LA MARMISTA
di Farfallina

AVVERTENZA

Il linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto possa offenderti sei invitato a
uscire.

 

     Affacciata alla finestra della propria abitazione Silvia "la Marmista" volgeva lo sguardo nella direzione del portone d'ingresso del caseggiato. Il busto sporgeva dal davanzale e le tette sembravano uscirle dagli argini del décolleté. Un raggio di sole, intrufolatosi nello stretto vicolo, le illuminava il viso. In quel momento non era impegnata a soddisfare i bisogni di un cliente e chiunque, vedendola affacciata alla finestra, l'avrebbe scambiata per una casalinga.
   Come molte ragazze, dotate di bella presenza e di grandi aspettative non soddisfatte, giunte in città anni per frequentare l'Università, alle prime difficoltà aveva interrotto gli studi per esercitare un mestiere che le procurava non poche soddisfazioni e parecchio denaro.
   La Marmista è un tipo speciale, forse unica, perlomeno per il modo in cui esercita la sua professione. Il soprannome le è stato attribuito da alcuni clienti, stupiti dalla consistenza delle tette compatte come il marmo.
   Silvia è solita indossare magliette superaderenti con profonda scollatura a V che mettono in dovuto risalto le mammelle, le cui forme sono di una straordinaria bellezza. Incontrandola a passeggio, le rare volte che esce di casa, gli uomini restano incantati dalle rotondità che dimorano nel suo petto.
   Alta un metro e ottanta è provvista di un paio di gambe lunghe e affusolate che le conferiscono un aspetto da modella. Il bacino, non molto largo, si stringe sui fianchi stretti. Il viso, asciutto, è caratterizzato da guance rosa e labbra carnose. I capelli, lunghi fino alle spalle, hanno riflessi dorati e le attribuiscono l'immagine di una donna nordica. Lei invece è nata a La Spezia.

   La Marmista stava affacciata alla finestra, in attesa che sopraggiungesse qualche cliente quando, d'improvviso, una autovettura sbucò dal fondo del vicolo e andò a fermarsi dinanzi al portone della sua abitazione.
   La portiera dell'autovettura si aprì. Dall'abitacolo ne uscì un uomo dell'apparente età di cinquant'anni. Sollevò il portellone nella parte posteriore del veicolo e da lì tirò fuori una carrozzella, di quelle pieghevoli, in uso agli invalidi. Collocò il mezzo a due ruote sul lato opposto rispetto a quello del guidatore. Aprì la portiera e con la forza delle braccia trascinò un giovane paraplegico sulla carrozzella, dopodiché sospinse il mezzo verso l'abitazione della Marmista.
   Lei salutò entrambi con un cenno della mano, poi si levò dal davanzale. Dopo pochi istanti la serratura del portone, azionata da un comando elettrico, si aprì. I due fecero il loro ingresso nell'edificio lasciando che la porta si chiudesse meccanicamente alle loro spalle.
   Trascorse poco più di mezzora e dal portone emersero le figure del ragazzo e della carrozzina. Il viso del giovane non era più corrucciato come lo era prima di fare visita alla Marmista. L'accompagnatore trascinò il ragazzo sul sedile dell'automobile, ripiegò la carrozzina e la ripose nel portabagagli, dopodiché si mise alla guida dell'automezzo e ripartì.
   Dopo una decina di minuti sopraggiunse una signora anziana. Il passo era incerto, un bastone da passeggio l'aiutava a reggersi in piedi. Teneva per mano un giovanotto spastico che contorceva con insistenza il capo. Giunta dinanzi al portone dell'abitazione della Marmista premette il pulsante di un campanello e rimase in attesa. La Marmista si affacciò alla finestra, sorrise, e comandò l'apertura della porta.
   Trascorse una buona mezzora prima che i due clienti uscissero dal portone. Apparentemente soddisfatti presero la direzione di Via D'Azeglio, dopodiché scomparvero alla vista della Marmista che nel frattempo si era di nuovo affacciata alla finestra.
   Un uomo anziano fece la sua comparsa all'inizio del vicolo. Malfermo sulle gambe mostrava un passo incerto. Il viso dava segni di preoccupazione. Era la prima volta che si recava a fare vista alla Marmista. La donna gli era stata indicata dagli amici della bocciofila. Da loro era stato informato che la tariffa praticata dalla ragazza era piuttosto salata, ma gli avevano assicurato che la spesa sarebbe stata adeguata ai benefici che ne avrebbe tratto. Giunto dinanzi al portone si mise a leggere i nomi che comparivano accanto ai pulsanti dei campanelli. Gli occhi andarono a posarsi sul secondo pulsante partendo dal basso. La scritta era chiara:
 


MONICA
Terapista della riabilitazione

    Dopo avere sopportato una infinità di terapie fisiche si augurò che la terapista fosse in grado di guarirlo o perlomeno, com'era successo ad altri clienti, di lenire il dolore alle anche provocatogli dall'artrosi e dal clima umido delle terre a ridosso del Po

 

 

 
 

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