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IL
VIZIO
DELLA DIPENDENZA
di
Farfallina
AVVERTENZA
Il
linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel
racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto
possa offenderti sei invitato a uscire.
H o
una moglie, due figli, rispettivamente di
otto e dieci anni, e sono affetto dalla dipendenza
del gioco d'azzardo. Faccio
fatica ad ammettere questo mio asservimento
al gioco, ma è la sacrosanta verità.
L'impulso di effettuare scommesse è un
bisogno irrefrenabile che si accompagna
a una forte tensione emotiva. Sono
incapace di mettere a frutto un
qualsiasi pensiero logico e riflessivo
che mi permette di smettere di
scommettere.
Al giorno d'oggi chiunque
possiede un computer, un modem,
e ha la possibilità di connettersi a
una linea telefonica, può trasformarsi
in un giocatore compulsivo.
Ho assunto un
comportamento distruttivo che io stesso
ho alimentato. L'ho fatto da prima con l'impulsività
e adesso con la dipendenza.
Infatti, ho una dipendenza
smaccata per tutte le scommesse
sportive, specie per quelle del calcio.
Giocate che assorbono molto del mio
tempo durante la giornata e mi stanno
creando gravi problemi, soprattutto
economici, che coinvolgono diverse sfere
della mia vita.
Sono un giocatore
compulsivo che ha perso la capacità di
autolimitarsi nel gioco. Purtroppo sono
gravato da debiti, così per fare fronte
alle continue perdite di denaro sono
stato costretto a ipotecare
l'appartamento che occupo con la
famiglia.
Purtroppo non ho preso
coscienza che il mio malessere non è
soltanto un vizio da gioco, ma una vera
e propria malattia che mi sta provocando
insistenti perdite di controllo del mio
modo di agire, mentre se fosse soltanto
un vizio sarei in grado di controllarlo
ed eventualmente troncarlo, come fa
qualsiasi persona quando decide di smettere di
fumare, invece questa dipendenza dal
gioco mi
sta provocando pesanti ricadute negative
sulla famiglia, nella vita sociale e in
quella lavorativa.
Procacciarmi il denaro
necessario per seguitare a giocare è
diventata una vera ossessione, un
pensiero fisso che mi accompagna durante
tutte le ore del giorno. In questi
ultimi mesi ho messo in atto ripetuti tentativi
per cercare di ridurre o mantenere
controllate le mie giocate, tentativi
che si sono rivelati infruttuosi perché
se non scommetto divento ansioso e
facilmente irritabile. Vado avanti a
giocare e ogni volta che gioco aumento
la somma di denaro che impiego nelle
giocate.
Al pari di un uomo affamato
che divora un tozzo di pane per
soddisfare una necessità biologica di
sopravvivenza, ho bisogno di raggiungere
certi livelli di gioco per sentirmi
pago, perché giocare mi produce uno
stato di eccitazione che non ha eguali
in natura. E se accade che vinco una o
più scommesse allora divento euforico, e seguito a
giocare per rifarmi delle perdite
precedenti. Al contrario se continuo a
perdere, e la cosa accade abbastanza
di frequente, cado in
depressione, anzi in alcuni frangenti si
è persino fatta larga nella mia mente
l'idea di farla finita con la vita.
Sinora non ho ancora fatto
ricorso a comportamenti illegali per
procurarmi il denaro necessario per
effettuare le scommesse, nemmeno ho
compiuto furti, frodi o falsificazioni
di qualsiasi genere. L'errore più grande
che ho commesso, da quando ho cominciato
a scommettere sulle partite di calcio,
è di avere fatto richiesta di denaro e
averlo ottenuto a prestito da alcune
società finanziarie, unico modo per
rimediare alla mia difficile situazione
economica, ma così facendo sono caduto
nella rete degli strozzini, profittatori
e sanguisughe.
I problemi famigliari e
quelli di lavoro sono degenerati di pari
passo a quelli economici, e mi hanno
portato all'isolamento e alla disperazione. L'aspettativa di
riuscire a vincere e intascare denaro
sufficiente per recuperare una vita
normale, mi hanno spinto ad accettare
una proposta indecente che in altri
tempi avrei decisamente respinto, anzi
avrei preso a pugni chi si fosse
azzardato a prospettarmela; invece la
disperazione e il desiderio di
procurarmi denaro per effettuare le
scommesse mi hanno spinto ad accettarla.
La convocazione a comparire
di persona negli uffici della società
finanziaria, di cui ero debitore di
quasi centomila euro, mi è giunta non
del tutto inaspettata a metà mattina
sul posto di lavoro. Prima di accogliere
l'invito ho tergiversato a lungo
adducendo improbabili scuse. Dall'altra
parte del telefono il titolare
dell'agenzia, un siciliano di una
sessantina d'anni, si è mostrato
categorico imponendomi di andare a
trovarlo in ufficio, rammentandomi che,
nel caso mi fossi rifiutato di
presentarmi nella sua agenzia, avrebbe
trovato la maniera di rovinarmi
mettendo all'incasso certe cambiali che
gli avevo firmato.
Tarchiato, calvo, giacca a
doppiopetto con cravatta blu intonata al
colore dei calzini che spuntavano dalle
scarpe di foggia inglese, mostrava il
colletto della camicia bianca macchiato
di sudore.
L'uomo che mi stava
dinanzi, con al polso un Rolex di un
chilo d'oro giallo, aveva tutta
l'apparenza del mafioso visto in qualche
film. Sono rimasto ad ascoltare le sue
parole, seduto sulla poltrona davanti
alla sua scrivania, infastidito
dall'accento marcatamente siciliano
della voce, mantenendo il capo chino
fintanto che, senza alcun imbarazzo, mi
ha snocciolato la sua proposta.
- Una maniera per toglierti
dai guai ce l'avrei. Tutto dipende da
quanto sei disposto a darti.
- A darmi? - ho risposto
sorpreso.
- Sì, che c'è di strano?
- Non capisco.
- Eppure sei ancora un
bell'uomo, non credi?
- E allora?
- Penso che dovresti
mettere a frutto la seducente bellezza
di cui ti ha fornito madre natura.
- In che modo?
- Io sarei disposto a
pagarti mille euro se me lo succhi.
- Cosa???
- Sì, hai capito bene. E
ti darò altro denaro se ti andrà di
farlo ancora.
- Lei sta scherzando, vero?
- No, affatto, pensaci, non
occorre che mi dai una risposta
all'istante, anche se non ti rimane
molto tempo prima che decida di esigere
il denaro che mi devi.
Oltraggiato dalla proposta
me ne sono andato dall'ufficio sbattendo
la porta alle mie spalle. Nei giorni
seguenti ho rimuginato a lungo la
proposta dispensatami dall'uomo della
finanziaria, incattivito dalla sua
insolenza. Sino ad allora non avevo mai
intrattenuto rapporti sessuali di alcun
tipo con uomini, nemmeno mi era mai
passato per l'anticamera del cervello la
possibilità di averne. La necessità di
procurarmi denaro, sufficiente per
seguitare a fare scommesse, mi ha spinto
a fare di nuovo ritorno in
quell'ufficio.
Dopo tutto, ho pensato, se
i pompini li fanno le donne, e con
godimento, non doveva essere una cosa
tremenda. Si trattava di succhiare un
rotolo di carne uguale a quello che ho
fra le cosce, quello e basta! In cambio
ne avrei tratto denaro sufficiente per
seguitare a giocare. Così circa una
settimana dopo avere ricevuto la
proposta mi sono ritrovato piegato sulle
ginocchia, sul tappeto dell'ufficio
della finanziaria, a succhiare il cazzo
di quell'uomo.
Nel momento in cui ho
avvicinato la cappella alla bocca ho
chiuso gli occhi e gliel'ho ingoiat
tutto, il cazzo, ma sono rimasto
disorientato di fronte all'odore
nauseante, molto simile alla puzza di
pesce marcio, tipico di chi si lava rare volte, e ho temuto di vomitare. Ho
persino provato a non respirare,
trattenendo il respiro mentre succhiavo,
ma non c'è stato verso, anzi l'odore
persistente e stomachevole mi è rimasto
incastrato nelle narici per parecchi
giorni.
Quella prima volta non mi
ha obbligato a deglutire lo sperma,
cacciandolo nello
stomaco, come invece è accaduto le
volte successive, altrimenti sarei
svenuto per davvero.
Molte società finanziarie
concedono prestiti di denaro a tassi
d'interesse simili a quelli d'usura,
percentuali che sono tali da rendere il
rimborso del denaro molto difficile o
per taluni pressoché impossibile. Lo
fanno calcolando di rivalersi in caso di
mancato pagamento sul patrimonio di chi
come me ha accettato il prestito a
condizioni da strozzinaggio, sperando di
riuscire a restituire il denaro in
qualche modo. Impossibilitato a farlo
sono stato costretto ad accettare
condizioni umilianti per ripagare chi mi
ha fatto credito.
Il passaggio dalle
scommesse eseguite esclusivamente presso
le agenzie a quello on-line è stato
l'inizio della mia rovina. Nella
solitudine della mia abitazione e anche
in ufficio non ho più freni inibitori né
di tipo pratico, poiché ho la
possibilità di accedere a qualsiasi
tipo di scommessa 24 ore su 24. Un
rituale solitario che ormai si è
trasformato in una compulsione che non
sono più in grado di gestire. Mia
moglie ha minacciato di lasciarmi e
portare via con sé i nostri figli,
anche il lavoro sta andando a rotoli,
sono disperato e non so più che fare.
Sono perfettamente conscio
del modo in cui funziona il mondo del
gioco d'azzardo, so bene che i giochi
sono organizzati per favorire il banco.
Ciononostante seguito a giocare senza
riuscire a trattenermi, che stia
vincendo o perdendo denaro non
m'importa, perché in realtà come tutti
i malati del gioco d'azzardo spero che
prima o poi, con un po' di fortuna, di
riuscire a sbancare il banco, ma
è solo una illusione.
Stamattina l'uomo della
finanziaria mi ha di nuovo telefonato in
ufficio, vuole che vada da lui oggi
pomeriggio. Ha detto che il debito sta
salendo e l'unico modo che ho per
prolungare il prestito è di accettare
d'essere inculato. Se mi tappo il
naso so che posso fare qualsiasi cosa
per una decina di minuti ed è quello
che farò.
Ormai non ho più stima di
me stesso, nemmeno vedo all'orizzonte
cambiamenti nella mia vita, e poi non
riesco a pensare a uno stile di vita
lontano dal gioco. A volte mi domando
dove sto andando. Ma non lo so.
L'importante è che continui ad andare.
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