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LA
PRIMA
VOLTA
di
Farfallina
AVVERTENZA
Il
linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel
racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto
possa offenderti sei invitato a uscire.
I
gomiti
sistemati sul bancone del bar, le guance
seppellite fra il palmo delle mani,
ammazzo il tempo davanti alle esalazioni
di una tazza di caffè fumante. Da
mezzora sono in attesa di salire
nell'abitazione di Maddalena e non so
decidermi a farlo.
Una coppia di innamorati,
spaparanzati sugli sgabelli accanto al
mio, seguita a scambiarsi una
interminabile sequela di baci. Li guardo
per traverso mentre bisbigliano frasi
d'amore. Sorridono discretamente felici
e provo invidia per tutto ciò che di
bello esprimono con la loro passione.
Elsa e Genny, le bariste,
affaccendate davanti alla macchina del
caffè mi osservano. Hanno tutta l'aria
di trattenersi dal ridere. Ghignano le
stronze, forse sono a conoscenza del
motivo per cui a quest'ora della mattina
sono qui.
Il marito di Maddalena è
già uscito dal portone del condominio
da una decina di minuti. A quest'ora, se
non è incorso in qualche intoppo, avrà
già aperto i battenti dell'oreficeria
in cui lavora, ne sono sicuro. Si
tratterrà in negozio fino all'una,
dopodiché farà ritorno a casa, come
tutti i giorni. Io a quell'ora sarò già
uscito dal suo appartamento.
Fra le bottiglie di
liquore, allineate su tre file sulla
parete alle spalle del bancone, uno
specchio riflette le immagini
dell'ambiente alle mie spalle. I tavoli
sono occupati da studenti universitari,
tutti meno uno.
Un uomo di una certa età
occupa un tavolo a ridosso della
vetrina. I raggi del sole gli scaldano
per metà il viso e parte della persona.
Lui sembra non farci caso. Tiene il capo
chino e non stacca gli occhi dal
bicchiere che gli sta davanti.
Ho l'impressione che ogni
tanto perda il respiro. Scuote il capo
come se avesse dei cattivi pensieri da
scacciare dalla mente. Ha l'aspetto
disperato di uno che ha perso il posto
di lavoro o di chi è stato lasciato
dalla moglie. E io che aspetto avrò? A
giudicare da come mi stanno guardando
Elsa e Genny devo sembrare abbastanza
ridicolo.
- Ti preparo il solito
cabaret di paste? - mi chiede Elsa
distraendomi dall'immagine dell'uomo che
scorgo riflessa nello specchio.
- Sì, grazie, una decina
fra bignè e cannoli alla crema, come le
altre volte.
Le mie intenzioni sono così
prevedibili che Elsa e Genny non si
fanno nemmeno scrupolo di mettermi in
imbarazzo. Sanno tutto della mia storia
con Maddalena, ne sono certo. Le loro
premure mi infastidiscono. Vorrei
fuggire e non mettere più piede in
questa caffetteria.
Appena avrò raggiunto
l'appartamento di Maddalena le salterò
addosso. Non perderò tempo in smancerie
come sono solito fare ogni volta che
c'incontriamo. Ho voglia di scoparla sul
letto matrimoniale, con le lenzuola
ancora calde del corpo del marito.
Maddalena mi ha confessato
che fanno spesso l'amore appena svegli,
quando ha il cazzo duro e gli ormoni in
subbuglio. Ma pensa solo a me negli
attimi in cui sta per venire. Questo è
ciò che mi racconta. Sara vero?
Dopo che l'avrò scopata ci
concederemo una breve pausa. Faremo
colazione con pasticcini e bignè,
quelle che Elsa e Genny mi stanno
preparando, dopodiché riprenderemo a
fare l'amore fino a mezzogiorno.
Maddalena ha quarantatrè
anni, l'età di mia madre. Il doppio dei
miei ventidue anni. Eppure sono legato a
lei da un inscindibile cordone
ombelicale. La sua presenza nella mia
vita ha modificato il concetto che avevo
delle donne di mezza età. Se per
qualche motivo decidesse di interrompere
la nostra relazione non saprei abituarmi
a una improvvisa separazione. Ne
morirei, ne sono certo.
La nostra storia ha avuto
inizio fra le mura di in questa
caffetteria. E' accaduto un paio di anni
fa. Stavo consumando un caffè, in
attesa di recarmi all'università,
quando abbiamo cominciato a parlare
davanti al bancone. Abbiamo scopato
mezzora dopo che avevamo fatto
conoscenza. E' successo tutto di fretta
per il semplice motivo che l'avevo
scambiata per una puttana, una delle
tante che a ogni ora del giorno
bazzicano nei dintorni della
caffetteria.
Era seduta su uno sgabello,
davanti
al bancone, accanto a me, e non smetteva di
guardarmi e sorridermi, esibendo una
scollatura della camicetta che
nascondeva poco o niente delle tette.
Eccitato dai suoi modi ruffiani, le
chiesi quanti euro voleva per succhiarmi
l'uccello. Lei, dopo un istante di
esitazione, diede risposta alla mia
domanda beffandosi di me.
- Vuoi che te lo succhi
adesso? Andiamo di là, nel cesso della
caffetteria, oppure preferisci che lo
facciamo a casa mia. - disse indicandomi
l'edificio di tre piani dirimpetto alla
vetrina della caffetteria.
- Andiamo su da te, è
meglio. - risposi scordandomi di
chiederle quanto mi sarebbe costato il
pompino.
La seguii dappresso sino
alla porta del suo appartamento,
soltanto allora le domandai quanto mi
sarebbe venuta a costare la prestazione.
Non mi diede risposta, dandomi
l'impressione di essere infastidita
dalla domanda.
Ma entrando nella camera
fui io a rimanere infastidito dal letto
matrimoniale disfatto e dal completo
disordine che regnava in quel posto.
- Preferisci coricarti sul
letto o vuoi che te lo succhi stando
inginocchiata ai tuoi piedi? - disse per
niente a disagio nel ruolo di puttana.
Mi sarebbe piaciuto farmi
fare una spagnola, stimolato com'ero
dalla consistenza delle tette, ma non
ebbi sufficiente coraggio per
chiederglielo.
Maddalena si mise in
ginocchio sul tappeto del scendiletto e
si diede da fare ad abbassarmi pantaloni
e boxer.
- Hai un bel cazzo! - disse
dopo averlo stretto nella mano, ancora
prima di iniziare a masturbarmi.
Non mi obbligò a infilare
il preservativo come fanno tutte
le puttane prima di adoperarsi in un
qualsiasi rapporto intimo con i clienti.
La cosa avrebbe dovuto farmi capire che
c'era qualcosa di strano nel suo modo di
agire, invece accettai che si
appropriasse del cazzo ignorando i
rischi di un eventuale contagio.
Lo ingoiò per intero, il
cazzo, poco per volta, fino alla radice.
Godetti della stretta delle sue labbra
intorno alla cappella fintanto che mi
fece venire, piuttosto alla svelta,
contrariamente a quanto mi succedeva
quando scopavo con le mie compagne di
università con cui intrattengo rapporti
di sesso. Ingoiò tutto lo sperma e
anche questo mi sembrò piuttosto
strano.
Cento euro fu il denaro che
sborsai come ricompensa del bocchino
portato a termine così bene. Glieli
diedi soddisfatto del piacere che aveva
saputo trasmettermi con la bocca e
abbandonai l'appartamento.
Un mese dopo
quell'avvenimento, quando ormai mi ero
completamente dimenticato della strana
avventura di cui ero stato protagonista,
incontrai per la seconda volta
Maddalena.
Stavo uscendo dalla
medesima caffetteria per recarmi
all'università quando mi imbattei nella
sua figura. Preso alla sprovvista esitai
prima di contraccambiare il suo saluto.
Subito dopo, memore del pompino che mi
aveva fatto, la rincorsi.
Mentre camminavamo,
affiancati l'uno all'altra, le chiesi
qual era il prezzo che praticava ai
clienti per farsi scopare nel culo.
- Non ho prezzo. - disse
proseguendo il cammino sul marciapiede
opposto a quello dove l'avevo avvicinata
lasciandomi confuso.
La rincorsi e una volta
affiancata le rivolsi di nuovo la
medesima domanda. Infastidita arrestò
il passo e mi diede la medesima risposta
di poco prima.
- Non ho prezzo! Come te lo
devo dire?
- Ti pago con duecento
euro. - insistetti. - Con me non ho il
denaro, ma al primo sportello bancomat
ritiro i soldi e te li do. Ti sta bene?
Lei mi guardò con aria di
compatimento. Scosse più volte il capo,
poi riprese a camminare e io cocciuto le
andai appresso come un cane segue la sua
padroncina.
Seguitammo a camminare
rincorrendoci per un po' di tempo.
Soltanto quando ci trovammo davanti ai
grandi magazzini dell'Upim, mi rivelò
la verità in merito al pompino che mi
aveva fatto.
Mi ero sbagliato nel
considerarla una puttana. Il pompino me
lo aveva fatto per sfizio, per togliersi
una voglia e nulla più. Mi rivelò
d'essere felicemente sposata e per
niente intenzionata a ripetere
l'esperienza per cui l'avevo conosciuta.
Deluso da quella rivelazione,
imbarazzato, fuggii via.
Qualche giorno dopo andai a
suonare il campanello della sua
abitazione. Per non rivelare la mia
identità al citofono mi spacciai per un
funzionario dell'azienda elettrica
impegnato a controllare il contatore.
Quando aprì la porta e si
accorse della mia presenza non si mostrò
granché sorpresa. In quella occasione,
invece di un pompino, acconsentì a
farsi scopare nel culo come le avevo
proposto qualche giorno addietro quando
l'avevo fermata per la strada.
Accettò di farsi
sodomizzare senza opporre resistenza
dopo che la misi carponi, a faccia in giù,
col mento sistemato su di un cuscino a
soddisfare il mio desiderio. Le uniche
parole che disse quando le puntai la
cappella contro il buco del culo furono:
- Non farmi troppo male,
eh. Mi raccomando!
La penetrai nell'intestino
facendo un po' fatica nonostante mi
fossi premurato di aspergerle un grumo
di saliva sull'ano prima di incularla.
Dopo un po' che entravo e uscivo nel
culo smise di lamentarsi per il dolore
che le stavo procurando, infine le
sborrai nell'ano.
L’inculata è stata la
prima di una lunga serie di mattine di
fuoco. Adesso seguitiamo a vederci
almeno un paio di volte alla settimana.
Questi due anni di frequentazione sono
stati ricchi di scopate, pompini e
inculate. Maddalena è dotata di una
carica sessuale che poche donne
possiedono. Può sembrare strano che un
ragazzo della mia età abbia perso la
testa per una donna di quarantatré
anni, ma è la sacrosanta verità.
Elsa ha sistemato le paste
nel cabaret che con Maddalena
consumeremo per colazione. Mi guarda e
si lascia sfuggire un sorriso.
- Paste e caffè fanno in
tutto 21 euro e 50 centesimi.
Tolgo dal portafoglio due
banconote. Una da 20 e una da 5 euro e
resto in attesa della rimanenza che Elsa
si affretta a consegnarmi.
Mentre esco dalla
caffetteria sono raggiunto dalle voci di
Elsa e Genny che mi augurano una buona
giornata. Fingo di non accorgermi delle
loro allusioni, attraverso la strada e
raggiungo il portone dell'abitazione di
Maddalena. Mentre premo il campanello
della sua abitazione mi viene da pensare
che è destino che gli amori prima o poi
finiscano, ed è quello che succederà
fra me e lei. Ma i sogni quelli no,
quelli per fortuna non muoiono mai.
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