Quando
andai ad aprire la porta sapevo che mi
sarei trovato di fronte a Ilaria,
infatti, era proprio lì, sul
pianerottolo, ad aspettarmi. Prima che
salisse le scale per raggiungere il mio
appartamento ero stato avvertito da una
sua telefonata. "Sei solo?" mi
aveva chiesto in maniera spiccia. Avevo
indugiato nel risponderle in modo
affermativo, anche se non era mia
intenzione opporle un rifiuto, ma lei si
era mostrata molto più rapida della mia
voce e, senza attendere una risposta,
aveva formulato una seconda domanda:
"Sto venendo a casa tua. Posso
salire da te? Non dirmi di no, ti
scongiuro".
Non incontravo Ilaria da un
paio d'anni, eppure per lungo tempo
avevamo mantenuto un fitto legame
epistolare. Era stata lei a
interromperlo e lo aveva fatto senza darmi
alcuna spiegazione, soltanto rifiutandosi di
rispondere alle mie e-mail.
Reputavo Ilaria una delle
migliori autrici di racconti erotici che
frequentavano la rete di internet. I
suoi racconti, come quelli di poche
altre autrici, erano fra i più
apprezzati da chi predilige un erotismo
raffinato e voluttuoso. Mi sentivo
onorato della sua amicizia, ma quando
smise di rispondere alle mie e-mail ne
ero rimasto dispiaciuto trovando ingiustificata la sua
condotta.
Il
suo atteggiamento mi fu chiaro quando il
nickname scomparve dai siti web che era
solita frequentare. Anche dei suoi
racconti c'erano rimaste poche tracce in
internet. Il sito che raccoglieva le sue
storie erotiche era stato rimosso dalla rete.
Eppure in più di un'occasione mi aveva
confidato che comporre racconti e poesie
era il suo hobby preferito, tanto da
farle dire che le sarebbe
piaciuto farne una professione.
- Ciao, come va? - furono
le prime parole che pronunciò
vedendomi. - Mi fai
entrare?
- Sì certo. - dissi.
- Sorpreso di vedermi?
- Un po', ma accomodati. Dai, non stiamo sul pianerottolo.
Chiusi la porta alle sue
spalle e accompagnai Ilaria nel
soggiorno. Non era mai stata ospite
dentro casa mia, anzi, a dire il vero
c'eravamo incontrati una sola volta
durante la nostra prolungata amicizia.
Abitavamo nella stessa città eppure non
avevamo mai avuto l'esigenza
d'incontrarci di persona. Nemmeno
c'eravamo incrociati per le strade del
centro città. E allora cosa era venuta
a fare a casa mia, cosa voleva da me?
Questa domanda mi martellava nella mente
intanto che procedevo verso il salotto, ma
non sapevo che tipo di risposta dare a
questo interrogativo.
- Ti ho portato in regalo
un barattolo di gelato. Panna e
pistacchio, come piace a te, se ben
ricordo. Ti va di mangiarlo insieme con
me?
- Oh, sì, grazie, ma non
dovevi disturbarti. Lo metto nel
congelatore, lo consumiamo quando si sarà
un po' raffreddato.
- E poi... una bottiglia di
chinotto San Pellegrino.
- Pure!
- Eh. Lo so che ne sei
goloso.
- Goloso proprio no, ma
preferisco questo tipo di bevanda agli
alcolici.
- Non sai cosa ti perdi! Si
prova un immenso piacere nel bere del
buon vino. E poi quando si è brilli si
diventa allegri e sì perdono tutte le
inibizioni.
- Lo lascio a te questo
piacere.
- I quadri alla parete li
hai dipinti tu?
- Ti piacciono?
- Uhm... Sono tutti
ritratti di nudo femminile.
- Sì, e allora?
- Niente, è solo una
constatazione la mia.
- Cosa ti aspettavi che
dipingessi paesaggi?
- No, affatto, ma da un
degenerato come te mi sarei aspettata
qualcosa di più torbido, con colori più
vivaci. Quando mi hai confidato che
dipingevi ho immaginato che il tuo stile
fosse simile a quello dei futuristi. Ti
consideravo un novello Boccioni, un
Balla, o un Severini.
- Ma va, non lusingarmi
troppo, e poi non dipingo più da
diversi anni. Ho smesso dopo che
ho cominciato a scrivere racconti.
- Peccato! Mi piace quel
quadro. E' una copia di un nudo di Modì,
vero? - disse indicando il quadro appeso
alla parete che sta a fianco del
caminetto a legna. - Dovresti seguitare
a dipingere, perché hai smesso?
- Potrei decidermi a farlo
soltanto se tu mi facessi da modella.
Ilaria si mise a ridere e
parve sconfiggere la malinconia che
albergava sul suo viso.
- Beh, allora sono riuscito
a farti ridere, visto?
- Lo so che sei carino, tu.
- E lui, no?
- Lui non c'è più.
- Peccato. Quanto è durato
il vostro rapporto. Tre anni?
- Più o meno.
- Rimpianti?
- Sì, molti, perché lo
amo ancora, io.
- E lui lo sa?
- Certo che lo sa, ma ha
un'altra donna.
- Ah!
- Tutta colpa dei troppi
chilometri di distanza che ci
separavano, forse. Ci vedevamo solo nei
fine settimana e durante il periodo
delle ferie. Troppo poco.
- In tutto questo tempo ho
rispettato la tua privacy e non ti ho
mai cercata, anche se avrei desiderato
farlo. Avrei voluto dirti che sbagliavi,
che per nessun motivo avresti dovuto
rinunciare a scrivere. Lui ti ha
conosciuto come scrittrice di racconti
erotici, gli sei piaciuta anche per
questo, dunque di cosa aveva paura?
- No, non è come pensi tu.
- Se una persona ama la
propria donna dovrebbe incoraggiarne il
talento. Lui al contrario ha persino
preteso che depennassi il nickname dalla
rete. E' giusto questo?
- Ma cosa ne sai.
- Lo so, lo so. Lui non ti
amava a sufficienza. E' un egoista e insicuro, altrimenti sarebbe stato
contento nel sapere che scrivi racconti,
non credi?
Ilaria
non riuscì a controbattere le mie
parole, da ognuna delle palpebre
presero a colarle delle lacrime e si
mise a singhiozzare.
Seduti sul divano assaporammo il
gelato che mi aveva portato in dono. In
meno di dieci minuti svuotammo il
barattolo da mezzo chilo. Soltanto
allora mi sporsi verso di lei e le diedi
un bacio, sulle labbra. Subito dopo le
diedi un altro bacio. Con mia grande
sorpresa mi seguì dappresso sino in
camera da letto senza fare storie.
Si
liberò degli stivali uno dopo l'altro
scalciandoli sul pavimento, poi si liberò
dei vestiti. La imitai e cominciai
anch'io a denudarmi. Mi sentivo in
imbarazzo a spogliarmi in sua presenza,
lei invece non tradì alcun disagio.
M'infilai sotto le lenzuola e subito
dopo anche lei si infilò nel letto per
stringersi addosso a me.
Il
corpo d'Ilaria era morbido, caldo,
arrendevole, e
profumava di rabarbaro. Aveva la pelle
chiara come il latte, capelli
rossi e labbra sporgenti. Allungai una
mano fra le sue cosce depositandola
sulla fessura della vagina. Ilaria divaricò
le gambe smaniosa di farsi penetrare. Mi
strinse il cazzo nella mano e cominciò
a carezzarlo. Le salii sopra e diedi dei
colpi rabbiosi, brutali, come se fosse
mia intenzione punirla per il lungo periodo in cui non
si era fatta sentire.
Stavo
facendo l'amore con una ragazza di
vent'anni più giovane di me e non
riuscivo a capacitarmi come fosse potuto
accadere. Ilaria aveva la vagina stretta
ed era un piacere scoparla. Ogni tanto
estraevo il cazzo e la penetravo di
nuovo, godendo del piacere che sapeva
darmi ogni volta che entravo dentro di
lei.
Ilaria
ci sapeva fare. Era fantastica nel fare
l'amore. Strizzava il cazzo che era una
meraviglia, lo faceva ostacolando i
movimenti della cappella mentre
l'estraevo per riprendere subito dopo a
scoparla. Eravamo eccitati più del
normale e sudavamo come animali. La
baciai rovistandole la bocca con la
lingua e lei fece lo stesso facendomi
dono della sua. Avrei voluto prolungare
all'infinito quegli attimi di piacere
senza dovere raggiungere l'orgasmo.
Menai alcuni colpi col cazzo con rabbia
e lei cominciò a scrollare la testa sul
guanciale. La baciai con violenza
piegandole il capo all'indietro. Ilaria
si liberò dall'abbraccio e si mise sopra di me, nella posizione
a smorzacandela.
Nuda, con la schiena e il
capo inarcati all'indietro, fece
scivolare i capelli alle proprie spalle.
Stese le braccia sul mio petto fino a
toccarmi i capezzoli con le dita, poi
cominciò a scoparmi. Pareva trovarci
gusto nello strizzarmi i capezzoli,
consapevole che questo contatto avrebbe
accresciuto il mio piacere. Mi
abbandonai alle sue carezze stringendo
le mani attorno alle sue natiche,
agevolando i colpi e la penetrazione del
cazzo nella vagina.
- Vengo... Vengo... -
urlai.
Scivolò col bacino
all'indietro, verso le mie ginocchia.
Accucciandosi prese il cazzo nella
bocca. I capelli rossi si sparsero sul
mio addome. Quando le sborrai fra le
labbra mi sembrò di morire. In quel
momento affondai le mani nei suoi
capelli, l'attirai verso di me e mi
sembrò di perdere conoscenza per il
piacere che mi stava procurando.
Ilaria rimase a lungo
silenziosa a scrutare il soffitto. Aveva
i peli del pube dorati e mi deliziai a
guardare la sua statuaria bellezza. Era
stata una bella scopata e
anche il gelato che mi aveva portato in
regalo si era rivelato squisito.
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