L'OSTERIA DE "LA PIOLA"
(Maison de plaisir)

di Farfallina

AVVERTENZA

Il linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto possa offenderti sei invitato a
uscire.

 

    L'invito a presenziare alla Fiera dell'editoria di Modena in occasione della premiazione degli Oxè Awards, premio letterario ideato da Damster, giovane editore modenese titolare del prestigioso sito web Eroxè, mi era giunto del tutto inaspettato. Uno dei miei racconti, "L'Angelo Ribelle", incluso in una antologia di racconti erotici pubblicato dal medesimo editore, era entrato nella ristretta cerchia dei racconti candidati a vincere uno dei premi assegnati da una giuria esterna allo staff di Eroxé, formata da giornalisti e scrittori affermati, motivo che mi aveva convinta a presenziare alla premiazione oltre che a soddisfare la curiosità di incontrare gli autori inseriti nell'antologia.
   Il giorno della consegna dei premi lasciai Parma con largo anticipo rispetto all’ora fissata per la consegna dei premi. Complice una fitta nebbia arrivai a Modena dopo avere affrontato, alla guida della mia Peugeot 107 giallo canarino, il traffico lento e caotico della Via Emilia che privilegiai a quello più veloce ma pieno di pericoli dell'autostrada.
   Allo stand dell'editore modenese, dove mi recai appena misi piede nel padiglione della fiera che ospitava la manifestazione, mi soffermai a parlare con alcuni degli autori invitati alla premiazione degli Oxè Awards. Alcuni come Faber, Bocconcini, Mayadesnuda e Mad Fem li conoscevo per avere letto i loro racconti, pochi altri come Liviana e Rosy li avevo già incontrati in altre occasioni. Alexandra non faceva parte del gruppo di autori che conoscevo, mi accorsi della sua presenza perché si ostinava a lanciarmi degli sguardi inquieti, seppure confusa nel gruppo di persona che facevano capannello attorno lo stand di Damster. Le sue erano occhiate spudoratamente ammiccanti, ma di pari valore a decine di parole non dette tanto erano sfrontate e intense.
   Fu pressoché impossibile non accorgermi della sua presenza perché come tutte le super gnocche sessuose, capaci di farmi battere il clito, era assediata da uno sciame di persone che le rivolgevano insistenti attenzioni, e lei sembrava non disdegnarle mentre si ostinava a lanciarmi frequenti occhiate.
   - Chi è quella? - chiesi a Rosy, un'autrice che ho in confidenza e con cui mi ero intrattenuta a parlare.
   - Ti riferisci a quella tipa di mezza età con i capelli a spazzola tinti di blu?
   - Sì, proprio lei. E' una scrittrice?
   - Ne parlavo poc'anzi con Elisa, anche lei ne è rimasta colpita. Conosci Elisa? 
   - No.
   - Beh, sembra che quella tipa, secondo Elisa, sia a capo dell'ufficio marketing di una importante casa editrice di Bologna. 
   - E cosa ci fa qui?
   - Damster di sicuro lo sa, magari è una sua amica. Informati da lui. E poi, perché t'interessa tanto saperlo?
   - Mi incuriosisce la sua figura, non la trovi speciale?
   - Speciale? E' un tipo strano... questo sì.
   - A me questa sua diversità arrapa il cervello che non ne hai idea.
   - Ma va.
   - Ormai dovresti conoscermi abbastanza bene per sapere che reputo la diversità, specie quella femminile, una grande ricchezza. - dissi accompagnando la frase con una smorfia irriverente.
   - A essere sincera non ti capisco proprio. A volte ti arrapi per certi maschi che a me paiono a dir poco impresentabili e adesso ti agiti per quella tipa lì. Cristo! Ma si vede lontano un miglio che è lesbica. Se però hai bisogno di una raccomandazione per pubblicare un tuo libro allora è la persona giusta, ma stai attenta perché in cambio di un favore dovrai necessariamente darle qualcosa. Mi hai capito, vero?
   - Beh, ne varrebbe la pena, non credi?
   - No, affatto, ma tu sei libera di fare le tue scelte.
   - Sei gelosa?
   - Ma va.
   - Beh, se grazie al suo interessamento riuscissi a pubblicare un mio romanzo, allora potrei anche sottomettermi a tutte le sue necessità, anche a farmi sodomizzare.
   - Dai, non fare la stronza, so bene che non lo faresti mai. Venderti per pubblicare un libro? Non ci credo.
   - Non contarci troppo, perché quella è il classico tipo di donna che sa farmi pulsare il clito.
   - Cristo, parli sempre d'amore e poi ti perdi dietro a una tipa come quella. Ma va.
   - L'amore non ha sesso. Uffa! Ormai dovresti conoscermi. Io posso farlo indifferentemente con un uomo e con una donna. Sono abbastanza libera in questo.
   - Lo so... lo so.

   La cerimonia di premiazione degli Oxè Awards ebbe inizio con qualche minuto di ritardo rispetto all'ora fissata delle 18.00. Quando raggiunsi la sala convegni della fiera le poltrone della platea erano occupate da una folla di persona in attesa delle comunicazioni dei risultati.
   Contrariamente a quanto avevo messo in preventivo lasciando Parma un po' emozionata la ero per davvero, ma il batticuore aumentò quando Damster, conduttore della manifestazione, fece conoscere i nomi degli autori che avrebbero concorso alle premiazioni. E fra quelli c'era anche il mio. Infine furono annunciati i vincitori delle varie categorie e quello del primo premio assoluto che risultò essere Faber.
   Con sommo dispiacere venni chiamata a ritirare la statuetta con cui mi fu assegnato il terzo posto nella sezione "Migliore personaggio protagonista femminile". Riscossi gli elogi da parte di Rosy, ma ne rimasi delusa perché aspiravo a ottenere un risultato migliore. Misi la statuetta di ceramica, oggetto del premio, nella borsetta e rimasi in attesa che la manifestazione giungesse a termine per fare ritorno a Parma.
   Stavo affrettandomi a salutare Rosy, prima di lasciare il padiglione della fiera, quando incrociai lo sguardo di Alexandra. Non avevo fatto caso alla sua presenza delusa com'ero dai risultati delle premiazioni. Si avvicinò a me e Rosy e mi rivolse la parola senza avere la compiacenza di presentarsi.
   - Vorrei farti i complimenti per il tuo racconto. - disse dispensandomi un sorriso. - Ho letto "L'Angelo Ribelle" nel volume che ha pubblicato Damster e mi è piaciuto tantissimo. Meritavi di vincerlo tu uno dei primi premi. E' un testo assolutamente particolare e divertente, abbastanza fuori dagli schemi melliflui che contraddistinguono la maggioranza dei racconti premiati questa sera.
   Contraccambiai l'inaspettato complimento con un sorriso di circostanza, anche se quelle parole produssero su di me un certo sconquasso ormonale. Emozionata mi trovai a guardarle le mani, curiosa di appurare se aveva le unghie lunghe o meno, perché è da quello che si capisce se una lesbica è un tipo di donna generosa oppure poco pratica nel fare l'amore. Per fortuna le aveva corte. Di sicuro non aveva bisogno di indossare una maschera per fingere di non essere ciò che era, infatti, mostrava la propria omosessualità in maniera sfacciata; forse si comportava così perché mi giudicava una preda facile. Avevo il cuore a mille e le gambe che mi tremavano, e quando mi chiese se era mia intenzione presenziare alla cena organizzata da Damster, le risposi di sì anche se fino a pochi minuti prima ero pronta a salire in macchina per fare ritorno a Parma.

   L'osteria "La Piola", il posto dove in compagnia di Alexandra e degli altri autori presenti alla premiazione degli Oxè Awards mi trovai a trascorrere il resto della serata, era una vecchia stazione di posta situata alla periferia di Modena. Ci arrivai con qualche difficoltà seguendo le indicazioni dei cartelli stradali, posti agli incroci, dopo avere abbandonato la Via Emilia in località "La Bruciata". 
   Il casotto che ospitava l'osteria "La Piola" era affiancato da un altro edificio, molto più grande, che fungeva da albergo. Quest'ultimo, con il suo arredo d'epoca, ostentava le atmosfere proprie delle case di tolleranza.
   Rimasi piacevolmente stupita dalla scoperta dello strano albergo, soprattutto per l'arredamento delle camere. Un posto unico nel suo genere. Dodici camere matrimoniali, comprensive di due suite e un paio di demi-suite, fornite di buchi alle pareti per deliziare gli occhi degli eventuali voyeur, erano arredate con materiali d'epoca, originali, risalenti agli anni trenta.
   Quando, dopo avere visitato l'albergo, raggiunsi la sala ristorante presi posto al centro di una lunga tavolata accanto a Rosy, mentre dall'altra parte del tavolo, di fronte a me, prese posto Alexandra e la cosa non mi stupì.

   Non sono propriamente lesbica, anzi, quando faccio sesso mi piace più di tutto scopare con gli uomini e succhiargli il cazzo, ma non disdegno andare a letto con una donna. Alexandra non aveva le sembianze di un maschiaccio, nonostante tenesse i capelli corti, ma l'aspetto e il suo modo di fare erano molto femminili. A dispetto dei suoi quarant'anni vestiva in modo giovanile con stivali di vernice, gonna corta, e una camicetta, sbottonata oltremisura, che lasciava intravedere le forme esuberanti delle tette soccorse da un reggiseno push-up. Osservandola mi domandai se era il tipo di donna con cui avrei potuto scambiare soltanto qualche bacio e posarle le mani sulle tette, oppure andare ben oltre e trascorrere qualche ora di "sotto-sopra" allenandomi con la lingua in un ugualitario 69.

   Nonostante fosse sabato sera il locale era pieno solo per metà. Appena ci fummo sedute un paio di camerieri si affrettarono a portarci delle caraffe con acqua del rubinetto, e del lambruscone di produzione della casa assai decantato dal padrone dell'osteria, un tipo su d'età con i capelli tinti di nero, che, c'intrattenne raccontandoci aneddoti e storiacce dei personaggi importanti che erano soliti frequentare l'osteria, dilungandosi a parlare soprattutto dell'ingegner Enzo Ferrari che, a suo dire, aveva fatto visita a quel posto durante tutta la vita. 
   Ascoltando storie raccontate da uno degli ultimi osti affabulatori di Modena, mi immersi nell'autenticità di quello strano posto rapita dai suoi discorsi.
   Mentre ascoltavamo le parole pronunciate dall'oste io e Alexandra seguitammo a scambiarci fugaci occhiate. Aveva un modo innaturale di guardarmi come se non vedesse l'ora di rimanere sola con me per dirmi dell'altro e io conservavo la stessa voglia.
   - Beh, è un posto davvero particolare questo. - disse Alexandra dopo che l'oste si fu allontanato per raggiungere i clienti di un'altra tavola imbandita, probabilmente per raccontare anche a loro le medesime storie con cui ci aveva intrattenuto.
   - Se devo essere sincera. - disse Rosy. - Io non ci farei l'amore in una stanza di questo albergo, anche se parecchi considerano la cosa alquanto originale. Sapere che qualcuno sta a guardarmi, nascosto dietro una parete, mentre scopo, magari masturbandosi, mi darebbe fastidio. A voi no?
   - Io ci farei volentieri del sesso in una di quelle stanze, anche con una donna e preferibilmente un po' troia. - dissi certa di sorprendere gli altri commensali, ma non Alexandra.
   - Cristo! Dai, smettila di dire stronzate. - mi zittì Rosy.
   - Non ci credi? Allora ti dico che ci andrei anche subito, magari con una sconosciuta. Non lo trovate intrigante?
   - So bene che saresti capace di fare questo e altro. Io invece non ci metterei piede in quelle stanze, tanto meno con un estraneo. Ho bisogno di conoscerla una persona, e poi mi piace essere corteggiata.
   - Trovo anch'io che siano molto eccitanti i preliminari, soprattutto quelli che precedono l'andare a letto insieme. - disse Alexandra. - A me ad esempio piace molto tutto quello che c'è prima. Se mi attrae una persona i preliminari possono durare anche i primi due o tre incontri, specie se ho a che fare con una donna che non ha mai avuto rapporti lesbo. Mi piace coltivare il desiderio e accompagnare la mia compagna verso un tipo di piacere che a lei è sconosciuto e che io invece posso offrirle. A voi non succede?
   - Di sicuro non mi sogno, affatto, di mettermi a leccare la passera o il cazzo a qualcuno che ho appena conosciuto, anche a me piace coltivare la passione. - mentii certa che Alexandra lo avrebbe capito.
   Il discorso s'interruppe quando uno dei camerieri si premurò di servirci un piatto di tortellini matti, con ripieno di pane raffermo e subito dopo una minestraccia di verdure con dell'orzo anche troppo cotto per il mio palato.
   Mentre assaggiavamo quei piatti io e Alexandra non smettemmo un solo istante di scambiarci sguardi ammiccanti. Un po' maschiaccia sotto sotto la era, ma non mi diede l'impressione d'essere una di quelle lesbiche desiderose di fare coppia fissa con un'altra donna. E nemmeno il tipo da farsi inseminare in modo artificiale, ricorrendo a qualche clinica del seme oppure adoperarsi in un fai da te, grazie alla disponibilità di qualche amico donatore di sperma, e iniettarsi con una siringa il seme, un giorno sì e uno no, per i dieci giorni tanto dura il periodo della ovulazione.
   Non ricordo come accadde, sta di fatto che la conversazione tornò a sfiorare il tema delle donne che vendevano il proprio corpo fra le mura delle case di tolleranza. Tutt'a un tratto ci trovammo a raccontare barzellette sporche.
   - Adesso ascoltate questa storia. - disse Alexandra. - Dunque, un ragazzo e una ragazza sono in macchina, fermi in una strada di campagna, lontano dalla città. Stanno per scopare quando la ragazza blocca il ragazzo: "Mi dispiace non avertelo detto prima, ma sono una puttana, e la mia tariffa è di 50 euro". Il ragazzo toglie il portafogli dalla tasca dei pantaloni, paga a malincuore la tariffa, e fa quello che deve fare. Dopo che hanno scopato si mette a fumare tranquillamente una sigaretta intrattenendosi a guardare fuori dal finestrino. Dopo un paio di minuti la ragazza gli chiede: "Ehi, come mai non ce ne andiamo da qui?". "Mi dispiace non avertelo detto prima, ma sono un tassista, e la tariffa per raggiungere la città è di 50 euro..."
   Ridacchiammo tutt'e tre di gusto, dopodiché, sollecitata dalle mie compagne, mi feci coraggio e raccontai anch'io una barzelletta.
   - Allora... un ragazzo si avvicina a un gruppo di passeggiatrici: "Scusate, c'e' la Maria?". "No, bello, oggi non viene. Dai, vieni con me che ti diverti!" gli dice una mora. "Ma tu mi fai come la Maria?". "Ma sì! Andiamo...". Salgono in macchina e il ragazzo mette in moto dicendo: "Ma tu mi fai proprio come la Maria?". "Ma sì, certo. Vai laggiù...". Arrivano in un posto appartato e il ragazzo domanda ancora: "Ma tu mi fai come la Maria?". "Ma sì, te l'ho detto. Ma insomma cosa mai ti faceva la Maria?". "Credito!!".
   Seguitammo a raccontarci barzellette porche fino a quando i camerieri ci servirono un piatto di carne di maialino da latte, cotto nel vino, e delle polpette in umido accompagnate da piselli. Tutto gradevole, ma niente di straordinario. A mezzanotte, dopo avere assaggiato della torta frumentone, gradevole per chi come me è golosa di piatti dolci, abbandonammo il locale.
   La maggioranza dei commensali si intrattenne a dormire nell'albergo. Rosy salì per prima in macchina e si allontanò lasciandomi sola nel parcheggio in compagnia di Alexandra. Ci stavamo dando la buonanotte quando mi spinse contro la portiera della automobile e cercò la mia bocca. Scostai il viso e mi scappò una risata. Lei, per niente arrendevole, seguitò a baciarmi e infilarmi le mani sotto la maglia, toccandomi le tette prive di reggiseno. Seguitammo per un po' a giocare al cacciatore e l'agnello con le sue mani che mi palpavano dappertutto. Alexandra le metteva ed io gliele toglievo, allora lei le metteva altrove, fintanto che le mise più in basso, e più in alto, infine mi accarezzò il pube. 
   - Ti piacciono? - dissi.
   - Cosa?
   - I miei peli.
   Non rispose alla mia domanda, mi afferrò la mano e l'accompagnò a contatto della pelle, appena sotto la gonna jeans, fino a quando le mie dita attraversarono l'elastico del minuscolo tanga che indossava. Aveva la figa calva, del tutto priva di peli al contrario di me. Intinsi le dita nella fessura fra le cosce, dopodiché inumidii la bocca di quella prelibata mistura.
   Mi piacque inalare l'odore del suo corpo, soprattutto il sudore, mentre stavamo abbracciate una all'altra.
   Prolungammo quel gioco fintanto che contraccambiai i suoi baci. 
   - Ho voglia di fare l'amore con te. - disse mentre premeva la bocca sulla mia per baciarmi.
   Mi piacque inumidirmi della sua saliva, la trovai speciale. Forse avrei dovuto oppormi quando all'orecchio mi sussurrò:
   - Vieni a dormire con me ? Ho voglia di addormentarmi fra le tue braccia."
   - In una stanza del casino?
   - Sì.
   Poco dopo occupavamo una delle semi-suite al primo piano dell'albergo. Coricate sopra al letto matrimoniale, tutte due nude, ci ritrovammo a guardare l'immagine dei nostri corpi riflessi nello specchio appiccicato al soffitto. La pelle ambrata di Alexandra, riflessa nello specchio, era di una straordinaria bellezza. Deposta la corazza cedetti ai suoi baci, pronta a spalancarle la porta del paradiso custodita fra le mie cosce, decisa ad annodare nuovi nodi col suo corpo dopo che avevo sciolto quelli dei miei abiti. 
   Coricate una accanto all'altra seguitammo a guardarci nello specchio mentre ci toccavamo con l'estremità della mano, sfiorandoci appena. Non stavo più nella pelle eccitata com'ero, il respiro mi si era fatto affannoso mentre pensavo che qualcun altro, appostato dietro uno dei buchi nelle pareti, probabilmente stava a guardarci. 
   Le tette di Alexandra, abbastanza sode, si ergevano come piramidi sul costato. Aveva i capezzoli dritti e sporgenti come lo erano i miei. Il clito mi pulsava prepotente mentre la sua mano mi accarezzava le tette. Ero bagna fradicia d'umore fra le cosce e un po' me ne vergognai. Un sospiro di puro piacere uscì dalle labbra di Alexandra prima che la sua lingua iniziasse a leccarmi il bordo della bocca.
   Seguitammo a baciarci a lungo, liquefacendo le labbra, mentre le sue mani scorrevano discrete sul mio corpo, fintanto che mi obbligò ad allargare le cosce e si mise in ginocchio nel mezzo. Iniziò a fare scorrere la lingua dalle cosce verso le grandi labbra, la cui carne doveva apparirle rosea e seducente sistemata com'ero con le gambe spalancate. Non soffocai i miei istinti e cominciai a mugolare per il piacere che sapeva trasmettermi mentre con la lingua si dannava l'anima a leccare e mordermi le grandi e piccole labbra. Tutt'a un tratto, dopo essersi prodigata con la punta della lingua in più di una incursione nella vagina, sembrò avere un ripensamento. Con la bocca lorda del mio umore risalì tutto il mio corpo e mi baciò a lungo.
   - Ripeti il mio nome, dai, fallo per me. Che mi eccito.
   - Eh?
   - Chiamami! Urla il mio nome!
   Incominciai a pronunciare il nome di Alexandra in maniera sommessa al suo orecchio. Sollecitata dalle sua insistenza, mentre si prodigava a toccarmi il clitoride, urlai a pieni polmoni: Alexandra!!!! Alexandra!!!
   - Sì... Sì... Ripetilo, ripetilo ancora, poi dimmi che sono una porca!
   Insistetti a chiamarla "Porca" mentre seguitava a leccarmi la bocca cercando e trovando la punta della mia lingua. Seguitò a prendersi cura delle mie tette e le strizzò alternativamente solleticandomi i capezzoli, affondò le unghie nella pelle sino a quando mi penetrò con un paio di dita portandomi a godere di un orgasmo inusitato. Presi a scuotermi e tremare tutta fino a quando la stanchezza si impadronì di ogni centimetro della mia pelle. 
   Anch'io avevo voglia di impossessarmi dell'oggetto del suo amore solitario dandomi da fare nel depositare la bocca sul clitoride. Lo leccai a lungo fino a toglierle il respiro, lo scappucciai tenendolo stretto fra le labbra, e iniziai a succhiarlo avidamente come quando faccio un pompino a un uomo perché il clito lo aveva bello grande per davvero. Fui brava a succhiarlo perché la reazione di Alexandra non si fece attendere. 
   Iniziò a urlare come una forsennata. Quando fu prossima all'apice del piacere mi trovai a incrociare le gambe fra le sue cosce e cominciai a sfregare il clitoride contro il suo. Seguitammo a stropicciarci fintanto che ci ritrovammo con le guance affondate fra le cosce dell'altra riempiendo di piacere la nostra bocca. Gli orgasmi a grappolo si susseguirono uno dopo l'altro per una manciata di minuti. Nessuna delle due assunse un ruolo dominante rispetto all'altra, e io provai uno strano appagamento nel sentirla così femmina. Liberate da ogni parvenza di ritegno portammo avanti la conoscenza dei nostri corpi per tutta la notte fino a raggiungere l'estasi erotica. 

   Il mattino seguente Alexandra mi raccontò di una storia tempestosa e impossibile che stava portando avanti con una donna sposata a un uomo che lavorava con lei. Probabilmente lo fece per non crearmi delle illusioni. A quel punto non trovai nemmeno il coraggio di proporle il romanzo che da poco tempo avevo terminato di scrivere, sapevo bene che quella notte trascorsa insieme l'avremmo ricordata come una avventura e nulla più.

   Da adolescente mia madre era solita dirmi: "Nella vita devi seguitare a chiederti in ogni occasione se sei felice accanto alla persona che ti sei scelta come compagno. Se la risposta è no, allora scappa via". Io sono fuggita un sacco di volte dalle braccia di uomini e donne con cui ho fatto l'amore. Tutt'ora seguito a chiedermi se sono felice, ma quella notte trascorsa fra le braccia di Alexandra all'Osteria La Piola la sono stata per davvero.


   Ecco i riferimenti per raggiungere l'Osteria "La Piola":

Osteria La Piola delle Ortiche 
Strada Cave di Ramo, 248 - Modena
tel.059/848052

 

 

 

 
 

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