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IL MEDICO DI FAMIGLIA
di
Farfallina
AVVERTENZA
Il
linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel
racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto
possa offenderti sei invitato a uscire.
Il
mio medico di base ha 52 anni, dieci più
dei miei, una moglie, due figli, e da più
di vent'anni esercita la professione
in convenzione con il Servizio Sanitario
Nazionale. La sua competenza di medico
è un punto di riferimento per tutte le
famiglie che assiste, compresa la mia,
perché è a lui che facciamo
riferimento tutte le volte che abbiamo
dei problemi di salute.
Il tipo di confidenze che
lui e io abbiamo instaurato è andato
ben oltre il semplice rapporto che
dovrebbe esserci fra medico e paziente.
Difatti ci lega una amicizia vera. Ci
tengo a sottolinearlo a dispetto degli
accadimenti di cui sono venuto a
conoscenza proprio stamani, fatti che
stento persino a credere siano veri
tanto appaiono inverosimili ai miei
occhi.
Augusto svolge
l'attività di medico di base in un
quartiere popolare alla periferia della
città. Case popolari di sei sette
piani, sorti come funghi a cavallo degli
anni settanta, abitati principalmente da
immigrati provenienti dal sud
dell'Italia. E' in questo quartiere,
dove i bambini sono ancora liberi di
giocare per le strade, che vivo
attualmente.
Lo studio medico dove,
previo appuntamento, Augusto svolge la
propria attività ambulatoriale è
aperto cinque giorni alla settimana,
strutturati tra mattina e pomeriggio,
mentre altro tempo lo impegna
prodigandosi nelle visite domiciliari.
Il sabato e la domenica, giorni in cui
il servizio medico assistenziale è
coperto dalla guardia medica, si dedica
alla propria famiglia.
Augusto va pazzo per la
figa, specie quella giovane. Gli piace
appartarsi con le puttane, soprattutto
quelle dell'est, giovani e dall'aspetto
sbarazzino, per abbandonarsi a leccare
loro la figa.
Essendo medico è ben
consapevole del rischio cui va incontro
ogni volta che pratica il cunnilingus
con una di loro; una pratica sessuale ad
alto rischio di contagio venereo specie
se fatta con le prostitute, ma la cosa
sembra non importagli granché.
Riesce a soddisfarsi, mi ha
confidato lui stesso, soltanto se può
offrire alla donna a cui lecca la figa
delle intense sensazioni di piacere, che
a suo dire scaturiscono dal modo in cui
lui sa stimolare, con bocca e lingua, il
clitoride, l'orifizio vaginale e le
piccole e grandi labbra, sfregandole,
leccandole e mordendole.
Mentre succhia è bravo
come pochi altri maschi nell'utilizzo
della saliva come lubrificante, ne fa un
largo uso nel cunnilingus poiché, a suo
dire, consente una stimolazione dolce e
fluida dei genitali femminili, specie se
combinata con quella manuale delle dita
che si premura di fare scorrere nella
parte interna della vagina (in
particolare la più sensibile area a
diretto contatto con il ventre). Io
stesso ho provato a mettere in pratica
queste sue teorie, facendo sesso con le
mie occasionali compagne di letto, e
debbo ammettere che il risultato è
stato ogni volta fantastico.
A tutt'oggi non so
spiegarmi quali siano le ragioni che lo
hanno spinto a rivelarmi che gli piace
praticare il cunnilingus con le puttane.
Forse perché ha avvertito il bisogno di
confidarsi con qualcuno che potesse
comprenderlo, oppure soltanto per
vantarsene. E poi avendomi avuto in cura
negli ultimi due anni per lo scolo che
mi sono procurato in due occasioni,
scopando con le nigeriane che si
prostituivano sulla tangenziale, poco
distante dal bar che gestisco da una
decina di anni, ha pensato a me come la
persona giusta con cui poterne parlare
persuaso di essere compreso.
Mi ha raccontato che lo
appaga tantissimo istigare piacere nella
donna a cui lecca la figa, specie se si
tratta di una puttana, confidandomi che
mentre si applica nel cunnilingus quello
che lui avverte è un crescendo di
sensazioni che lo coinvolgono sino
all'estremo delle forze, facendolo
venire di brutto mentre è impegnato a
leccare la figa infischiandosene se
talvolta la donna è recalcitrante perché
ha le mestruazioni e non vorrebbe essere
leccata lì.
Come ogni medico di base
anche Augusto è stato allettato a più
riprese da proposte sconvenienti
rivoltegli da emissari di case di cura e
poliambulatori che operano in città. In
più di una occasione gli hanno offerto
regalie a patto che inoltri nelle loro
strutture sanitarie i pazienti da lui
assistiti. A questo genere di proposte
ha sempre risposto picche, anzi, mi ha
confidato di essersi persino pentito di
non avere avuto abbastanza coraggio per
denunciare alla magistratura questi
tentativi di corruzione.
Cinque anni fa, come molti
medici di base della città, anche lui
aveva cominciato a indirizzare i suoi
pazienti presso un nuovo poliambulatorio
privato della città, di cui non ha
voluto rivelarmi il nome, compiaciuto
per la rapidità in cui, nella
struttura, venivano effettuate le visite
specialistiche, le indagini diagnostiche
e quelle umorali. Sennonché aveva
smesso di indirizzarvi i pazienti,
preferendo servirsi degli ambulatori
delle strutture sanitarie pubbliche,
dopo avere scoperto che le risposte
degli esami effettuati in quel
poliambulatorio contenevano sempre altre
richieste di approfondimento
diagnostico. Le diagnosi fatte dagli
specialisti che operavano in quella
struttura erano veloci, fin troppo
veloci, ma col risultato che spesso
spaventavano i pazienti.
Le refertazioni
radiologiche erano redatte in forma
ambigua. Spesso lo specialistica
insinuava la possibilità che certe
immagini radiologiche potessero
nascondere la presenza di una
neoformazione, suggerendo ai pazienti si
fare ulteriori analisi e approfondimenti
diagnostici da eseguirsi nella medesima
struttura sanitaria, naturalmente, al
fine di escludere la presenza del
cancro.
Aveva smesso di
indirizzarvi i propri pazienti
disgustato dalla malafede dei colleghi
che portavano avanti un gioco che a lui
sembrava fin troppo scoperto. Tanto più
che i medici ospedalieri, chiamati a
fare fronte chirurgicamente alle
diagnosi fatte in prima istanza dai
colleghi di quel poliambulatorio non ne
tenevano mai conto preferendo ripetere
gli esami diagnostici prima di
intervenire chirurgicamente.
Dopo che aveva cessato di
inviare i suoi pazienti a quel centro
clinico si era presentato al suo studio
un emissario del poliambulatorio
chiedendogli ragione di questo suo
rifiuto, offrendogli una
percentuale per ogni esame radiografico,
di sangue, visita specialistica e
check-up completo da lui prescritto ai
pazienti.
Augusto lo aveva preso a
male parole, mettendolo alla porta,
rinfacciandogli che il metodo messo in
atto dalla loro struttura sanitaria era
vergognoso, lasciandomi capire che ogni
giorno era costretto a fare fronte alle
indecenti proposte dei rappresentanti
delle case farmaceutiche che, dietro
compenso di una percentuale, lo
invitavano a prescrivere ai pazienti
quei farmaci che avrebbero potuto
garantirgli un compenso economico se
avesse messo da parte l'etica
professionale.
Da un po' di tempo,
essendosi sparsa la voce fra i
rappresentanti delle case farmaceutiche
che è il tipo di medico che non ci sta
a vendersi, nessuno osa fargli delle
proposte indecenti, infatti si limitano
a illustrargli le proprietà
terapeutiche dei farmaci e basta.
Mi sono chiesto in più
di una occasione come possa non rendersi
conto che la corruzione è dilagante,
anzi è diventata parte integrante della
nostra società, una cultura assimilata
inconsapevolmente da tutti, difficile da
estirpare, persino difficile da
rifiutare. Lui però lo ha fatto.
Augusto questa mattina è finito
in manette. E' stato arrestato nel suo
studio medico dai carabinieri,
incriminato con l'accusa di essere uno
stupratore seriale, sospettato di decine
di violenze sessuali su giovani
prostitute che non hanno mai avuto il
coraggio di denunciare l'accaduto.
Sembra che fosse diventato l'incubo
delle prostitute che ogni notte vendono
il proprio corpo lungo la Via Emilia.
Resta il fatto che Augusto è un buon
medico. Spero che esca al più presto
dal carcere dove è stato rinchiuso.
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