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LA
CALDA PELLE
di
Farfallina
AVVERTENZA
Il
linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel
racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto
possa offenderti sei invitato a uscire.
Dopo
la vacanza di un paio di settimane,
trascorsa al mare in compagnia di
Loredana, a caccia di prede maschili a
cui dare ospitalità fra le mie cosce,
riprendere a lavorare in ospedale non è
stato semplice.
Ieri sera, tornando a casa stanca
morta dopo uno stressante turno di
lavoro in corsia, non riuscivo a
prendere sonno. Tutta colpa della
sinfonia di gemiti e sospiri, ma
soprattutto del rumore provocato dal
cigolio della rete di un letto, che
proveniva dal soffitto sopra la mia
testa.
Ho provato a immaginare quali
acrobazie stessero conducendo gli
inquilini dell'appartamento al piano di
sopra. Ho persino avuto la tentazione di
masturbarmi, ma sono riuscita a
trattenermi anche se avrei voluto farlo.
Avevo una gran voglia scopare,
magari con uno sconosciuto capitato per
caso nel mio letto, ma era solo una
fantasia, poi mi sono addormentata
immaginando di fagocitare fra le lebbra
il cazzo di Richard Gere.
Seduta a un tavolo del Caffè
Napoleon, in compagnia di Gloria e
Carmen, mi tolgo la sete con una pinta
di birra alla spina mentre scambio più
di un pettegolezzo con le mie amiche,
come siamo solite fare nelle occasioni
in cui stiamo in compagnia.
- Al bar il costo delle birre è
raddoppiato. Colpa dell'introduzione
dell'euro si dice.
- Colpa dei commercianti. -
rimbecco.
- Nel frattempo il nostro
stipendio è rimasto bloccato a quello
di tre anni fa, cazzo! - interviene
Gloria con una smorfia.
- Hai ragione. - le fa eco
Carmen. - Per mettermi al passo con
l'aumento dei prezzi, e la perdita di
valore del denaro, sono costretta a
effettuare un numero esagerato di ore di
lavoro straordinario. Mi domando per
quanto tempo riuscirò a reggere questo
ritmo.
- E allora io cosa dovrei dire?
Lo sapete che è da tre mesi che non
effettuo un giorno riposo.
Preferisco che mi paghino quelle ore
di lavoro straordinario anziché
recuperarle, che altro potrei fare? Ho
troppo bisogno di guadagnare denaro. - prosegue
Gloria.
- No, al riposo settimanale non rinuncio, piuttosto scelgo di
fare i doppi turni di lavoro. Nella
clinica dove presto servizio se una
collega si ammala un’altra di noi
infermiere si accolla un doppio turno di
lavoro. Lavoriamo per sedici ore
ininterrotte, ma ne vale la pena perché
lo straordinario è bene remunerato. E'
faticoso, lo so, ma ci consente di
guadagnare qualche manciata di euro in
più senza rinunciare al turno di
riposo. - conclude il discorso Carmen.
- A chi amministra gli ospedali
importa soltanto di mantenere il
bilancio di gestione in pareggio. Se i
manager che li gestiscono raggiungono
questo obiettivo la Regione gli
elargisce consistenti premi in denaro,
perlomeno questo è ciò che si dice in
giro.
- Hai ragione Erika, da un po’
di tempo la parola budget è la più
diffusa in ospedale. Al raggiungimento
di certi obiettivi viene corrisposto un
premio in denaro al personale che fa
parte di quell'equipe, anche se sono
lavori che quegli operatoti
dovrebbero condurre a termine comunque,
perché sono di loro competenza,
accidenti! - conclude Carmen.
- Sarei curiosa di sapere se c’è
qualcuno che va a verificare se sono
stati raggiunti quegli obiettivi. Io ne
dubito! - dico lasciandomi sfuggire un
riso beffardo.
Stasera l'afa è opprimente, ho
il corpo madido di sudore, e non vedo
l'ora di ritrovarmi nuda sotto la doccia.
D'improvviso un cellulare incomincia a
trillare. Tutt'e tre ci guardiamo
d'intorno cercando d'indovinare di chi
è l'apparecchio che suona. E' il mio.
- Pronto.
- Ciao, sono io, Loredana,
-
Oh, ciao.
- Tutto bene?
- Sì.
- Dove sei?
- Sono al Napoleon in compagnia
di Gloria e Carmen.
- Non hai paura a uscire di casa
dopo quanto è accaduto in città?
- No, te l'ho detto, sono in
compagnia. Nessun maniaco si prenderebbe
la briga aggredire un gruppo di tre
donne. E poi sappiamo come difenderci,
cosa credi.
- Sono curiosa di sapere cosa si
mormora in città a proposito dei tre
omicidi compiuti dal mostro.
- Quattro omicidi! Te ne sei
dimenticata uno. Oggi è stata ritrovata
un'altra valigia con dentro il corpo
mutilato di una donna violentata e
uccisa dal maniaco. L'ha rinvenuta un
netturbino. Il bagaglio era riposto
accanto a un cassonetto dell'immondizia.
Non ci crederai, ma il luogo del
ritrovamento dista soltanto pochi
isolati dalla mia abitazione. Cazzo! Ci
pensi, a pochi passi da me! La valigia
stava lì, abbandonata da alcuni giorni,
e nessuno ci aveva fatto caso. La puzza
ha attirato l'attenzione di un
netturbino che ha provveduto ad aprirla.
I poliziotti accorsi sul posto non hanno
fatto altro che prendere atto di ciò
che era rimasto del cadavere.
- E tu come lo hai saputo?
- Ne ha dato notizia la radio, lo
sai che durante il pomeriggio la tengo
accesa quando sono sola in casa, mi
tiene compagnia. E poi le emittenti
televisive locali e nazionali ne hanno
parlato nei telegiornali di stasera.
Quando farai ritorno in città ti
accorgerai del trambusto che c'è in
giro, la gente non parla d'altro.
- Non ci sono indizi? E la
polizia che fa, brancola nel buio?
- Ma che cazzo ne so, sono
domande da fare a me?
- Deve essere un folle
sanguinario, per forza. Compiere sul
corpo di una donna delle sevizie e delle
atroci mutilazioni, specie quando le
vittime sono ancora in vita, è qualcosa
di abominevole. Possibile che un uomo
possa godere nel fare tanto male?
- Fare sesso comporta dolore e
piacere, come bene sai. Le due cose
viaggiano in simbiosi, non trovi?
- Mah, però secondo me ti
sbagli, questo è un pervertito sadico,
altro che palle.
- Quando torni in città?
- Al più tardi domenica sera,
lunedì sono di servizio in corsia.
- Le ragazze mi fanno cenno di
salutarti e ti mandano un bacione.
- Ringraziale per me, anch'io le
mando un bacio.
- Ci vediamo lunedì. Mi
racconterai quello che hai combinato
durante la mia assenza, eh!
- Qualcosa ho fatto, poi ti
racconto. Ciao!
- Ciao!
Quando scosto l'apparecchio
dall'orecchio Gloria e Carmen mi sono
addosso tempestandomi di domande.
- Allora ci racconti cosa sta
combinando Loredana al mare? - mi
sollecita Carmen.
- Non si è sbottonata, ci
racconterà tutto lunedì quando sarà
qui.
- Cazzo! Chissà quante ne avrà
combinate quella troia. - le fa eco
Gloria.
- Non credo abbia scopato granché,
altrimenti me lo avrebbe detto. Ha
continuato per tutto il tempo a
chiedermi notizie del maniaco, senza
raccontarmi niente di sé come invece è
solita fare quando ha per mano un cazzo
d'uomo.
- Eh, sì, hai proprio ragione. -
approva Gloria.
- Beh, che ne dite se andiamo a
nanna? - propongo dopo essermi scolata
le ultime due dita di birra nel
bicchiere.
- E' già mezzanotte, cazzo! Il
tempo vola. Alle cinque devo essere di
nuovo in piedi se voglio prendere
servizio in corsia. E' meglio se ce ne
andiamo a letto. Ci muoviamo?
Ci alziamo dalle sedie e
c'incamminiamo verso la cassa per pagare
le consumazioni. Stavolta pago tutto io.
Tolgo dal portafoglio venti euro e li
porgo al gestore del bar. L'uomo sta
seduto su di uno sgabello davanti alla
cassa con le mani appiccicate al
cassetto dei soldi. Mi porge il resto di
cinque euro tralasciando di consegnarmi
lo scontrino fiscale. Subito dopo
Gloria, Carmen e io siamo di nuovo per
strada.
Ho lasciato le mie due amiche al
parcheggio dell'ospedale e sono corsa
dritta a casa.
*
* *
Un getto d'acqua tiepida mi
toglie il sudore che alberga sulla pelle
del mio corpo. Resto nel box della
doccia pochi minuti, poi mi sdraio sul
letto. L'inquilino al piano di sopra
anche stasera fa sfoggio di acrobazie
sessuali. Coricata sopra le lenzuola
ascolto le esibizioni sonore che
pervengono alle mie orecchie attraverso
le travi del soffitto. Gemiti, sospiri,
e gridolini danno forma a una eccitante
melodia erotica. Sono turbata dal
persistere dei rumori. Con le dita mi
faccio largo fra i peli, a forma di
triangolo, attorno alle labbra della
vagina e incomincio a toccarmi.
Eseguo movimenti lievi, quasi
sfuggenti, accrescendo il desiderio di
godere di un orgasmo. Mi piace
masturbarmi, cazzo se mi piace!
Le pareti della mucosa si
contraggono mentre faccio scorrere due
dita nella vagina che spande una grande
quantità umore. Vado avanti a toccarmi
per una decina di minuti, deliziandomi
nello stropicciare l'estremità dei
capezzoli fintanto che decido di
accelerare il movimento delle dita nella
vagina per raggiungere l'orgasmo.
Una vampata di calore mi sale
dalla estremità dei piedi, attraversa
tutto il corpo e mi giunge sino al capo,
provocandomi un annebbiamento della
vista e un incontrollato tremore. Mi
arriccio su me stessa col fiato rappreso
e ansimo imitando gli inquilini del
piano di sopra che, mentre mi sono
masturbata, non hanno cessato un solo
istante di urlare di piacere durante i
loro funambolismi.
Raggiunto l'acme del godimento mi
prende l'angoscia per qualcosa che
sembra debba arrivare ma che invece non
arriva mai. Mi succede spesso e non so
di cosa si tratta. Ansia, paura, forse.
Stavolta non fatico a addormentarmi,
nonostante il baccano provocato
dall'inquilino al piano di sopra,
affaccendato nel trascinare qualcosa di
molto pesante sul pavimento della
camera.
L'orologio con suoneria,
appoggiato sul comodino, mi desta dal
sonno quando manca poco più di mezz'ora
alle 6.00. Scendo dal letto e mi
precipito in bagno. Cazzo! Sono in
ritardo anche oggi.
Il tempo di fare la pipì,
infilare maglietta, jeans, scarpe da
jogging, e mi trovo davanti alla porta
dell'ascensore. Occupato. Dannazione! Mi
precipito giù per le scale. Sono tre i
piani che scendo di corsa.
A piano terra, prima d'infilarmi
nella porta che conduce ai garage,
incappo in uno dei condomini. L'uomo, un
tipo calvo con la barba folta, sta per
uscire dal vano dell'ascensore. Trascina
una grossa valigia tenuta insieme con
una corda spessa. Lo saluto di fretta
senza ricevere in cambio una risposta,
poi mi dirigo verso il cortile. Poco
dopo sono al volante della Micra e
viaggio in direzione dell'ospedale.
Raggiungo la clinica con cinque
minuti di ritardo sull'orario in cui
sarei tenuta a prendere servizio. Ho il
fiato grosso quando risalgo le scale
dallo spogliatoio per raggiungere il
reparto. Non ho ancora terminato di
abbottonarmi la divisa da infermiera
quando raggiungo la guardiola. Saluto le
colleghe e prendo servizio.
Mezzogiorno è passato da pochi
minuti. Insieme a due assistenti di
corsia sto provvedendo alla
distribuzione dei pasti ai degenti
quando il trillo del cellulare viene a
distogliermi dal lavoro. Osservo il
numero che compare sul display e lo
riconosco. E' quello di Loredana. Cazzo!
Ma cosa vorrà a quest'ora?
- Pronto.
- Lo so che non è il momento
adatto, ma non ho saputo resistere alla
tentazione di telefonarti.
- Sto effettuando la
distribuzione dei pasti, hai bisogno?
- Come sarebbe a dire? Ma allora
non sai niente?
- Di cosa?
- Accidenti, ma non hai ascoltato
la radio o il telegiornale?
- Lavoro, io.
- Beh, allora sappi che hanno
catturato il maniaco. Quello che godeva
nel mutilare e uccidere giovani donne.
- Ah, bene. Sono contenta.
- Lo credo bene. Sai dove
abitava?
- Ma che cazzo ne so!
- Nel tuo palazzo, forse
nell'appartamento sopra il tuo.
- Ma dai, non scherzare.
- Dico sul serio, informati
allora.
- Va bene, adesso però devo
proseguire nella distribuzione dei pasti
ai pazienti.
- Ehi, fammi sapere eh!
- Sì, non dubitare, lo farò.
.
Quando faccio ritorno a casa
trovo l'edificio del mio condominio
circondato da automezzi e forze di
pubblica sicurezza. All'ingresso del
portone sono fermata da un poliziotto
che m'invita ad allontanarmi
scambiandomi per una ficcanaso.
Salgo le scale ed entro nel mio
appartamento. Sopra la mia testa, al
piano di sopra, è un continuo
andirivieni di passi. Voci, schiamazzi,
e urla si confondono dando luogo a
un'eccitante suono di voci.
Mi corico nuda sul lenzuolo del
letto e ancora una volta divarico le
cosce, deposito le dita fra le ali di
farfalla della passera e ricomincio a
masturbarmi.
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