L'AMORE E' L'OROLOGIO 
DELLA MIA VITA

di Farfallina

AVVERTENZA

Il linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto possa offenderti sei invitato a
uscire.

 

    

       Quando mi accaloro per un maschio, ma anche per una qualsiasi troia di femmina, capaci di mandarmi in liquefazione la figa, non riesco a essere razionale. Trovo la cosa eccitante ma anche terrificante perché smetto di amarli dopo un po' che stiamo insieme. Quello che commetto è un atto di viltà, lo so bene, ma non posso fare a meno di abbandonarli al loro destino come fossero dei ferri vecchi. Succede perché ho sempre vissuto le mie storie con la paura, latente, di essere scaricata da un momento all'altro. Se fossi costretta a trascinare queste relazioni nel tempo finirei per soffrirne perché è destino che finirebbero per deteriorarsi, e non voglio che accada. Mi fermo qualche istante prima.
   La mia vita sessuale non è normale, anzi è abbastanza fuori dal comune. C'é un tempo in cui mi innamoro, un tempo in cui non mi stancherei mai di fare l'amore, e un tempo in cui abbandono l'uomo o la donna con cui ho una storia. E lo faccio quando ancora li amo. Non saprei vivere in maniera diversa le mie storie. E' un po’ come se fermassi l'orologio della vita, cessando di amare la persona di cui sono innamorata, per risparmiare il mio amore per colui o colei a cui mi legherò successivamente. 
   Chi mi sta attorno mi giudica un po' troia, lo so bene, ma non m'importa una sega del giudizio degli altri. Nessuno dei miei amori ha saputo interessarmi a tal punto da farmi cambiare atteggiamento verso ognuno di loro. Sono sempre riuscita a fare soffrire gli uomini e le donne a cui sono stata legata, e riuscire a farlo mi ha trasmesso un assurdo piacere.
   A tutt'oggi non sono mai stata lasciata da nessuno dei miei amori, infatti, l’ho sempre fatto io per prima. Succede perché tutte le volte che m’innamoro ho la sensazione di vedere annullata la mia indipendenza, e non voglio dipendere da nessuno. Quello che desidero è seguitare a sentirmi libera, questo e basta.

   Stasera ho la figa che mi prude. Ultimamente mi succede abbastanza spesso! Probabilmente è solo voglia di fare sesso. Dopo che ho scaricato Roberto, l'ultimo dei miei amori, avverto il bisogno di avere accanto a me una persona che sappia amarmi appassionatamente. Ma non voglio legarmi a un uomo o una qualsiasi donna soltanto perché ho bisogno di soddisfare i bisogni della mia sessualità. Invece desidero avere accanto qualcuno che sappia sorprendermi per le doti che contraddistinguono la sua persona, magari lasciandomi a bocca aperta per l'incredulità. E sono sicura che prima o poi incontrerò l'amore della mia vita.

   Questa sera sono stata invitata a cena da Francesca, una mia ex, e da Fabio; il suo attuale compagno. Pure con lui ho avuto una storia. E' durata un paio di mesi ed è finita come tutte le altre storie che ho avuto. 
   Manca meno di mezz'ora alle 20.00, ora in cui i miei due ex amori si presenteranno alla mia abitazione per condurmi al ristorante. Oltre alla figa che mi prude, come se fosse esplorata dalla lama di un aratro, sono confusa per le notizie di guerra che ho appreso dal telegiornale. Le brutte notizie hanno sulla mia psiche un effetto deprimente. Dovrei smetterla di guardare la televisione e buttarla come un ferro vecchio dalla finestra. Lo penso sempre, ma non riesco a farne a meno.

   Non so spiegarmi il motivo dell'invito di Fabio e Francesca. E nemmeno so spiegarmi perché l'ho accettato. Sta di fatto che sto preparandomi a incontrare i miei due ex amanti e sono agitata come una scolaretta al primo giorno di scuola. 
   Davanti alla specchiera della stanza da letto, completamente nuda, le gambe leggermente divaricate, la schiena rivolta verso lo specchio, mantengo il capo chino verso il basso, a più di novanta gradi. Intrigata dalla strana postura mi dilungo a guardare la parte posteriore delle gambe, riflesse nel vetro, ossessionata dall'eventuale presenza di vene varicose che potrebbero deturpare il mio corpo. Osservo con particolare attenzione i polpacci delle gambe, soprattutto la parte posteriore delle ginocchia dove finiscono le cosce, sperando di non scoprire sulla pelle potenziali vasi sanguigni sporgenti, di quelli tortuosi e con piccoli nodi che spesso intravedo sulle gambe delle donne che hanno la mia stessa età, probabili indizi di una insufficienza venosa, ma per fortuna non ne trovo alcuna traccia.
   Curva su me stessa non riesco a distogliere lo sguardo dall'immagine del mio sedere riflesso nello specchio. Vista da dietro, completamente depilata, la mia passera assomiglia a una grossa susina. Non sono narcisista, anzi sono abbastanza critica con me stessa, ma devo riconoscere che alla mia età, da poco ho compiuto trentadue anni, ho ancora un bellissimo corpo. 
   Mi succede abbastanza spesso di eccitarmi sotto la doccia mentre aspergo di sapone la pelle. In quei momenti di solitaria intimità non posso fare a meno di soddisfare il mio piacere toccandomi tette e figa, se poi mi guardo nello specchio con sulla pelle un paio di mutandine e reggiseno sexy vado addirittura in liquefazione.
   Da quando ho cessato di scopare con Roberto mi sto masturbando troppo spesso, e mi chiedo se è normale. Magari ho soltanto bisogno di essere usata anziché sentirmi amata come mi è accaduto troppo spesso, soprattutto con gli uomini.

   Appena fuori dal box della doccia provvedo ad asciugarmi. Sulla pelle ancora umida cospargo una emulsione idratante. Mi piace avere la pelle fresca e morbida, specie quando sono prossima a entrare in contatto con le persone. Mi soffermo a massaggiarmi cosce e gambe, dopodiché mi avvicino al comò del guardaroba e vado alla ricerca di un intimo da indossare. Scelgo un perizoma rosa, dal tessuto trasparente, del medesimo colore del reggiseno. Ritorno davanti allo specchio e guardo il mio corpo riflesso nel vetro, stavolta con l'intimo sulla pelle.
   Assolutamente a mio agio, con l'indumento di lingerie addosso, decido di dare una pennellata di smalto alle unghie dei piedi e delle mani prima di iniziare a truccarmi il viso.
   Fra non molto Francesca e Fabio saranno qui. Devo sbrigarmi a concludere le mie cose se non voglio farmi trovare impreparata al loro arrivo. Stasera non voglio mettermi addosso né le autoreggenti né il reggicalze, fa troppo caldo per indossarle. L'estate non è ancora prossima a venire, ma sono sufficientemente abbronzata per mostrarmi con le gambe nude. 
   Colgo l'occasione dell'invito a cena per indossare un abito nero che non indosso da tempo memorabile. E' un capo tutto d'un pezzo, mi arriva appena sopra il ginocchio, e ha una spaccata laterale che mette in evidenza la coscia lunga e affusolata. E' giustappunto quello di cui ho bisogno per dimostrare a Fabio e Francesca che sono ancora una donna appetibile.
   A questo punto dovrei cambiare tanga e reggiseno perché questo di colore rosa non è adatto a essere associato a un abito nero. Ci faccio un rapido pensiero poi decido di soprassedere dal sostituire i capi di lingeria. 
   Durante il giorno raramente mi trucco il viso. Se lo faccio preferisco un trucco acqua e sapone, che c'è ma non si vede, e non mi appesantisce i lineamenti del viso ma li illumina con tonalità di colore neutro. Invece quando la sera esco di casa, magari alla caccia di qualcuno con cui flirtare, una ritoccatina al viso me la do sempre. 
   Stendo sul viso il fondotinta di una tonalità molto simile al colore della mia pelle. Applico un filo di cipria aiutandomi col pennello, spargo un po' di fard sui punti più spigolosi del viso per addolcire i lineamenti, do l'ombretto in modo molto leggero affinché lo sguardo non risulti appesantito, poi con la matita stendo il mascara in maniera abbondante su ciglia superiori ed inferiori, infine applico il rossetto sulle labbra.

   Spossata dopo che ho trascorso l'intera giornata a lavorare in ospedale sono quasi pronta a uscire di casa. Per ultimo calzo un paio scarpe nere, lucide, con tacco da 12. Sono le 20.00 precise e non mi resta che attendere l'arrivo di Francesca e Fabio. Sto pensando a loro due quando la suoneria della porta squilla con insistenza un paio di volte. Sono loro, altrimenti chi potrebbe essere a quest'ora?
   Prendo la borsetta e mi incammino per uscire di casa. Quando raggiungo l'atrio do una sbirciata al viso riflesso nello specchio sistemato a una parete. Se sono bella non è soltanto una mia illusione, lo specchio me lo dice tutti i giorni anche se è da un po' di tempo che lui e io ci parliamo poco. 
   Merda! Ho dimenticato d'indossare gli orecchini! 
   Corro in camera e dal cofanetto delle gioie, opportunamente nascosto sotto la rete del letto, prelevo la collana di perle che mi premuro di indossare al collo e un paio di orecchini che aggancio ai lobi delle orecchie con delle clips. Mentre la suoneria della porta ha ripreso a suonare abbandono l'appartamento. Scendo le scale evitando di chiamare l'ascensore: dopotutto abito al primo piano.

   L'automobile di Fabio, un BMW grigio metallizzato, è parcheggiata sull'altro lato della strada. Al volante c'é lui, mentre seduta al suo fianco intravedo Francesca. Abbandono il marciapiede e mi avvicino alla vettura sculettando più di quanto faccio di solito. Quando sono vicina al BMW saluto Fabio e Francesca con un cenno della mano. In cambio ricevo più di un sorriso da entrambi.
   - Ciao. - dico dopo che ho preso posto sul sedile posteriore della vettura. - Non ditemi che sono in ritardo perché non è vero.
   - Soltanto di cinque minuti. - dice Fabio di seguito, dopo che ha ruotato il capo nella mia direzione.
   - Beh, allora ho battuto un record perché di solito agli appuntamenti giungo sempre in ritardo. Ma stasera per voi ho fatto una eccezione. Contenti?
   - Lasciati dire che sei molto figa con il vestito che hai addosso. - dice Francesca penetrandomi a fondo con gli occhi appena la vettura ha preso avvio.
   - Dici?
   - Lo sai bene che non mento mai, io.
   - Ditemi piuttosto dove avete intenzione di condurmi a cena.
   - E' una sorpresa. - interviene Fabio.
   - Il ristorante è in città oppure andiamo a consumare la cena in campagna? Preferirei quest'ultima soluzione se a voi sta bene. 
   - In città o fuori città che importanza ha? - dice Fabio.
   - Dai, ditemi dove mi conducete.
   - Sei curiosa eh! Abbi pazienza e lo vedrai. - fa eco Francesca.
   Mentre la vettura percorre la tangenziale, nella direzione delle colline, mi chiedo ancora una volta cosa abbia spinto Francesca e Fabio a invitarmi a cena. Non credo che Fabio sia a conoscenza della storia che ho avuto con Francesca, lei al contrario sa tutto della liaison che c'è stata fra me e il suo attuale compagno.
   Man mano che il tempo passa ci allontaniamo sempre più dalla città. Dal sedile anteriore, girata con il corpo verso di me, Francesca seguita a carezzarmi la coscia mentre parliamo. Lo fa in maniera sfacciata, senza curarsi della presenza di Fabio che sembra non accorgersi di quanto sta accadendo nell'abitacolo, oppure sta traendo piacere nel vedermi toccata da lei.
   Fabio è un depravato, dissoluto e vizioso, magari Francesca non se n'è ancora accorta dal momento che stanno insieme da poco tempo, io invece conosco bene i lati oscuri del suo carattere. All'inizio della nostra storia mi erano piaciuti i suoi modi garbati, ostentava una incredibile fantasia erotica, infatti, mi costringeva a fare l'amore di continuo e nelle posizioni più improbabili. Mi sono innamorata persa di lui perché ha saputo farmi godere come nessun altro uomo c'era riuscito in precedenza, ma quando mi ha prospettato l'idea di farmi scopare dal suo cane l'ho lasciato perdere. 
.
   Da poco più di un quarto d'ora siamo per strada e ancora non abbiamo raggiunto la nostra meta. Le insistenti carezze di Francesca stanno avendo un effetto catartico su di me. Ho la figa in liquefazione e più dell'appetito per la cena che andremo a consumare mi è venuta addosso una gran voglia di fare del sesso, soprattutto dopo che Francesca si è fatta più audace. Con le dita ha raggiunto il tessuto del mutandine e deve essersi accorta che le ho bagnate. Con l'altra mano sta carezzando l'uccello di Fabio strusciando le dita di continuo sopra il tessuto dei pantaloni: forse è lui che si propone di fare eccitare e non me. Boh!
   - Beh, allora posso sapere dove mi state conducendo? 
   - Non dirmi che non l'hai ancora capito? - dice Fabio.
   - E' una sorpresa?
   - Beh, non proprio. Il cibo di cui Francesca e io ci nutriremo stasera lo abbiamo già assaggiato in altre occasioni, ma in nessun frangente tutt'e due insieme.
   - Seguito a non capire. Siete così misteriosi entrambi. 
   - Lo capirai. Lo capirai.
   Credo di conoscere la strada che stiamo percorrendo dopo che abbiamo lasciato alle nostre spalle la statale della Cisa. I fari del BMW illuminano il fondo ghiaioso della carraia che conduce alla casa di campagna di Fabio, e la cosa mi lascia perplessa. Non mi raccapezzo più, nemmeno riesco a intuire la ragione per cui mi hanno trascinata qui stasera. Mi riesce difficile immaginare, dopo quanto è accaduto durante il viaggio fra me e Francesca, che siamo arrivati qui soltanto per consumare la cena. 
   L'automobile arresta la corsa dinanzi al cancello della villa. Fabio spegne il motore e si rivolge di nuovo a me.
   - Siamo arrivati.
   - E' questo il posto dove consumeremo la cena?
   - Non è di tuo gusto? - dice Francesca.
   - Beh, è l'abitazione di Fabio. O sbaglio?
   - Sì, è la mia abitazione, dovresti conoscerla abbastanza bene. 
   - E' uno scherzo? - chiedo mostrandomi irritata.
   - Io e Fabio abbiamo organizzato una cena particolare, una cena in cui tu sarai il piatto più prelibato, perché tutt'e due ci nutriremo del tuo corpo. 
   - State scherzando, vero? Mica siete diventati dei cannibali. - dico ridendo della mia battuta.
   - Abbiamo voglia di fare l'amore con te. Stavolta però non uno per volta come è accaduto in passato, ma scoperemo tutt'e tre insieme. Una bella ammucchiata. Sei contenta?
   La verità, quella rivelata da Fabio, mi coglie di sorpresa. Perché portarmi qui? Quali sono le loro vere intenzioni? Non mi convince questa sceneggiata della cena, ma non so come fare per uscire dalla situazione in cui mi sono cacciata, una condizione che comunque mi intriga moltissimo perché non ho mai fatto l'amore con più di una persona per volta, ma con loro due non avrei difficoltà a scopare tutt’e tre insieme. 
   - Beh, non rispondi? Non dirmi che non hai voglia di farti leccare la passera da me e soprattutto di succhiare il cazzo a Fabio, perché tanto non ci credo. Ti conosco troppo bene io.
   - Dai, finiamola alla svelta con questo scherzo. 
   - Non è uno scherzo. Stasera vogliamo godere del tuo corpo, non lo hai capito? 
   - Spiegatemi come vi è venuta in mente 'sta troiata perché non riesco a capacitarmene.
   - Non lo hai capito? - mi dà risposta Francesca intestardendosi a carezzarmi l'interno coscia con l'estremità delle dita. 
   - Non è che prima di passare a prendermi siete stati in qualche farmacia e vi siete fatti consegnare della roba che vi ha fumato il cervello, è così?
   Fabio e Francesca ridono della mia battuta. Tutt'a un tratto Fabio apre la portiera del BMW e scende dalla vettura. Francesca lo imita e mette i piedi per terra pure lei.
   - Dai, Erika, scendi dalla macchina, cosa aspetti? - dice Francesca.
   - Uffa! Ma cosa vi ha preso stasera?
   - Dai, scendi, non fare la stronza - ripete Fabio. 
   - No.
   - Se non scendi alla svelta dalla macchina ti trascino fuori con la forza. Cosa preferisci? - dice Fabio con tono autoritario.
   - Ma cosa avete addosso stasera?
   - Te l'ho detto, vogliamo scoparti. - riattacca Francesca.
   - E c'era bisogno di trascinarmi qua?
   - Dai, non farla troppo lunga, scendi dalla macchina. - dice Fabio.
   - Va bene, scendo giù, ma scordatevi di farmi partecipare a una ammucchiata.
   Scendo dall'automobile e seguo Francesca. Lei nel frattempo ha raggiunto il cancello all'ingresso della villa. La luce di un lampione proietta un'ombra della sua figura sul selciato, soltanto adesso mi accorgo che indossa una gonna cortissima e una camicetta scollata da cui ballonzolano le tette prive di reggiseno. Dentro l'abitacolo del BMW non ci avevo fatto caso, ora invece mi inquieta la sua figura di femmina tentatrice perché non so cosa potrà accadermi dopo che avremo varcato la soglia della villa.
   Un lastricato di pietra pavimenta il sentiero che conduce al porticato in legno. Mentre camminiamo appaiati verso l'abitazione di Fabio, con me nel mezzo, ho l'impressione di essere loro prigioniera, ma è soltanto suggestione la mia. 
   - Ecco, siamo arrivati. - dice Fabio mentre infila la chiave nella toppa della serratura. - Finalmente a casa! - Preme l'interruttore della luce e mi precede nel vestibolo.
   Quando la porta si chiude alle mie spalle mi ritrovo circondata dalle braccia di Francesca. Le stringe con forza attorno alle mie e si premura di trascinarmele dietro la schiena. Non oppongo alcuna resistenza, lascio che i miei due ospiti conducano il loro divertimento intrigata dalla strana situazione di cui sono la principale interprete. E' un gioco, perlomeno dovrebbe esserlo, penso, eppure l'impressione che ne ricevo è quella di un sequestro di persona. 
   Mentre Francesca mi incalza, obbligandomi a procedere verso la zona notte della villa, Fabio ha tutta l'aria di chi vuole scoparmi al più presto. Mi lancia delle occhiate oscene che conosco bene, tipiche del suo temperamento dissoluto. Mi lascio trascinare dentro una delle tre stanze da letto che occupano il primo piano della villa. Riconosco il letto a due piazze in ferro battuto dove ho fatto l'amore con Fabio parecchie volte. E' lì che probabilmente hanno intenzione di dare vita all'ammucchiata.
   - Beh, adesso che intenzioni avete? Posso saperlo?
   - Comincia a spogliarti! - ordina in modo perentorio Fabio.
   - E se non volessi farlo?
   Non faccio in tempo a scandire l'ultima parola che un tremendo manrovescio mi colpisce al volto. La testa mi ruota di lato tanta è la violenza con cui Fabio mi ha colpita. Quasi cado per terra.
   - Ti è bastato questo ceffone per farti comprendere che qui comando io, oppure ne vuoi ricevere un altro?
   In un impeto di rabbia provo a scagliarmi contro Fabio per restituirgli il ceffone con cui mi ha percossa, ma vengo trattenuta da Francesca che mi tiene ancorata a sé con la forza delle braccia.
   - Dai, Erika, non fare la stronza. Io e  Francesca ti conosciamo abbastanza bene. Tutt' e tre siamo consapevoli che ti piace fare soffrire le persone che ti amano. Ne trai godimento vero? Sei una pervertita, ecco quello che sei, ma stasera vogliamo che sia tu a soffrire. 
   - Siete due illusi. Cosa volete farmi adesso? Violentarmi? Fatelo pure, non vi è passato per la mente che ne potrei godere?
   Tutt'a un tratto Fabio allunga un braccio nella mia direzione. Con la mano soppesa il collier di perle che mi cinge il collo, afferra il margine superiore del vestito da sera e me lo strappa via aiutandosi con l'altra mano. Il vestito ridotto a brandelli precipita ai miei piedi. Colta di sorpresa mi dimeno come una anguilla e rimango con il solo intimo sulla pelle. Mi libero dall'abbraccio di Francesca e con il cuore che sembra uscirmi dal petto corro verso la porta della camera, rincorsa da Fabio. Mi sento afferrare per i capelli da dietro e vengo obbligata ad arrestare la corsa. Piombo a terra col culo e trascinata di peso verso il letto.
   - Dove vuoi andare, eh? - dice Fabio mentre mi trascina sul pavimento aiutato da Francesca. Sbatto il capo contro uno spigolo in ferro battuto del letto e vedo le stelle.
   Mi ritrovo distesa sul letto mentre Fabio e Francesca sono impegnati a legarmi i polsi alla spalliera, e le caviglie a una delle barre di ferro battuto del letto.
   Quella in cui sono precipitata sembra una situazione irreale. Invece è tutto reale, eppure non so capacitarmene. Indecisa se reagire oppure accettare il loro gioco, prendo tempo. Quello che è certo è che non mi trova d'accordo essere legata mani e piedi al letto.
   Dopo avermi immobilizzata sembrano disinteressarsi alla mia persona. Francesca è impegnata ad accendere dei grossi ceri che si trovano disseminati per la camera. Fabio è indaffarato attorno a un lettore CD che sembra non volerne sapere di funzionare. Tutt'a un tratto la musica di un Notturno per pianoforte di Chopin si diffonde nella stanza. Le luci dell'unico lampadario si spengono. La stanza è illuminata soltanto dalle fiammelle delle candele.  
   Le luci fragili e tremolanti dei ceri producono una atmosfera sinistra nella stanza, ma anche profondamente magica e sensuale. Le ombre di Fabio e Francesca si riflettono sinistre contro le pareti. Con un colpo a effetto Francesca mi strappa dalla pelle le mutandine e subito dopo anche il reggiseno. Adesso sono nuda.
   Fabio prende posto alla mia sinistra, al margine del letto, e inizia a cospargermi sulla pelle una sostanza oleosa che ha tutta l'apparenza di un profumo dall'inconfondibile odore di vaniglia.
   - Posso sapere che cazzo stai facendo? - dico girando il capo nella direzione di Fabio.
   - Vogliamo che tu sia bella e profumata prima di procedere.
   - Procedere a fare che?
   - L'olio che stiamo cospargendo sulla tua pelle ha delle proprietà aromatizzanti ed è un forte stimolante. 
   - A me sembra soltanto del comune profumo alla vaniglia.
   - Sì, è all'aroma di vaniglia, e inoltre è un olio con indubbie proprietà afrodisiache. - conferma con enfasi Francesca.
   - E come la maggior parte degli oli essenziali, una volta assorbiti dai pori della pelle, determina un certo sollievo alla persona che ne fa uso, inoltre toglie l'ansia e allenta le tensioni muscolari. - dice Fabio - e tu in questo momento ne hai proprio bisogno.
   Il tocco delle mani di Fabio, che si affretta a cospargere l'olio sul mio addome, cui si sono aggiunte le carezze di Francesca sulle cosce, esaltano la bellezza luccicante del mio corpo nudo eccitandomi non poco. Chiudo gli occhi abbagliata dal piacere che sanno trasmettermi le prolungate carezze dei miei ospiti sulla pelle. In poco tempo mi ritrovo con la figa bagnata, i capezzoli turgidi, protesi verso l'alto, resi lucenti dalle fiammelle delle candele che brillano tremolanti e discrete tutt'attorno la mia persona.
   Fabio si allontana dal letto e fa ritorno subito dopo. Nella mano stringe una candela bianca, presumo di paraffina, del tutto simile a quelle che nelle chiese sono ordinate a piramide sui portaceri, davanti a qualche immagine sacra o in prossimità degli altari. La vista della candela mi procura il batticuore. Il pensiero che Fabio se né possa servire con scopi intrusivi-masturbatori mi mette paura. Una pratica quella di masturbarmi con un dildo di qualsiasi tipo e dimensione che ho abbandonato da anni, cui non sono preparata, anche se a priori non la disdegno.
   - Ti piacciono le candele? - chiede Fabio
   - Dipende dall'uso che ne intendi farne.
   - Le candele possono servire per rischiarare un ambiente, oppure celare una scena come quelle che in questo istante sono accese in questa stanza. Le candele trasmettono calore, ma possono anche diventare uno strumento per seviziare le persone.
   - Non ti azzardare a mettermi la candela su per il culo che poi non esce più fuori e mi incazzo per davvero, eh.
   - Le candele riescono a eccitare e se sono bene usate preparano la via al successivo piacere.
   - Dai , non fare il cretino, mettila via quella candela del cazzo e liberatemi dai lacci alle mani e ai piedi.
   - Io preferisco utilizzare le candele come strumenti per interminabili e raffinate sevizie. Non lo sapevi eh?
   - No, non lo sapevo e nemmeno mi interessa. Ma dopo che mi hai proposto di farmi scopare dal tuo cane niente mi stupisce più di te. Questa del cane non te l'avevo mai raccontata, eh. Francesca? Hai capito che tipo d'uomo è il tuo ragazzo? 
   - Magari contrariamente a te, io l'ho fatto per davvero. - dice Francesca
   - Non credo che tu lo abbia fatto con un cane, oppure ti sei fumata il cervello.
   - Se ti abbiamo cosparso il corpo con un unguento profumato non è un caso. - mi interrompe Fabio - Lo abbiamo fatto perché fra poco accenderò questa candela e verserò la cera calda sulla tua pelle. L'olio che abbiamo distribuito sul tuo corpo farà in modo che la cera, venendo a contatto con la pelle, venga rimossa abbastanza facilmente successivamente.
   - Cosa? Ma vi siete ammattiti tutt'e due?
   - Stai buona, e cerca di avere fiducia in noi. - mi interrompe Francesca.
   - Mi piacerebbe vederti al mio posto, sdraiata sul letto, per scoprire come reagiresti. Dai, liberatemi, su, dai.

   Legata con le braccia a croce alla spalliera del letto, detengo collo, seni, pancia e figa esposti alle roventi cure di Fabio e Francesca che hanno preso posto ai miei fianchi. Sono asservita al loro volere e non posso fare niente per ribellarmi.
   - Ci sono parecchie zone erogene nel corpo di una donna che mi provocano un particolare piacere quando verso la cera sulla pelle. Quelle che preferisco più di ogni altra zona sono le natiche, i seni, il ventre, le ascelle e le braccia. - dice Fabio.
   - Siete matti entrambi! Ed io credo di esserla più di voi perché sto distesa su questo letto ad ascoltare le vostre scemenze. 
   - Hai paura di soffrire?
   - Vorrei vedere voi due al posto mio.
   - E non pensi di averci fatto soffrire abbastanza quando ci hai mollati come hai sempre fatto con gli uomini e le donne che ti hanno amata.
   Fabio avvicina lo stoppino della candela che stringe nella mano a una delle candele accese alle sue spalle. Una volta che lo stoppino ha preso fuoco si avvicina a me.
   - Se la cera viene versata sulla pelle da una altezza inadeguata, per esempio troppo da vicino, non ha tempo di raffreddarsi prima di raggiungere l'epidermide e la sensazione di calore che potresti provare potrebbe essere eccessiva. Io proverò a fare cadere la cera sulla tua pelle da altezze diverse in modo che tu possa godere o soffrire secondo i diversi effetti. 
   - Vaffanculo! - dico sputandogli addosso un grumo di saliva.
   Fabio accosta la candela sopra il mio corpo e da una altezza di circa 30 cm. lascia cadere una lacrima di cera sull'addome. Infastidita dal calore sprigionato dalla cera bollente sulla pelle sobbalzo più volte sul letto e comincio a urlare di dolore come un animale sventrato. Un'altra lacrima di cera precipita sulla pelle a poca distanza dal punto in cui è caduta la prima goccia. La miscela di paraffina, profumata alla vaniglia, costituente la base della cera, si è raggrumata appena è entrata a contatto con la pelle e mi ha lasciato addosso una sensazione di calore estremo, ma anche un considerevole stato di eccitazione.
   Fabio sposta la candela verso il mio viso, poi la inclina per traverso. Stavolta le gocce colano nell'incavo di una clavicola, quella di destra, e la cera disegna una lunga striscia bianca sul seno. La colata di cera si prolunga e giunge sino al capezzolo prima di raggrumarsi. La sensazione che provo è di piacere e dolore allo stesso tempo. All'eccitazione si somma il timore di rimanere ustionata. Vorrei sottrarmi all'impasto di paraffina che si raggruma sulla pelle. E' una vera tortura, ma non posso abbandonare il letto costretta come sono dalle corde che mi tengono legata alla spalliera, anzi a questo punto non voglio proprio farlo perché sto traendo un insolito piacere da questa sofferenza. 

   Ogni piccola quantità di cera che si stacca dalla candela va a rapprendersi appena entra a contatto con la pelle e assume un colore opaco. Gemo di piacere mentre Fabio lascia cadere dell'altra cera sulle gambe e le cosce, poi si avvicina sempre più alla figa che schiuma di piacere. Mi prende una dannata paura che voglia ustionarmi la vagina. Invece porta avanti la candela e fa cadere la cera sull'addome astenendosi dal farla precipitare sul mio sesso.
   - Adesso ti bendo gli occhi. - dice Francesca. - Così non potrai vedere dove, a partire da questo momento, Fabio farà cadere le prossime gocce bollenti di cera. Lasciati andare, non avere paura, e concentrati soltanto sulle sensazioni di calore e bruciante piacere che saprà darti la cera che scivolerà sul tuo corpo, goccia dopo goccia. L'importante è che non attui dei movimenti bruschi mentre Fabio esegue il suo compito con la candela accesa.
   - Non fatemi del male, vi prego! 
   Non finisco di pronunciare la frase che Francesca ha già provveduto a bendarmi gli occhi. Stringo le dita attorno alle corde che mi tengono imprigionati i polsi e mi concentro sulle sensazioni di calore. 
   Fabio ha preso di mira un capezzolo. La cera calda ha l'effetto di un bacio appassionato e shockante. Goccia dopo goccia la cera mi sta coprendo entrambi i capezzoli e cola dai seni verso le fiancate del torace. Ho la pelle rovente e strillo di dolore. In poco tempo mi ritrovo con le tette ricoperte di cera e la vagina che schiuma di piacere conquistata dalle sevizie a cui mi obbligano Fabio e Francesca, probabilmente compiaciuti dell'opera che stanno portando a compimento. 
   - Adesso provvedo a togliere un po' della cera che hai depositato sulla pelle. - dice Francesca dopo che ha steso la mano sulle mie tette.
   La cera si stacca dalla pelle poco per volta, a scaglie, lasciandomi sul corpo una gradevole sensazione di calore che presumo debba scomparire senza lasciare traccia delle sevizie a cui sono stata sottoposta. Dopo tanta eccitazione sento il bisogno di raggiungere l'orgasmo. Non so come fare a dirlo a entrambi, ma vorrei che seguitassero a rovesciarmi sulla pelle altre stille di cera, specie sulle tette. 
   Tutt'a un tratto sono riportata alla realtà dal contatto con qualcosa di gelido. Fabio o Francesca mi stanno trascinando sulla pelle rovente e sui capezzoli, piuttosto sensibili, dei cubetti di ghiaccio, presumo, anzi, ne sono certa. Il freddo mi provoca un appagante sollievo di refrigerio. Ma dal sorriso di gratitudine che mi sono lasciata sfuggire dalle labbra poc'anzi, mi lascio sfuggire un urlo di dolore causato dal ghiaccio posizionato su di un capezzolo. 
   Il freddo glaciale mi sta mordendo la carne in modo più bruciante e doloroso della cera stessa. Il ghiaccio, agendo da anestetico, sta intorpidendomi le terminazioni nervose, e mi ha reso la pelle meno sensibile alle scottature della cera che ha ripreso a cadere, ma da una altezza più bassa rispetto alla precedente, presumo, perché mi sta provocando più calore. 
   Le torture a cui sono sottoposta sembrano non avere fine, ghiaccio e cera calda si alternano sulla pelle. Sono spossata, urlo ai miei compagni di smetterla, di lasciarmi in pace, ma nessuno dei due ha pietà per la mia sofferenza. Tutt'a un tratto a contatto della mia pelle rimane solo il ghiaccio. Un cubetto sfiora le labbra della figa refrigerandola. 

   Il ghiaccio depositato con insistenza sul clitoride mi sta provocando delle contrazioni deliziosamente gradevoli. Ho voglia di essere penetrata e non so trattenermi dal dirlo.
   - Ho voglia di essere scopata. - urlo a gran voce. - Adesso, maledetti, subito! 
   - E' quello che volevamo sentirti dire. - dice Francesca che cala una mano sulla mia figa e inizia a masturbarmi con due dita sfregandomi ripetutamente il clitoride. 
   Sono scossa da brividi in tutto il corpo avida del benessere che sa trasmettermi la presenza delle dita nella fessura della vagina. Mentre le gocce di cera seguitano a cadere sulla pelle, alternate al passaggio di cubetti di ghiaccio, piacere e dolore sono diventati un tutt'uno. Sudo e tremo da capo a piedi mentre sono scopata dalle dita di Francesca. 
   Finalmente raggiungo l'apice del piacere. Non riesco a trattenere le urla che mi escono spontanee dalle labbra, soddisfatta per ciò che Fabio e Francesca hanno saputo portare a galla con i loro strumenti di seduzione.
   Raggiunto l'agognato orgasmo vengo liberata dalla benda. Faccio in tempo a vedere Fabio che si denuda mentre Francesca mi libera dei lacci che mi tengono braccia e gambe bloccate al letto. Fabio sale su di me e mi monta senza darsi pena di togliermi la cera dalla pelle. Francesca mi carezza le tette come soltanto una donna è capace di fare, e intanto mi bacia sulla bocca.
   Non so come andrà a finire questa serata, andiamo avanti a fare sesso e godere del piacere dei nostri corpi e solo questo mi importa adesso, dopotutto "Siamo al mondo solo per questa unica volta".

 

 
 

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