L'OSTRICA VIENNESE
di Farfallina

AVVERTENZA

Il linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto possa offenderti sei invitato a
uscire.

 

  

  Il titolo, stampato a caratteri cubitali, nella rubrica consacrata all'Hi-Tech della Gazzetta di Parma, attirò l'attenzione di Roberto.    

"Realizza il tuo sogno. Diventa cameraman!!!”   

   Esercitare la professione di cameraman al servizio di un network televisivo era uno dei sogni che Lorenzo coltivava da quando era adolescente. Finalmente avrebbe avuto la possibilità di realizzarlo, pensò.
   Conseguita la maturità scientifica si era iscritto alla facoltà di lettere e filosofia, scegliendo come indirizzo quello dello studio dei beni artistici, teatrali, cinematografici e dei nuovi media, ma avrebbe messo volentieri da parte gli studi universitari se gli fosse capitata l'opportunità di intraprendere la professione di cameraman. 
   L'articolo comparso sul più importante giornale della città faceva riferimento a un corso teorico pratico che da lì a poco si sarebbe tenuto in città. L'iniziativa, promossa dal Centro Cinema Truffaut del Comune, era limitata a quindici allievi. Motivo per cui non sarebbe stato facile, per chiunque fosse intenzionato a prendervi parte, entrare nel ristretto gruppo dei prescelti, soprattutto per chi come lui non vantava conoscenze politiche da cui farsi raccomandare.
   Avere l'opportunità di utilizzare e conoscere differenti modelli di telecamere, apprendere dalla viva voce di professionisti il linguaggio della composizione fotografica e dell'inquadratura, sapere fare fronte alla necessità di ricoprire più ruoli all'interno di una troupe televisiva, con la possibilità di eseguire il montaggio delle immagini in precedenza registrate, operare al mixer video e alla messa a punto di un set televisivo, era una di quelle occasioni che Roberto non voleva lasciarsi sfuggire in alcun modo.
   Il giorno stesso della comparsa dell'articolo sul giornale fece visita agli uffici comunali preposti a offrire informazioni più dettagliate in merito al corso.
   L'impiegata del Centro Cinema Truffaut, una donna piacente, dalle forme giunoniche, seppure non più giovane, gli illustrò quali fossero le modalità del bando. Si intrattenne a parlare a lungo con lei conquistato dalla sensualità che emanava la sua persona.
   Non gli fu difficile assicurarsene i favori consapevole del fascino che esercitava sulle donne. La invitò a cena senza farsi scrupolo della differenza d'età e lei accettò la richiesta. Ma invece di recarsi al ristorante trascorsero la serata in un pub ad ascoltare musica e bere birra, dopodiché lei lo invitò a terminare la serata nel suo appartamento.
   Quella sera stessa scoparono. Lorenzo si fece succhiare l'uccello, poi la sodomizzò soddisfacendo la richiesta dalla donna che insistette ad assumere la posizione dell'ostrica viennese.
   Nonostante avesse fatto l'amore con diverse coetanee, nelle situazioni e nei modi più impensati, non gli era mai capitato di fare l'amore nella posizione dell'ostrica viennese. Quando Giulia gli suggerì di scoparla in quel modo si trovò a disagio, ma il culo della donna visto da quella posizione era così seducente che le seppellì il cazzo nel culo. Sborrò dopo pochi affondo per la troppa eccitazione che si portava addosso, scaricandole nelle viscere tutto lo sperma che serbava in corpo.
   Le volte successive Giulia pretese di essere scopata sempre in quel modo, assumendo la faticosa posa dell'ostrica viennese. I loro incontri si protrassero per qualche settimana, poi andarono scemando fino a quando ognuno prese strade diverse.

   Alla pubblicazione della graduatoria Lorenzo si ritrovò a occupare il primo posto degli allievi selezionati. Per rientrare negli ammessi al corso non fece ricorso ad alcun tipo di raccomandazione, si occupò soltanto di scopare Giulia, la segretaria del Centro Cinema Truffaut.
   Nei mesi di frequentazione del corso di cameraman, oltre a prender parte alle lezioni teorico pratiche, fece il tirocinio negli studi di una emittente televisiva locale. Lo fece per impratichirsi nel mestiere, senza pretendere alcun compenso, rendendosi disponibile tutte le volte che era libero da impegni con l'università.
   Gli piaceva collaborare con lo staff della emittente televisiva anche se questo incarico lo teneva impegnato più del necessario. Lo considerava uno scotto necessario da pagare per acquisire una adeguata professionalità, soprattutto se voleva essere assunto dalla medesima emittente una volta terminato il corso.
   Ben presto scoprì che il mestiere di cameraman, specie se esercitato in uno studio televisivo, era monotono. Sottostare a regole precise ed eseguire le inquadrature che il regista stabiliva di mano in mano non lo lasciava soddisfatto. Starsene per delle ore in piedi dietro a un view-finder lo annoiava. Non sopportava il caldo dei riflettori, le lunghe attese, e i tempi morti. Infine si convinse che i proprietari della emittente televisiva considerassero lui e gli altri cameraman soltanto degli schiaccia bottoni capaci solo di manovrare telecamere super attrezzate, e non per dei tecnici in grado di rappresentare con le inquadrature il meglio delle immagine che gli stavano dinanzi.
   Al lavoro di cameraman in studio preferiva quello della strada, quando poteva riprendere immagini con il camcorder sistemato sulla spalla. Solo lì poteva dare lustro al senso estetico, al colpo d'occhio, all'estro, alla fantasia e alla creatività, documentando gli eventi che sarebbero andati in onda nel telegiornale dell'emittente per cui lavorava senza tralasciare nella ripresa delle immagini alcun elemento essenziale.

   Gli fu sufficiente lavorare per un anno intero fra le mura di uno studio televisivo per convincersi che il mestiere del cameraman non era adatto a lui. Allora si pose il problema di riprendere di nuovo contatto con la cerchia di amici e amiche dell'università e soprattutto riprendere a scopare più spesso, perché da quando aveva interrotto gli studi universitari per dedicarsi al lavoro di cameraman la figa gli era venuta a mancare. Difatti, aveva ricominciato a masturbarsi rimpiangendo persino le scopate nella postura dell'ostrica viennese fatte con Giulia, l'impiegata del Centro Cinema Truffaut con cui aveva intrattenuto una seppur breve relazione.
   La notizia che Channel Sex, una delle più importanti emittenti televisive nazionali, stava cercando personale per ampliare gli organici della propria sede milanese lo intrigò parecchio. Riprendere con la telecamera i coiti di attori e attrici protagonisti di film pornografici gli mise addosso una forte eccitazione. Si presentò negli uffici della emittente di Corso Buenos Aires per sottoporsi a un colloquio informale. Dopo una sola settimana fu contattato dalla proprietà dell'emittente per effettuare un periodo di prova.
   A Channel Sex il lavoro non era come se l'era immaginato. Non c'era nessun film pornografico da realizzare, il lavoro consisteva nell'inquadrare le pornostar che prendevano posto sopra un divano, collocato al centro del set, e si spogliavano davanti all'obiettivo della telecamera, sollecitando i telespettatori a comporre dei numeri telefonici dal costo eccessivo, mentre si esibivano mimando inesistenti orgasmi.
   Non c'era niente di eccitante nello stare dietro alla telecamera a riprendere quelle scene. Tutto era finto, persino di cattivo gusto, eppure le telefonate dei telespettatori giungevano copiose in regia accompagnate dalle voci rauche di chi si sparava delle seghe in diretta televisiva fissando lo sguardo fra le cosce delle pornostar che fingevano orgasmi protraendo le conversazioni con i telespettatori per guadagnare più denaro.
   Un pomeriggio, mentre camminava per le strade del centro città, incontrò di nuovo Giulia. Era in compagnia di un uomo molto più giovane di lei e lo teneva sottobraccio. Quando i loro sguardi si incrociarono lei fece finta di non conoscerlo, e lui fece altrettanto.

   Ormai erano lontani i tempi in cui aveva lavorato a Channel Sex. Dopo quella esperienza, durata solo un paio di mesi, aveva ripreso gli studi universitari e si era laureato. Ragazze ne aveva avute diverse, tutte belle e disposte a farsi scopare, ma con nessuna gli era riuscito di farle assumere la posizione dell'ostrica viennese. Alcune ci avevano provato a caricare le gambe in quella postura senza però riuscirvi, altre si erano rifiutate di farlo perché se ne vergognavano. A Lorenzo rimase un grande rimpianto per le scopata fatte con Giulia nella posizione dell'ostrica viennese, ma non abbandonò la speranza di ripetere quel tipo di esperienza prima o poi.



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Posizione dell'Ostrica Viennese


La donna deve essere in grado di incrociare i piedi dietro il collo stan-
do distesa sulla schiena, ovviamente. Una volta assunta questa posizio-
ne, l'uomo le afferra con ambedue le mani il collo del piede e le preme
addosso con tutto il peso del corpo, distendendosi su di lei. Non cerca-
tè di far assumere questa posizione a una partner non allenata: con la
forza non è possibile.  Si ottiene una sensazione molto simile,  cioè un
dondolio  ineguagliabile della pelvi, se la donna incrocia le caviglie al-
l'altezza dello  stomaco  e  porta  le ginocchia  all'altezza delle spalle,
mentre l'uomo si distende appoggiandosi con tutto il suo peso sulle ca-
viglie di lei. Perché quest'ostrica sia "viennese" non si capisce bene.
E una posizione che si riesce a mantenere solo per poco, ma riesce a
far sentire ai partner una fortissima pressione nella regione genitale.


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