Scrivo
a te, chiunque tu sia, ma soprattutto a
te donna a cui piace sgrillettarti la
passera mentre ti soffermi a leggere i
miei racconti. Butto giù queste poche
righe per comunicarti che ho deciso, una
volta per tutte, di smettere di scrivere
racconti erotici. Non è una decisione
che ho preso in modo avventato, anzi,
tutt'altro, perché l'ho ponderata a
sufficienza prima di renderla pubblica,
ed è frutto di una non facile presa di
coscienza. Trovo sia sterile
giustificarmi facendo ricorso a inutili
giri di parole per spiegare questa mia
scelta, magari sostenendola con puerili
scusanti. La verità, la mia, è che da
un po' di tempo scrivo racconti di
malavoglia, forse perché non ho più
molte cose da dire.
La scrittura, per quanto mi
riguarda, non è mai stata una priorità
assoluta nella mia vita, ma soltanto un
modo divertente per occupare il tempo
libero, anche se, col passare del tempo,
si è rivelata molto di più che una
semplice distrazione poiché ha saputo
trasmettermi un inaspettato piacere.
Questo perché scrivendo sono riuscita a
emozionarmi come raramente mi era
capitato in precedenza. Senza falsa
modestia spero di essere riuscita a
trasmettere delle emozioni a chi come te
ha avuto la pazienza di leggere più di
uno dei miei racconti.
Scrivere racconti erotici
mi ha fatto stare bene, anche se
qualcuno dei miei amici e amiche si sono
mostrati scandalizzati quando sono
venuti a conoscenza della particolarità
dei miei scritti, senza darsi pensiero
che l'erotismo è insito nella natura
umana ed è un ingrediente
indispensabile per la sopravvivenza di
tutti noi così come lo è il bere, il
mangiare, fare la pipì, e il vestirsi.
Sono dell'idea che
l'erotismo sia alla base della nostra
esistenza, perché è il piacere
assoluto. Infatti, quando sfocia nel
fare del sesso e ancor più nell'amore,
riesce a trasmetterci una visione
positiva della vita, ed è questo che
avrei voluto comunicare con le mie
storie. Spero di esserci riuscita.
Scrivere di sesso mi ha
aiutata a sentirmi più libera, ma
soprattutto si è rivelato un modo per
essere felice, perlomeno più di quanto
lo sono stata in passato. Ma se fino a
qualche mese fa scrivere e leggere
racconti erotici lo reputavo qualcosa di
meraviglioso, ora mi annoia e non so
spiegarmene la ragione.
Farmi ascoltare attraverso
dei racconti erotici mi è servito per
confessare, sotto pelle, quali sono i
miei mali, intrappolando nelle pagine
piene di parole, riflessioni, e ricordi
che altrimenti si sarebbero dispersi
nell'oblio col trascorrere del tempo.
Scrivendo mi sono posta
l'obiettivo di eccitare quei maschi e
quelle femmine che si sono presi la
briga di leggere i miei racconti, pagine
in bianco e nero che mi sono servite per
dare voce alle speranze del mio cuore,
ma anche a fare ridere e piangere
secondo qual era il mio stato d'animo.
Spesso mi sono trovata a
scrivere racconti soltanto per sputare
veleno verso tutto ciò che mi sta
attorno, perché la sofferenza che
manifestano molti dei personaggi
protagonisti delle mie storie è parte
integrante della mia persona.
Scrivere mi è servito per
sentirmi un po' meno sola, anche se
troppo spesso ho scritto cose che avrei
voluto provare e non quelle che provo
per davvero, perché resto dell'idea che
quando si scrive è più esaltante
riuscire a non raccontare una storia
vera, ma congegnarla con proprie parole,
descrivendo immagini e situazioni, per
poi condividerle con gli altri.
In effetti, quando leggo un
qualunque altro testo, se questo non
riesce a evocarmi delle immagini, non mi
piace, e allora quando scrivo qualcosa
di mio mi piace dilungarmi in
descrizioni dell'ambiente anche se
questo, talvolta, può risultare noioso.
Di sicuro non sono stata
sufficientemente brava a esprimere,
attraverso le parole, tutto quello che
mi frulla nella testa e nel cuore, e che
cerca in tutti i modi di saltare fuori,
ma forse un giorno ci riuscirò.
Ciao.
Farfallina
*
* *
Merda! Ieri pomeriggio avevo buttato giù
un laconico papiro di commiato,
destinato a chi legge i miei racconti, e
ora, a distanza di sole 24 ore, mi
ritrovo per l'ennesima volta a
descrivere un accadimento, oscenamente
eccitante, di cui sono stata
involontaria spettatrice stanotte.
Dal nido della mia
mansarda, arrampicata sui tetti della
città, me ne stavo seduta sul divano,
intenta a guardare un programma
demenziale alla tivù (XFactor), quando
dai vetri dell'abbaino ho rivolto lo
sguardo, come spesso mi succede, verso
le finestre dell'appartamento al quarto
piano dell'edificio ubicato dall'altra
parte della strada.
Il buio della sera era
calato da un po' di tempo nella
stanza da letto dell'appartamneto. Il locale era in
penombra, soltanto la luce di una
piccola abat-jour lo illuminava. Erano
trascorse parecchie settimane
dall’ultima volta che li avevo visti
fare l'amore, quei due. Sul corpo smunto
della donna non c'era nessuna traccia
dei lividi che avevo scorto sulla pelle
quando l'avevo vista nuda. Era distesa
sul letto, legata mani e piedi alle
sponde di ferro, braccia aperte, gambe
spalancate, completamente nuda. Un
bavaglio di stoffa nera, calato fra
mascella e mandibola, sottraeva solo in
parte la bellezza del viso.
Ho abbandonato la comodità
del divano e mi sono avvicinata alla
finestra dell'abbaino per guardare
meglio la scena. L'uomo si è liberato dei
vestiti mentre lei è rimasta immobile
sul letto volgendo lo sguardo nella
direzione del compagno, dopodiché anche
lui si è mostrato completamente nudo ai
miei occhi. Il primo colpo di frusta ha
ferito la donna dritta al seno e l'ha
fatta sussultare sul materasso. Gli
altri colpi, abbattutesi sul giovane
corpo in breve successione, le hanno
marcato la pelle lasciandole delle
vistose striature rossastre. Dieci,
quindici, venti, trenta, cinquanta
frustate. Nemmeno sono riuscita a
contare i colpi di frusta che le ha
scaraventato addosso quella bestia
d'uomo.
Ho sempre pensato che la
passione non può avere delle regole e
nemmeno dei limiti. Spiando quei
due impegnati a fare l'amore in quel modo
brutale ne ho avuto la certezza. Mentre
li osservavo l'eccitazione ha cominciato
a montarmi fra le cosce. Vista da
lontano lei era bellissima, quasi
perfetta, e ho provato invidia per tutto
il piacere che stava provando. Tutt'a un
tratto mi sono trovata la fica bagnata
fradicia, con l'eccitazione che
seguitava a montarmi lenta. Il respiro
ha cominciato a mandarmi in affanno, e
non ho potuto fare a meno di toccarmi.
La donna, eccitata dal calore rovente
provocatole dalle frustate, dava
l'impressione di essere ormai vicina
all'esplosione. Ha cominciato a dimenarsi nel letto e ha
preso a urlare, seppure impedita dal
bavaglio che le serrava la bocca, mentre
i colpi di frusta non cessavano di
sfregiarla e avevano assunto un ritmo
frenetico. Il corpo nudo ondeggiava sul
letto, offerto nella sua nudità alle
voglie dell'uomo che da lì a poco
l'avrebbe fatta sua di diritto,
scopandola nel culo, sicuro che il
dolore provocatole con quell'atto fosse
condizione di perfezione assoluta per
lei. Una sofferenza fisica che la donna
agognava vivere in tutte le sue
declinazioni e probabilmente dava senso
alle sue fantasie.
L'uomo ha seguitato a
colpire la compagna mentre lei si
dimenava sul letto. Sicuramente aveva
una dannata voglia di toccarla, l'ho
capito dalla quantità di sangue che
fluiva nelle vene e gli aveva riempito i
corpi cavernosi dell'uccello che si
mostrava ai miei occhi grosso e dritto
come un birillo. D'improvviso l'uomo è
caduto in ginocchio a fianco del letto.
Dalla sua bocca sono
capitombolati, lievi, quasi
impercettibili, dei baci sulla pelle
della donna tornata ad acquietarsi,
sfiorata dalle labbra dell'uomo che ha
iniziato a leccarle i capezzoli
stirandoli fra i denti uno di seguito
all'altro. Questo atto le ha strappato
una smorfia che a lui invece sono certa
gli è sembrato un sorriso. La
limpidezza dello sguardo dell'uomo
mentre baciava la compagna in tutto il
corpo mi ha emozionata.
Ho smesso di sfiorarmi il
clito e ho cominciato a masturbarmi in
profondità, con due dita nella passera,
illudendomi di essere io la destinataria
dei baci che l'uomo riversava sulla
pelle della compagna mentre si
scioglieva nel coccolarla.
L'accanimento che fino a
qualche istante prima contraddistingueva
l'operato dell'uomo, e l'aveva visto
riversare decine di frustate sul corpo
della donna, ha fatto posto all'amore.
E' salito sul letto, dopodiché si è
sdraiato sul fianco accanto a lei. L'ha
guardata a lungo senza toccarla,
penetrandola soltanto col cuore,
probabilmente.
Tutt'a un tratto le ha
liberato il bavaglio, l'ha avvolta in un
tenero abbraccio e le ha passato una
mano intorno al capo, poi le ha
afferrato i capelli, l'ha attirata verso
sé, e l'ha baciata sulla bocca, pur
mantenendole legate le braccia e le
caviglie alle ringhiere del letto.
Quando le labbra si sono staccate da
quelle della compagna l'ha guardata con
uno sguardo da farle male. Infine ha
sciolto ogni legaccio che teneva la
donna ancorata al letto per annodarne
insieme dei nuovi, mischiando i corpi
che parevano non trovare pace.
Sul parquet spiccavano le
corde allacciate alle barre metalliche,
poste agli angoli del letto, ormai
sciolte dal corpo a cui erano rimaste
congiunte fino a qualche istante prima.
La donna era pronta a essere usata.
Senza che lui la obbligasse si è messa
a quattro zampe su letto per essere
penetrata, dandomi l'impressione di
contare i secondi di quell'attesa,
spazientendosi nello stesso tempo. Lui
l'ha penetrata in un colpo solo,
strappandole un gemito di dolore, dopo
che in precedenza le aveva infilato un
dito nel culo.
In quel momento mi sono
sentita morire, avrei voluto essere là,
al suo posto, e godere di quella
penetrazione, invece ero nella mia
stanza, sola, nascosta dietro la
finestra dell'abbaino, con il pulsare
delle vene a consumarmi mentre mi
masturbavo. Ho cominciato a mordermi le
labbra fino a farle sanguinare a causa
del folle godimento che stavo cogliendo.
Se mi era impedito d'ascoltare il rumore
soffocato dei gemiti di piacere che
stavano uscendo dalle labbra della
donna, dentro di me ho sentito crescere
uno strano senso di calore accompagnato
alla rabbia e al dolore.
L'uomo ha cominciato a
entrare e uscire con dei colpi dal culo
della donna conficcandole i denti nella
schiena, mordendola come sa fare
soltanto un animale, mentre con le
unghie, tenute appiccicate ai fianchi,
le scorticava la pelle.
Dopo che le è venuto nel
culo lei si è girata per ricevere in
bocca lo sperma che fluiva dal cazzo
duro e lucido. Sono venuta anch'io con
le gambe che mi tremavano grazie a tutta
la potenza assorbita dallo spettacolo
offerto ai miei occhi. Infine ci siamo
addormentati tutt'e tre esausti, felici,
e appagati come fossimo un solo corpo.
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