Cumuli
di nubi imbevute di pioggia ingrigivano
il cielo sopra la città. Barbara era
prossima a uscire di casa quando la
madre la costrinse a indossare
l'impermeabile incerato, giallo
canarino, che le sarebbe stato utile,
congiuntamente all'ombrello e agli
stivali di gomma, per ripararsi dalla
pioggia.
A malincuore si lasciò
convincere a indossare l'impermeabile
sopra il pullover e la minigonna jeans
che a malapena le sottraeva alla vista
della gente le mutandine. Spiaccicò un
bacio sulla guancia della madre,
dopodiché, una volta infilato tracolla
lo zainetto, uscì dall'appartamento.
La stazione della
metropolitana di Porta Vittoria distava
solo un paio di isolati. Raggiunta la
fermata sarebbe salita sul convoglio che
l'avrebbe condotta a scuola come era
solita fare ogni mattina.
Stazionava dinanzi alla
porta dell'ascensore, al settimo piano
dell'edificio, in attesa che
sopraggiungesse la cabina, quando,
dall'appartamento di rimpetto al suo uscì
il padre di Luisella. L'uomo, un tipo
atletico dall'aspetto giovanile seppure
con i capelli brizzolati, si avvicinò
alla porta dell'ascensore.
- Ciao, Barbara, tutto
bene?
- Uhm... non proprio, sto
andando a scuola. - rispose esibendo una
espressione truce.
- E allora?
- Secondo lei dovrei essere
contenta? - disse con evidente
disappunto.
- E ti lamenti?
- No, affatto, ho forse
dato questa impressione? - disse
ammiccando un sorriso di convenienza,
poi riprese a parlare.
- Luisella come sta?
- Bene, è ancora a letto
che sta dormendo.
- E' una dormigliona.
- Beh, alla sua età è
comprensibile che le piaccia rimanere a
letto. Mia moglie la condurrà all'asilo
prima di recarsi in ufficio.
- Beata Luisella che può
restare a dormire sino a tardi. Con
questa pioggia ci sarei rimasta
volentieri a letto, magari fino a
mezzogiorno, invece…
- Io a letto posso
rimanerci soltanto la domenica mattina.
E' l'unico giorno della settimana in cui
non lavoro.
- Oggi ha fatto una
eccezione, vero? Si è alzato più tardi
del solito, non è così?
- Ieri sera sono andato a
teatro insieme a mia moglie e...
- E... aprirà la bottega
di antiquariato con un po' di ritardo.
- Brava! Sei una ragazza
intelligente. Ma sei così perspicace
anche nelle materie che studi a scuola?
- Più che altro me la
cavo.
- Al mattino ci capita
raramente di uscire di casa alla stessa
ora, vero?
- E' che abbiamo ritmi di
vita diversi. Molto diversi.
- E' vero. A proposito... a
scuola che classe fai? - chiese l'uomo
quando l'ascensore arrestò la corsa
fermandosi al piano.
- La seconda liceo.
- Classico o scientifico?
- Frequento il liceo Tasso.
- Ah, bene, dunque fai il
classico.
- Sì.
- Anch'io ho frequentato
quel liceo, ma è successo molti anni
fa.
Barbara si accomodò per
prima dentro l'abitacolo dell'ascensore.
Accostò la schiena alla parete vicino
alla pulsantiera del quadro comandi e
rimase in attesa. L'uomo la seguì
dappresso e si affrettò a premere il
pulsante corrispondente al piano terra.
Quando l'ascensore iniziò
a muoversi Barbara abbassò il capo
intimidita dallo sguardo del padre di
Luisella, che pareva non toglierle gli
occhi di dosso mettendola in imbarazzo.
Sovente nell'intimità
della propria cameretta aveva immaginato
di fare l'amore con quell'uomo. Lo aveva
fatto abbracciando uno dei cuscini del
letto, stringendolo forte a sé,
strusciandosi con le tette e il resto
del corpo nudo contro il materasso,
finendo ogni volta per masturbarsi.
Le piaceva immaginare che a
toccarla fra le cosce fosse il padre di
Luisella, invece di volta in volta erano
le dita delle proprie mani che le
facevano raggiungere uno straordinario
piacere solitario.
Ora che gli stava davanti
era intimidita dalla sua presenza, ma
sotto-sotto si augurava che le facesse
delle avance come più volte aveva
fantasticato nella solitudine della
propria stanza da letto.
Tutt'a un tratto si augurò
che l'ascensore si bloccasse per un
guasto meccanico o per mancanza di
corrente elettrica. In entrambi i casi
avrebbe avuto a disposizione parecchio
tempo per stare in compagnia con l'uomo
che le stava davanti. Di sicuro non lo
avrebbe avversato se l'avesse molestata,
anzi avrebbe fatto di tutto per farsi
scopare nell'abitacolo dell'ascensore.
Aveva sedici anni ed era
vergine. Ma non ci teneva a conservare
l'imene intatta a lungo. Avrebbe voluto
perdere la verginità facendo sesso con
un uomo maturo con dell'esperienza,
piuttosto che con uno dei tanti compagni
di scuola a cui aveva sparato più di
una sega nei gabinetti del liceo. Ad
alcuni aveva pure concesso di toccarle
le tette, eccitandosi a quei toccamenti,
ma a nessuno aveva permesso di sfiorarle
la fica. Chi aveva osato provarci si era
preso un sonoro ceffone sul grugno.
A questo pensava mentre
l'ascensore si spostava veloce verso il
basso lasciando sopra le loro teste i
sette piani di scale.
Quando raggiunsero il
portone che si affacciava sulla strada,
fuori pioveva a dirotto. Esitò prima di
aprire l'ombrello allarmata
dall'intensità della precipitazione.
Stava per farlo quando il padre di
Luisella aprì il suo di parapioggia.
- Caspita come piove! Se
vuoi ti do un passaggio fino a scuola.
Passo a breve distanza dal tuo liceo
mentre vado al lavoro.
La stazione della
metropolitana di Porta Vittoria distava
soltanto un centinaio di metri. A
Barbara non sarebbe stato difficile
raggiungere la metropolitana senza
bagnarsi troppo, ma la proposta che le
era piovuta addosso dal padre di
Luisella, grazie alla pioggia, era
troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire.
- Se davvero la cosa non le
è d'incomodo accetto volentieri il
passaggio.
- Okay, dai, vieni sotto
l'ombrello. La mia macchina è quella
Wokswagen parcheggiata dall'altro lato
della strada. - disse indicando una
Passat familiare di colore grigio
metallizzato nuova fiammante.
Barbara prese sottobraccio
il padre di Luisella e si mise al riparo
sotto l'ombrello che l'uomo si premurò
di schiudere sulle loro teste.
Attraversarono la strada e raggiunsero
il marciapiede opposto a quello del
condomino dove risiedevano con le
rispettive famiglie.
Il comando a distanza,
impugnato dal padre di Luisella, fece
scattare la serratura delle portiere
della vettura. Barbara si accomodò sul
sedile anteriore, accanto al posto di
guida, e si premurò di sistemare lo
zainetto sul pavimento della vettura. Lo
inserì fra le gambe premurandosi di
mantenere le cosce scoperte, evitando di
accavallarle, contrariamente a quelle
che erano le sue abitudini.
Salendo sulla vettura era
consapevole dei pericoli cui sarebbe
andata incontro. Aveva accettato la
proposta del padre di Luisella, peraltro
del tutto inaspettata, solleticata
dall'attrazione che nutriva nei
confronti di quell'uomo, contravvenendo
alle raccomandazioni della madre che in
più di una occasione l'aveva diffidata
dall'accettare passaggi in macchina,
specie se a offrirglieli erano uomini
adulti o peggio ancora degli emeriti
sconosciuti. Ma il padre di Luisella non
era un uomo come tutti gli altri, lo
considerava il suo amore segreto, il
solo uomo a cui avrebbe concesso di
essere sottomessa senza versare una
lacrima, se si fosse deciso a depredarla
della verginità.
Seduta a fianco del posto
di guida stava pensando ai vari modi in
cui l'uomo avrebbe potuto sedurla,
approfittando di lei, quando incominciò
a sentirsi a disagio. Forse avrebbe
fatto meglio a dare ascolto alle
raccomandazioni della madre evitando di
farsi accompagnare a scuola da
quell'uomo, pensò.
Le mani sudate presero a
tremarle per l'emozione o forse per la
paura. Intrecciò le dita, poi le inserì
fra le cosce per non farsi scoprire
emozionata dall'uomo che le stava seduto
accanto.
- Ti disturba se accendo la
radio? Sono abituato ad ascoltare un po'
di musica quando guido nel traffico
cittadino, serve a distrarmi.
- No, anzi, mi fa piacere,
pure io tengo le cuffie dell'MP3
appiccicate alle orecchie per ascoltare
della musica quando sono per strada.
- Vuoi ascoltare uno dei
miei CD musicali? Hai qualche
preferenza? Ti piace Battiato? Oppure
preferisci Samuele Bersani? Va bene dai,
ascoltiamo Biagio Antonacci.
- La musica a me piace
tutta.
La voce carnale di Gianluca
Grignani che cantava "La mia storia
fra le dita" uscì dai diffusori e
si sparse nell'abitacolo.
Tutt'a un tratto avrebbe
voluto scappare da lì, convinta che
stava per cacciarsi in una situazione
torbida da cui le sarebbe stato
difficile uscirne senza subire dei
danni, ma era troppo tardi per farlo e
anche troppo eccitata per tirarsi
indietro.
L'autovettura avanzava nel
traffico cittadino rallentata dalla
pioggia insistente e dall'ingombrante
presenza di automobili. Raggiunsero
Piazza Cesare Battisti e rimasero
intruppati nella doppia fila di
autovetture incolonnate in Viale Giulio
Cesare.
- Muoversi in città a
quest'ora della mattina è un gran
casino, e poi con 'sta pioggia non si
riesce ad avanzare che pochi metri per
volta. Sono convinto che avresti fatto
meglio a servirti della metropolitana,
anziché accettare il passaggio che ti
ho offerto. Ma una soluzione per farti
arrivare in orario a scuola ce l'ho.
- Non importa, ormai ci ho
fatto l'abitudine ad arrivare in ritardo
in classe.
D'improvviso il padre di
Luisella cambiò direzione di marcia.
Infilò il muso della vettura in una via
laterale di Viale Giulio Cesare, quella
che conduceva al Parco Ducale. L'area a
traffico limitato era interdetta durante
il giorno alle autovetture, mentre la
sera, dopo le nove, era aperta al
traffico.
Erano molte le coppiette
che approfittavano del parco per
appartarsi e fare sesso negli abitacoli
delle vetture. Quando la station-wagon
superò le cancellate del Parco Ducale
Barbara ebbe la certezza di quali
fossero le reali intenzioni dell'uomo
che le stava seduto accanto.
- So bene che non è
permesso transitare con la macchina nel
parco durante il giorno, ma per te sono
disposto a prendere una contravvenzione.
Dubito che in una giornata piovosa come
questa ci sia qualche vigile in giro per
il parco, quelli quando piove se ne
stanno al caldo in qualche caffetteria.
Da un momento all'altro le
mani del padre di Luisella l'avrebbero
cercata, ne era certa. Apposta aveva
mantenuto per tutto il tempo del viaggio
le cosce disgiunte, mostrandogli il
tessuto delle mutandine, affinché
trovasse facilmente una via di accesso
sotto l'impermeabile per raggiungere la
passera che aveva bagna fradicia.
Ormai era certa che
avrebbero fatto sesso nell'abitacolo
della macchina, senza nemmeno sottrarsi
alla vista delle rare persone che a
quell'ora passeggiavano per il parco.
Magari i vetri appannati dal calore dei
loro corpi sarebbero serviti a mantenere
lontani gli sguardi dei curiosi, pensò.
Avrebbe fatto l'amore
facendosi depredare dei sapori, dei
liquidi e dei profumi del proprio corpo,
con la speranza che il padre di Luisella
li conservasse per sempre su di sé.
Tutt'a un tratto, in
prossimità della fontana del Trianon,
l'autovettura rallentò la corsa.
Barbara fu colta da paura. E se il padre
di Luisella le avesse chiesto di fargli
un pompino? O peggio ancora d'incularla,
come avrebbe reagito?
Queste e altre domande le
passarono nella mente negli attimi che
precedettero l'arresto della Wokswagen
Passat a poche decine di metri dalla
monumentale fontana del Trianon da cui
uscivano zampilli e grossi getti
d'acqua.
- Non trovi che sia
bellissima questa fontana. Ogni volta
che capito al parco non posso fare a
meno di fermarmi, guardarla, e restare
stupito dall'ingegno di chi l'ha ideata.
- Sì, è davvero bella. -
disse Barbara con voce tremolante.
- Beh, adesso però, ci
allontaniamo da qui, eh.
- Se è questo che lei
desidera.
- Mi sono infilato nel
parco, rischiando una contravvenzione,
perché questa scorciatoia ci permetterà
di raggiungere in breve tempo il tuo
liceo evitando il traffico delle
automobili che ci avrebbero rallentato
la corsa. Contenta?
- Sì. - disse Barbara
delusa, dopodiché accavallò le gambe e
rimase in attesa di scendere dalla
vettura cosa che sarebbe avvenuta da lì
a poco.
Quando raggiunsero
l'ingresso del liceo Tasso mancavano
soltanto un paio di minuti alle otto.
- Beh, dopotutto sei
arrivata in perfetto orario a scuola.
- Sì, grazie del
passaggio, è stato molto gentile.
Il padre di Luisella la
salutò carezzandole con una certa
insistenza una coscia, poi la guardò
fisso negli occhi. Ognuno dei due prese
direzioni diverse. Ma forse era solo un
caso.
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