piazzola dove ferma l'Happy Bus. Ancora pochi passi e saremo a destinazione.
   Un paio di bambini, di cui fatico a rammentare il nome, sottraggono Filippo alla mia custodia appena raggiungiamo il gruppo di persone. Saluto le mamme in attesa del pullman e mi avvicino a Luisella, una compagna di classe di Filippo, figlia unica di Giorgia; la mia amante. La bambina, piuttosto timida, si aggrappa al cappotto della madre quando accenno ad avvicinarmi a lei.
   - Tutto bene a scuola? - dico rivolgendole un sorriso amico.
   - Sì, grazie.
   - Filippo ti fa ancora arrabbiare?
   - Qualche volta.
   - Beh, tu non farti intimidire né da lui né da nessuno dei maschietti. Fatti rispettare, capito?
   - Sì, certo.

   Giorgia seguita a guardarmi distrattamente e non dice una parola. Si atteggia a donna riservata e timida, tutto il contrario di quando siamo in intimità. Preferisco tacere, mascherando i miei impulsi animaleschi per non crearle problemi, anche se avrei una dannata voglia di scoparla in mezzo alla nebbia, invece mi limito a rivolgerle un saluto formale come sono solito fare ogni mattina. Una parola di troppo, un sorriso ammiccante, potrebbero fare intendere agli altri genitori che abbiamo una storia e non voglio che accada.
   Tutt'a un tratto, mentre la guardo, mi trovo a pensare che prima o poi saremo costretti a mettere fine alla nostra relazione, ma spero soltanto che non accada troppo presto.
   Prima di conoscere Giorgia ero un uomo felicemente sposato, sessualmente appagato, e non avvertivo la necessità di intraprendere nessun'altra relazione amorosa. Allora qual è la ragione che mi ha spinto a rivolgerle delle attenzioni e anche adesso mi fa desiderare di stare in sua compagnia? Ogni volta che mi pongo questa domanda non riesco a trovare una valida giustificazione al mio modo di agire, l'unica attenuante a mia discolpa è che solo con Giorgia posso mettere in atto una determinata pratica erotica, considerata dalla maggioranza della gente biasimevole, senza provare alcun imbarazzo.

   La donna per cui ho perso la testa è tutto meno che una gatta morta. Ha quarant'anni, due meno dei miei, possiede una laurea in giurisprudenza, ed è assai piacente. Ma diversamente dalla maggioranza delle donne che sanno di essere belle sa suscitare simpatia e familiarità anche nelle donne che le stanno intorno, nonostante possegga una istintiva capacità di calamitare su di sé le attenzioni dei maschi.
   Giorgia è' una femmina maliziosa, disinvolta e sicura di sé, e ha innato il desiderio di annientamento verso gli uomini, tanto è vero che sono rimasto sopraffatto dall'erotismo che emana la sua persona, al punto da esserne diventato schiavo, anche se non so farmene una ragione.
   Giorgia non mi toglie gli occhi di dosso. Ben vestita, seppure mai all'ultima moda o in maniera stravagante, dietro il suo sguardo timido nasconde l'indole selvaggia di una pantera da materasso che nessun uomo normale vorrebbe vedere in estinzione. E' un'amante lussuriosa, dominatrice e perversa, che con il trascorrere del tempo ha saputo friggermi il cervello.


   La nostra storia ha avuto inizio circa un anno fa. Era una giornata di nebbia molto simile all'odierna quando la invitai a prendere un caffè. Avevamo appena fatto salire i nostri figli sull'Happy Bus e non osavo sperare che avrebbe accettato l'invito, invece disse subito di sì, con un calore inaspettato che mi lasciò sconcertato.
   Quando ci trovammo seduti uno di fronte all'altra, a un tavolo della caffetteria, sfoderò le sue arti di seduttrice. Mentre le parlavo mi diede a intendere di ascoltare con la massima attenzione ogni mia parola, senza smettere un solo istante di guardarmi con quegli occhi da lupa, quasi due gemme, accompagnando lo sguardo con degli straordinari sorrisi che mi mandarono in liquefazione la cappella, perché mi ritrovai con il cazzo duro e umido che pareva scoppiarmi sotto il tessuto dei pantaloni.

   Prima di quel tete-a-tete Giorgia aveva mantenuto nei miei confronti un atteggiamento ambiguo, esibendo in più di un'occasione dei sorrisi lucenti e misteriosi, e proprio quei suoi modi sfuggenti avevano suscitato in me un forte interesse verso la sua persona. Lei lo aveva intuito molto bene, tanto erano palesi le mie attenzioni verso la sua persona, anche se dava l'impressione di non farci troppo caso. In più di un'occasione mi ero perso a esplorare il suo corpo alla fermata del bus, e l'avevo fatto con la sfrontatezza tipica di noi maschi verso una ibrida figura di donna come la sua, perché così appariva ai miei occhi: una femmina egocentrica, abituata a farsi corteggiare senza mai concedersi a nessuno, così rimasi stupito quando si concesse al primo appuntamento.
   Quella mattina, nella caffetteria, trascorremmo una mezz'oretta in compagnia senza smettere di guardarci dritti negli occhi, fintanto che trovai il coraggio di proporle di rivederci. Lei non disdegnò l'avance, buttò il capo all'indietro e agitò la lunga criniera di capelli neri, fulminandomi con un sorriso seducente.

    La seduzione è un gioco che tutte le donne mettono in atto per catturare un uomo. Giorgia si presentò all'appuntamento che avevamo concordato con tacchi da 12, gonna cortissima, camicetta abbondantemente scollata, priva di reggiseno, pronta a farsi scopare. Quando prese posto sul sedile del Bmw non si premurò di accavallare le gambe, lasciò che il tessuto della minigonna si arricciasse su se stesso mostrandomi il pube calvo privo delle mutandine. Prima di assistere all'immagine del pube completamente rasato non avevo ben chiaro dove condurla, nemmeno mi era passato per la testa la possibilità di scoparla al primo appuntamento.
   Lasciammo la città diretti verso la campagna. A dire il vero non avevo una idea precisa dove avrei potuto condurla. Dopo un po' che guidavo, in direzione della Bassa, lasciai cadere una mano fra le sue cosce, dopodiché ci pensò lei a trarmi d'imbarazzo.
    - Dove mi conduci? - disse.
    - Dimmi dove vuoi che ti accompagni?
    - Non lo hai ancora capito?
    Mi prese la mano che conservavo fra le sue cosce e l'accompagnò verso l'alto fino a farmi cogliere l'umido della passera bagnata fradicia. Non ci fu bisogno di sedurla né di pronunciare una qualsiasi parola sdolcinata. Mentre l'accarezzavo trasferì la sua mano sopra la patta dei miei pantaloni e pregustò la durezza del cazzo attraverso la stoffa. Arrestai l'automobile nella prima carraia che adocchiai a ridosso della strada e le fui addosso.

   Due belve assatanate, desiderose di sopraffarsi, ecco quello che eravamo. Insaziabili seguitammo a baciarci, infilando e levando la lingua nella bocca dell'altro, fintanto che scarcerai il cazzo e glielo depositai nella mano turgido com'era. Giorgia fu svelta a prenderne possesso. Si adoperò a fare scorrere il palmo della mano avanti e indietro sul rotolo di carne, sfiorandomi di proposito con l'estremità delle dita l'esile pelle della cappella.
    Il suo respiro da ansimante si fece più affannoso mentre accompagnava il movimento della mano sul cazzo. Incominciai a carezzarle la passera, spingendomi dentro con un dito, mentre seguitavamo a baciarci come due adolescenti alle prime esperienze amorose.
    Tutt'a un tratto Giorgia si staccò da me e si liberò degli abiti che aveva indosso. Mentre si denudava ne approfittai per fare scendere i sedili ribaltabili, dopodiché mi liberai anch'io degli abiti. Ci ritrovammo a osservare le nostre nudità, distesi sul fianco, uno di fronte all'altra. Mi sorprese il volume delle tette, non grosse ma abbastanza sode nonostante la non più giovane età. Mi tuffai con la bocca sull'areola dei capezzoli e incominciai a succhiarli, prima uno e poi l'altro, facendola gemere di piacere.
    Mi fu subito chiaro che a Giorgia piaceva moltissimo essere accarezzata sui seni. Il suo ansimare si fece via via sempre più affannoso e dalla bocca le uscirono dei gemiti di piacere. Senza che le dessi l'imbeccata catapultò la bocca sulla cappella, la inumidì di saliva, e incominciò a succhiarla. Contemporaneamente si premurò di fare scorrere la mano dalla radice del cazzo verso l'alto per accelerare il mio orgasmo.
   Eiaculai in breve tempo, credo dopo un paio di minuti, sborrandole in gola. Parve non angustiarsi di questa eiaculazione precoce, anzi mi confidò che le aveva fatto piacere costatare quanto mi aveva eccitato. Fece sua ogni goccia che usciva dall'uretra, dopodiché mi baciò sulla bocca con le labbra grondanti di sperma. Contraccambiai il gesto tuffandomi a capofitto fra le sue cosce appena si premurò di divaricarle. Mi catturò il capo, lo strinse fra le mani, e condusse la bocca sulla vagina. Seguitai a leccarla mentre il suo corpo era percorso da una cascata di scosse e sussulti continui. Gemiti di piacere le uscivano insistenti dalla bocca. Pareva non averne mai abbastanza, soltanto quando mi decisi a succhiarle il clitoride raggiunse l'orgasmo e allora la sentii urlare di piacere come non era mai accaduto con nessun'altra donna prima di fare sesso con lei.
   Quella prima volta, nell'abitacolo dell'automobile, nemmeno la scopai, conscio com'ero che avremmo avuto molte altre occasioni per farlo. E così è stato. Ma se all'inizio della nostra relazione il rapporto che ci legava poteva configurarsi in una conoscenza ambigua, tra amicizia e forse qualcosa di più, successivamente siamo diventati amanti.

   Tutt'a un tratto l'Happy Bus fa capolino dalla cappa di nebbia, l'autista accosta le ruote a ridosso del cordolo del marciapiede, e arresta la corsa. Appena la porta a soffietto del pullman si apre i bambini sono lesti a salire sul minibus. Il sorriso di una ragazza che funge da accompagnatrice li accoglie sull'automezzo. Saluto Filippo con un cenno della mano appena ha preso posto su uno dei sedili, ma lui sembra non farci troppo caso impegnato com'è a parlottare con un paio di coetanei. Il minibus riparte e io lo inseguo con gli occhi mentre le luci di posizione scompaiono nella nebbia fitta. Il gruppo di genitori si scioglie in tutta fretta, per ultimi rimaniamo soltanto Giorgia e io.
   - Ci vediamo oggi pomeriggio? - mi chiede.
   - Verso le cinque. Ti sta bene?
   - Sì.
   - Al solito posto?
   - Sì. - Ciao.
   - Ci vediamo oggi pomeriggio.

    Prima di conoscere intimamente Giorgia avevo per la testa una fantasia erotica che non avevo mai realizzato con nessuna altra donna. L'ho mantenuta nascosta per tanti anni, persino a mia moglie, forse perché provavo vergogna a confessargliela. Soltanto con Giorgia sono riuscito a realizzarla.

   Tempo fa, dopo avere fatto partecipe Giorgia della mia fantasia, dietro suo suggerimento, ho fatto visita a un sexy shop. Girando per il locale mi è caduto lo sguardo sulle scatole che contenevano degli strap-on (il fallo di gomma che le donne possono legare in vita). Appena ho aperto una delle confezione e ho stretto nella mano il modello di fallo che c'era custodito, ho avuto un'erezione esplosiva e istantanea, così ho deciso di acquistarlo tralasciando di guardare gli altri modelli.
   Mi piace farmi sodomizzare da Giorgia con il fallo di gomma che io stesso ho acquistato. In questo modo ho finalmente iniziato a godere appieno con tutto il mio corpo, anche con quelle parti che la subcultura omofoba me lo vieterebbe.


   Penso che siano davvero pochi gli uomini che ammettono pubblicamente di praticare la sodomia, facendosi sodomizzare da una donna, e, senza alcun pudore, ammettono di apprezzarla perché ne sanno trarre piacere. Io appartengo a quella ristretta schiera di uomini che la pratica e non ha difficoltà ad ammetterlo, ma tutti gli altri, quelli che non la mettono in pratica, non sanno ciò che sì perdono. E' probabile che la maggioranza dei maschi rifiuti di farsi sodomizzare da una donna non per paura del dolore, ma più semplicemente perché considera la sodomia una pratica degradante per un uomo.
    Giorgia non ha mai avuto reticenze né a essere sodomizzata né a sodomizzarmi, e se mai le ha avute le sono sparite stando con me a differenza di mia moglie a cui ripugna essere inculata, infatti le rare volte che mi permette di ficcarglielo nel culo dice che prova soltanto dolore.
    Ho provato in tutti i modi a convincerla che l'ano delle femmine, al pari di quello dei maschi, è una zona erogena piuttosto sensibile e quindi fonte di godimento, ragione per cui tocca a lei abbandonarsi completamente a me se vuole raggiungere l'estasi del piacere. In questo Giorgia e io siamo complici a tutti gli effetti. C'inculiamo a vicenda, penetrandoci dopo avere eseguito una buona lubrificazione dell'ano, espediente indispensabile per non provocare attriti e sanguinamenti alla parete intestinale.
    Prima della penetrazione siamo soliti accarezzarci a lungo l'ano con la lingua, depositandoci sopra una grande quantità di saliva. Serve a rilassarci, dopodiché proseguiamo con l'introduzione di un dito nel lume intestinale, consci che la manovra contribuisce al rilassamento dei tessuti delle sfintere anale e facilita la successiva penetrazione.
    A Giorgia piace essere inculata alla pecorina. Dice che in questo modo ha la possibilità di stimolarsi contemporaneamente il clitoride con le dita e aumentare il proprio piacere. Io invece appartengo alla categoria di uomini cui piace guardare la propria donna mentre mi penetra nel culo con lo strap-on. Mi metto coricato sulla schiena, con le gambe ben sollevate, e lei mi penetra dal davanti mentre osservo le tette che ballonzolano davanti a miei occhi. A volte succede che eccitato come sono mi masturbo mentre mi incula.

   Mentre cammino, intenzionato a raggiungere al più presto la caffetteria, prima di andare in ufficio, mi viene in mente il termine giusto per definire che razza di donna è Giorgia. E' una Purittana!

 

 
 

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