L'INSEGNANTE
di Farfallina

AVVERTENZA

Il linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto possa offenderti sei invitato a
uscire.

 

 

    Era mezzogiorno quando Liliana uscì dal portone di casa. Nel corso della notte si era rigirata più volte nel letto senza riuscire a prendere sonno. La forte eccitazione, mescolata a nervosismo e ansia, glielo aveva impedito. Soltanto verso l'alba era riuscita ad appisolarsi per un paio di ore.
   Prima di abbandonare l'abitazione si era attardata davanti allo specchio della camera, un ovale incassato nell'armadio, terrorizzata da ogni minima imperfezione del proprio corpo.
   Quando era giovane trascorreva parecchio tempo davanti allo specchio. Le piaceva soffermarsi a guardare con ammirazione le forme del proprio corpo, soprattutto i seni di cui andava fiera, che tanto piacevano agli uomini con cui faceva l'amore. 
   A quarantadue anni si era appesantita, le tette non erano più quelle sode di un tempo, i fianchi erano diventati larghi e alcune smagliature sull'addome avevano le sembianze di orrende cicatrici. 
   Liliana si era intrattenuta a lungo davanti allo specchio perdendosi ad analizzare le rughe del viso, camuffando con il trucco i segni della notte trascorsa in bianco.
   Da poco più di un anno era rimasta vedova. Svolgeva un lavoro, quello dell'insegnante, pieno d'ostacoli, ma che le dava soddisfazioni e non avrebbe cambiato con nessun altro lavoro.
   Stare insieme ai ragazzi, ascoltare i loro problemi, condividerne i dubbi, le incertezze, e dare suggerimenti, l'aveva aiutata a superare lo shock della prematura morte del marito. Ma il modo in cui taluni liceali, specie quelli delle classi superiori, la spogliavano con lo sguardo la metteva in imbarazzo, anche se si compiaceva nel sentirsi ancora desiderata nonostante l'età.
   Un labirinto di bancarelle occupava il corso principale del paese chiuso per l'occasione al traffico delle automobili. I richiami dei venditori, il vociare della gente, gli schiamazzi dei ragazzi erano un tutt'uno con gli odori e colori delle merci esposte sui bancali. Una opulenta parata di salumi, formaggi e dolci tipici dei territori della Bassa faceva bella mostra sui bancali e attirava l'attenzione dei visitatori.
   La Fiera di San Martino con le sue mescolanze culturali e gastronomiche costituiva un elemento di distinzione e traino dell’economia del paese di Roccarossa. Gli abitanti andavano orgogliosi della loro appartenenza padana, ma la Fiera era soprattutto il trionfo del cibo e dell'euforia, un tripudio di piacere e convivialità.
   I visitatori sarebbero arrivati in massa dai paesi confinanti e dalla più distante Parma per assistere alla bollitura dei ciccioli, residui della lavorazione delle parti grasse del maiale, ma soprattutto per gustare le porzioni di culatello e spalla cotta, eccellenti salumi prodotti nei territori della Bassa.
   Liliana era scossa per l'eccitazione che si portava addosso mentre si muoveva scomposta fra le bancarelle. In altre occasioni si sarebbe intrattenuta a osservare la merce esposta sui bancali, soprattutto quelli che esibivano oggetti di modernariato.
   Sulle bancarelle era possibile trovare di tutto, dalle stampe antiche, ai vecchi grammofoni, alle lampade in stile liberty, ai candelabri e i vecchi libri. Liliana non si lasciò distrarre dalla merce in bella mostra e proseguì nel suo cammino senza trattenersi a esaminare nessuno degli oggetti.
   Un paio di occhiali da sole avvolgenti, dalle spesse lenti nere, sottraevano i suoi occhi stanchi dallo sguardo curioso della gente. Prima di uscire dalla propria abitazione si era presa cura del proprio abbigliamento, soprattutto dell’intimo, cimentandosi davanti allo specchio a indossare diversi capi di lingeria. La scelta definitiva le era caduta su un reggiseno in tulle nero, a triangolo, che bene si accompagnava al minuscolo perizoma che le proteggeva la fica.
   Indossare biancheria intima di pregio non lo considerava un capriccio, ma una necessità. Le metteva il fuoco addosso instillandole fiducia in se stessa. E ne aveva assoluto bisogno perché stava per andare a scopare con un allievo del liceo in cui insegnava.
   Quando raggiunse il Municipio, zona privilegiata dai taccheggiatori nei giorni di mercato, passò sotto i portici che cingevano d’intorno tutta la piazza evitando il contatto con le persone impegnate a traslocare da un banco all'altro per contendersi capi di abbigliamento, griffati o di fine serie, oggetto dei loro desideri.
   Prima d'infilarsi nel portone dove aveva la residenza la famiglia di Edoardo si soffermò davanti a una bancarella di dolciumi, attratta dalle varietà di croccanti di zucchero e mandorle esposti nelle vaschette di acciaio, ma resistette alla tentazione di comprarne una confezione. Passò oltre lasciandosi alle spalle l'immagine di un bimbo, dai capelli colore del grano e il viso lentigginoso, con gli occhi sgranati su dei sottilissimi fili bianchi di una matassa di zucchero filante che l'addetta alla vendita stava montando su di un bastoncino.
   Non era la prima volta che s'incontrava con Edoardo. Tutt'e due frequentavano per ragioni diverse il liceo Tasso a Parma: lei da insegnante, lui da allievo. Edoardo, ormai prossimo all'esame di maturità, era solito raggiungere la città ogni mattina in pullman. Liliana, invece, in automobile.
   La loro storia era cominciata il giorno in cui Edoardo le aveva chiesto un passaggio in auto all'uscita da scuola. Lei aveva accondisceso alla richiesta, stante lo sciopero imprevisto degli autisti dei pullman, e lo aveva fatto salire sulla propria vettura, conducendolo sino davanti a casa. Dopo di allora Edoardo le aveva rivolto la medesima richiesta in più di una occasione e Liliana non aveva saputo o voluto rifiutargli un passaggio.
   Edoardo mostrava d'avere più dei suoi diciassette anni. Fisico da atleta eccelleva in più di uno sport, ma soprattutto nel nuoto dove praticava il tuffo dal trampolino e la pallanuoto. Era riuscito ad accattivarsi la simpatia di Liliana rivolgendole più di una attenzione, facendo ricorso a una infinità di espedienti per catturarne la simpatia, approfittando dello stato di malessere in cui Liliana era venuta a trovarsi dopo la morte del marito.
   La volta in cui Edoardo aveva fatto scivolare la mano sulla coscia di Liliana, in maniera apparentemente accidentale, mentre lei era impegnata nella guida della vettura, non si era sottratta a quel gesto. Aveva lasciato che la toccasse senza scostargli la mano eccitata da quel tocco. Lui invece l'aveva ritratta intimorito da una possibile reazione che invece non c'era stata.
   Edoardo aveva ripetuto il medesimo gesto poco dopo, ma stavolta Liliana aveva reagito in malo modo.
   - Dai stai buono, tieni giù quella mano. Ma si può sapere che ti ha preso oggi? - l'aveva redarguito seppure poco convinta.
   - Non le piace essere toccata? - aveva risposto Edoardo per niente a disagio in quella situazione.
   - Non mi sta bene quello che fai, potresti essere mio figlio.
   - E allora?
   - Dai, togli la mano da lì.
   - E se non lo faccio? - aveva risposto Edoardo proseguendo a carezzarle la coscia.
   - Ti faccio sospendere da scuola. Ecco quello faccio.
   - E cosa andrà a raccontare al preside? Che l'ho toccata?
   - Smettila! - aveva strillato, seppure eccitata dall'insistenza delle carezze.
   - Spero che non se ne debba pentire. - le aveva detto Edoardo scostando la mano dalla gamba.
   Il viaggio da Parma a Roccarossa era stato breve. Quando si erano lasciati dinanzi alla casa di Edoardo non si erano nemmeno salutati, ma una settimana più tardi il ragazzo si era fatto trovare, ancora una volta, all'uscita dalla scuola mentre Liliana metteva piede fuori dal portone. Le aveva chiesto un passaggio in automobile e lei aveva acconsentito a farlo sedere accanto a sé.
   Quando Edoardo le aveva appoggiato la mano sulla coscia, palpandola, stavolta lei non aveva reagito. Aveva lasciato che le dita risalissero sotto la veste sino all'inguine senza opporsi. Quella mattina non indossava le mutande, raramente le indossava, cosicché Edoardo si era trovato con le dita impregnate dell'umore della vagina bagnata fradicia.
   - Fermati da qualche parte, dai. - le aveva intimato il ragazzo.
   Liliana aveva dato ascolto alle parole di Edoardo e svoltato con la macchina nella prima carraia che aveva trovato a lato della strada. All'ombra di una siepe aveva arrestato il Bmw e spento il motore. Quando Edoardo le era saltato addosso riempiendola di baci non aveva opposto nessuna resistenza. Si era lasciata depredare senza reagire, mentre il ragazzo rovistava con le mani in ogni anfratto del corpo, donandole un piacere che non provava da molto tempo.
   Quando Edoardo le aveva accostato le labbra sulle tette e cominciato a succhiarle i capezzoli era trasalita sul sedile. Dei gemiti le erano usciti dalla bocca incapace di tenere a freno il proprio piacere. D'istinto aveva appoggiato le mani sul capo del ragazzo e lo aveva attirato a sé invogliandolo a seguitare nel succhiarle i capezzoli.
   Il cazzo di Edoardo era duro come il marmo. Liliana ne aveva avuto sentore quando il ragazzo aveva abbassato la lampo dei pantaloni e glielo aveva messo nella mano. Lei non si era ritratta e aveva fatto scorrere le dita sul cazzo turgido, poi aveva costretto Edoardo a stendersi sul sedile della vettura e lo aveva masturbato. Quando il ragazzo era ormai prossimo a venire le aveva spinto il capo verso il basso costringendola a prendere la cappella nella bocca, cosa che lei aveva fatto volentieri. Subito dopo le aveva sborrato in gola.
   Dopo quella prima volta si erano appartati in altre occasioni nell'abitacolo della macchina, ma Liliana non aveva mai ceduto sino in fondo alle lusinghe di Edoardo rifiutandosi di farsi scopare. Stare insieme a un ragazzo di quella età l'aveva messa in crisi. I principi morali che da sempre erano punti di riferimento nella sua vita d'insegnante, tutt'a un tratto furono sconvolti dalla presenza di Edoardo nella propria vita e di questo non se ne dava pace.

   Mentre camminava verso l’abitazione di Edoardo le frullava un vortice di pensieri nella testa. Per la prima volta si sarebbero incontrati fra le mura di una stanza. In più di una occasione si era rifiutata di ospitarlo nel proprio appartamento, poi aveva ceduto alla richiesta del ragazzo quando le aveva rivelato che, in concomitanza della Fiera di San Martino, i genitori sarebbero stati assenti per tutto il week-end e avrebbe avuto l'abitazione a sua completa disposizione.
   La fica le pulsava per la trepidazione, i fluidi le impiastricciavano le cosce e aveva una dannata voglia di farsi scopare. Le gambe ripresero a tremarle per l'eccitazione quando si trovò dinanzi alla casa di Edoardo. Premette il pulsante del campanello e il portone si aprì all'istante. Varcò la soglia e lasciò dietro di sé tentennamenti e paure.

   Era buio quando uscì dall'appartamento di Edoardo. Avevano fatto l'amore per tutto il pomeriggio fino allo sfinimento. Lui l'aveva posseduta più volte senza mai stancarsi, riempiendola di sperma in ogni anfratto del corpo. Dargli in pasto la fica era stato un atto dovuto, infatti, aveva desiderato farlo dal primo giorno che le aveva palpato le cosce mentre era al volante del Bmw. 
   Stringere fra le pareti della vagina il cazzo l'aveva fatta stare bene. Non si rammaricava di avere scopato con un liceale, da sempre raggiungeva l'orgasmo con relativa facilità ed era accaduto anche con Edoardo, più volte durante quella giornata.
   Le luci del Luna Park coloravano il corso principale del paese facendolo sembrare irreale. Una folla di persone occupava ogni metro quadro del selciato spingendosi per trovare posto dinanzi alle bancarelle. Quando Liliana raggiunse il portone di casa erano le sette di sera. Avrebbe cenato con dello yogurt, poi sarebbe andata a letto, certa che stavolta avrebbe dormito.

 

 
 

------------------------------------

 
 

Racconti
1 - 100

Racconti
101 - 200

Racconti
201 - 300

Racconti
301 - 400

Racconti
401 - 500

Racconti
501 - 600

Racconti 601-700


.E' vietato l'utilizzo dei testi ospitati in questo sito in altro contesto senza autorizzazione dell'autore.
I racconti sono di proprietà di Farfallina e protetti dal diritto d'autore.
L'usurpazione della paternità dei testi costituisce plagio ed è perseguibile a norma di legge.