L'ASTA DI SAN VALENTINO
di Farfallina

AVVERTENZA

Il linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto possa offenderti sei invitato a
uscire.

 

       Ursula aveva l’abitudine di trascorrere le serate al Macerie. Il locale, come la maggior parte dei club hard disseminati lungo la Merkenstrasse, apriva i battenti al tramonto e li chiudeva all'alba.
     A primo punto dello statuto del Macerie c'era scritto: 


     "Il nostro scopo è quello di favorire lo sviluppo dei rapporti interpersonali e l'abbattimento delle barriere che limitano la libertà di espressione".

  
La maggior parte degli edifici lungo la Merkenstrasse erano fabbriche dimesse, in totale abbandono, dove trovavano rifugio prostitute, transessuali e sfaccendati. Ma sulla strada si affacciavano soprattutto Peep-Show e Sex-Shop, forniti di cabine video, presi d'assalto da un pubblico di uomini e donne superiore a quello degli altri locali sparsi nella città, dove si mescolavano erotismo, sesso e divertimento.
    Ursula a differenza degli uomini che s'infilavano nelle cabine video per masturbarsi, lasciando sul pavimento cumuli di fazzoletti di carta e tracce di sperma, appagava le proprie voglie limitandosi a osservare le performance erotiche delle ragazze che si esibivano sulle pedane, del tutto indifferenti ai clienti che le cingevano d'intorno, ma stuzzicate dal denaro che gli uomini facevano passare attraverso le feritoie delle cabine suggerendo alle ragazze di eseguire pose particolari.
   Il culo era la parte di un uomo che più la eccitava. Mentre del proprio corpo andava fiera delle tette. Le piaceva intrattenersi davanti allo specchio, rimirarsi, carezzarsi i capezzoli e torcerli, provocandosi dolore, per poi raggiungere l'orgasmo masturbandosi.

   Il Macerie era considerato il luogo perfetto della trasgressione e delle tentazioni in assoluto. Ma poche persone in città erano a conoscenza dell'esistenza del locale. Il club trovava posto in una ex fabbrica per la lavorazione del cuoio, là dove manovali e operai si erano dannati l'anima lavorando materie grezze per trasformarle in manufatti. Ora, invece, c'era chi si dannava l'anima e bruciava le cervella succhiando le viscere ad altri uomini e donne nutrendosi a piene mani delle scorie dei loro corpi.

   Il Macerie distava soltanto qualche decina di metri dai binari della metropolitana che in quel tratto della città scorreva in superficie. Le mura delle stanze, piene di scritte eseguite con bombolette spray di vari colori, erano guarnite da utensili postindustriali fuori moda messi lì per fare scena. I tubi catodici di vecchi televisori, accatastati in ogni angolo delle stanze, emettevano segnali puntiformi bianchi e neri che pulsavano in continuazione.
   I clienti, perlopiù con le cervella fuse dal crack, frequentavano il Macerie perché era uno dei pochi locali in città dove si smerciava roba buona. E poi la polizia non ci metteva mai piede fregandosene di tutto ciò che accadeva dentro quelle mura.

   Uno stomachevole odore di marijuana, unitamente a una martellante musica metal, accoglieva i clienti all'ingresso del locale. La comunità del Macerie, apparentemente eterogenea, era formata da esseri umani tutti uguali, come fossero dei replicanti. Non c'era nessuna differenza fra chi godeva nel farsi ficcare un pugno chiuso nel culo e chi, bardata con un completo di pelle nera, da cui spuntavano capezzoli e figa, si esibiva in uno dei box insieme a qualche maschio ferendolo con uno scudiscio sino a produrgli profonde piaghe sanguinolenti sulla pelle.
   Ursula uscì dal Door34, un peep-show adiacente il Macerie, con gli umori caldi che le colavano fra le cosce per la troppa eccitazione. Ai capezzoli teneva appiccicate delle pinze di metallo che le procuravano dolore ogniqualvolta ci sbatteva contro. La serata si prospettava diversa dalle altre che l'avevano preceduta durante tutta la settimana. Per nessuna ragione al mondo si sarebbe tolta quegli aggeggi dai capezzoli perché le procuravano una forte eccitazione.
   Quella sera al Macerie era prevista un'asta molto particolare, per la precisione un'asta di uomini. Un evento raro per il locale che si concretizzava in occasione di particolari feste, e quella di San Valentino la era.
   Il programma della manifestazione, indicato nel manifesto affisso all'ingresso del Macerie, era sufficientemente chiaro. Qualunque uomo avrebbe potuto mettere all'asta il proprio corpo e soggiacere per una intera notte ai bisogni di chi avrebbe offerto la cifra più alta.

   Ursula raggiunse il bancone del bar ubicato all'ingresso del locale. Ordinò uno scotch con ghiaccio, dopodiché si allontanò mantenendo il bicchiere stretto nella mano. Il salone dove avrebbe avuto luogo l'asta, il più capiente del club, era invaso da un gran numero di uomini e donne accorsi lì per soddisfare la propria curiosità. Preso atto che la manifestazione tardava a iniziare si spostò nel corridoio che ospitava i box dove erano soliti appartarsi gli habitué del Macerie. 
   Incominciò a curiosare all'interno dei diversi spazi, seppure male illuminati, per accertarsi se fossero popolati da qualcuno di sua conoscenza o se, come sperava, da nuovi frequentatori.
   Un gruppo di donne, quattro, sedute su di una panca all'interno di un box, conservavano le gambe penzoloni, mentre due uomini dalla pelle nera, inginocchiati, si adoperavano a leccarle i piedi passando la lingua su ciascuna delle dita, solleticando la superficie plantare. Ursula si sottoponeva spesso a quel genere di pratica. Avrebbe potuto restare lì, in attesa che si liberasse un posto e occuparlo, ma era certa che negli altri box avrebbe trovato qualcosa di più eccitante.
   In quello successivo incocciò in Helga, una lesbica con cui aveva fatto sesso in più di una occasione. L'amica era intenta a penetrare con un fallo di plastica, agganciato al pube, un'altra donna che accompagnava con gemiti di piacere la penetrazione dello strap-on nella vagina.
   Vederla in quella posa, nuda, con indosso un cinto da cui s'innalzava un fallo in lattice, colore della carne, mise una certa apprensione addosso a Ursula che preferì sottrarsi alla vista dell'amica per trasferirsi al box successivo. 
   Lì vide due donne nude, ammanettate, con le braccia serrate dietro la schiena, coricate sopra un materasso rivestito con una tela cerata, che si sfioravano i corpi senza toccarsi con le mani.
   Evitò di mettere piede nel box successivo dove erano ammassati una decina di gay impegnati in una orgia. Passò oltre e raggiunse quello dove erano ammucchiate alcune lesbiche per un festino. 
   La luce della stanza era debole, ma il profumo dei corpi femminili era intenso e molto diverso da quello che s'inalava nel box che ospitava i gay.
   Nel suo girovagare all'interno del Macerie aveva incrociato più di un uomo che si spostava da una stanza all'altra con il cazzo fuori dalle brache, impegnato a masturbarsi, senza trovare pace.
   Al Macerie non c'era il rischio d'incappare in stanze con la presenza di cani ed essere addentati come accadeva al Ludwing, un locale situato nella medesima strada, dove erano molte le donne che andavano lì per praticare il coito con alani bene addestrati.

   Il procedimento di messa all'asta al migliore offerente dei corpi dei maschi, intenzionati a mettere a profitto il proprio corpo, ebbe inizio verso le tre di notte. Il banditore d'asta, un transessuale, scamiciato, con le tette in bella mostra e la voce delicatamente femminile, si presentò alla platea di donne e uomini assiepati intorno alla pedana.
   I tre stalloni, completamente nudi, furono mostrati al pubblico uno per volta. Il banditore fece di tutto per richiamare l'attenzione dei convenuti sui particolari anatomici dei corpi.
   Ursula si stupì non poco nell'osservare le masse muscolari che scolpivano la figura di ciascuno di loro. Sollecitati dalle carezze del banditore i cazzi dei tre stalloni diventarono duri: tutti meno uno.
   Lo stallone che stava nel mezzo, il più in carne dei tre, quello il cui cazzo era rimasto moscio, pareva intenzionato a non concedersi una erezione. L'espressione del viso era spenta e sembrava a disagio in quel posto, probabilmente era la prima volta che prendeva parte a una sfilata: perlomeno di quel tipo. In compenso aveva due natiche da urlo. Le masse muscolari dei glutei comparivano sporgenti e massicce come potevano vantare pochi uomini dei presenti. Ursula si persuase che doveva puntare tutti i marchi che si era portata appresso su di lui.
   Il banditore mise in vendita, per la durata di una notte, le prestazioni del primo dei tre stalloni partendo da una base d'asta di cento marchi. In breve successione il prezzo salì fino a trecento marchi. Lo stallone se lo aggiudicò una brunetta dal viso angelico che se lo portò via e andò a chiudersi in uno dei box del locale. 
   Il secondo stallone, un tipo biondo, abbronzato, con i muscoli in rilievo, fu aggiudicato dal banditore a un uomo su d'età che sborsò quattrocento marchi per accaparrarsi le sue prestazioni. Quando giunse il turno dello stallone dai glutei sporgenti: un pezzo da novanta per i gusti di Ursula, la folla di persone attorno alla pedana era andata scemando stante la pochezza dell'erezione.
   - Un culo come pochi altri. Tondo, sporgente e... - sentenziò il banditore. - potrete farci tutto ciò che più vi solletica. Chi offre centocinquanta marchi? Questo bel pezzo di Rodolfo Valentino non desidera altro che farsi ammansire dallo schiocco della vostra frusta. Che ne dite eh?
   Ursula era particolarmente eccitata e con il respiro in affanno. Le tette gonfie stiravano i morsetti metallici applicati ai capezzoli, collegati l'un l'altro da una sottile catenella, e le provocavano un eccitante dolore.
   - Qualcuno offre più di centosettantacinque? Laggiù, c'è chi offre centonovanta. Qua in basso duecento! Su non fatevi pregare. Chi offre di più?
   - Trecento! - fece cenno Ursula mostrando tre dita della mano. Nessun altro trovò la forza di aumentare il prezzo. Il banditore fu lieto di attribuirle lo stallone alla ragazza.
   - Aggiudicato! Aggiudicato per trecento marchi a Ursula!
   Le tette gonfie le dolevano, i morsetti stavano facendole effetto. Fra non molto sarebbe venuta, ne era certa. Non vedeva l'ora di rinchiudersi in un box per rovesciare su quel bel culetto muscoloso la frusta e farsi scopare festeggiando a modo suo la giornata di San Valentino, poi l'indomani sarebbe tornata alla vita di tutti i giorni, quella d'insegnante di scuola elementare.

 

 
 

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