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L'ATTESA
di
Farfallina
AVVERTENZA
Il
linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel
racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto
possa offenderti sei invitato a uscire.
L'auto,
un Bmw, l'avevo parcheggiata di fronte
alla casa di Sandra. Da quella
postazione, seduto al posto di guida,
potevo sorvegliare, senza essere visto,
la porta finestra del balcone della sua
abitazione da cui filtrava una luce
ovattata.
Sbuffi di vento sollevavano
di continuo la tenda della porta
finestra sospingendo il tessuto per
aria, fuori e dentro la camera. Tutt'a
un tratto alcune ombre presero forma
dietro tenda, confermando la presenza di
un certo numero di persone
nell'appartamento, al primo
piano dell'edificio.
Automobili e autoarticolati
transitavano a forte velocità sulla
strada provocando continui spostamenti
d'aria che scuotevano le lamiere del Bmw.
Le lancette dell'orologio incastonato
nel cruscotto scorrevano lente e
inesorabili. Sarebbe dovuto trascorrere
ancora parecchio tempo prima che gli
invitati alla festa si allontanassero,
ma avevo abbastanza pazienza per
starmene ad aspettare.
Mentre ero lì provai a
immaginare com'era vestita Sandra.
Probabilmente aveva indossato l'abito
lungo e nero, provvisto di una profonda
spaccatura laterale, che era solita
vestire nelle occasioni speciali, e
quella del suo compleanno lo era. Le
piaceva mettere in mostra le cosce, ma
soprattutto le gambe ben tornite e le
caviglie sottili. Conoscendola ero certo
che non indossava il reggiseno, le
piaceva mostrarsi con un ampio décolleté
per confondere la testa degli uomini.
Una autovettura arrestò la
corsa affiancandosi alla mia. L'autista
dell'Opel station wagon, colore grigio
metallizzato, non si avvide della mia
presenza nell'abitacolo del Bmw. Rivolse
lo sguardo per qualche istante alle
finestre dell'abitazione di Sandra, poi
riprese la corsa facendo stridere le
gomme delle ruote sull'asfalto. Mentre
si allontanava guardai con curiosità la
parte posteriore della station wagon.
L'autovettura era targata Reggio Emilia.
Sul momento non diedi molta importanza
all'episodio, anche se la cosa lì per lì
mi sembrò piuttosto strana.
Solo con i miei pensieri
fui tentato di comporre il numero del
telefono di Sandra. C'era un tempo in
cui lei e io avevamo l'abitudine di fare
l'amore stando collegati all'apparecchio
telefonico per delle ore. Godevo
nell'ascoltare l'ansare del suo respiro
mentre si masturbava. Lo facevo anch'io,
toccandomi il cazzo, descrivendole con
dovizia di particolari ciò che stavo
facendo.
Al limite della
sopportazione tolsi dalla tasca il
cellulare. Composi il numero
dell'apparecchio di Sandra e rimasi in
attesa d'ascoltare la sua voce.
Trascorse una decina di secondi prima
che qualcuno si facesse vivo al
telefono. Come sottofondo avvertii il
vociare delle persone, poi una voce
femminile mi diede risposta.
- Pronto? Pronto?
La voce di Sandra uscì dal
cellulare seguita da una lunga pausa.
Non potevo arrischiarmi a darle una
qualsiasi risposta perché mi sarei
fatto riconoscere. Il rumore di un clic
mise fine al collegamento telefonico e
mi ritrovai di nuovo a guardare le
finestre della sua abitazione.
Mi sarebbe piaciuto
scendere dalla vettura, suonare il
campanello della sua abitazione, e
presentarmi davanti a lei. Ma ero andato
lì con un unico scopo: dimenticarla.
Quello che volevo era
prendere coscienza della mignotta che era,
soltanto in questo modo, vedendola con
un altro uomo, avrei messo fine ai miei
tormenti. Scoprire il volto del suo
nuovo amante, quello che aveva preso il
mio posto nel suo letto, solo questo
m'interessava.
La musica di Biagio
Antonacci si diffuse nell'abitacolo
accapponadomi la pelle per le parole
pronunciate dall'artista. Tutt'a un
tratto la station wagon targata Reggio
Emilia affiancò ancora una volta il Bmw.
Il conducente arrestò la vettura e
guardò in direzione dell'appartamento
di Sandra. Anche stavolta non fui in
grado di distinguere il suo volto.
L'uomo fu rapido nel premere il pedale
dell'acceleratore e tornò a mischiarsi
alle autovetture che si muovevano
nell'oscurità della notte. Doveva
trattarsi dell'amante di Sandra, ne ero
certo. Non mi restava che attendere
ancora un po' di tempo per averne la
certezza, dopodiché me ne sarei tornato
a casa.
L'orologio del cruscotto
aveva le lancette posizionate dopo la
mezzanotte quando un gruppo di persone
uscì dalla palazzina dove abita Sandra.
Il gruppo si disperse nelle vetture
parcheggiate ai lati della strada. Le
luci alle finestre dell'appartamento di
Sandra si spensero. La station wagon
targata Reggio Emilia non tardò ad
arrivare, stavolta il conducente non
arrestò la vettura in mezzo alla
strada, la parcheggiò poco distante
dalla mia. Per non farmi scorgere,
mentre l'uomo scendeva dalla Opel e
attraversava la strada, sprofondai sul
sedile chinando la testa fino a
scomparire.
L'uomo, un tipo non troppo
alto di carnagione scura, molto più
giovane di me, si fermò dinanzi al
portone d'ingresso della palazzina. Lo
vidi premere il pulsante del campanello
e qualche istante dopo scomparire dentro
l'edificio.
Marco, il marito di Sandra,
era a conoscenza dell'infedeltà della
moglie. Durante i dieci anni in cui lei
e io avevamo scopato aveva accettato la
cosa senza battere ciglia, tirandosi da
parte ogniqualvolta Sandra desiderava
assentarsi da casa per un week-end o
avere la casa tutta per sé come stava
succedendo quella sera.
Marco tollerava che altri
uomini scopassero nel suo letto. Lui era
l'unico a capirla davvero. L'amava di un
amore disperato. Io non sarei stato
capace di amarla con la stessa intensità,
anche se ancora oggi mi porto addosso le
tracce delle tante ferite che Sandra ha
saputo infliggermi con i suoi
tradimenti.
Dopo che l'uomo scomparve
oltre il portone rimasi accovacciato sul
sedile della Bmw a compiangermi per una
decina di minuti, dopodiché girai la
chiave dell'accensione del motore e
abbandonai definitivamente la
postazione.
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