IL GIORNO DEI GIORNI
Campovolo - Reggio Emilia 10 settembre 2005

di Farfallina

AVVERTENZA

Il linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto possa offenderti sei invitato a
uscire.

 

      Il casello dell'A1 è ubicato nell'immediata periferia di Fidenza. Arresto il muso della Golf davanti alla sbarra che dà libero accesso alle corsie dell'autostrada. Prelevo lo scontrino dall'erogatore da cui sporge il foglio di carta e rimango in attesa. Appena la sbarra viene sollevata faccio pressione con la punta del piede sul pedale dell'acceleratore e con i miei compagni di viaggio ci ritroviamo a percorrere la curva a raggi costanti della corsia di accelerazione, subito dopo viaggiamo sulla corsia di destra dell'autostrada. Il flusso delle automobili che si muovono in direzione Bologna è intenso. La giornata è festiva e per fortuna non c'è traccia di mezzi pesanti. Mantengo le distanze di sicurezza dalle vetture che mi precedono con la velocità costante di 130 Km/h.
     Abbandonato il casello autostradale sono il primo a prendere la parola.
      - Ora tocca a me spiattellarvi quelle che ritengo essere le cinque cose più importanti della mia vita. - dico rivolgendomi alla combriccola di amici che viaggiano sulla Golf. - Allora per me le cose più importanti sono, in ordine d'importanza, queste: Al primo posto metto la figa! Al secondo le tette e al terzo la musica. Al quarto posto colloco la Golf gtì e infine al quinto posto un bel culo! Femminile, ovviamente!
      - Sei il solito stronzo maschilista. - mi stronca Bambi, la cucciola di ragazza con cui faccio coppia fissa da poco più di un anno. Sta seduta con le gambe incrociate, in maniera scomposta, sul sedile accanto al mio, e mastica un chewing-gum con cui fa schioccare, senza sosta, dei palloncini. Come al solito non indossa la cintura di sicurezza, ma evito di ricordarglielo anche se mi seccherebbe cuccarmi una multa di 36 euro nel caso i carramba ci fermassero.
       - Beh, anch'io un'idea ce l'avrei. - conferma il mio amico Giovanni che insieme a Rossana, una pupa non male che ho conosciuto oggi per la prima volta, occupa il sedile posteriore della Golf.
       - Dai, spara. - dico senza perdere di vista le corsie dell'autostrada che si dipanano davanti ai miei occhi al pari di un imbuto senza fine.
       - Al primo posto metto alcol e droga. Al secondo posto il calcio e al terzo la chitarra. Al quarto l'amore e per ultimo gli amici.
       - Ma va là. - lo interrompe Bambi. - La droga? Ma se l'unica volta che ti ho visto fumare uno spinello sei stato male per una intera settimana. Non riesci manco a fumare una Marlboro Ligh.
       - Embè?
       - Ma dai, sei ridicolo. Per non parlare di quando andiamo a cena e sorseggi qualche bicchiere di lambrusco. - lo ammonisce di nuovo Bambi. - Cazzo! Le guance ti si colorano di rosso e il volto assume le sembianze di un peperone.
       - Giovanni ti conviene stare zitto, va che è meglio. Altrimenti Rossana intuisce con che pasta di uomo ha a che fare e ti scarica su due piedi. - dico ribadendo il concetto già espresso da Bambi.
       Alle parole faccio seguire una risata che coinvolge anche le ragazze, dopodiché guardo il volto di Giovanni riflesso nello specchietto retrovisore, appena sopra la mia testa.
     Un cartello della segnaletica autostradale indica come prossima l'uscita al casello di Parma Sud. Ancora poche decine di chilometri e saremo a Reggio Emilia.
     Non sto più nella pelle per l'emozione. Finalmente sta per arrivare "Il giorno dei giorni", un momento che ho tanto atteso e descritto da tutti i media come l'evento musicale dell'anno.
     L'esibizione di Ligabue sono certo che entrerà nella storia della musica come il concerto più imponente d'Europa, non solo per l'impiego di mezzi, ma soprattutto per la presenza di persone. Già si parla di 200.000 mila ticket bruciati in prevendita. Una pazzia!
    Meno male che i biglietti del concerto, per me e Bambi, li ho acquistati con molto anticipo, usufruendo dei servizi on-line reperibili in internet, altrimenti sarebbe stato difficile procurarmeli negli ultimi giorni di prevendita. Giovanni invece non so come sia riuscito a procurarseli perché li ha acquistati soltanto l'altro giorno. Non mi ha detto come ha fatto a procurarseli e nemmeno mi va di chiederglielo.

     L'attesa per l'esibizione del Liga si è protratta per tutta l'estate. Adesso sono a due passi dal realizzare il mio sogno. Mi ritornano alla mente i manifesti che pubblicizzavano il concerto, comparsi in primavera a Busseto, il paese dove Giovanni, Bambi e io stiamo di casa, manifesti che riportavano la scritta: "quarantamila biglietti già venduti".
     Cristo! Non aveva ancora preso avvio la prevendita e già c'erano quarantamila ticket venduti. Com'é possibile? Boh? La cosa resterà per sempre un grande mistero, penso.

       - In quanti saremo al concerto? Cinquantamila? Centomila? - chiede Rossana che sembra avermi letto nel pensiero.
       - Penso che saremo molti di più. Ho letto su Repubblica che gli organizzatori si sono posti l'obiettivo di abbattere il record delle centocinquantamila persone che a suo tempo hanno presenziato al concerto degli U2 tenutosi sempre al Campovolo di Reggio qualche anno fa. - la informo.
       - In che anno c'è stato il concerto? - domanda Bambi, curiosa.
       - Tu eri ancora una bambina.
       - Vaffanculo. Stronzo!
       - Il concerto degli U2, come questo del Liga di stasera, era inserito nel programma della Festa Provinciale dell'Unità. A essere sincero non ricordo di preciso l'anno, il 1997 forse, quello di cui sono certo è che fu un evento memorabile. Roba da Guinnes dei primati perché i ticket venduti in quella occasione superarono il numero degli abitanti della città di Reggio, e la cosa la dice lunga sull'eccezionalità dell'evento.
       - Ma va... Incredibile! - interviene Giovanni.
       - In quella occasione gli U2 raggiunsero Bologna in aereo, dopodiché si spostarono a Reggio in elicottero. Ma per guadagnare il palcoscenico furono costretti ad abbandonare l'auto che li trasportava lungo il tragitto. Si racconta che percorsero l'ultimo chilometro nascosti dentro un'ambulanza per evitare l'assalto dei fans.
        - Ma tu come fai a saperle tutte queste cose? - chiede Bambi.
        - Le ho lette sulle pagine di Repubblica, che altro.
        - C'è da sperare che anche stavolta tutto fili per il verso giusto e non ci siano inconvenienti di sorta. - prosegue Bambi attorcigliando due dita della mano in segno di scaramanzia.
        - Cristo, Bambi! La macchina organizzatrice dei compagni reggiani è pari a quella di un rullo compressore. Mica scherzano quelli, chissà da quanti mesi hanno cominciato a preparare questo mega evento. Considera l'impegno che ci vuole per progettare la disposizione dei palchi, i parcheggi per le automobili, i campeggi per ospitare i visitatori. Su Repubblica c'è scritto che a Reggio arriveranno persino dei treni speciali in occasione del concerto, oltre alle centinaia di pullman e le migliaia le automobili. Per la Madonna! E' difficile quantificare il numero di volontari occupati nell'organizzazione di una Festa come questa. Saranno migliaia, credo.
       - Beh, l'importante è che non succeda del casino, non si sa mai di questi tempi. - tira le somme Rossana.
       - Però il Liga un po' presuntuoso lo è. Cazzo! Il progetto di suonare su quattro palchi con band diverse una dall'altra, nella stessa serata, è fantastica ma azzardata. - dà per certo Bambi.
       - Mah, speriamo che non deluda le nostre aspettative. - le rispondo. - Perché farà di tutto per mostrarsi superiore a Vasco Rossi.
       - Di questo ne sono certo. - annuisce Giovanni. - Sai bene che io sono un fanatico di Vasco.

     All'improvviso le autovetture che mi precedono rallentano l'andatura. In meno che non si dica ci ritroviamo con la Golf bloccata da un mostruoso imbottigliamento di macchine. Provo a immaginare che la causa del blocco sia da attribuire a un incidente che ha coinvolto qualche autovettura, ma non ne sono tanto sicuro.
     E' solo mezzogiorno e mancano nove ore all'inizio del concerto del Liga. Tutt'a un tratto mi sorge il dubbio che la causa dell'incolonnamento sia invece da imputare al concerto del Liga. Penso che non sia un azzardo ipotizzare che la maggioranza delle autovetture incolonnate trasportino gente che come noi stanno per dirigersi al concerto.

       - Cristo, che sfiga! Quanto manca al casello di Reggio? - chiede Bambi
       - Dieci o forse quindici chilometri. Da poco ci siamo lasciati alle spalle l'abitato di Sant'Ilario D'Enza, credo.
       Passo la mano sulla fronte che gronda gocce di sudore per il gran caldo, dopodiché stiro la schiena all'indietro sul sedile indeciso se spegnere il motore della Golf per non surriscaldarlo oppure lasciarlo acceso.
     Incolonnati dietro il serpentone di macchine che ci precedono avanziamo a passo di lumaca in direzione Reggio Emilia. Il tempo scorre lentamente. Il caldo è soffocante e siamo diventati tutti e quattro più nervosi.
     Sono trascorse due ore da quando siamo incolonnati e in tutto questo tempo abbiamo percorso poco meno di 15 chilometri. Ne mancano un paio per raggiungere il casello di Reggio Emilia. Tutt'a un tratto gruppi di uomini e donne scendono dalle autovetture, bloccate sull'autostrada, e raggiungono il margine della carreggiata per fare la pipì.
     Rossana e Giovanni scendono pure loro dalla Golf, raggiungono di corsa il guard-rail, e passano dall'altra parte della carreggiata. Rossana si china sul prato, solleva la gonna jeans, abbassa il tanga, e fa pipì sotto gli occhi vigili dei passeggeri delle automobili che come me la guardano con curiosità.
     Prima di scorgerla in questa posa non avevo fatto molto caso alla forma del culo. Ce l'ha liscio come una pera matura, al contrario di quello di Bambi che mostra d'avere già qualche traccia di cellulite sulla pelle nonostante la giovane età. La cosa mi eccita e mi perdo a pensare che dovrebbe essere davvero piacevole seppellirle il cazzo nel buco del culo.

       - Cristo, ma come si fa a fare la pipì in mezzo a tutta 'sta gente! - s'incazza Bambi.
       - Oh, perdiana, quando scappa, scappa, mica potevano farsela addosso. - dico esprimendo il mio disappunto per le sue lagnanze.
       - Sì, va be', ma Rossana poteva trattenerla ancora un po' e non farsi vedere dalla gente a pisciare nel prato, ormai siamo prossimi all'uscita del casello di Reggio Emilia, credo.
- Buonasera!!

     Nell'abitacolo la temperatura è torrida. I finestrini della Golf sono tutt'e quattro abbassati. Ci sporgiamo con il capo fuori dell'abitacolo in cerca di un improbabile refrigerio. La T-shirt che indossa Bambi è umida di sudore e i capezzoli sono ben visibili sotto il tessuto bianco della maglietta. Armati di santa pazienza ascoltiamo Radio Bruno, una delle emittenti locali collegate in diretta con gli organizzatori del concerto, che ci è utile per mantenerci aggiornati in tempo reale sull'evento.
     Dopo due ore di coda incomincio a perdere sensibilità alle gambe, ma soprattutto ai piedi che premono sul pedale dei freni e dell'acceleratore. Decido di accettare la proposta di Bambi e ci scambiamo di posto. Lei si mette alla guida della Golf e io occupo il suo sedile.

       - Se procediamo di questo passo va a finire che ci perdiamo l'inizio del concerto. - si lascia sfuggire Rossana che, una volta svuotata la vescica, sembra più alleggerita.

     Quando usciamo dal casello autostradale di Reggio Emilia l'orologio che tengo al polso segna le 14.30. Gruppi di giovani, con indosso delle magliette nere e dei cartellini plastificati appesi al torace, con sopra disegnato il logo del Campovolo, distribuiscono volantini agli automobilisti. Agguantiamo un paio di fogli e incominciamo a leggerli.
     Riportano mappe, informazioni, e consigli utili per raggiungere l'area del concerto. Dopo che siamo transitati davanti ai grandi magazzini dell'Ipercoop Virgilio, impieghiamo un'altra buona mezzora per raggiungere la rampa d'accesso che immette sulla circonvallazione della città.
Da un punto sopraelevato della strada scorgiamo, in lontananza, l'immensa struttura del Campovolo che s'innalza in aperta campagna con le sue torri metalliche e desta meraviglia in tutti noi.

        - Cazzo! E adesso dove parcheggiamo? Qui è un casino generale. Non ci capisco niente. Porco di un cane! - impreca Bambi.
        - Dobbiamo uscire dalla tangenziale al più presto altrimenti va a finire che andiamo a incasinarci. Parcheggiamo la macchina nel primo buco che ci capita sott'occhio e raggiungiamo a piedi la Festa, diversamente non ci arriveremo mai. - le urlo dietro.
        - Okay, va bene, ma stai calmo, accidenti a te.

     Gli addetti all'organizzazione della Festa insistono a mandarci a parcheggiare in culo al mondo e noi iniziamo a spazientirci. Troviamo da piazzare l'auto in un buco lasciato inspiegabilmente libero all'interno di uno stradello poco distante dalla circonvallazione. Abbandoniamo l'auto al suo destino confidando di riuscire a trovarla senza troppa difficoltà a fine manifestazione.
     Le strade di Reggio sono occupate da una fiumana di ragazzi e ragazze con lo zaino sulle spalle che cercano di dirigersi verso il Campovolo. Impieghiamo mezz'ora per raggiungere a piedi l'area della Festa de l'Unità.
     Sono le 16.00 di un pomeriggio afoso quando superiamo i controlli all'ingresso dell'area del concerto. Le previsioni meteorologiche del TG5 pronosticavano cielo coperto con possibilità di pioggia, invece il sole picchia forte e costringe la quasi totalità delle persone a denudarsi per godere della tintarella di questo caldo autunno.
     Mentre c'inoltriamo nel prato dell'area del concerto, già superaffollata di gente, prendiamo coscienza di quanto sia imponente la struttura dei palchi. Una infinità di riflettori è pronta a illuminare l'evento e io sono eccitato da morire.
     Troviamo posto sul prato abbastanza lontano dal palco "Vintage", nostro obiettivo primario.
     Bambi e Rossana si tolgono la maglietta e restano con addosso il reggiseno e la gonna. Faccio caso alle tette di Rossana e resto piacevolmente sorpreso dalla curvatura piuttosto voluminosa. L'area dei capezzoli si mostra attraverso il tessuto del reggiseno specie con l'estremità appuntita.
     Il sole mi fa bollire la pelle e non solo quella. Dagli zainetti facciamo uscire i plaid che ci siamo portati appresso e li stendiamo sul prato, dopodiché ci stendiamo sopra.
     Tutt'intorno c'è una gran cagnara. Risa e schiamazzi si sovrappongono alle urla della gente. C'è chi strepita nei telefonini e chi agita con insistenza le braccia nelle varie direzioni per farsi vedere. Un elicottero della polizia sorvola a più riprese le nostre teste per controllare che tutto proceda per il meglio. Mi libero della maglietta e la metto sopra il capo, in mancanza di un berretto, per ripararmi dai raggi del sole, dopodiché rimango anch'io a dorso nudo.
     Bambi e Rossana, sedute sul plaid, con le gambe incrociate, si preparano una canna da fumare. Tutt'e due hanno raccolto i capelli dietro al capo, a coda di cavallo, e non posso fare a meno di costatare, dopo essermi guardato bene d'attorno, che ambedue sono delle gran belle fiche.
     Alle orecchie mi giungono le musiche che provengono dai diffusori. I complessi musicali che si esibiscono a rotazione sui diversi palchi servono a diluire le ore di attesa che precedono il grande evento del concerto del Liga, ma non ci faccio troppo caso, preso come sono nel guardarmi attorno.

       - Non abbiamo più niente da bere, accidenti! - si lamenta Bambi. - Potresti fare un salto a comprare delle bottiglie di acqua in uno degli stand che si trovano là in fondo. Dai, Lorenzo, fammi questo piacere.
       - Ti accompagno, se vuoi. - le fa eco Rossana.
       - Vieni anche tu? - domando a Giovanni che sta sdraiato sul plaid e di cui non riesco a distinguere gli occhi, sottratti alla mia vista dalle grosse lenti scure dei Ray-Ban.
       - Preferisco stare qui, andate pure voi due.
       - Okay, sta bene.
       Io e Rossana, dopo esserci fatti coraggio, ci avventuriamo per una selva di corpi seminudi distesi sul prato, attenti a non calpestare le persone ma anche gli oggetti sparsi qua e là, mentre ci avviciniamo a uno dei punti di ristoro.
Tutt'a un tratto Rossana incespica su una gamba che si è levata d'improvviso dal prato. Per non cadere la ragazza di Giovanni si aggrappa a me. Me la ritrovo fra le braccia e avverto subito il gonfiore delle tette che premono contro il mio petto. Ci guardiamo negli occhi per un attimo che sembra interminabile, poi lei si separa dal mio abbraccio.

       - Meno male che c'eri tu a tenermi in piedi, altrimenti sarei caduta per terra e mi sarei fatta male.
       - Eh, sì, ma comunque è stato un piacere abbracciarti.
       - Ma và, fai il cretino?
       - Sto dicendo sul serio.
       - Ah, sì? Bene, allora informerò Bambi quando faremo ritorno al nostro posto.
       Si sta beffando di me, ne sono certo. Non faccio troppo caso alla sua intimidazione anche se ha cambiato espressione del viso nel pronunciare quelle parole.
     A fatica riusciamo a raggiungere uno dei punti di ristoro. I prezzi per 1/2 bottiglia d'acqua minerale non sono da Festa de l'Unità. I gestori hanno approfitto della massa di richieste per alzare i prezzi in maniera esagerata alla faccia della Festa comunista, penso. Acquistiamo una decina di bottiglie al prezzo di tre euro cadauna e facciamo ritorno al posto occupato da Bambi e Giovanni, se mai riusciremo a ritrovarli in mezzo al casino che c'è nel prato.
Impieghiamo mezz'ora per raggiungere il punto di partenza, agevolati nella ricerca dal telefonino con cui resto in contatto con Bambi che si è messa seduta sulle spalle Giovanni e si sbraccia per farsi riconoscere. Quando li raggiungiamo ci accolgono come fossimo dei benefattori.

      - A me l'acqua! - urla Bambi che subito s'impossessa di una delle bottiglie che tengo strette al petto, mentre altre le ho infilate fra la cinghia dei pantaloni come fossero dei revolver.
       - Cazzo, ma è calda da fare schifo quest'acqua.
       - Ce l'hanno venduta già così, pretendevi che fosse ghiacciata? E poi abbiamo impiegato mezz'ora per raggiungervi.
       - Mi sta bene lo stesso, non ti preoccupare. - conferma Giovanni che nel frattempo si è impossessato di una delle bottiglie consegnatagli da Rossana e l'ha svuotata tutta d'un fiato.

     La voglia di risentire i brani classici del Liga è parecchia. Le 21.00 sono passate da un quarto d'ora e ancora la Rokstar non è entrata in scena. Qualche dubbio sulla qualità dell'acustica mi è venuto ascoltando l'esibizione di Elisa e prima ancora quella di Edoardo Bennato, ultimi in ordine di apparizione a esibirsi dopo una lunga rassegna di gruppi musicali che ci hanno tenuto compagnia durante il pomeriggio.
     Le ombre scure sella sera sono scese sul Campovolo. Sul palco "Main" prendono forma le figure della band che accompagnerà il Liga durante tutto il concerto. Bimba, Giovanni, Rossana e io abbiamo lo sguardo fisso verso i maxischermi posizionati intorno al palco centrale, ma ancora il Liga non si fa vedere. D'improvviso veniamo spinti dalla folla che si accalca alle nostre spalle nella direzione del palco "Vintage". Faccio appena in tempo a raccogliere lo zainetto mio e di Bambi da terra e di porgerglielo prima di essere trascinati in avanti dalla folla di persone alle nostre spalle.
      Finalmente sui maxischermi appare l'immagine del Liga e un boato si leva dalla folla verso il cielo. Indossa una camicia nera a maniche corte e jeans scuri, imbraccia la chitarra e tiene le braccia allargate a salutare noi fans. Senza volerlo sono venuto a trovarmi alle spalle di Rossana, a stretto contatto del suo corpo, spinto dalla gente che mi pressa addosso. Bambi e Giovanni invece sono scivolati qualche metro più avanti rispetto allo spazio che occupiamo Rossana e io.

      Il Rocker di Correggio apre il concerto, ma l'audio dal punto in cui siamo, dirimpetto al palco "Vintage", seppure a una certa distanza, è scandaloso. Qualche dubbio sulla qualità dell'audio mi era venuta ascoltando l'esibizione di Elisa, ma adesso il suono che esce dalle casse è molto peggio, anzi a tratti è completamente assente. Quello che giunge alle mie orecchie è solo un flebile suono, accidenti!
       - Cristo! Non è mica possibile. Qua non si sente una sega. - urla Rossana mentre gira il capo nella mia direzione.
       - Vedrai che si accorgeranno delle carenze dell'impianto audio e vi porranno rimedio. - la rassicuro.
       - Mah, ho dei dubbi.
       La gente alle mie spalle incomincia a urlare "Audio. Audio. Voce! Voce!". Sono spinto in avanti e ancora una volta mi vengo a trovare a ridosso del culo di Rossana. Tutt'a un tratto mi ritorna alla mente quando nel pomeriggio l'ho vista chinarsi sul prato, a lato dell'autostrada per fare la pipì, e mi ritrovo con il cazzo duro.
     Sui maxischermi scorgo il volto del Liga che fa cenno a qualcuno dell'equipe di tecnici che gli stanno attorno di avere problemi con gli auricolari. Spero che al più presto pongano rimedio all'inconveniente dell'audio, altrimenti 'sto concerto è davvero una grande fregatura, penso.
      L'esibizione del Liga prosegue senza pause e tutti, perlomeno dalla nostra postazione, siamo in attesa che si percepisca anche la voce del Rocker di Correggio. L'audio continua ad andare e venire e la gente intorno a me seguita a gridare "Voce, Voce!". Siamo in molti a spazientirci. Hanno inizio i primi fischi e tutti incominciamo a inveire con urla verso il palco.
     Mi ritrovo con il cazzo duro e lo struscio di continuo contro il culo di Rossana che sembra non fare caso ai miei continui palpeggiamenti. Avvicino le labbra al suo collo in modo da farle sentire l'alito del mio respiro sulla pelle. Rossana non si ribella, anzi, lascia che la baci sulla nuca mentre le afferro i fianchi con tutte due le mani e attiro il culo verso di me.
Seguito a strusciare il cazzo contro le natiche mentre il Liga ha incominciato a intonare "L'odore del sesso" immancabilmente coperto da fischi e urla.
      Il concerto va avanti, ma a questo punto non m'importa granché del Liga e delle sue canzoni preso come sono dallo strusciare il cazzo sul culo che mi sta davanti. Affondo entrambe le mani attraverso la cintura che sorregge la gonna di Rossana e con le dita di una mano sono lesto a raggiungere l'elastico del tanga, subito dopo arrivo alla selva di peli del pube.
     Sono accalorato e il cazzo mi duole per la troppa eccitazione. Ho il respiro in affanno e non manco di farlo sentire addosso al collo di Rossana.
Seguito a fare scorrere le dita sui peli del pube carezzandola delicatamente senza riuscire a raggiungere la fessura della passera.
    Si è consumata mezzora di spettacolo quando il Liga abbandona la chitarra che gli è servita ad accompagnare l'ultimo pezzo e si lancia, inseguito da un proiettore a occhio di bue, sulla passerella che dal palco "Main" conduce a quello "Solo". Imbraccia una nuova chitarra e inizia a cantare "Sogni di Rock & Roll".
    La voce del Rocker di Correggio torna a farsi sentire, anche se in alcuni momenti scompare, e allora ricominciano i fischi e le urla.
    A Rossana, come sta succedendo a me, sembra importare assai poco del concerto perché tutt'a un tratto percepisco le dita della sua mano che sfregano il tessuto dei miei jeans, là dove c'ho il pacco duro. Seguita a carezzarmi il cazzo, al riparo dal tessuto dei pantaloni, senza un attimo di pausa mandandomi al settimo cielo.
    Tutt'intorno si alza il coro "C'avete rotto il cazzo" che copre la voce del Liga che seguito a percepire in malo modo. Gruppi di persone furenti con l'organizzazione del concerto incominciano ad abbandonare le postazioni dinanzi al palco "Vintage" per raggiungere l'uscita del Campovolo.
     Avvicino le labbra all'orecchio di Rossana e l'invito a girarsi verso di me, cosa che fa senza indugio dopo avere abbandonato la presa sul cazzo. Adesso siamo una di fronte all'altro e ci guardiamo dritti negli occhi. Abbasso la cerniera della patta e resto in attesa.
     La mano di Rossana si introduce nella cerniera abbassata e incomincia a masturbarmi senza tirarmelo fuori dai pantaloni, il cazzo.
     Ansimo di piacere e le gambe incominciano a tremarmi. Rossana non sembra per niente turbata, seguita a guardarmi negli occhi e io serro le palpebre per non vederla. Le agguanto tutt'e due le chiappe con il palmo delle mani e l'attiro con forza a me. Ormai sto per venire, lo so, mi conosco troppo bene.

      - Vengo! - le dico.
      - Sì?
      - Sì, sì... - le urlo in faccia mentre sto infradiciandomi le mutante di sperma.

     Finalmente Liga ha raggiunto il palco "Vintage". Le casse sistemate di fianco del palco funzionano a sprazzi. La voce giunge ovattata e fatico a riconoscere le parole delle canzoni che canta. Quello che percepisco sono le urla di un tizio che sta alle mie spalle e mi scoreggia addosso le canzoni del Liga con la sua voce stonata. Persino l'immagine delle labbra della Rockstar che compaiono sui maxischermi, abbastanza lontane da me, sono fuori sincrono con quelle della sua voce.
     Bambi e Giovanni, che all'inizio del concerto sono stati sospinti dalla folla una decina di metri davanti a me e Rossana, ci raggiungono, scazzati entrambi, e si lamentano per la pessima qualità del concerto.

       - Volete rimanere ancora un po' oppure ce ne andiamo via? Io e Giovanni pensavamo d'andarcene. Sta bene anche a voi? - si scatena Bambi.
       - Se decidiamo di farlo non posso che condividere questa vostra scelta. - dico.
       - Va bene, dai, andiamocene prima che finisca il concerto, altrimenti oltre al danno corriamo il rischio della beffa, perché potremmo rimanere intruppati nel caos provocato dalle autovetture a fine serata. - conferma Giovanni, mentre anche Rossana sembra dello stesso parere anche se non lo esprime a parole.

     Camminiamo verso l'uscita dell'area del concerto districandoci in una selva di corpi. Impieghiamo 1/4 d'ora a trovare l'uscita. Prima di andarcene definitivamente dalla area della Festa de l'Unità facciamo un giro fra gli stand unitamente a gruppi di ragazzi incazzati che inneggiano a piena voce a Vasco Rossi.
       - 35 euro buttati nel cesso. - sintetizza il mio pensiero Rossana.
     - Probabilmente neanche gli organizzatori si aspettavano tanta affluenza e quelli che come noi erano lontani dai palchi sono rimasti fregati. - la incalza Bambi.
      - Scherzi? Certo che lo sapevano dal momento che i biglietti sono stati venduti tutti in prevendita. - l'ammonisce Giovanni.
       - Pazienza, dai, il Liga è sempre un mito, anche se stavolta. - soggiunge Rossana.
       - Sì, ma preferisco di gran lunga Vasco. - le fa eco Bambi, e non riesco a darle torto.

     Fuori dalla Festa c'è un ingorgo di macchine. I vigili non riescono a canalizzare il traffico nelle giuste direzioni. Per fortuna abbiamo lasciato la Golf a una certa distanza dal Campovolo.
     Dopo essere saliti in macchina prendiamo la direzione che conduce alla statale del Cerreto, evitando d'immetterci sulla tangenziale dove il traffico di macchine blocca la strada. A Rivalta prendiamo la strada per Montecchio e dopo un ora di strada siamo a Busseto, a casa nostra.

        
- Alla prossima. - mi saluta Rossana mentre sale sulla macchina di Giovanni che l'accompagna a Zibello. - Evviva il Liga!!!
        
- Sì, certo, alla prossima. - rispondo. Ma dopo quanto è successo fra me e lei al concerto non m'importa granché di sostenere a piena voce che Vasco è meglio.

 

 
 

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