Quando
ero bambina desideravo avere un padre
uguale a tutti gli altri. Il mio,
infatti, sotto gli abiti maschili,
indossava mutande di
pizzo femminili, reggicalze, e calze di
nailon che camuffava
sotto i calzini.
La prima volta che mi capitò
di scorgerlo con indosso dei capi di
biancheria femminili ero una bambina.
Una mattina, mettendo piede nella stanza
da letto dei miei genitori, lo vidi
mentre indossava un paio di calze a rete
davanti alla specchiera dell'armadio,
intento a rimirarsi. Quando percepì la mia
presenza si giustificò raccontandomi
una frottola.
- Mi sto vestendo in questo
modo in previsione del prossimo veglione
di carnevale. - disse per legittimarsi.
Non rimasi turbata da
quella che lì per lì giudicai essere una
divertente scoperta. A quell'età non
ero in grado di cogliere il significato
di certe stranezze, ma poco per volta mi
abituai a vederlo girare fra le mura domestiche con addosso mutandine di pizzo e
calze da donna.
Gli piaceva indossare slip
dai colori chiassosi. E col passare del
tempo prese anche l'abitudine di
depilarsi le gambe e radersi i peli del
petto, come quei palestrati che
oggigiorno riempiono le palestre.
Il mio papà non era né
gay, né checca. Infatti, gli uomini non
gli interessavano. Gli piaceva indossare
indumenti intimi femminili, quello e basta.
Papà è deceduto due anni
fa in un letto d'ospedale dopo che una
malattia degenerativa lo aveva reso una
larva umana. Quando si trattò di
consegnare gli abiti per il funerale,
mamma affidò ai necrofori un paio di
collant di lycra e delle mutandine di
pizzo nere da mettergli sotto l'abito,
indispensabili secondo lei, per fargli
compiere quell'ultimo viaggio.
Seppure in misura diversa
rispetto a mio papà anch'io sono
considerata una donna strana, e questo
perché, dietro appuntamento, eseguo
clisteri a domicilio.
L'idea di avviare questa
particolare attività mi è balzata per
la testa circa un anno fa. Tutto ha
avuto inizio quando, camminando per la
strada, mi sono imbattuta in una anziana
signora che qualche mese prima avevo
assistito durante il suo ricovero nella
clinica dove svolgevo la professione
d'infermiera.
Quel giorno,
confidenzialmente, m'informò che da
circa una settimana lamentava dei
disturbi intestinali provocati,
presumibilmente, da problemi di
stitichezza. Nonostante si fosse
sottoposta a ogni genere di medicamento,
atto a debellare la stipsi, nessun
farmaco era riuscito a porvi rimedio.
Il medico di famiglia,
visti inutili tutti i tentativi con
farmaci ed erbe, le aveva prescritto un
clistere di pulizia intestinale. Lei si
sarebbe sottoposta volentieri a questo trattamento, ma non sapeva a
chi rivolgersi per eseguirlo nella
maniera corretta.
- Signorina Erika, sarebbe
così gentile da praticarmelo lei? La
ricompenserò in modo adeguato.
La rassicurai e, seppure di
malavoglia, diedi la mia disponibilità
a eseguire il clistere. Quello stesso
giorno mi recai in farmacia e mi
procurai un contenitore di plastica per
enteroclisma, da ingombro ridotto,
facile da custodire in una borsetta. Il
giorno seguente andai a farle visita
nella sua abitazione e con un discreto
successo le praticai il clistere. Grata
per avere posto termine alla stipsi che
l'affliggeva mi ricompensò con una
banconota da cento euro.
L'estrema facilità con cui
mi ero guadagnata quel denaro mi fece
riflettere sull'opportunità di mettere
a profitto le mie conoscenze di nursing
praticando clisteri a domicilio.
L'idea di una inserzione su
alcuni giornali di annunci economici,
soprattutto sui tabloid a distribuzione
gratuita, si dimostrò un veicolo
efficace per avvicinare un certo tipo di
clientela. A numerose testate
giornalistiche feci pervenire un
messaggio da inserire nelle rubriche
delle prestazioni professionali stilandolo in questo modo:
PRESTAZIONI PROFESSIONALI
Assistenza e cure mediche
Ragazza seria, pulita, diplomata
infermiera professionale,
effettua clisteri a domicilio.
Tel. 338-###########
Si garantisce massima
riservatezza.
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Pochi giorni dopo la
pubblicazione dell'annuncio su alcuni
tabloid fui raggiunta dalle prime
telefonate di clienti, compiute perlopiù
da uomini interessati a conoscere le
tariffe che praticavo. Purtroppo non mi
ero preoccupata di stilare un
prontuario, neanche immaginavo che
potessero esserci richieste di tipo
diverso rispetto ai clisteri di
pulizia o medicamentosi che ero solita
praticare in ospedale. In seguito, dando
ascolto alle richieste dei clienti,
appresi che di clisteri ne esistevano di
varie tipologie. E non ebbi difficoltà
a esaudire ogni richiesta che mi
perveniva dai clienti, anche le più
indecenti.
In quel modo intrapresi l’esercizio
della professione d’infermiera
specializzata nell’esecuzione di
clisteri al domicilio e non me ne sono
mai pentita. La maggior parte dei
clienti desiderava sottoporsi
all'enteroclisma non perché afflitti da
stipsi o problemi intestinali, ma
soprattutto per il piacere sessuale
prodotto dall'introduzione del liquido
nell'ano. Alla luce di questa scoperta
iniziai a sperimentare su me stessa
questo genere di terapia, testando nuovi
additivi da cui trarre maggiore piacere.
Senza falsa modestia posso
definirmi una dispensatrice di piacere
anale. Godo nel penetrare i culi e
nell'essere penetrata. Per farlo mi sono
equipaggiata con differenti modelli di
sonde e dimensioni. Ne posseggo una
intera collezione, di ogni forma e
colore: rigide, morbide, flessibili, ed
elastiche.
Nel momento in cui
inserisco la sonda rettale nell'orifizio
anale i clienti sono soliti accogliere
l'intruso con un sussulto. Alcune donne
accompagnano la penetrazione della sonda
con lo sfregamento delle dita sul
clitoride, illudendosi che non me ne
accorga. Ormai sono abituata ai loro
sotterfugi e fingo di non accorgermene.
A volte, dopo avere inoculato il
liquido, specie se si tratta di ragazze,
mi prende una maledetta voglia di
leccare la superficie raggrinzita dello
sfintere anale. Riesco a trattenermi, ma
non so per quanto tempo riuscirò a non
farlo.
I miei clienti sono in
prevalenza persone abbienti; uomini e donne alla
ricerca di esperienze piccanti che li
soddisfino sessualmente. Il guadagno che
ricavo da questo lavoro mi ha indotto a
licenziarmi dall'ospedale per dedicarmi
a tempo pieno a questa attività. Quella
che pratico è una attività erotica in
continua espansione, e con poca
concorrenza. In ogni caso mi sono
attrezzata e ho approntato un listino
prezzi che per ovvi motivi non rendo
pubblico. E nel predisporlo ho tenuto
conto di tre variabili:
1) Tipo di acqua utilizzata
per l'enteroclisma.
2) Preparato farmaceutico
da diluire nell'acqua.
3) Eventuale additivo
colorato.
Tutti sanno che il pane è
ottenuto dalla cottura di una pasta
lievitata di farina di grano tenero e da
acqua, ma è scientificamente provato
che le caratteristiche organolettiche
dell'acqua incidono nella tipologia
dell'alimento e ne qualificano il sapore
differenziando il tipo di pane. La
stessa cosa succede nella pratica del
clistere. Posso affermare, senza paura
d'essere smentita, che sia nella
preparazione e sia nella
somministrazione dell'enteroclisma
assume una notevole importanza il tipo
di acqua che si utilizza. Nella pratica
quotidiana utilizzo l'acqua proveniente
dall'acquedotto comunale, quella che
esce dai rubinetti delle abitazioni dei
clienti dove sono chiamata a seguire la
prestazione.
Nella preparazione
dell'enteroclisma assume particolare
importanza il trattamento dell'acqua. Di
solito ne verso circa un paio di litri
in una pentola, dopodiché mi premuro di
farle raggiungere la temperatura di 35°-
40°: la stessa del corpo umano.
Spesso ho a che fare con
clienti che manifestano esigenze
particolari, e non si accontentano della
comune acqua dell'acquedotto comunale.
Certi maschi pretendono che utilizzi
acqua minerale gassata, addizionata con
anidride carbonica. Sono gli stessi
clienti a farmela trovare in cucina
prima della preparazione del clistere.
In questo caso impiego solo acque
minerali in bottiglia e di marca. Le
bollicine d'aria, insufflate in
associazione con l'acqua nell'addome,
suscitano una benevola sensazione di
piacere ai clienti.
Fra loro c'è anche chi
pretende che utilizzi esclusivamente
acqua distillata, chimicamente pura. La
ottengo dalla cristallizzazione dei
vapori d'acqua degli scarichi dei
climatizzatori d'aria e la custodisco
dentro damigiane di vetro pronte
all'uso. A richiedere questo genere di
clistere sono prevalentemente clienti
salutisti, molto restii a confidenze.
Alcune signore, tempo fa,
pretesero che le somministrassi acqua
ossigenata. In quell'occasione non fu
facile procurarmi una soluzione acquosa
con biossido d'idrogeno da tre litri, ma
riuscii comunque ad accontentare le mie
clienti, anche se dopo essermi
sottoposta anch'io a questo tipo di
clistere ne rimasi delusa.
La vicinanza con
Salsomaggiore Terme, le cui acque
salsoiodiche sono conosciute
dall'antichità per le proprietà
terapeutiche, hanno indotto alcuni
clienti a pretendere l'insufflazione
nell'intestino di acque calciche
sulfuree, ricche di acido solfidrico,
ferro, ammonio e anidride silicica. Il
guaio di queste acque è che nelle ore
successive, in caso di peti, l'aria che
esce dal culo ha una puzza
insopportabile.
Un cliente, tempo fa, mi
chiese espressamente di utilizzare acque
luride. Le aveva raccolte in una
grossa tanica assicurandosele dallo
scarico delle fogne. Si trattava di
acque che portavano con sé residui
fecali e urine. In quel caso mi rifiutai
di soddisfare il desiderio del paziente,
preferii andarmene dall'appartamento
senza farvi più ritorno nonostante il
cliente mi tempestasse di telefonate. E'
contrario alla mia etica professionale
insufflare sostanze che potrebbero
provocare infezioni e malattie alle persone con
cui vengo a contatto.
In una circostanza
particolare un prete esorcista m'ingaggiò
per eseguire un clistere con acqua santa
a una donna indemoniata. Fu un
avvenimento del tutto eccezionale di cui
sono stata protagonista ed esecutrice.
Il prelato si era convinto che la donna
fosse posseduta dal demonio. Mi contattò
perché la sottoponessi a insufflazione
di acqua santa, ma di questa storia
preferirei non parlarne, forse lo farò
in un'altra occasione, se mai l'avrò.
Nella preparazione
dell'enteroclisma, questo è il nome che
si utilizza in medicina, procedo secondo
una tecnica primitiva. Riduco in scaglie
un panno di sapone di Marsiglia (tipo di
sapone da bucato che ha come principale
caratteristica di essere prodotto
esclusivamente con olio di oliva),
dopodiché riverso i frammenti in un
tegame con dell'acqua calda fino a
discioglierli completamente.
Per fare questa operazione
utilizzo una fonte di calore (fornello a
gas). Successivamente provvedo a diluire
la soluzione di sapone liquefatto dentro
due litri di acqua tiepida. Amalgamo la
mistura con la mano, poi riverso il
fluido in una apposita cisterna di
plastica. Il liquido, una volta aperto
il rubinetto, scende per caduta
nell'intestino dei clienti attraverso un
lungo tubo di plastica sulla cui parte
terminale inserisco una sonda di gomma
che infilo nell'ano.
In farmacia sono
commercializzati ottimi preparati da
sciogliere nell'acqua. In teoria
dovrebbero svolgere le stesse funzioni
del sapone, ma posso assicuravi che il
sapone di Marsiglia è ancora il
prodotto migliore, quello che garantisce
più di ogni altro una perfetta pulizia
dell'intestino.
Negli ultimi mesi, a
seguito di pressanti richieste da parte
di clienti, soprattutto donne, ho
aggiunto un complemento alla soluzione
base: è l'additivo colorato.
L'additivo serve a rendere
più gradevole nell'aspetto il liquido
che traspare attraverso l'involucro di
plastica dell'enteroclisma. Si tratta di
pigmenti a uso alimentare che reperisco
in drogheria. La novità ha incontrato
notevole gradimento, soprattutto fra le
clienti femmine, e presto lo proporrò
anche ai maschi.
* * *
Mentre vi
esterno queste confidenze sto coricata
sul letto, nuda, senza nessun lembo di
tessuto addosso. Mi giro sul fianco
sinistro e assumo la postura più adatta
per ricevere nel culo il liquido
dell'enteroclisma che ho preparato. La
calda voce di Vasco Rossi accompagna i
movimenti delle mie dita mentre procedo
a detergermi di vaselina l'orifizio
anale.
Afferro la sonda,
opportunamente umettata, e la dirigo
verso lo sfintere. Contrariamente alle
mie abitudini non allento la muscolatura
dell'anello dell'ano, anzi lo serro un
pochino in modo da frapporre una leggera
resistenza all'introduzione della sonda.
La ficco dentro delicatamente, piano,
piano, in modo da gustare per intero le
sensazioni di piacere che sa
trasmettermi il corpo estraneo che
penetra nel mio intestino. La sonda
sfiora le pareti dell'ano e raggiunge
l'ampolla rettale, ma vado più su.
La sospingo in avanti e
indietro più volte. Un gradevole
prurito si diffonde dall'orifizio verso
la periferia provocandomi una gradevole
sensazione di piacere. L'involucro di
plastica, pieno della soluzione per
l'enteroclisma, è appeso a uno stativo
metallico accanto al mio letto. Osservo
incuriosita il colore della sospensione.
E' verde menta ed emana un gradevole
profumo di mentolo. Il colore è
particolarmente eccitante, almeno per
me, e in teoria dovrebbe servire a
rinfrescarmi l'intestino, così mi ha
assicurato la commessa del negozio di
erboristeria da cui ho reperito la
sostanza.
Lascio che il liquido
scenda lentamente riempiendo ogni
anfratto dell'intestino, dilatandolo
all'inverosimile. Occorrono cinque
minuti prima che i tre litri d'acqua si
rovescino nell'addome. Quando l'ultima
goccia ha concluso la sua corsa avverto
un leggero brontolio alla pancia. Chiudo
il rubinetto e con cautela sfilo il
catetere dall'ano. Mi rigiro più volte
da una parte all'altra del letto per
distribuire al meglio il liquido
nell'intestino. Sospendo quasi subito i
movimenti perché avverto dolore
all'addome, ma è normale, anzi, è
segno che il clistere è efficace.
Mi sdraio supina e divarico
le cosce. Ho il clitoride gonfio. Pulsa.
Lo accarezzo con le dita delicatamente.
Sono eccitata, terribilmente eccitata.
Un groppo alla gola mi rende il respiro
affannoso. Ancora una volta inumidisco
le dita di saliva, scappuccio il
clitoride e strofino l'apice. Eseguo
ripetuti passaggi delle dita facendo
scendere filamenti di umore verso il
pavimento pelvico. Stringo le natiche
per attenuare l'incipiente voglia di
evacuare che sta producendomi una
indicibile sofferenza fisica e un
irrefrenabile piacere. All'apice
dell'eccitazione afferro il fallo in
lattice, colore della carne, che serbo
sotto il guanciale. Premo l'interruttore
che lo fa vibrare e lo infilo nella fica.
Il piacere che provo
nell'essere doppiamente penetrata,
dall'acqua nel didietro e dal vibratore
davanti, è qualcosa di inenarrabile. Ho
una improvvisa fitta all'addome. Mi
accartoccio su me stessa e rimango
ferma, sperando che il dolore cessi al
più presto. L'acqua preme nell'ampolla
rettale alla ricerca di un varco per
uscire. Mi rimetto supina e dirigo il
fallo in profondità.
L'intensità dei fremiti
che percorrono il mio corpo è pari al
piacere che sanno darmi un paio di
uomini quando prendono possesso di ogni
mio buco. Accarezzo l'estremità dei
capezzoli e con l'altra mano continuo a
muovere il vibratore nella vagina. Un
fremito più intenso mi fa sussultare.
Stringo le cosce ed espello il
vibratore. La mano mi cade nuovamente
sul clitoride.
Mi masturbo con rabbia.
Sono una furia. Sfrego la
sporgenza erettile come una forsennata.
Ho il capo reclinato all'indietro e le
gambe mi tremano. L'orgasmo giunge
violento, improvviso, mi contorco nel
letto e urlo, più volte, soprattutto a
causa di una diffusa algia all'addome.
Quando mi riprendo il dolore è così
intenso che sono costretta ad alzarmi
dal letto e scappare in bagno.
Quelli che sto vivendo sono
attimi di piacere. Sto con la schiena
appoggiata alla parete posteriore del
water, sudo, e finalmente evacuo.
Quando faccio ritorno a
letto è quasi mezzanotte. Dopo avere
vissuto una intensa giornata di lavoro
il clistere che mi sono fatta è il
giusto premio alla tenacia che sto
mettendo nella mia professione. Servirà
a ritemprarmi nello spirito e addolcire
il sonno in questa lunga nottata. Domani
è un altro giorno, mi attendono nuovi
clienti, nuove emozioni, nuovi
esperimenti.
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