L'UOMO DEL "COMPRO ORO"
di Farfallina

AVVERTENZA

Il linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto possa offenderti sei invitato a
uscire.

 

 

   La bottega del "Compro Oro", dirimpetto al condominio di Rossella, si caratterizzava per i colori sgargianti dell'insegna luminosa posizionata sopra la porta d'ingresso dell'attività commerciale. 
   In piedi, davanti alla specchiera del bagno, Rossella era impegnata ad applicare sulle ciglia una sottile striscia di mascara per conferire agli occhi maggiore enfasi e, per quanto possibile, una espressione da lupa ammaliatrice perché era così che avrebbe voluto mostrarsi da lì a poco all'uomo del "Compro Oro” che avrebbe dovuto incontrare.
   Completata l'applicazione del mascara trascinò i denti di un pettine fra le ciglia per separarle, asportando l'eccesso di rimmel depositatovi sopra, sino a ottenere l'effetto finale che desiderava. Infine si soffermò a guardare gli occhi nel loro insieme giudicando l'effetto che aveva ottenuto incredibilmente seducente. 
   Alla sua età, da poco aveva superato i quarant'anni, non possedeva più le grazie e la bellezza di quando era diciottenne e faceva perdere la testa ai coetanei, ciononostante il suo corpo era privo di cellulite e all'apparenza tonico e snello, tant'è che quando d'estate si presentava in spiaggia poteva permettersi di indossare il bikini senza porsi troppi problemi.
   Terminato il make-up si dilungò nell'osservare l'immagine del viso riflesso nello specchio infastidita dall’esistenza, ai lati degli occhi, di alcune pieghe a zampa di gallina, ma soprattutto dalla presenza, seppure modesta, di alcune pieghe ad anello sul collo che conferivano una immagine stagionata al decolleté. Tuttavia non se ne fece troppo scrupolo, infatti, preso atto di quelle minime imperfezioni si premurò di allacciare un altro bottone della camicetta, evitando di mettere in mostra, più del dovuto, l'incavo fra le tette.
   Completato il maquillage del viso si vestì di tutto punto e fu pronta a uscire di casa. Da lì a poco avrebbe messo piede nella bottega del "Compro Oro" e messo in atto il suo intendimento.
 

* * * 

   Soltanto qualche anno addietro, prima che la bottega del "Compro Oro" aprisse i battenti, mettendo a profitto la lucrosa attività, i medesimi locali erano stati occupati da altre imprese commerciali finite malamente per la mancanza di clienti. Viceversa la bottega del "Compro Oro" aveva ottenuto  dalle prime settimane di apertura un immediato successo, anzi, i clienti, probabilmente a causa della congiuntura economica, erano cresciuti in maniera esponenziale rispetto a quando l'attività era partita.
  Rossella si era fatta una cattiva opinione di chi gestiva quella lucrosa attività commerciale, bollandoli come truffatori legalizzati che si approfittavano delle ristrettezze economiche della gente per trarne profitto.
   La bottega del "Compro Oro" aveva tutta l'apparenza di un Banco dei Pegni, un crocevia delle miserie umane, quest'ultimo, dove ai clienti viene dato a prestito del denaro in cambio della costituzione in pegno di oggetti di valore, roba che alla scadenza concordata, se non ritirati, vengono messi all'asta. 
   Ma a differenza del Banco dei Pegni, dove le lacrime della povera gente si squagliano sopra gli oggetti dati in pegno e quasi mai riscattati, il gestore del "Compro Oro" assicurava ai clienti una certa riservatezza e un'apparente solidale comprensione. Ma quello che interessava al gestore del negozio era di accaparrarsi gli oggetti d'oro che i clienti gli recapitavano da vendere liquidandoli con il minor prezzo possibile, senza fare troppe domande sulla provenienza e il valore affettivo che rappresentavano quegli oggetti da parte di chi si recava a venderli. 

   La prima volta che Rossella mise piede nel negozio lo fece dopo averci riflettuto a lungo. In più di una occasione si era intrattenuta dinanzi alla vetrina, dando a intendere di essere interessata agli oggetti esposti nei ripiani, senza mai trovare sufficiente coraggio per oltrepassare la porta d'ingresso del negozio, infine aveva premuto il campanello.
   Aveva messo piede nella bottega istigata da un momento di rabbia, decisa a disfarsi della fede nuziale. Se l'era tolta dall'anulare già tre anni addietro, dopo che si era separata dal marito ed era andata a vivere nel modesto appartamento dalle cui finestre poteva vedere la bottega del "Compro Oro". 
   Sull'altare lei e il marito si erano scambiati, oltre all'anello nuziale su cui avevano fatto incidere il loro nome e la data delle nozze, anche una promessa d'amore eterno che invece non erano riusciti a mantenere in vita. 
   A farla decidere di disfarsi dell'anello non era stato l'impellente bisogno di denaro, ma piuttosto il desiderio di lasciarsi alle spalle un oggetto che simboleggiava un periodo della propria vita a dir poco tormentato, poiché il sentimento che l'aveva tenuta legata per tanti anni al marito si era spezzato, in modo definitivo, quando lui l'aveva abbandonata per convivere con un'altra donna.

   Entrando nella bottega del "Compro Oro" non aveva cognizione di quale fosse il reale valore commerciale dell'anello nuziale, di cui voleva disfarsi, per quanto, un cartello esposto in bella vista, su uno dei ripiani della vetrina, avvertiva i clienti che il massimo profitto che avrebbero potuto ricavare dalla vendita dell'oro era di 35 Euro il grammo.
   Ad accoglierla, dietro al bancone, aveva trovato un uomo, dall'apparenza insignificante, che aveva provveduto a eseguire una perizia dell'anello, risultato alla bilancia elettronica del peso di 4 grammi, stabilendo che il metallo, seppure prezioso, non era di 24 carati, ma di 18, infine le aveva offerto trentacinque Euro il grammo per un totale di centoquaranta Euro. 
   Un'offerta che Rossella avrebbe potuto accettare oppure rifiutare, ma che sarebbe stata comunque soltanto momentanea poiché variabile nel tempo, nel senso che era modificabile in base alla quotazione dell'oro sul mercato.
   Accettata l'offerta Rossella aveva dovuto esibire un documento che ne comprovasse l'identità, l'età, e la residenza, oltre a comunicare il proprio codice fiscale. Infine, a compimento della transazione, aveva dovuto compilare un modulo con l'esatta descrizione dell'anello di cui voleva disfarsi. Adempimenti burocratici resi necessari per consentire alle forze dell'ordine di eseguire, all'evenienza, i controlli necessari per verificare la provenienza dei preziosi.
   Riscosso il denaro Rossella aveva infilato le banconote nella borsetta, dopodiché, in tutta fretta, aveva abbandonato il negozio senza fare caso alle parole dell'uomo che si era premurato d'informarla, nel caso fosse tornata nel negozio, portandosi appresso degli oggetti d'oro di maggiore valore, che il pagamento sarebbe stato effettuato con bonifico bancario o assegno poiché nella bottega non conservava molto denaro contante.
   Attraversata a capo chino la strada aveva di nuovo raggiunto la propria abitazione, e col fiato sospeso si era avvicinata alla finestra della cucina rivolgendo lo sguardo verso la vetrina del "Compro Oro", poi aveva ripreso fiato.

   Dopo quella prima visita Rossella non aveva messo piede nella bottega del "Compro Oro" per molto tempo. Ripensando al modo in cui aveva portato a termine la transazione si era accorta di avere mantenuto una condotta imprudente, anzi da imbecille, poiché si era fidata ciecamente della valutazione fattale dall'uomo relativamente ai carati e alla purezza dell'oro, invece avrebbe dovuto cautelarsi, facendo eseguire, preventivamente, un apprezzamento dell'anello da un qualsiasi orefice, ponendo maggiore attenzione anche al peso poiché la bilancia elettronica poteva essere stata truccata.

   La vita di Rossella, dopo la separazione dal marito, era ulteriormente precipitata quando, dopo venti anni di lavoro nella fabbrica tessile dove aveva preso servizio poco più che ventenne, si era trovata espulsa dal mondo produttivo perché la sua figura professionale, al pari di quella di numerose altre lavoratrici, era stata considerata in esubero.
   L'inopinata chiusura di alcune linee produttive della fabbrica, i cui proprietari avevano trasferito la produzione all'estero, là dove la manodopera aveva costi nettamente minori, l'avevano colta del tutto impreparata.
   Senza perdersi d'animo si era messa alla ricerca di una nuova occupazione. Aveva bussato a molte porte, ma inutilmente, cosicché, al termine del primo dei tre anni di mobilità, cui l'azienda aveva fatto ricorso per gestire i lavoratori in esubero, si era ritrovata a mettere piede per la seconda volta nella bottega del "Compro Oro".
   Stavolta non era andata lì per liberarsi di un oggetto che era stato ricordo di un amore che non c'era più, come le era accaduto con l'anello nuziale, ma esclusivamente perché aveva un dannato bisogno di denaro. Da un cofanetto portagioie aveva scelto alcuni preziosi gioielli, avuti in eredità dalla madre, dopodiché li aveva messi dentro la borsetta ed era uscita di casa. 

   Con l'aggravarsi della crisi economica le botteghe dei "Compro Oro" erano proliferate in maniera tumorale in ogni quartiere della città, mostrandosi come un sistema sufficientemente veloce e anonimo per realizzare denaro da quegli oggetti di valore che, in molte famiglie, giacciono in qualche segreto cassetto della camera da letto. 
   In città, fra la gente, si erano diffuse voci insistenti che riguardavano i gestori dei negozi "Compro Oro", infatti, c'era chi sosteneva che fossero degli strozzini, anzi dei truffatori legalizzati che si facevano forti delle difficoltà economiche della povera gente per trarre dalla compravendita dell'oro uno sproporzionato guadagno a proprio favore. 
   Queste e altre voci avevano insospettito non poco Rossella che, memore dell'unica esperienza di cui era stata protagonista, allorché aveva messo in vendita l'anello nuziale, si era premurata di fare valutare e pesare da una persona di fiducia gli oggetti d'oro di cui voleva disfarsi.
   Diversamente dal contegno mantenuto la volta precedente stavolta non aveva esitato prima di entrare nella bottega. Una volta dinanzi alla porta d'ingresso del "Compro Oro" aveva suonato il campanello ed era rimasta in attesa.
    L'uomo che aveva trovato ad accoglierla era il medesimo con cui aveva barattato l'anello nuziale. E anche stavolta, come era accaduto la volta precedente, aveva fatto di tutto per metterla a proprio agio mostrandosi esageratamente cortese e paziente.
   La valutazione dell'oro fattagli dall'uomo, dopo una accurata perizia, aveva appagato le attese di Rossella. Infatti, anche stavolta, aveva portato a termine tutte le pratiche burocratiche di compravendita in poco più di una decina di minuti.
   Temendo di essere raggirata, sul peso e sulla valutazione dei carati dell'oro, aveva mantenuto per tutto il tempo della trattativa un atteggiamento a dir poco diffidente, ma uscendo dal locale, trovato l'accordo, si era pienamente convinta dell’affidabilità dell'uomo.

   Nelle settimane successive aveva fatto di nuovo visita alla bottega del "Compro Oro", portandosi appresso modeste quantità di oro, stabilendo un rapporto confidenziale con l'uomo, svelandogli che da poco tempo si era separata dal marito e di attraversare un periodo di estrema difficoltà economica a causa della perdita del posto di lavoro.
   Una sera, all'ennesima visita alla bottega del "Compro Oro", aveva rivelato al gestore che quella sarebbe stata l'ultima visita poiché non aveva più oggetti preziosi da mettere in vendita. A quella notizia l'uomo aveva risposto in modo tutt'altro che garbato, anzi da vero maiale, rassicurandola, con un sorriso, che qualcosa di molto prezioso da vendergli lo aveva ancora. 
   Quando Rossella, ingenuamente, gli aveva chiesto cos'era quella cosa, l'uomo non aveva esitato a dirle che lo custodiva fra le cosce, dichiarandosi disposto a darle 500 Euro se avesse fatto sesso con lui.
   Se in un altro periodo della sua vita un uomo avesse osato rivolgerle quel genere di proposta non avrebbe esitato a prenderlo a schiaffi, ma in quell'occasione aveva risposto all'avance dell'uomo dicendogli che nottetempo ci avrebbe pensato sopra, dandogli a intendere di non avere del tutto scartato l'indecente proposta.

* * * 


   Dopo il mese di maggio contraddistinto da frequenti piogge e temperature sotto la media stagionale, l'estate era sopraggiunta un po' a sorpresa. Mancavano pochi minuti a mezzogiorno quando Rossella, terminato il make-up, entrò nella bottega del "Compro Oro". Il cielo era limpido, di un azzurro scintillante, l'aria era umidiccia e faceva un caldo boia.
    La bottega del "Compro Oro" avrebbe chiuso i battenti da lì a poco, come succedeva ogni giorno per la pausa pranzo. Dietro il bancone, ad accoglierla, trovò l'uomo che giorni addietro le aveva rivolto una proposta di sesso a dir poco indecente. 
    Avvicinandosi al bancone guardò attentamente l'uomo come non aveva mai fatto in precedenza. Quello che si trovò davanti era un maschio dall'aspetto giovanile, alto, snello, con i capelli leggermente brizzolati, piuttosto lunghi e stirati all'indietro con il gel. Indossava jeans e una camicia bianca con le maniche arrotolate a metà braccio. Una cravatta a strisce oblique, grigie e blu, gli conferiva un look particolarmente brillante e alla moda.
   - Oggi, come può costatare, non le ho portato oggetti preziosi da venderle. Ma ho qualcosa di molto più pregiato: me stessa.
   - L'ho capito appena sei apparsa sulla porta. - disse l'uomo dandole del tu per la prima volta da quando si conoscevano.
   - Allora non è stata una sorpresa?
   - Ero certo che prima o poi saresti venuta a trovarmi.
   - Senz'altro non sarò la prima donna a cui lei ha rivolto delle proposte indecenti, vero?
   - Sbagli, perché non ho mai fatto questo genere di proposte a nessun'altra donna all'infuori di te.
   - Uhm... non ci credo, ma fa lo stesso.
   - Te lo assicuro, anche se non so come fare a provartelo.
   - Deduco che l'opinione che lei ha di me è quella di una donnina allegra, vero?
   - Ma noo... non è affatto così.

   Quando l'uomo 
l'aveva provocata, offrendole d'intascare 500 Euro se avesse accettato di fare sesso con lui, l'idea di guadagnare quella ingente somma di denaro per Rossella era diventata, col passare dei giorni, sempre più allettante. 
   Molte donne avrebbero accettato immediatamente quel tipo di proposta, facendosi scopare all'istante, magari dispensando dei finti gemiti di piacere e simulando dei facili orgasmi; lei invece non lo aveva fatto.
   La scelta di accettare quel tipo di proposta l'aveva presa con la forza della disperazione, diversamente non si sarebbe mai sognata di prostituirsi. 
   Beneficiava dell'istituto della mobilità, ma lo stipendio che riceveva dall'INPS, come indennità ordinaria, era andato via via assottigliandosi, cosicché, negli ultimi mesi, si era vista costretta a dare fondo ai propri risparmi per fare fronte a diverse scadenze economiche divenute inderogabili, a cominciare dalle bollette di luce e gas, alla assicurazione dell'automobile, ma soprattutto alle rate del mutuo dell'appartamento che era andata a occupare dopo che si era separata dal marito, con la banca che non voleva saperne di darle delle proroghe. 
   Dare risposta ad alcuni di questi problemi, accettando la proposta dell'uomo del "Compro Oro", era stata una decisione che aveva preso la sera precedente, accettando di assoggettarsi a quella che considerava una umiliazione dopo una intera vita di sacrifici e consacrata a famiglia e lavoro.

   - Beh, se oggi sei venuta da me è perché hai deciso di accettare la mia proposta, vero? Allora se come penso sei d'accordo posso abbassare la saracinesca?
   - Sì. - disse Rossella nell'atteggiamento spavaldo di chi voleva dare a intendere di essere sicura di sé, nascondendo l'insicurezza che l'assillava.
   Abbassata la saracinesca l'uomo si avvicinò a Rossella. L'afferrò per un braccio e la trascinò verso di sé. Si ritrovarono una di fronte all'altro, muso contro muso, per un attimo che sembrò eterno, senza che nessuno dei due biascicasse una sola parola.
   Rossella non si divincolò quando l’uomo le cinse un braccio intorno ai fianchi. Neanche si ribellò allorché si mise a baciarla, sciorinandole la lingua sul collo, lasciandole come traccia sulla pelle una scia di saliva pari a quella che lascia una lumaca dietro di sé. 
   - Ti piace atteggiarti a donna dura, eh?
   - No, affatto.
   - Ho capito che tipo di donna sei il giorno che ti sei affacciata per la prima volta nella bottega. E ti ho desiderata da subito.
   - Ah.
   - Non sai dire nient'altro? - disse l'uomo premurandosi di premere il pube contro l'addome di Rossella.
   Rossella non si scompose, lasciò che la prendesse per mano e la trascinasse nel retrobottega. Nemmeno si ribellò quando la spinse contro una parete. Si ritrovò con le spalle appoggiate al muro, costretta a mantenere le braccia stirate verso l'alto con l'uomo che le leccava le ascelle. Nessun altro lo aveva mai fatto in quel modo prima di lui, nemmeno suo marito, e la cosa le piacque. Infatti, suo malgrado, si trovò eccitata. 
   Dopo un po' che le leccava le ascelle, facendola ansimare come una scrofa, le infilò una mano fra le cosce e la costrinse a divaricare le gambe.
   Le dita scostarono il tessuto delle mutandine, poi finirono per intrufolarsi nella fessura della fica. Era bagna fradicia e di questo Rossella se ne vergognò perché l'umore era così abbondante che lui avrebbe potuto raccattarlo con un cucchiaio.
   - Sei una di quelle donne a cui piace guardare gli uomini dall'alto al basso, vero? Però non sai difenderti dal richiamo della carne. Ti piace essere toccata lì, vero?
   Anche stavolta Rossella non gli diede risposta, mostrandosi tuttavia ossequiente, trattenendo i gemiti di piacere che lui le stava procurando strofinandole il clitoride con l'estremità delle dita, senza cessare di baciarla nelle ascelle e sfiorarle le ciglia degli occhi con la punta della lingua, come se fosse rimasto colpito dal make-up.
   Tutt'a un tratto l'uomo smise di toccarla fra le cosce. Le liberò uno dopo l'altro i bottoni della camicetta, dopodiché le abbassò solo in parte la gonna che Rossella si premurò di trascinare sino ai piedi.

   In pratica Rossella finì per ritrovarsi nuda con addosso il solo reggiseno e le mutandine. 
   - Hai un bel corpo, lo sai?
   - Alla mia età mi difendo. Magari sarà anche vero, ma solo in parte.
   - Secondo te cosa ci ho trovato di così speciale nella tua persona da offrirti i 500 Euro che ti ho promesso?
   - Non lo so. Dopotutto il mio corpo è simile a quello di tante altre donne della mia età, penso.
   - Una cosa preziosa ce l'hai, e oserei dire che è piuttosto appariscente.
   - Il culo? E' così?
   - Sì, hai un magnifico fondoschiena! Un culo a mandolino come se ne vedono pochi in giro, e tu lo sai bene, vero?
   - Può darsi. - disse Rossella con una certa soddisfazione.
   Colto da un improvviso impeto di passione l'uomo le abbrancò le coppe del reggiseno e le trascinò sino a metà addome. Rossella si premurò di liberare il gancio del reggiseno e lasciò che il tessuto precipitasse a terra. 
   Aveva i capezzoli turgidi e le tette gonfie, eccitata dalla strana situazione in cui si era venuta a trovare. Il respiro le si era fatto affannoso, con il diaframma che si alzava e abbassava velocemente dilatando a dismisura la cassa toracica, mentre il cuore le pulsava nel petto come un ordigno esplosivo.
   - Hai belle tette, lo sai? Complimenti!
   Rossella non aveva affatto bisogno che lui glielo confermasse, lo sapeva già. Non le aveva grosse, ma tonde e simmetriche, e in quel preciso momento le avvertiva dilatate come dei frutti maturi e di questo se ne vergognò.
   - Mantieni le braccia stese sopra la testa, senza mai abbassarle. Seguita a fare quello che ti dico e non te ne pentirai. Hai capito?
   - Sì.
   - Altrimenti non ti pagherò.
   Intimorita dalla minaccia di non essere pagata stese di nuovo le braccia verso l'alto mantenendo il dorso delle mani ben salde contro la parete. L'uomo prese a sfiorarle la bocca, strisciandoci sopra le labbra, trattenendosi dal penetrarla con la lingua. Seguitò a baciarla in quello strano modo, riempiendola di brividi in tutto il corpo, fintanto che spostò il capo verso il basso consacrando la propria attenzione sulle tette, mettendosi a succhiare i capezzoli alternativamente, senza cessare di stimolarle il clitoride con le dita.

   Incalzata dalle attenzioni dell'uomo Rossella non riuscì a trattenere gli spasmi di piacere che le percorrevano per intero il corpo facendolo vibrare tutto. E nemmeno riuscì a mitigare l'ansimare, mantenuto soffocato, che le sgorgò dalla bocca.
   L'uomo, accortosi dello stato in cui Rossella era precipitata, s'inginocchiò davanti a lei. Eccitato dai gemiti che le uscivano dalla bocca incominciò a fare scorrere la lingua all'interno delle cosce, dopodiché abbrancò con tutte due le mani l'elastico delle mutandine e gliele trascinò verso il basso facendole cadere sul pavimento. 
   Rossella si liberò dell'indumento intimo curandosi di farlo passare sotto i piedi. Solo allora l'uomo riuscì a farsi largo con la punta del naso fra le cosce obbligandola, di fatto, ad allargare ancora di più le gambe.
   La lingua prese a scorrere sulle grandi e piccole labbra con movimenti lenti e delicati. A Rossella era sempre piaciuto farsi leccare la fica dal marito e dai compagni di letto con cui aveva fatto sesso prima di lui. E le piacque quando, fra una leccata e l'altra, prese a morderla, stirandole a più riprese la pelle delle piccole e grandi labbra, con la vagina che finì per trasformarsi in un acquitrino.
   Non pago della eccitazione che le stava procurando incominciò a succhiarle il clitoride dannandosi l'anima attorno il bocciolo di carne. 
    L'orgasmo di Rossella sopraggiunse prepotente, come uno tsunami, dopo che per molti mesi, una volta separata dal marito, aveva potuto raggiungere quel tipo di piacere sessuale masturbandosi. 
   Un grido accompagnò il raggiungimento dell'acme del godimento costringendola istintivamente a socchiudere le cosce.
    L'uomo abbandonò la posizione da inginocchiato. Si mise ritto in piedi, dopodiché si liberò degli indumenti che aveva mantenuto addosso per tutto il tempo, e rimase nudo.
   Il cazzo ricurvo gli pulsava prepotente fra le cosce. Rossella non ebbe nemmeno il tempo di saggiarne la consistenza, stringendolo fra le mani, perché l'uomo le spinse con forza il capo verso il basso obbligandola ad accomodarsi in ginocchio davanti a lui. 
   A Rossella non rimase che aprire la bocca e mettersi a succhiare la cappella, infradiciata di una sostanza trasparente e sierosa che le fece capire quanto anche lui fosse eccitato.
   Genuflessa, le chiappe appoggiate sui talloni, seguitò a succhiare la cappella stringendo con forza le labbra tutt'attorno il corpo erettile, lubrificandolo continuamente con la saliva, trascinando il cazzo avanti e indietro fra le labbra.
   L'uomo contraccambiò il movimento impresso dalla bocca di Rossella muovendo il bacino, entrando in simbiosi, spingendo il cazzo sempre più in profondità. 
   La cappella andò a sbattere più volte contro il palato di Rossella ostacolandone il respiro. In un paio di circostanze fu costretta a espellere il cazzo dalla bocca per mettersi a tossire e riprendere fiato, ma ogni volta l'uomo la costrinse a riprendere a succhiare, spingendole il capo in avanti con la forza delle mani, fintanto che sembrò prossimo a venire. 
   L’uomo stava godendo e la incitò a non rallentare il movimento delle labbra per accelerare il momento dell'eiaculazione. Rossella, intuito cosa desiderava da lei, si aiutò con la mano e si mise a masturbarlo senza mai cessare di succhiare.
   Tutt'a un tratto, sorprendendola non poco, l'uomo si levò via e la costrinse a mettersi carponi sul pavimento. Le spinse il capo verso il basso, sino a farle sfiorare con la bocca il suolo, poi le fu dietro. 
   A Rossella fu subito chiaro quali fossero le intenzioni dell'uomo. Non le era mai piaciuto essere sodomizzata, ma per guadagnare i 500 Euro che le aveva promesso era pronta a mettergli a disposizione ogni buco del proprio corpo, anche quello del culo.

   Ogni volta che le capitava di essere inculata veniva sempre sopraffatta da una dannata paura del dolore, del sangue e delle conseguenze che la penetrazione avrebbe potuto comportare. Le stesse paure le attraversarono la mente in quel preciso momento. 
   Gli uomini con cui aveva praticato il sesso anale, compreso l'ex marito, assoggettandosi alle loro voglie, avevano tutti raggiunto degli orgasmi molto più intensi rispetto a quando la scopavano nella fica, probabilmente perché stimolati dalla ristrettezza del lume dell'ano.
   Essere sodomizzata, dopotutto, non le faceva schifo, anzi, ma ne era rimasta infastidita quando i partner l'avevano penetrava con violenza procurandole dolore. 
   Con l'ex marito, dopo diversi tentativi, si era creata fra loro molta complicità, grazie soprattutto a una sorta di conoscenza e fiducia reciproca. Infatti, ogni volta che l'aveva scopata nel culo aveva adottato adeguati accorgimenti, ma soprattutto servendosi di un buon lubrificante.

   Rossella avvertì il peso delle mani dell'uomo appoggiate sulle natiche. A lungo si soffermò ad accarezzarla dopo che in precedenza l'aveva lusingata rivelandole che era fortemente attratto dal culo a forma di mandolino. D'improvviso, senza una apparente ragione, iniziò a prenderla a schiaffi sulle chiappe. I colpi, all'inizio delicati, calarono sulla pelle sempre più violenti provocandole un purpureo bruciore, inducendola a torcere il corpo dal dolore, ma le stapparono anche dei gemiti di piacere. L'eccitazione di quell'atto, perpetuato con smodata brutalità che aveva tutta l'apparenza d'essere una punizione la coinvolse facendola urlare, inducendo l'uomo a chinare il capo e mettersi alla ricerca con la bocca del goloso solco fra le natiche.
    Con la punta della lingua cominciò a leccarle la pelle raggrinzita dell'ano, premurandosi di inumidirlo sputandoci sopra più di un grumo di saliva, con lo scopo di facilitare in un secondo tempo l'ingresso della cappella.
   All'improvviso Rossella ebbe paura che potesse infilarle qualche strano oggetto nell'ano, cosa che non avrebbe gradito. Invece seguitò a sollecitarle l'ano con la lingua provocandole dei palpitanti brividi di piacere in tutto il corpo.
   Quando da adolescente aveva accettato per la prima volta di sottostare a quella pratica sessuale, era rimasta paralizzata per la paura, ma col tempo l'ano si era dilatato quanto basta da non farle più sentire dolore, ciononostante aveva sempre preteso che chi la montava lo facesse in modo delicato, senza fretta, e questo l'ex marito lo aveva imparato assai bene.

   La situazione in cui si era venuta a trovare era umiliante, tuttavia non si levò da lì quando l'uomo, dopo averle leccato il buco del culo, la penetrò con un dito. 
   Ebbe un sussulto che istintivamente la fece scivolare in avanti con tutto il corpo.
   - Stai ferma. Non ti farò male. - disse l'uomo, accortosi del nervosismo di Rossella. 
   Ruotò più volte il dito dentro la cavità del retto, poi lo tolse. Sputò un nuovo grumo di saliva sull'ano e proseguì nell'opera di ammorbidimento dilatando il buco del culo, dopodiché c'infilò un secondo dito.

   Il momento della penetrazione era ormai prossimo. Rossella era inquieta. L'uomo si mise cavalcioni sopra di lei e accompagnò la cappella a contatto con l'ano aiutandosi con la mano. 
   Rossella non oppose resistenza. Si preoccupò soltanto di rilassare i muscoli dell'orifizio anale, spingendoli verso l'esterno come quando cagava stando seduta sulla tavolozza del water, infine accolse per intero il cazzo dentro di sé.
   Nell'attimo in cui la cappella risalì lungo l'intestino le uscì dalle labbra un lamento di dolore che avrebbe voluto trattenere.
   - Ferma... stai ferma! - la tranquillizzò l'uomo.
   Ormai lo aveva tutto dentro, il cazzo. Lo percepiva nella sua interezza, come un corpo estraneo presente nel retto. L'uomo incominciò a muoversi con cautela, inanellando dei movimenti lievi del bacino, sospingendo più volte la cappella avanti e indietro.    
   Per mitigare il dolore Rossella prese a mordersi le labbra, ma dopo un po' di tempo bruciore e sofferenza si tramutarono in un gradito piacere. 
   L'uomo, non pago, aumentò il ritmo e si mise a levare e mettere la cappella proseguendo a sodomizzarla. A ogni penetrazione le pareti elastiche dello sfintere parevano dilatarsi a dismisura aumentando il piacere di entrambi.

   Improvvisamente Rossella si sentì afferrare per i capelli. Trascinata via venne a trovarsi ancora una volta inginocchiata ai piedi dell'uomo che l'obbligò ad aprire la bocca e succhiare il cazzo lordato di merda. 
   - Adesso fammi venire. - le disse.
   Anche lei lo desiderava. Tantissimo!
   Strinse nella mano il cazzo e lo infilò in bocca. Mentre lo succhiava si aiutò con la mano occupandosi di masturbarlo, decisa a farlo venire velocemente. Un fiotto di sperma precedette una sequela di altri fiotti che in breve successione le riempirono la bocca. Deglutì il fluido lattiginoso sino all'ultima goccia, dopodiché ripulì con la lingua la cappella, asportando i residui di sperma, fintanto che l'uomo si allontanò lasciandola in ginocchio. 

* * * 

   Nei mesi successivi alla perdita del posto di lavoro aveva cercato in tutti modi di inventarsi una nuova occupazione, arrivando persino a pubblicare un annuncio sul quotidiano della sua città in cui dichiarava di essere una donna disponibile a svolgere qualsiasi tipo di lavoro, anche pat-time. Risposte all'annuncio ne aveva ricevute parecchie, le più disparate, persino da parte di chi si era dichiarato disponibile a farle delle foto ai piedi, naturalmente a pagamento, oppure più osè come quella di telefonista per una linea telefonica erotica. Infine aveva accettato la proposta di chi le aveva offerto 500 Euro per vendere il proprio corpo per una sola volta e di questo non se ne era pentita. Aveva accettato quel tipo di proposta soltanto per garantire al figlio il proseguimento degli studi universitari, appena iniziati, perché lui era l'unica cosa bella che le era rimasta dalla vita.

 

 
 

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