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IN
QUESTA STUPIDA
STANZA D'HOTEL
di
Farfallina
AVVERTENZA
Il
linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel
racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto
possa offenderti sei invitato a uscire.
Sdraiata
sul letto, all'interno di una squallida stanza d'hotel,
penso che la mia vita non ha alcuno scopo. Sono in attesa di
Francesca, ma dopo due ore d’attesa la
stronza non si è fatta viva,
anzi è probabile che non si faccia
vedere mai più. E' già accaduto in
altre occasioni che a un nostro
appuntamento giungesse in ritardo, e
ogni volta la colpa era del treno che la
conduceva a Bologna, luogo dei nostri
incontri mensili, ma in quelle occasioni
si era sempre premurata di avvertirmi
raggiungendomi sul cellulare. Stavolta
non lo ha fatto.
Cristo! Sono consapevole che
prima o poi sarebbe potuto accadere,
tanto è vero che non mi sono mai fatta
illusioni sulla durata della nostra
storia, eppure ora che è accaduto non
so capacitarmene. Nemmeno voglio
prendere in considerazione l'ipotesi che
a impedirle di raggiungermi sia stato un
evento imponderabile.
E' per sua libera scelta che oggi
non mi ha raggiunta. Ne sono certa. Ho
digitato il numero del suo cellulare e ho seguitato a farlo per tutto il
pomeriggio, ma l'apparecchio è
risultato sempre irraggiungibile.
"Se una domenica pomeriggio
non dovessi presentarmi al nostro
appuntamento mensile, non perdere tempo
ad aspettarmi perché non mi vedrai mai
più".
Durante tutti questi mesi di
frequentazione non ho mai fatto niente
per trattenerla a me, evitandone il
distacco, eppure ora che non è qui con
me non so rassegnarmi ad abbandonare questa
stanza d'albergo. Sono prigioniera fra
queste quattro mura, a due passi dalla
stazione ferroviaria di Bologna, città
da lei scelta per i nostri incontri
mensili, a metà strada fra Parma dove risiedo e la sua città.
Seguito a illudermi che possa
mostrarsi da un momento all'altro sulla
soglia di questa stanza. Intanto mi
nutro dei suoi ricordi. Ne ho tantissimi
celati nei meandri della memoria.
Sono flashback di momenti importanti
vissuti insieme ma anche semplici
idiozie. Durante l'attesa ne ho tirati
fuori parecchi dai cassetti, e ancora ne
ho molti altri su cui crogiolarmi.
La maggioranza delle persone
considera i ricordi al pari di un
combustibile indispensabile per
alimentare la propria vita. Io non
vorrei seguitare a vivere piagnucolando
nel ricordo di Francesca, spero soltanto
che la nostra storia non sia terminata in questa stanza d'albergo,
ma se dovesse succedere allora mi
rassegnerò.
I ricordi sono qualcosa di
strettamente personale, attimi di vita
passata, e quelli che ho, miei e di
Francesca, li mantengo imprigionati nel
cuore. I ricordi delle ore trascorse a
fare l'amore in una di queste stanze
dell'albergo mi resteranno per sempre
impressi sulla pelle. Sono attimi che
hanno vergato il mio cuore, pensieri
appesi al filo del tempo che non
potranno mai essere cancellati da
nessun'altra donna perché diversi da
quelli che in passato, scopando con
amanti di una sola notte, ho tracciato
sulla sabbia ed in cui era sufficiente
il sopraggiungere di un alito di vento
per cancellarli. Di Francesca serberò
il ricordo di una preziosa perla, che
per molto tempo ho tenuto rinchiusa
dentro una conchiglia, perché è la
cosa più bella che ho posseduto e mi ha
posseduta nella vita.
Seduta sul bordo del letto, con
la sigaretta che mi pende fra le labbra,
mi scorrono davanti agli occhi immagini
mie e di Francesca mentre facevamo
l'amore. Non mi curo della cenere che
precipita sul parquet, oramai ne ho
sparsa parecchia sul pavimento da quando
sono qui. Ne ho fumato un pacchetto
intero di Camel.
I minuti sembrano eterni e il
tempo non vuole andare avanti. Inseguo
le lancette dell'orologio che indosso al
polso e hanno tutta l'apparenza di
muoversi sempre più lente, eppure
occupo la stanza già da un paio d'ore.
Levo la sottana, la camicetta, scalcio
lontano le scarpe, e con il solo intimo
sulla pelle mi sdraio sul letto a due
piazze.
Le tante sigarette che ho fumato
mi hanno lasciato in bocca un disgustoso
sapore di catrame, ciononostante seguito
a mandare anelli di fumo verso il
soffitto mantenendo il capo appoggiato
su un paio di cuscini. Seguito a
rinvangare ricordi del passato miei e di
Francesca che non riuscirò mai a
cancellare, altrimenti perderei pezzi
della mia vita che hanno lasciato
profonde cicatrici dentro di me.
I ricordi, in effetti, hanno
qualcosa di magico. Richiamo alla mente
il candore del suo corpo, i capezzoli
che si inerpicano come punte di piramidi
sul petto maturo e mi prende una dannata
voglia di toccarmi. Lascio cadere le
dita attraverso l'elastico degli slip e
incomincio a carezzarmi le labbra della
topa. Seguito a farlo per un paio di
minuti, insistendo a toccarmi il
clitoride. Di solito l'effetto che
ottengo nel toccarmi le parti intime è
immediato, invece stavolta non riesco
nemmeno a bagnarmi. Allora desisto dal
masturbarmi.
Francesca ha trentadue anni ed è
una donna affermata. Di mestiere fa la
giornalista, ma è soprattutto autrice
di numerosi romanzi. I suoi libri hanno
ottenuto parecchio successo sia di
pubblico sia di vendite. Anch'io nel mio
piccolo scrivo delle storie, sono
perlopiù racconti erotici che mi sono
presa la briga di inviare e vedere
pubblicati in alcuni siti erotici,
facilmente rintracciabili navigando in
internet, letti esclusivamente da uomini
e donne patiti di sesso che si
concentrano nella lettura di cose porche
per masturbarsi. I più di una occasione
mi sono messa alla prova e ho provato a
buttare giù un romanzo giallo, ma ogni
volta c'ho rinunciato dopo avere messo
nero su bianco soltanto qualche decina
di pagine. Forse è destino che debba
seguitare a scrivere esclusivamente
racconti brevi. Mica posso trasformarmi
in qualcosa che non sono. E' come se una
giocatrice di pallacanestro decidesse da
un giorno all'altro di cambiare sport
per diventare che so... una
pallavolista. Ognuno ha un suo stile e
il mio è quello di scrivere racconti
erotici. E poi è con i miei racconti
che ho sedotto Francesca.
La storia con Francesca è
iniziata un paio di anni fa con un
messaggio che mi ha fatto pervenire
utilizzando l'indirizzo di posta
elettronica pubblicato su internet in
calce ai miei racconti. Leggendola ne
ero rimasta sbalordita. Raramente, anzi mai
nessuno mi aveva fatto pervenire lettere
di quel tenore. Mi confessò di avere
letto quasi tutti i miei racconti
faticando non poco a rintracciarli,
sparsi come sono nei diversi siti web
erotici della rete e, senza rivelarmi
l'identità di affermata scrittrice,
disse che si era eccitata tantissimo nel
leggerli.
I miei racconti le avevano creato
curiosità perché un po' strambi, e al
contempo l'avevano eccitata parecchio.
Disse che un racconto erotico per
piacere dovrebbe innanzitutto eccitare
chi lo legge, perché è questa la
sensazione che vogliono provare tutti
coloro che si cimentano nella lettura di
questo genere di testi, e i miei
racconti, a suo dire, avevano questa
caratteristica. Le sue parole mi
sorpresero piacevolmente, per la prima
volta mi trovai a condividere con
un'altra persona le medesime idee a
proposito dei testi di lettura erotica.
Nella lettera scrisse che molti
dei miei racconti avevano catalizzato la
sua attenzione, sino a farle
visualizzare nel cervello intere scene
di sesso, come se stesse facendosi un
film mentale. Raramente le era accaduto
di eccitarsi così tanto leggendo storie
erotiche. Barava e lo
faceva per sedurmi, oramai ne sono
certa, ma le diedi a intendere che le
credevo. Disse che leggendo i racconti
si era trovata in più di una occasione
con la topa bagnata fradicia. E mentre il clito le pulsava aveva finito
col toccarsi sino a raggiungere più di
un orgasmo. Questo a suo dire era il
segno concreto di quanto la lettura
l'avesse coinvolta.
La stessa cosa succede anche a me
quando leggo dei racconti erotici che mi
piacciono, infatti se una storia riesce
farmi bagnare la topa, pulsare il
clitoride, e farmi rimanere in apnea
mentre mi masturbo, mantenendo il naso
appiccicato alla pagina del libro o
sullo schermo del computer, catturando
la mia attenzione sino a prendere la
precedenza su ogni altra cosa, ed
estraniarmi dal mondo circostante,
allora quello è il racconto erotico che
fa per me.
Lì per lì non diedi troppa
importanza alla lettera di Francesca,
anche se nessun altra donna prima di lei
era stata così esplicita nel
raccontarmi le sensazioni che una donna
prova mentre legge i miei racconti.
Prima della sua lettera ne avevo
ricevute molte altre, tutte di maschi
che mi raccontavano di essersi sparati
delle seghe leggendo i miei racconti, ma
quelle lettere mi avevano lasciata
indifferente. La sua lettera invece no,
anzi.
"Quando leggo un qualsiasi
romanzo, prediligo quegli autori che fanno
uso di una scrittura scorrevole,
moderna, e di un linguaggio del tutto
simile oppure uguale a quello parlato".
- aveva scritto nella lettera. -
"Prediligo una scrittura che non
sia né poetica né ampollosa, in cui
chi scrive sia capace di appassionarmi
ai personaggi che si muovono nella
storia. Trovo terribilmente noiosi quei
romanzi dove le scene d'amore sono
appena accennate e ingentilite da
digressioni poetiche. Il racconto
erotico deve emozionarmi, senza stupirmi
a tutti i costi e nemmeno deve essere un
manuale del Kamasutra, ma deve possedere
la giusta dose di ruvidezza, passione e
sesso. I tuoi racconti hanno tutto
questo, e spero di leggerne ancora molti
altri". - con queste parole
concluse quella prima lettera.
Francesca ha seguitato a
scrivermi e io a risponderle. Soltanto
dopo un paio di settimane mi svelò la
sua identità di scrittrice. Rimasi a
bocca aperta, stupita da quella
rivelazione, e ne fui ancora più
sorpresa quando mi lasciò capire che
aveva voglia di scoparmi.
Nel momento in cui, dietro sua
sollecitazione, le feci pervenire per
posta elettronica una mia foto, dopo che
in precedenza avevo visto il suo volto
stampato sulla quarta di copertina di un
suo romanzo, mi fece sapere che avrebbe
voluto incontrarmi già la domenica
seguente. "Siamo due tope porche
fatte una per l'altra. Non credi? Che ne
pensi se c'incontriamo a metà strada
fra la mia città e la tua, ti sta bene
Bologna?" - scrisse, ed io le
risposi di sì. Che altro avrei potuto
fare?
La domenica seguente, di primo
pomeriggio, lasciai Parma in treno. Lei
arrivò per prima alla stazione
ferroviaria di Bologna. Ricordo che
nella città felsinea quel giorno faceva
un freddo cane. Scendendo dal treno
volsi lo sguardo nella direzione del
marciapiede del primo binario cercando
la sua figura. Soltanto pochi istanti
prima, parlandole sul cellulare, mi
aveva comunicato che era ad attendendomi
lì. La scorsi in prossimità di una
delle grandi porte che danno accesso al
salone che ospita le biglietterie. La
riconobbi dallo sbracciare della mano
che volgeva con insistenza nella mia
direzione, ma soprattutto dal sorriso
accattivante che mi fece sentire subito
a mio agio, anche se un po' di timore lo
avevo al pensiero di cosa sarebbe potuto
accadere da lì a poco fra noi.
Appresso non mi ero portata
alcunché, soltanto la borsetta
tracolla, lei invece aveva con sé un
trolley di piccole dimensioni, provvisto
di manico telescopico, e mi domandai
cosa ci custodisse dentro quel
sarcofago.
Raggiunto il marciapiede dove
Francesca era in attesa scambiammo un
paio di baci sulle guance, infine posò
le labbra sulle mie e mi baciò in
maniera delicata infischiandosene della
gente che passava accanto a noi.
Istintivamente avrei voluto ficcarle la
lingua in gola, forse anche lei lo
desiderava, di fatto nessuna delle due
lo fece.
- Hai pensato al modo in cui
trascorrere il pomeriggio? - fu la prima
delle domande che le rivolsi appena
fummo fuori dalla stazione ferroviaria. -
Andiamo là. - disse indicandomi l'hotel
situato dall'altra parte della strada. -
Ho prenotato una camera tutta per noi.
Ti va? - non le diedi risposta,
affiancai Francesca prendendo posto sul
lato opposto a quello dove trascinava il
trolley, mentre prendeva la direzione
dell'hotel.
Una volta raggiunto l'albergo non
perse tempo in inutili liturgie. Appena
varcammo la soglia della camera mi fu
addosso. Mostrò subito d'avere una
pazza voglia di me e soprattutto della
mia topa, la porca. Lo fece con molta
naturalezza circondandomi i fianchi con
le braccia e io la imitai facendo
altrettanto. Le nostre labbra si
congiunsero attirate una all'altra come
calamite e ci scambiammo un tenero
bacio. Stavolta, a differenza di quanto
era accaduto in stazione, mi infilò la
lingua nella bocca ed io gliela
risucchiai dentro di me.
Lasciai che mi denudasse,
levandomi gli abiti di dosso,
mostrandomi per prima senza veli. Non
volle che le togliessi gli abiti e la
denudassi come si era premurata di fare
con me. Preferì giocare con il suo
corpo prima di distendersi sul letto a
due piazze dove mi invitò a prendere
posto. Subito dopo diede inizio a un
eccitante spogliarello che mi lasciò
senza respiro, con le gambe che mi
tremavano per la troppa eccitazione.
Tutt'e due nude, distese sul
letto, incominciammo a toccarci
vicendevolmente esplorando ogni parte
del corpo dell'altra. Lusingate dalle
reciproche carezze, durate un tempo che
pareva essere interminabile, ci
dilungammo in una danza di sospiri e
gemiti di piacere fintanto che depose le
guance fra le mie cosce e si impadronì
della topa mordendomi a più riprese le
grandi labbra.
Ammaliata dai suoi modi selvatici
diedi risposta alle sue attenzioni con
incontrollati fremiti del corpo. Per
niente imbarazzata dai movimenti della
lingua che mi vellicava la topa,
l'assecondai mentre leccava e succhiava
il clitoride sino a quando mi fece
raggiungere il primo di una lunga serie
di orgasmi comprimendomi fra le dita i
capezzoli: il mio punto debole. Soltanto
chi ha fatto l'amore con me sa quanto
sono sensibile a questo genere di
attenzioni.
Quando contraccambiai il suo
gesto, adoperandomi a succhiarle il
clitoride, Francesca fu più volte sul
punto di venire ma resistette a lungo
prima di raggiungere l'orgasmo
prolungando il suo e il mio piacere.
Quella domenica pomeriggio
seguitammo a fare l'amore fino allo
sfinimento delle forze desiderose
entrambi di piacere all'altra. Non
rimasi delusa da quell'incontro, anzi,
tutt'altro, soprattutto quando mi mostrò
cosa conteneva il trolley che si era
tirata appresso. Non ostentai nessuna
sorpresa nel vedere il corredo di
oggettistica erotica che conteneva la
valigia, eppure la ero.
Nessuna donna prima di lei mi
aveva fatta sua scopandomi con uno
strap-on che si affrettò a cingersi
alla vita e l'inguine. Essere scopata da
un cazzo di gomma, colore della carne,
da una femmina fu eccitante, ma anche
nei successivi incontri Francesca non
mancò di riservarmi altre liete
sorprese stupendomi non poco con
l'oggettistica custodita in quella
scatola magica del trolley. Anche oggi
non presentandosi al nostro appuntamento
mensile lo ha fatto.
In una occasione, alludendo al
nostro rapporto, mi parlò degli orsi
polari. E di quanto questi mammiferi,
abituati a sopravvivere al freddo del
mare glaciale artico, siano animali
solitari. Maschi e femmine, infatti, non
mantengono rapporti privilegiati con
l'altro sesso, ma conducono entrambi una
vita isolata. Mi raccontò che le
femmine si accoppiano una sola volta
all'anno e lo fanno con il primo orso
polare maschio che incontrano nelle
vaste distese ghiacciate del Polo Nord.
Una volta consumato l'atto sessuale la
femmina si allontana dal posto dove è
avvenuto l'accoppiamento e ritorna a
condurre una vita solitaria, per poi
ritrovarsi a distanza di un altro anno
ad accoppiarsi con un altro maschio. Ciò
che caratterizza il rapporto fra l'orso
polare maschio e la femmina, mi raccontò
in quella occasione, è l'istinto di
accoppiarsi, quello e basta. - "Un
po' come succede fra me e te". -
disse deludendomi non poco. La storia
che mi raccontò era approssimativa, ma
abbastanza esplicita da farmi capire
qual era la considerazione che
attribuiva alla nostra storia.
Getto la spugna! Non c'è ragione
perché mi trattenga ancora per un solo
istante dentro questa stanza d'albergo.
Sono trascorse tre ore da quando
c'ho messo piede e lei non si è fatta
viva. Mi rivesto in fretta decisa a
raggiungere al più presto la stazione
ferroviaria, e salire sul rapido
regionale che alle 18.05 è diretto a
Parma.
Al concierge, addetto alla
accoglienza della clientela
dell'albergo, uno spilungone alto e
magro che ho in confidenza, consegno la
chiave della camera e la carta di
credito per pagare l'affitto della
stanza. Dopo che mi ha restituito la
carta mi saluta senza tradire nessuna
emozione porgendomi un : - Arrivederci.
- che sa tanto di presa per il culo.
All'esterno dell'hotel è già
buio e sta piovigginando. Nel traffico
convulso della città le automobili
transitano davanti ai miei occhi ogni
2-3 secondi. I fari delle vetture
illuminano il selciato bagnato di
pioggia e riverberano una luce fredda.
Immobile davanti alle strisce pedonali
non so decidermi a passare dall'altra
parte della strada per raggiungere il
piazzale della stazione. Tutt'a un
tratto un uomo mi affianca e attraversa
la strada obbligando le autovetture che
sopraggiungono nei due sensi di marcia
ad arrestare la corsa. Gli vado appresso
e mi ritrovo nel piazzale della stazione
ferroviaria.
Chissà cosa starà facendo
Francesca in questo momento. Magari sta
stretta nelle braccia di un'altra donna,
ne sono certa. Oppure sta scopando con
un uomo. E' troppo appetita da uomini e
donne per legarsi a una che come la
sottoscritta fa di mestiere
l'infermiera. Un lavoro umile di cui
vado fiera, ma che potrebbe metterla in
imbarazzo se qualcuno ci vedesse
insieme. Strafiga com'è sarà
senz'altro corteggiata dai maschi che le
sciamano d'intorno come animali in
calore. Non mi stupirei se mietesse
molte delle attenzioni che le riversano
addosso, perché non è tipo da
disdegnarle.
Francesca è una donna tosta,
sicura di sé, che sa quello che vuole
dalla vita. L'idea di un rapporto che la
vincoli totalmente immagino che le possa
fare venire qualche allergia. E' una
donna che vuole per sé la massima
libertà d'azione e ambisce decidere in
modo autonomo della sua vita senza
essere influenzata da condizionamenti
esterni, magari passando da un flirt
all'altro con estrema disinvoltura. E'
fatta per piacere a uomini e donne
indifferentemente e adesso che non è più
mia, se mai lo è stata, mi sento
tradita dal suo distacco. Sono delusa,
ma è soltanto colpa mia perché mi sono
illusa che fra noi si fosse instaurato
un legame più solido di quello che in
effetti era. Di sicuro a letto non ci
annoiavamo, il sesso fatto con lei non
è mai stato una abitudine, ma una
passione intensa che mi ha provocato
continui stati di ebbrezza. Purtroppo mi
sono abituata alla sua presenza nella
mia vita e adesso ne pago le
conseguenze.
Cammino spedita sino all'ingresso
della stazione ferroviaria. Il salone
della biglietteria è occupato da un
gran numero di persone. La cosa mi
sembra abbastanza strana, infatti, prima
di stasera non mi era mai capitato di
scorgere tanta gente ammucchiata nella
stazione a quest'ora della domenica.
Guardo verso l'alto, nella direzione del
tabellone luminoso che indica arrivo e
partenza dei treni, e resto sorpresa nel
costatare il ritardo accumulato da tutti
i treni in arrivo e in partenza. A una
attenta lettura mi accorgo che i treni
maggiormente in ritardo sono quelli che
provengono dalla riviera adriatica e
scendono verso le Marche e la Puglia.
Alcuni treni hanno accumulato 3-4 ore di
ritardo e la cosa mi stupisce. Penso
subito che il rallentamento dei convogli
potrebbe avere a che fare con il mancato
arrivo a Bologna di Francesca. Mi
avvicino a un portabagagli che mi passa
davanti spingendo un carrello pieno di
valigie, e gli domando cosa sta
succedendo.
- Tutta colpa del deragliamento
di un treno, quello proveniente da
Ancona delle 15.06. - risponde seccato.
Gli vado dietro per ricevere
altre informazioni. Il treno su cui
viaggiava Francesca era proprio quello
proveniente da Ancona, ma lui fa di
tutto per non rispondermi.
- Ho da lavorare, signorina, se
vuole altre informazioni deve chiederle
ai funzionari delle ferrovie oppure
rivolgersi al posto di polizia.
- Ci sono state delle vittime?
- Non credo, solo qualche ferito.
- Grazie. - dico col cuore in
subbuglio, mentre l'uomo, infastidito
dalle mie domande, si allontana.
Guardo nella direzione del
tabellone luminoso. Il rapido regionale
per Parma delle 18.05 è confermato in
partenza al binario 2 bis. Mi affretto
in quella direzione facendomi largo fra
la folla di persone che occupa i
marciapiedi della stazione. Ho il cuore
in gola, e covo la speranza che
Francesca non sia potuta venire
all'appuntamento mensile a causa
dell'incidente ferroviario. Spero
soltanto che non abbia riportato ferite,
anche se, non avendomi telefonato,
potrebbe anche esserle accaduto qualcosa
di grave. No, non può essere, è molto
più probabile che nel caos provocato
dall'incidente ferroviario abbia perso
la borsetta con dentro il cellulare e
pure il trolley rosso dove custodisce la
particolare oggettistica. Sono certa che
è così. A questo penso mentre il
convoglio dove ho preso posto lascia la
stazione ferroviaria di Bologna per raggiungere
Parma, la mia città.
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