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L'AMANTE
GUASTO
di
Farfallina
AVVERTENZA
Il
linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel
racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto
possa offenderti sei invitato a uscire.
Una
pioggerella sottile bagna il parabrezza
dell'autovettura. Seduto dinanzi al
volante osservo il tamburellare della
pioggia sul vetro. Quello che mi
frulla per la testa sono pensieri del
tutto simili ai disegni arabeschi che
mutano in continuazione sulla superficie
del parabrezza. Aziono le spazzole del
tergicristallo e cancello la trama che
sta delineandosi sul vetro.
Ho appena parcheggiato il
Bmw dinanzi all'ingresso del cinema
Capitol, una multisala di recente
costruzione ubicata sulla Via Emilia
nella periferia ovest della città, e
sono in attesa che sopraggiunga
Antonella.
Piove ininterrottamente da
dodici ore e fa freddo. Tutt'a un tratto
i fari di due automobili fanno capolino
all'ingresso del parcheggio.
Nell'oscurità notturna la luce dei
proiettori è riflessa sul selciato
bagnato e per un breve istante ne resto
abbagliato.
Le due autovetture
percorrono il sentiero delimitato dalle
strisce bianche e arrestano la corsa
poco distante da dove ho parcheggiato il
Bmw. Un numero imprecisato di persone
scende dalle autovetture. Donne e
uomini scherzano e ridono. Dischiudono
gli ombrelli e si avvicinano alla
scalinata che conduce alla multisala.
Le lancette dell'orologio
sistemato nel cruscotto del Bmw segnano
le 10.00.
Antonella, come al solito,
è in ritardo.
Ho deciso! Stasera metto
fine alla nostra storia. Basta!
Non sarà facile trovare le
parole per comunicarglielo, ma devo
farlo, assolutamente.
E' durata anche troppo a
lungo la nostra relazione: tre anni.
Non sopporto questi
incontri furtivi, sono stanco della
clandestinità. Quello di cui ho bisogno
è di tornare a vedere la luce del sole.
I baci rubati che all'inizio della
nostra relazione mi provocavano tanto
turbamento, ora mi fanno solo soffrire.
Il nostro rapporto è
andato consumandosi giorno dopo giorno
fino a sfinirmi. Avrei voluto averla
tutta per me, invece durante tutto
questo tempo ho dovuto condividerla con
un altro uomo.
Una Lancia Y di colore
grigio metallizzato imbocca il
parcheggio. L'autista spegne i fari e
lascia accese solo le luci di posizione.
L'automobile è
certamente la sua, la riconosco.
Aziono
la leva dei fari abbaglianti e do alcuni
colpi di luce per indicarle il punto in
cui mi trovo. La vettura va a fermarsi
nello spiazzo libero di fronte al mio
Bmw. Antonella apre la portiera e scende
dall'auto.
Sotto la pioggia, con la
borsetta sopra il capo a farle da
ombrello, si avvicina alla mia
autovettura.
La pelliccia di visone
aperta sul davanti lascia intravedere le
gambe lunghe, ben affusolate,
parzialmente coperte da una minigonna.
Apro la portiera e lei
s'infila dentro la vettura. Si accomoda
sul sedile al mio fianco e mi dà un
bacio sulla guancia.
- Ciao!
- Ciao. Tutto bene?
- Ho detto a mio marito che
sarei andata al cinema con le amiche.
Lui non ha battuto ciglio e nemmeno ha
fatto domande.
Sorrido a fatica. L'accenno
al marito mi giunge ogni volta come una
pugnalata.
- I bambini?
- Li ho messi a letto prima
di uscire di casa. Spero che mio marito
non dimentichi di spegnergli la tivù,
altrimenti quei due birbanti rimangono
svegli fino al mio ritorno.
Questa invece me la sono
cercata. Però non potevo esimermi dal
fare un accenno ai figli. So bene quanto
si preoccupi per la loro salute.
- Piuttosto, che facciamo?
Abbiamo soltanto un paio d'ore da stare
insieme. Cosa sta rimuginando la tua
testolina, eh?
Antonella è allegra,
felice, spensierata a dispetto della mia
malinconia. Ora le dico tutto. Sì,
questo è il momento giusto per farlo.
La guardo negli occhi.
E' questa l'occasione
propizia per parlarle.
Sto per farlo quando la sua
mano precede le mie intenzioni e va a
posarsi fra le mie cosce. Conosco bene
il calore delle sue mani e quanto siano
prodighe di piacere. Le dita strofinano
il tessuto dei pantaloni, risalgono la
superficie delle cosce e vanno a
fermarsi in prossimità dell'inguine.
- Cosa c'ha il mio Lorenzo
per essere così serio questa sera?
Mentre pronuncia questa
frase Antonella accosta la mano dietro
il mio capo. M'infila le dita fra i
capelli e mi attira a sé.
Le sue labbra sono morbide,
calde, pastose.
La bocca ha un sapore
fresco.
Per un attimo ho la
percezione del gusto di mentolo.
Probabilmente poco prima d'incontrarmi
ha succhiato una di quelle pastiglie che
servono a rinfrescare l'alito.
Il bacio è tenero,
appassionato.
Le dita della mano
s'intrufolano fino alle radici dei mie
capelli scompigliandoli.
- Mi sei mancato, tanto.
Questa volta sono io ad
avvicinare la bocca alla sua. Le labbra
restano a macerarsi fino a quando decido
di penetrarla con la lingua. Accosto la
mano fra le sue cosce e percorro il
tessuto delle autoreggenti fino a
sfiorare le mutandine.
Lei mi lascia fare.
Le nostre lingue si cercano
titillandosi l'una sull'altra.
La sua bocca è
straordinariamente piccola. Provo
piacere nell'aspirare e rincorrere la
striscia della sua lingua. Lei fa
altrettanto con la mia.
- Dai, stai calmo, siamo in
un parcheggio. Ci possono vedere.
Sciolgo Antonella
dall'abbraccio, giro la chiave della
messa in moto, e mi ritrovo a percorrere
la Via Emilia nella direzione di
Fidenza.
La pioggia si è fatta più
intensa. Le spazzole del tergicristallo
a fatica riescono a tenere libero il
parabrezza dagli scrosci d'acqua.
Antonella appoggia il capo
sulla mia spalla, docile, arrendevole,
indifesa.
Ora le parlo. Le dico
tutto. Ho deciso!
Sto per farlo, ma ancora
una volta è brava nell'anticipare le
mie intenzioni. Abbassa la cerniera dei
miei pantaloni e afferra il cazzo fra le
dita.
- Siamo già in tiro, eh! -
mi sussurra all'orecchio.
Certo che l'ho duro! Mi
succede tutte le volte che sto con lei.
Mentre guido seguita a masturbarmi.
E
non contenta di ciò che stringe fra le
dita, inizia a leccarmi il lobo
dell'orecchio con la punta della lingua,
provocandomi il solletico. Cerco di
divincolarmi. L'auto sbanda sul selciato
bagnato. Ho la sensazione di andare a
fracassarmi contro uno dei tanti
cartelloni pubblicitari che trovano
posto ai margini della strada.
Istintivamente premo il pedale del
freno. L'auto gira su se stessa, fa due
testa coda e va a fermarsi al centro
della strada. Resto per alcuni secondi
immobile, terrorizzato, con il cuore che
sembra uscirmi dal petto per lo
spavento. Non ho la forza di pronunciare
alcuna parola, rimetto l'auto in
carreggiata e riparto.
Superato il ponte sul fiume
Taro giro sulla destra e vado a
infilarmi in una delle carraie che
costeggiano la sponda del fiume. In
prossimità di un frantoio, parzialmente
illuminato dalla luce fioca di un
lampione, scelgo di arrestare la corsa
dell'auto. Lo spiazzo è occupato da
cumuli di ghiaia. Il posto lo conosco
bene, ci vengo spesso con Antonella: è
il nostro nido d'amore.
La luce del lampione, poco
distante dal punto in cui ho
parcheggiato l'auto, è una buona difesa
contro sguardi indiscreti dei voyeur che
sono soliti preferire l'oscurità. La
quiete del luogo sembra conciliarsi col
discorso che mi sono preparato, ma
appena spengo il motore Antonella mi è
addosso. Come suo solito non dice una
sola parola. Infila le dita fra i
bottoni della mia camicia e inizia a
pizzicarmi i capezzoli.
- Ho bisogno di dirti una
cosa. - le sussurro.
- Dopo... dopo. - mi
tacita.
Porta l'indice della mano
sulle labbra indicandomi di stare zitto.
Si libera della pelliccia e la depone
sul sedile posteriore dell'autovettura.
- Dai avvicinati qua,
Lorenzo.
Antonella mi appare più
bella che mai. I capelli fluenti le
cadono sulla scollatura della camicetta
semiaperta. Percepisco il buon odore
della pelle: è lo stesso di sempre. Le
infilo le dita fra le cosce che accosta
e stringe strofinandosi contro.
Accarezzo le calze di lycra
fino a lambire la sommità delle
ginocchia. Adoro soffermarmi sulla parte
della gamba che si congiunge alla
coscia, lo trovo particolarmente
eccitante.
Antonella inarca il corpo
sul sedile, distende il bacino in avanti
e la gonna si ritrae fino a scoprire la
parte superiore delle autoreggenti.
- Ti piacciono?
Ecco, siamo alle solite ora
mi dirà dove le ha comperate.
- Le ho acquistate nel
negozio di lingerie della Fatam sotto i
portici di Via Mazzini. Non hai idea di
quanto mi sono costate!
Annuisco senza dare troppo
peso alle sue parole. Seguito ad
accarezzare l'interno delle cosce. Lei,
incurante delle carezze, seguita a
descrivermi le qualità delle calze. Non
mi curo delle sue parole, infilo la mano
nella scollatura della camicetta e
accosto le dita a un seno.
E' gonfio, sodo. Lo tengo
saldamente nella mano quasi a volerne
saggiarne la consistenza. Sto così per
qualche istante fino a quando sovrappone
le dita sulle mie e le accarezza.
- Sono belle sode questa
sera.
- Beh, sai com'è, sta per
arrivarmi il ciclo e allora...
Si libera della camicia e
del reggiseno. Si mette ritta sul
seggiolino col busto piegato
all'indietro. Porta le braccia sopra il
capo e si osserva le tette, poi mi
chiede un parere.
- Che dici, ti piacciono?
E' anche merito della ginnastica che
pratico in palestra se si sono
rassodate. Non credi?
Afferro le tette fra le
dita. Sono solide, compatte. Ancora una
volta sono attratto dai capezzoli. Le
mie labbra si posano prima su uno e poi
sull'altro. Li succhio con avidità fino
a provocarle una sensazione di dolore.
Antonella mi lascia fare. Sembra provare
piacere da questi miei eccessi. Posa una
mano sul mio capo e quando sto per
ritrarmi lo attira a sé, verso il
petto, come fossi un lattante. Afferro
entrambi i seni con le mani e inizio a
strofinare i capezzoli con la punta
della lingua.
Antonella emette dei gemiti
intervallati da brevi sospiri. Premo con
le labbra e poi con i denti l'apice dei
capezzoli. Il contatto con le tette mi
suscita un particolare stato di
eccitazione. Infilo la mano sotto
l'elastico delle sue mutandine e con la
punta delle dita raggiungo la colonia di
peli del pube, poi le sfioro il
clitoride. E' turgido, gonfio, eretto.
Scendo più in basso e infilo le dita
nella vagina: è bagnata d'umore.
Allontano la mano e intingo le dita
intrise del succo nella mia bocca per
gustarne appieno il sapore. Mi libero
dei pantaloni e di tutto il resto.
Rimango nudo con i calzini ai piedi.
Antonella si è tolta la gonna e si è
sfilata le autoreggenti rimanendo con le
sole mutandine. Agendo sulle leve
abbasso entrambi i sedili. Sto per
coricarmi accanto a lei quando sono
trattenuto dalla sua mano che mi preme
sul torace.
- Non dici niente a
proposito delle mutandine che indosso?
Nella penombra osservo le
mutandine di pizzo di colore nero e non
mi sembrano molto diverse da quelle che
le ho visto addosso altre volte.
- Carine, sono nuove?
- Sì, è un modello della
Perla, sapessi quanto le ho pagate.
Infilo le dita
nell'elastico e le faccio scendere. Lei
solleva il bacino e accompagna il
movimento delle mie mani. Restiamo nudi
l'uno di fianco all'altra, anche se ai
piedi ho sempre i calzini.
- Senti freddo? - le
chiedo.
- No, e tu?
Non rispondo. La mano mi
scivola su un seno e lo accarezzo. In
quella posizione risulta leggermente
appiattito. Mi delizia comunque
palparlo. I seni sono la cosa che
apprezzo di più del suo giovane corpo.
Lei afferra il cazzo e lo accarezza.
I movimenti della mano sono
misurati, essenziali. Non ha fretta.
Circuisce i testicoli. Li palpa fino al
momento in cui la sacca raggiunge una
certa compattezza. Le piace crogiolarsi
con il cazzo. La lascio fare senza
interrompere l'opera delle sue dita.
- Girati, dai.
Mi allontana con decisione,
spingendomi verso il mio sedile.
Risoluta si china su di me e infila il
cazzo fra le labbra. La sua bocca è
piccola, stretta. Ha l'accortezza di
congiungere le labbra in modo da farle
aderire tutt'attorno il cazzo. La
cappella scivola a fatica sul bordo
delle labbra.
Dopo
alcuni ingoi affonda il cazzo nella
bocca, fino a sfiorare l'epiglottide. Il
ritmo del pompino assume una modulazione
regolare. Resto fermo, immobile. E gusto
il piacere che la sua bocca sa
trasmettermi.
La sento ansimare.
Distolgo le sue labbra dal
cazzo e le attiro la bocca sulla mia. La
penetro ancora una volta con la lingua e
lei fa altrettanto con la sua.
Tremo in tutto il corpo.
Prima di fare la sua
conoscenza non avevo mai avuto questo
tipo di scosse, almeno non di
quest'intensità con nessuna altra
donna. Lei lo sa bene e fa di tutto per
deliziarmi con i movimenti della lingua.
Con la mano cerco fra le
sue cosce l'apertura della vagina.
Le sfioro le grandi labbra:
sono lisce, morbide e impregnate
d'umore. Lei ha un sussulto. Mi morde
sul collo più volte fino a costringermi
a ritrarre il capo.
Esasperato dalle sue
provocazioni mi sollevo e vado a
inginocchiarmi nell'angusto spazio
dinanzi al sedile dove sta coricata. Le
allargo le cosce e accosto la lingua sul
basso ventre. Con la punta del naso
appoggiata sui peli del pube accolgo fra
le labbra il clitoride e lo succhio.
Scappuccio il tenero tessuto che lo
ricopre. Deposito un po' di saliva e
sfrego con la lingua l'apice gonfio e
spesso. Antonella ritrae le mani sul
viso, si accarezza il volto e geme.
- Sì... sì... mi fai
godere. Mi piace quando lo succhi.
Stimolato dalle sue parole
le spompino il clitoride senza pause.
Antonella accosta le dita sulle tette e
friziona i capezzoli turgidi.
- Basta, ti prego. Mi stai
facendo male. Ah... ah... mi fai male.
Antonella tenta di
liberarsi dal morso delle mie labbra
dimenandosi col bacino, ma la tengo
ancorata al seggiolino.
- Godo!... Godo!... Cazzo!
Cazzo!! Come mi fai godere.
Mugola come una cagna in
calore,
disorientata dagli orgasmi che sembrano
succedersi uno dopo l'altro.
- Basta! Basta!
Ancora una volta cerca di
divincolarsi. Le sue mani premono sul
mio capo e cercano disperatamente di
allontanarmi. Mi piace sentirla turbata,
mi eccita la passione che mette nel
respingermi. E' un gioco ambiguo il suo,
sa bene che non la lascerò andare. Le
piace godere in quel modo.
- Sì... sì... goodo...
goooodo!
Antonella urla di piacere,
ma nessuno in questo luogo sperduto
sembra interessarsene, all'infuori del
mio cazzo che freme dalla voglia di
scoparla. Mi corico supino sul sedile.
Antonella mi si mette cavallo. Afferra
il cazzo fra le dita e lo infila fra le
cosce. Lascio che sia lei a muoversi con
le anche.
Il suo respiro si è fatto
affannoso.
Le mani appoggiano sul mio
torace e stropicciano la carne attorno
ai capezzoli. La imito afferrandole le
mammelle. Sono gonfie, sode, piene di
vita. Sto per parlare quando lei mi
precede.
- Zitto! Zitto! Non
parlare... non parlare.
E' lei a condurre il
rapporto. La lascio fare, assecondandola
nelle sue evoluzioni. Il suo bacino
s'inarca e preme ripetutamente contro il
cazzo.
Ansima come se fosse
spiritata.
Nonostante la serata
fredda, ha la pelle madida di sudore.
Decido di assumere il
comando della situazione. Mi siedo sul
sedile e attiro Antonella verso di me
interrompendo i suoi movimenti.
Col cazzo infilato nella
figa premo la bocca sulla sua e la
bacio. Mantengo le mani intorno ai suoi
glutei e lei muove il bacino avanti e
indietro, senza interruzione. Sento i
muscoli della vagina contrarsi sul cazzo
e stringerlo in una morsa.
- Ti piace, eh! Dillo che
ti piace il mio cazzo, dai!
- Sì... sì... mi piace!
Solo tu sei capace di farmi godere.
Questa frase che nelle
intenzioni di Antonella dovrebbe essere
un complimento, mi giunge come ulteriore
conferma della presenza di un altro uomo
nella sua vita. Accelero i movimenti
delle mani sui glutei fino a quando
inizia a scuotersi.
- Sì, così, dai, vengo...
vengoo!
Anch'io sto per venire. A
fatica sospingo Antonella lontano da me
prima che possa sborrarle nella figa. Un
brivido percorre il mio corpo. Lo sperma
fuoriesce dal cazzo e va a caderle sul
ventre. Lei si accovaccia sopra di me,
prende il cazzo fra le labbra e assapora
gli ultimi flutti di sperma, poi mi
bacia sulle labbra, liberando nella mia
bocca parte del liquido seminale che
ancora tiene dentro di sé. Restiamo in
quella posizione per alcuni minuti,
esausti, in attesa che il battito del
cuore e il respiro ritornino nella
norma.
- Hai freddo? Forse è
meglio che ci copriamo con la pelliccia.
Prendo dal sedile
posteriore il visone e lo dispiego sui
nostri corpi nudi. Restiamo avvolti
nella pelliccia l'uno accanto all'altra
sullo stesso sedile, in silenzio,
scambiandoci di tanto in tanto delle
coccole.
I vetri dell'auto sono
completamente appannati. La pioggia che
pareva essersi attenuata ha ripreso a
cadere con maggiore intensità.
Gocce d'acqua s'infrangono
con violenza sulla carrozzeria
dell'automobile e provocano un gran
fracasso. Forse è il momento giusto per
parlarle e dirle che voglio interrompere
la nostra storia. Fra noi non c'è più
amore, continuiamo a vederci solo per
abitudine. Quello che ci tiene uniti è
la passione, il sesso e null'altro.
Durante i nostri incontri non parliamo
mai del futuro, evitiamo accuratamente
di affrontare quest'argomento. Ci
dilunghiamo a parlare di cose futili,
pettegolezzi che riguardano l'ambiente
di lavoro: forse non abbiamo altro da
dirci.
- A cosa stai pensando? -
mi sussurra.
- Chi? Io?
- Sì, tu. Proprio tu.
- A niente. Sto pensando
che il tempo scorre in fretta. Fra poco
è già ora di tornare.
- Oddio! Che ore sono?
- Mezzanotte.
- Dai, rivestiti. E' tardi!
Debbo essere a casa entro mezz'ora
altrimenti mio marito s'insospettisce e
mi fa un sacco di domande.
Torno a occupare il mio
sedile e mi rivesto. Antonella fa lo
stesso infilandosi le mutandine. Accende
la luce della plafoniera, abbassa
l'aletta parasole e, avvalendosi dello
specchio di cortesia, inizia a truccarsi
il viso. Il vetro posteriore è
completamente appannato. Premo il
pulsante del lunotto termico e accendo
il motore.
- Possiamo andare?
- Un attimo! Un ultimo
ritocco e sono pronta.
Antonella fa scorrere il
rossetto sulle labbra. Le avvicina una
all'altra facendo attenzione nel
distribuire la pasta colorata sulla
superficie. Ultimata l'operazione spegne
la luce della plafoniera e rinchiude la
borsetta. Inserisco la marcia, premo
l'acceleratore del Bmw e l'auto si
muove. Risalgo la strada ghiaiosa e mi
ritrovo sulla Via Emilia in direzione
Parma.
Ho fatto bene a non dirle
delle mie intenzioni di lasciarla. Il
momento in cui ci saluteremo è
sicuramente il più adatto per parlarle.
Lei non avrà molto tempo per replicare,
avrà troppa fretta di fare ritorno a
casa.
Le insegne luminose del
cinema Capitol si fanno più vicine.
Inserisco la luce di direzione di
sinistra e mi porto al centro della
strada. Al momento opportuno, dopo che
ho incrociato alcune auto, svolto dentro
il parcheggio e vado a fermarmi con
l'auto di fianco alla sua Y10.
Non spengo il motore.
E' il momento di parlarle,
ora non posso più tirarmi indietro.
- Ciao, ci vediamo la
prossima settimana. Ti telefono io. -
sussurra, poi si avvicina verso di me e
mi bacia sulla guancia. - Beh, non dici
niente? - riprende.
Giro lo sguardo verso di
lei. Osservo il suo splendido viso e
finalmente trovo il coraggio di
parlarle.
- La prossima volta che
c'incontriamo indossa quel body di tulle
nero trasparente che ti ho regalato in
occasione del tuo compleanno. Sai bene
che mi eccito nel vedertelo addosso.
Antonella apre la portiera,
gira il capo nella mia direzione e
spande un meraviglioso sorriso, poi si
allontana verso la sua automobile
lasciandomi solo come sempre.
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