LA CHIOCCIA
di Farfallina

AVVERTENZA

Il linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto possa offenderti sei invitato a
uscire.

 

  

  
  
I
l flusso di sangue che mi insudicia la vagina in occasione di ogni ciclo ovarico finalmente è terminato. Stavolta il mestruo è stato particolarmente abbondante. Sono debilitata, ma non voglio ossessionare mio marito con le paure che mi porto addosso a causa dell'anemia che mi prostra.
   Due bistecche alla fiorentina cuociono sulla griglia del barbecue piazzato nel terrazzo. Carlo è alle mie spalle e con le braccia mi cinge fianchi mentre cucino.
   - Dai, smettila. Non è questo il momento. - gli dico.
   - Il momento per cosa?
   - Hai capito a cosa alludo, lo sai bene.
   Le mani indugiano sul tessuto della gonna e mi accarezzano le cosce. Istintivamente socchiudo le gambe ed evito che le dita s'intrufolino fra le pieghe della stoffa.
   - Fai il bravo. E' ora di cena.
   - Ho voglia. - borbotta.
   Mi morde un orecchio e poi lo lecca scotendomi il corpo di brividi. Mi scosto e non do ascolto al seducente richiamo delle sue labbra, anche se ho una certa sensibilità per questo tipo di attenzioni. Quello di cui ho bisogno è di mettere sotto i denti la carne che sta cocendo sulla griglia, quello e basta.
   Preso atto dell'inutilità dei suoi tentativi mi precede in cucina e va ad accomodarsi alla tavola.
   - E' come piace a te. Al sangue! - gli annuncio mentre colloco il piatto con la bistecca sulla tovaglia.
   Mio marito infila la forchetta nella costata di carne, separa alcuni frammenti con il coltello, poi ne gusta il sapore senza assaggiare una briciola di pane.
   - Ottima! E' davvero molto tenera questa carne. Dove l'hai acquistata? 
   - Nella macelleria di Piazza Matteotti.
   - Se il governo proibirà la vendita di carne chianina per colpa della Mucca Pazza, allora perderemo un ottimo piatto.
   - E' sì, è davvero un peccato.
   Sulla tavola oltre al piatto di carne ho sistemato un tegame di radicchi rossi conditi con olio d'oliva e aceto balsamico, come piacciono a Carlo.
   - Per un po' di tempo saremo costretti ad abbandonare questo piatto per nutrirci soltanto di carne bianca.
   - Sei ammattito? E io come mi curo l'anemia.
   - Hai ragione, dicevo così per dire. Ma questa sera ho una bella sorpresa per te.
   - Una delle solite?
   Carlo stringe il bicchiere di lambrusco nella mano e sorseggia il vino, poi riprende a cibarsi della carne. Al momento di consumare il caffè riprende il discorso che aveva interrotto in precedenza.
   - Dunque! Per realizzare questa fantasia erotica ho bisogno della tua completa disponibilità. Vuoi assecondarmi?
   Sono disposta a tutto e lui lo sa bene. Come potrei rifiutargli qualcosa? Fra noi c'è un patto non scritto di totale disponibilità, un patto che non prevede limitazioni di sorta.
   Ma dopo che mi ha esplicitato la proposta mi ritrovo imbarazzata.
   - Scusa, ma quel coso... L'uovo che hai intenzione di mettermi nella vagina dovrei tenerlo dentro per venti giorni?
   - Sì, fino a quando si è schiuso.
   - Ma è grosso!
   - Ne troveremo uno di medie dimensioni, non troppo piccolo però. Deve contenere i principi nutritivi di cui ha bisogno il pulcino nelle ore successive alla schiusa.
   - E quando lo dovrei introdurre?
   - Pensavo che potremmo iniziare già da domani. Lo hai finito il ciclo, no?
   - Non pensi che il guscio sia troppo fragile e che possa rompersi?
   - Dipende dall'elasticità della mucosa della tua vagina.
   Prima di addormentarci abbiamo fatto l'amore. Da una settimana non lo facevamo. Mi ha scopata come un animale in calore, cosa che gli succede quando è in balia di qualche fantasia erotica.

   Sono le sei del pomeriggio quando Carlo fa ritorno a casa. Nelle mani stringe un involucro di cartone di dimensioni ridotte. Lo tiene ancorato al petto come  si trattasse di una preziosa reliquia. Toglie dal contenitore due uova e me le mostra.
   La loro forma è regolare. I gusci, di colore bianco, sono integri e da quanto sostiene Carlo custodiscono tutt'e due un embrione.
   - Le uova hanno un periodo d'incubazione all'incirca di tre settimane.
   - Scusa sai, ma dovrei tenere nella vagina uno di quei cosi per ventuno giorni?
   - Certo! La temperatura è essenziale per lo sviluppo dell'embrione. Di solito il calore è assicurato dalla chioccia. Ma nel nostro caso la chioccia sarai tu!
   - Sei pazzo da legare! Se credi che mi sottoponga a una simile tortura sbagli di grosso. 

   Sdraiata sul letto sono in attesa di ricevere l'uovo di gallina da covare fra le pareti della vagina. Per facilitare a mio marito la manovra d'introduzione fletto le ginocchia e tengo le cosce bene divaricate. Carlo ha incollato due sottili fili di nailon attorno alla superficie del guscio. Sono estesi una trentina di centimetri in modo da facilitare, al bisogno, l'estrazione dell'uovo dalla vagina senza danneggiarlo.
   L'incastro dell'uovo in vagina avviene con non poche difficoltà, dopodiché mio marito si mette carponi sul letto e s’intrattiene a rimirare il guscio che sporge fra le grandi labbra. Sotto la pressione di un'ulteriore spinta l'uovo è fagocitato per intero nella vagina e sparisce alla vista degli occhi miei e di Carlo.
   Ammaliato dal corpo estraneo che mi ha infilato nella vagina rimane a guardarmi fra le cosce fino a quando decido di serrarle. Soddisfatto di ciò che ha visto s'infila sotto le coperte, depone la mano sopra il mio ventre, e si addormenta come un bambino.
   La notte trascorre senza problemi. Al risveglio vado in bagno, ma è lì che incontro le prime difficoltà.
   - Tutto bene? - chiede Carlo quando esco dal bagno.
   - Sì, direi di sì. Anche se provo un po' di disagio a camminare con questo guscio nella vagina.
   - Ci farai l'abitudine. Mi raccomando! Quando cammini non muoverti troppo. Se esci di casa per andare al supermercato non andarci a piedi, adopera l'auto. Capito!
   Quando Carlo esce di casa per recarsi al lavoro mi saluta porgendomi un bacio sulla guancia, poi mi striscia la mano sul ventre nella direzione dell'ospite che custodisco nella vagina. Il resto della mattina trascorre tranquilla, ma non trascuro i miei doveri di casalinga.
   L'uovo preme contro la parete della vagina e sembra adattarsi ai movimenti del corpo. Se all'inizio di questa avventura la presenza dell'uovo m'infastidiva, soprattutto per paura che potesse rompersi, col trascorrere delle ore ho imparato a convivere con il corpo estraneo.
   Purtroppo non so nulla dell'incubazione delle uova. A malapena so distinguere una gallina da un cappone o forse no. Decido di recarmi in una delle librerie del centro città per acquistare un manuale che tratti dell'incubazione delle uova di gallina, del tutto ignara delle difficoltà cui sarei andata incontro camminando per la strada con l'uovo inserito nella vagina.
   Mentre cammino ho l'impressione che la gente mi stia a osservare perché a conoscenza di ciò che custodisco fra le cosce. Mi muovo con le gambe divaricate come una papera e la mia andatura è caracollante. Alla libreria Feltrinelli provvedo ad acquistare un manuale per l'incubazione delle uova; unico testo disponibile nel negozio di libri.
   Col trascorrere delle ore sono sempre più partecipe di quella che ormai considero una gestazione. Non sono più scettica come è accaduto quando mio marito mi ha proposto la cosa. Mi comporto come una donna incinta in attesa del nascituro e ciò è abbastanza ridicolo.

   Mentre aspetto il ritorno di Carlo a casa mi dedico alla lettura del libro. Sprofondata nella lettura apprendo alcune importanti nozioni sui metodi d'incubazione delle uova e le comunico a mio marito.
   - Sapevi che le uova hanno bisogno di particolari condizioni ambientali nel periodo d'incubazione? - confido a Carlo mentre consumiamo la cena.
   - No.
   - Oggi sono stata in libreria. Ho acquistato un manuale che spiega quali sono queste condizioni.
   - E allora? 
   - Abbiamo trascurato un fattore molto importante.
   - Beh, quale? Vai avanti.
   - Durante l'incubazione l'uovo ha bisogno di una adeguata ventilazione.
   - Dici davvero?
   - Certo! L'embrione respira attraverso i pori del guscio da cui entra l'ossigeno e ne esce l'anidride carbonica. L' ho letto nel libro.
   - Cosa possiamo fare?
   - Non lo so. Forse dovremmo estrarre l'uovo per un po' di tempo dalla tana er dargli la possibilità di ventilarsi.
   - Penso di sì.
   Prima di addormentarci Carlo depone una mano sul mio grembo e l'accarezza ancora una volta. Non dice una parola, anche se nell'oscurità della camera intuisco i lineamenti del suo volto candido e sereno come quello di un fanciullo. Mi dà un bacio sulle labbra, si accoccola sulla mia spalla, e si addormenta.

   La prima settimana di gravidanza è trascorsa senza intoppi. Questa mattina, al decimo giorno d'incubazione, mi sono svegliata di buon'ora. Nuda, liberata dal lenzuolo, ho la pelle fradicia di sudore. Il sogno erotico di cui sono stata protagonista sino a poco prima del mio risveglio si è interrotto nel momento in cui stavo per essere scopata da Jan-Claude Van Damme, protagonista maschile del film che ho visto ieri sera alla tivù.
   L'uovo preme con insistenza contro la parete della vagina e ciò contribuisce ad accrescere il mio turbamento. Allungo la mano fra le cosce di Carlo e raggiungo lo slip. Infilo le dita sotto l'elastico e gli afferro il cazzo nella mano. Come ogni mattina è turgido. Inizio ad accarezzarlo lavorandolo con le dita fintanto che Carlo si sveglia.
   - Ne hai voglia? - mi sussurra all'orecchio.
   - Uhm... sì, direi proprio di sì.
   Le pareti della vagina sono umide, ma so bene che Carlo non mi permetterà di estrarre l'uovo dalla vagina. Mi chino sul cazzo e inizio a leccare la cappella. Carlo depone la mano sul mio pube. Raggiunge il clitoride e inizia a sfiorarlo con delicatezza. Il cazzo mi riempie le gote e assaporo la carne della cappella. E' liscia, esile, turgida, così come l'ho assaporata un'infinità di altre volte, ma questa mattina ha un sapore tutto speciale, inconsueto, ma forse sono io a essere diversa.
   Le dita di Carlo scorrono sapienti sulle labbra della vagina incuneandosi all'interno fino a sfiorare la parete dell'uovo.
   - Che sensazioni provi? - mi sussurra all'orecchio.
   Abbandono per pochi istanti le labbra dall'uccello e gli do risposta.
   - E' una percezione strana. Di pienezza direi, come non ho mai avuto.
   Immergo il cazzo nella bocca e ricomincio a succhiarlo. Carlo, invece, inizia a solleticarmi il clitoride sfregandolo con le dita. Per meglio assecondarmi si gira sul fianco. Affondo il cazzo in gola fino alla radice e lo succhio trattenendo il respiro fino a quando sono prossima a perdere i sensi, ma non li perdo. E' una tecnica che ho imparato da ragazza e sa mandarmi in estasi. Ripeto la manovra alcune volte fino a quando, spossata, riprendo a masturbarlo.
   La saliva mi esce copiosa dalle labbra sollecitata dal massaggio delle dita di Carlo sul clitoride. Quando stiamo per raggiungere l'orgasmo ho timore di distruggere l'uovo.
   - Sì, dai, fammi venire. - implora Carlo.
   Ormai non sono più in grado di contenermi. Succhio disperatamente il cazzo fino al momento in cui un getto di sperma viene a riempirmi la bocca. Mi giro a pancia in alto e inumidisco le dita nelle labbra colme di sperma. Deposito i residui sul clitoride e all'interno delle grandi labbra. Spasmi di piacere sopraggiungono subito dopo. Non sono in grado di dominare le contrazioni dell'utero. Mi lascio trasportare nell'infinito piacere e chiudo gli occhi.

   Alla luce di quanto abbiamo appreso dalla lettura del libro trascorro molto tempo libero sul terrazzo a prendere il sole. Distesa a gambe aperte sullo sdraio ventilo l'embrione che sta richiuso nell'uovo. Quella che ormai chiamo maternità sta diventando una idea ossessiva. Ho persino cambiato alimentazione in funzione del nascituro. Sempre più spesso mi ritrovo dinanzi allo specchio a guardarmi le mammelle che stimo essere aumentate di volume a causa della schiusa imminente dell'uovo.

   Superata la seconda settimana d'incubazione mi metto a letto decisa a rimanervi fino alla schiusa dell'uovo. Verso il diciassettesimo giorno, con l'avanzare della deposizione, il guscio si è fatto sottile e fragile. Nel suo interno sento muoversi il pulcino. La sensazione che provo è piacevolissima. Durante tutto questo tempo ho continuato a ruotare, almeno tre volte al giorno, i poli del guscio, ma con l'approssimarsi del lieto evento ho smesso di eseguire la manovra per evitare che l'embrione possa aderire alla membrana testacea.
   Alle tre di notte del ventunesimo giorno il pulcino, ormai sviluppato, rompe lo strato sottile del guscio e fuoriesce dalla vagina. Carlo assiste al lieto evento accudendo il pulcino nei primi attimi di vita.
   Lasciamo che si nutra della membrana che ho provveduto a togliere dalla vagina e restiamo estasiati da quello che tutt'e due consideriamo uno straordinario evento della natura. Carlo e io siamo sposati da quindici anni e non abbiamo figli. Quello che la natura ci ha rifiutato ce lo siamo presi.

* * *

   E' trascorso un mese dalla nascita del pulcino. Un avvenimento ancora più inaspettato ha modificato la mia vita. Le mestruazioni che tardavano a manifestarsi mi hanno convinta a recarmi dal ginecologo per una visita.
   - Complimenti signora. - mi ha detto il medico sorridendo. - lei è incinta!
   - Incinta? Ma di chi?
  

* * *

   Nove mesi sono trascorsi da quando ho covato l'uovo. Ieri ho dato alla luce una bella bimba di tre chili e ottocento. Penso che da adulta sarà sicuramente una gran bella pollastra. 

 

 

 

 
 

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