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IL
SEMAFORO
di
Farfallina
AVVERTENZA
Il
linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel
racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto
possa offenderti sei invitato a uscire.
Il
semaforo
di Via Milazzo marcava il rosso quando
una Alfa Romeo Giulietta arrestò la
corsa affiancandosi al Bmw di cui ero al
volante. Seduta al mio fianco c'era
Maddalena, la mia ragazza, mentre sul
sedile posteriore alloggiavano Riccardo
e Elena.
Girai lo sguardo nella
direzione dell'autovettura che aveva
arrestato il muso alla mia sinistra. Una
ragazza dall'aspetto piacente era seduta
accanto all'uomo che occupava il posto
di guida. D'improvviso la brunetta, che
nonostante l'ora tarda indossava un paio
di occhiali con grosse lenti scure, girò
lo sguardo nella mia direzione. Non so
spiegarmi il perché, ma le sorrisi. Lei
contraccambiò il saluto con un cenno
della mano innalzando il dito medio
verso l'alto.
Appena il semaforo passò
al verde l'Alfa Romeo partì a razzo
lasciando sul selciato una striscia di
gomma scura accompagnata da un forte
stridio delle gomme. Sorpreso
dall'azione del conducente dell'Alfa
Romeo strinsi il volante fra le dita e
pigiai il piede sul pedale
dell'acceleratore deciso a recuperare il
terreno perduto.
- Cazzo! Ma che ti prende.
- urlò Riccardo sorpreso
dall'improvvisa ripartenza.
- Non ti preoccupare.
Adesso ci divertiamo. Ma chi si credono
d'essere quei due stronzi là, adesso
glielo faccio vedere con chi hanno a che
fare.
- Sì, dai, fagli vedere
chi siamo a quei pezzi di merda.
Accelera! Accelera. - urlò Maddalena.
Mi gettai all'inseguimento
dell'autovettura con la furia di chi da
poco si è fatto una riga di coca.
Nell'abitacolo del Bmw
faceva eco la musica rock di Vasco Rossi
in perfetta sincronia con l'intrigante
situazione in cui c'eravamo cacciati, e
da cui non volevo in alcun modo tirarmi
fuori. Una forte scarica di adrenalina
mi era partita dritta in circolo per la
rabbia. Percepivo il battito cardiaco
accelerato al pari del pulsare delle
arterie nelle braccia, mentre il respiro
mi si era fatto pesante, faticoso.
Al semaforo successivo
raggiunsi l'Alfa Romeo. Stavo per
affiancare la vettura e sorpassarla
quando l'uomo alla guida dell'Alfa
Romeo, con fare scorretto, mi tagliò la
strada scartando dalla corsia di
sinistra a quella di destra ponendosi
davanti al Bmw.
- Brutto figlio di puttana!
Pezzo di merda! Ma chi ti ha dato la
patente? - urlai.
Riccardo e Elena si misero
a ridere nel vedermi alterato. Misero
fuori la testa dai finestrini e
incominciarono a strillare ingiurie
contro il pilota dell'altra autovettura.
Spazientito per la piega
che stava assumendo l'inseguimento stavo
per arrendermi e mandalo anch'io
‘fanculo, ma non volevo cedere
all'arroganza dei due passeggeri
dell'Alfa Romeo.
- Non ti arrendere. Vai più
forte! Più forte. - urlò Maddalena.
Pigiai il pedale
dell'acceleratore e mi ritrovai di nuovo
a inseguire l'Alfa Romeo. Maddalena era
eccitata, terribilmente eccitata, per
quanto stava accadendo. Sbraitava come
fosse invasata, spolmonandosi
nell'imprecare invettive contro gli
occupanti dell'altro autoveicolo,
imitando Riccardo ed Elena che
continuavano a sbraitare come ossessi
con la testa fuori dai finestrini.
Eravamo tutti quanti su di
giri per l’evolversi
dell'inseguimento. Maddalena depose la
mano sulla mia coscia, carezzandomi,
come succedeva ogni volta che aveva
voglia di essere scopata. Le piaceva
fare scorrere la mano sull'inguine
mentre ero alla guida della vettura,
specie di notte. Spesso mi masturbava ed
io facevo lo stesso con lei.
Raggiunse la patta dei
pantaloni e fece cadere la lampo verso
il basso. Si diede da fare con le dita e
lasciò uscire il cazzo, già turgido,
infischiandosene della presenza di
Riccardo ed Elena che occupavano il
sedile dietro noi. Strinse nella mano la
cappella e incominciò a masturbarmi.
Avevamo trascorso la serata
mangiando e bevendo in una trattoria di
campagna, ma non eravamo ubriachi,
soltanto un po' allegri per la sniffata
di polvere bianca che c'eravamo fatti.
Tutt'e tre m'imploravano
d'andare più forte. Accelerai e mi
affiancai all'Alfa Romeo nell'attimo in
cui il semaforo, quello che da Ponte
Italia immette su Viale Partigiani
d'Italia, passò al rosso. Non frenai e
allo stesso modo si comportò il pilota
dell'autovettura che mi affiancava. In
quel momento mi augurai che nessuna auto
della polizia o dei vigili urbani ci
scorgesse, altrimenti mi avrebbero di
sicuro ritirato la patente per guida
pericolosa.
Per un pelo non ci
scontrammo con un paio di autovetture
provenienti dai due lati del nostro
senso di marcia.
- Wow! Spingi, spingi,
sull'acceleratore, vai! - gridò
Maddalena impegnata a prendersi cura
del cazzo che stava menando da spiritata.
Sudavo come una fontana.
Ero eccitato e non avevo cognizione di
quello che mi stava accadendo. Sapevo
soltanto che dovevo proseguire nella mia
folle corsa, anche se un senso tutto ciò
non l'aveva.
- Troia! Puttana! Pezzo di
merda! - urlò Maddalena quando vide la
donna dell'altra autovettura ripetere il
gesto del dito.
Spinsi il pedale
dell'acceleratore a tavoletta. Non c'era
traffico per strada, soltanto le nostre
due macchine. L'Alfa Romeo e il mio Bmw
proseguirono la corsa affiancati mentre
i miei passeggeri urlavano come pazzi
scagliando ingiurie in direzione della
ragazza, seduta al fianco del guidatore
dell'Alfa Romeo, che in modo discontinuo
si degnava di guardare nella nostra
direzione.
Quando infine raggiungemmo
l'incrocio con la Via Emilia il semaforo
diventò all'improvviso rosso. Pigiai il
pedale del freno con tutta la forza che
avevo in corpo. Le gomme dell'auto
presero a fumare e puzzare di bruciato.
L'auto sbandò e andò a fermarsi un
paio di metri oltre la linea bianca
dello Stop disegnata sul bitume
dell'asfalto.
L'improvvisa frenata spinse
il mio corpo in avanti. L'urto fu
attutito dalle cinture di sicurezza che
io e Maddalena avevamo indosso. Riccardo
ed Elena furono spinti con il peso del
corpo in avanti, contro i sedili
anteriori che in qualche modo attutirono
l'urto.
L'autista della Alfa Romeo
frenò a sua volta facendo fischiare le
gomme delle ruote senza riuscire ad
arrestare la corsa della autovettura
che, dopo essersi messa per traverso,
finì la corsa sulla Via Emilia
fracassandosi contro un paio di
autovetture che viaggiavano
trasversalmente rispetto al nostro senso
di marcia e prese fuoco.
Quando il semaforo passò
al verde pigiai sul pedale
dell'acceleratore e proseguii il viaggio
in direzione San Lazzaro.
Guardando nello specchietto
retrovisore feci in tempo a osservare i
due passeggeri della Alfa Romeo uscire
dall'abitacolo e mettersi in salvo.
Maddalena portò a termine la sega,
chinando il capo fra le mie cosce,
succhiando lo sperma che in grande
misura seguitava a uscirmi dalla
cappella.
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