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IL
GIOCO DELLA BOTTIGLIA
di
Farfallina
AVVERTENZA
Il
linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel
racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto
possa offenderti sei invitato a uscire.
Accucciata
nel sacco a pelo davo ascolto al rumore
delle gocce d'acqua che
rimbalzavano sulla tenda da campeggio,
poco sopra la mia testa, e quello dei
rami degli alberi che si contorcevano
scossi dalle folate del vento.
La
pioggia era iniziata a cadere
sul bivacco di tende dal primo
pomeriggio, subito dopo pranzo,
obbligandomi a rimanere tappata sotto la tenda insieme alle mie
compagne.
- Beh,
che facciamo? Mica possiamo trascorrere
il resto del pomeriggio ad annoiarci
sotto la tenda. - disse Barbara.
- Meglio
stare qui ad annoiarci piuttosto che sedute
sui banchi di scuola, no?
- rispose Sonia dopo essersi girata per
traverso nell'imbottitura del sacco a
pelo dove era rannicchiata.
- Mi
domando cosa diavolo stanno facendo le
ragazze che occupano le tende accanto
alla nostra. - disse Lucia che delle mie
compagne di tenda era senz'altro la più
ingenua.
- Ma cosa
te ne frega! - dissi io. - Lascia che
facciano quello che gli pare, pensiamo
piuttosto a noi.
- Giusto!
- approvò Barbara. - pensiamo solo a
noi cinque.
- Sarà
dura arrivare sino a sera. Se seguita a
piovere con questa intensità non
potremo andare da nessuna parte. - disse
Viviana accartocciata nel sacco a pelo
sino al collo.
Barbara e
Sonia incominciarono a confabulare
fra loro a bassa voce come erano solite
fare in classe, poi presero a ridere
entrambi.
- Beh,
possiamo sapere anche noi qual è
il motivo di tanto ridere? - dissi
volgendo lo sguardo nella loro direzione.
- Sono
cose nostre. - disse Sonia coccoloni
fuori dal sacco a pelo, sulla cui
maglietta riuscivo a intravedere
l'estremità appuntite dei capezzoli.
- Bella
risposta,
davvero. - ribattei indispettita per il
tono di voce usato da Sonia.
- Non
mettiamoci a litigare fra noi, eh! - disse
Lucia.
- Ma no,
lo sai che scherzo, io. - replicai
arrabbiata.
- Dai,
ragazze, smettetela di litigare. - disse
Viviana assumendo il ruolo di
pacificatrice.
- Perché
non facciamo un gioco? tanto per passare
il tempo. - disse Lucia.
- Sì,
dai, giochiamo. Mettiamo la parola fine
a questa noia mortale. - approvò
Barbara. - Qualcuna ha delle idee?
-
Potremmo giocare alle "Affinità
elettive". Lo conoscete il gioco? -
disse Lucia.
- Io non
lo conosco. - dissi.
- Nemmeno
io. - obiettò Viviana.
- Il
gioco è abbastanza semplice. - disse
Lucia. - Ciascuna delle giocatrici
dovrà scrivere su un foglio il nome
della persona, tra quelle presenti, che
ritiene più compatibile sessualmente
con sé stessa. Chi verrà sorteggiata
per prima dovrà indovinare, nel tempo
concordato, l'affinità elettiva di
un'altra giocatrice, opportunamente
sorteggiata, scoprendo attraverso le
domande la ragazza che ha intervistato
su di un foglio che leggeremo soltanto
al termine del gioco insieme ai fogli
delle altre giocatrici.
Il gioco si farà interessante se riusciremo a scoprire le
abitudini sessuali di ciascuna di noi
suggerite attraverso la malizia
delle domande. Che ne dite, vi sta bene
l'idea? Giochiamo?
-
Troppo complicato. - disse Barbara. -
Troviamo un gioco più semplice.
-
Ad esempio? - la interruppe Viviana.
-
Beh, potremmo giocare a... "Toccami
lì".
- disse Barbara sprecandosi in un
ambiguo sorriso.
-
In cosa consiste? - chiese Lucia.
-
Ciascuna delle giocatrici dovrà
scrivere su un biglietto una parte
del corpo, dopodiché faremo la
conta per scegliere il nome di una delle
giocatrici che dovrà estrarre un
biglietto e baciare la
compagna di gioco nella parte del corpo
indicata nel bigliettino.
-
Per me è una cagata. - disse Viviana. -
Una cosa da bambine dell'asilo.
-
Concordo. - dissi io.
-
Fatela voi una proposta, allora. -
brontolò Barbara risentita per la
bocciatura della sua proposta.
-
Dando per assodato che ciascuna di noi
sappia giocare a poker potremmo giocare
a "StripPoker". Che ne dite? -
disse Sonia.
-
Se ci fosse qualche maschietto il gioco
sarebbe divertente, ma farlo fra noi
ragazze che senso ha? - la interruppe
Viviana.
-
Cazzo! Ma a te non va mai bene niente.
Fai tu una proposta decente, dai, che
gioco proponi? - disse risentita Sonia.
-
Beh, se siete tanto interessate a fare
dei giochi erotici allora facciamo il
più classico che ci sia. Il gioco della
bottiglia. - disse stupendoci non poco.
Ero
cotta di Viviana anche se non glielo avevo
mai rivelato. Della compagne di liceo
era la più simpatica e quella con cui
trascorrevo gran parte del tempo libero
fuori della scuola. Vanitosa la era, ma
meno delle altre ragazze, e poi era
bella da star male. Ero invidiosa e
nello stesso tempo innamorata della sua
bellezza.
Avvallai la proposta sapendo che
il gioco mi avrebbe dato l'opportunità,
nel caso lei e io ci fossimo
incrociate, di fare la penitenza che mi
avrebbe ordinato di fare.
-
Ma anche questo è un gioco che si fa
insieme ai maschi. - si lamentò Lucia.
-
Vorrà dire che stavolta ne faremo a
meno. - la interruppe Sonia volgendo lo
sguardo nella direzione di Barbara che
la ricambiò con un sorriso a dir poco
malizioso.
-
Dai, mettiamoci in circolo al centro
della tenda. - dissi uscendo col busto
dal sacco a pelo.
-
Ci serve una bottiglia. - disse Viviana.
-
Nello zaino ne ho una di Coca Cola. E'
ancora piena, può andare bene? - disse
Barbara.
-
Sì, certo che va bene, tirala fuori,
dai . dissi.
Qualche istante dopo eravamo in circolo,
al centro della tenda a igloo, animate
dalla voglia di prendere parte al gioco
della bottiglia. Barbara fece la conta e
toccò a Lucia il compito di fare
ruotare per prima la bottiglia.
-
Prima di cominciare a fare girare la
bottiglia devi specificare qual è la
posta in palio. - disse Viviana.
-
Cioè?
-
Beh, devi dichiarare: bacio, carezza,
leccata, schiaffo, pugno e così via.
Sono stata chiara?
-
Va bene, ho capito- disse Lucia
convinta dalle parole di Viviana. -
Allora prima di fare girare la bottiglia
dichiaro... CAREZZA!
-
La scelta di Lucia lasciò sui nostri
visi una palpabile delusione.
Tutte ci aspettavamo che
esprimesse una preferenza maggiormente
pruriginosa in modo da rendere
interessante il gioco. Ciononostante ci
catapultammo a osservare il
vortice della bottiglia che cominciò a
girare sino a quando, il collo di
plastica della Coca Cola, si orientò
verso il punto dove era accovacciata
Viviana.
Lucia scelse di sfiorarle,
delicatamente, il viso con il palmo
della mano e la cosa finì lì, nella
delusione generale.
Viviana, vittima della giocata, acquisì
a sua volta il diritto a fare girare la
bottiglia. Appoggiò una mano sulle
curve della Coca Cola, colma della
bevanda gassata, e si premurò di
dichiarare l'intenzione di gioco prima
di fare girare la bottiglia.
-
Leccata! - disse stupendomi non poco.
Se qualcuno ci avesse scorto, mentre
facevamo girare la bottiglia, avrebbe
avuto la sensazione di trovarsi di
fronte a un gruppo di adolescenti
spericolate , pronte a lanciarsi
in baci e toccamenti saffici, invece era
la prima volta che mi accadeva di farlo.
Avevo accettato di partecipare al
gioco soltanto per mostrarmi
disinibita, ma con i miei sedici anni
ero impaurita e cercavo di nasconderlo
alle mie compagne per non essere derisa
e messa alla berlina.
- La bottiglia incominciò a ruotare su
sé stessa. dopo avere effettuato
qualche giro il collo di plastica si
fermò dove era seduta Barbara che
sembrò non dispiacersene.
- Non ho capito se tocca a me leccare
Viviana. - disse Barbara - Oppure se
deve essere lei a darmi una leccata.
- Non c'è una regola precisa, lo decide
chi fa ruotare la bottiglia. In questo
caso lo stabilisce Viviana. - disse
Sonia, contrariata dalla domanda di
Barbara.
- Allora decido di farmi leccare le
tette. Annunciò a sorpresa Viviana.
- Dieci secondi deve durare la leccata,
non uno di più. - confermò Sonia. -
Sono queste le regole del gioco.
- Va bene. - disse Barbara che non
stava più nella pelle dalla voglia di
leccare le tette dell'amica.
Viviana si liberò della T-shirt che
indossava sulla pelle e la fece scivolare
sopra il capo. Rimase con indosso il
reggiseno e i pantaloni della
tuta. Quando si liberò del
reggiseno i miei occhi caddero
inevitabilmente sulle tette. Gliele
avevo viste in altre occasioni, in
particolare quando ci spogliavamo in palestra, ma in quella
situazione, sotto la tenda, mi
apparvero ancora più belle e sode. Non
erano granché grosse come quelle di
Barbara, ma più armoniche.
- Voglio che mi lecchi qui. - disse
indicando con le dita l'areola di un
capezzolo. Subito dopo volse lo sguardo
verso Sonia rabbuiata dalla gelosia.
- Barbara si chinò in avanti e strinse
un seno nella mano. Sporse le labbra sul
capezzolo, poi cominciò a leccarlo con
la punta della lingua. Viviana
accompagnò il gesto della compagnia con
un lungo sospiro, poi si staccò
ritraendo il corpo all'indietro appena
furono trascorsi i dieci secondi
concordati per ogni penitenza. Quando si
rimise la maglietta aveva entrambi i
capezzoli turgidi e la cosa non mi
stupì.
Barbara afferrò la bottiglia e prima di
farla girare dichiarò la sua intenzione
di gioco. - Bacio. - disse.
Diede
una forte spinta alla bottiglia e la
fece girare molto velocemente su sé
stessa. Mentre la bottiglia di Coca Cola
ruotava guardò con insistenza nella mia
direzione mettendomi a disagio. Era con
me che desiderava scambiare il bacio, ne
ero certa. L'avevo capito dal dal modo
in cui mi aveva guardata, ma non volevo
stare con lei perché avevo voglia di
essere baciata da Viviana, da lei sola.
Fortunatamente la bottiglia si fermò
dinnanzi all'ingenua Lucia.
-
Bacio sulla guancia. - disse Barbara
togliendo dall'imbarazzo l'amica
che già si era messa in apprensione.
Mi
convinsi che era meglio fare girare la
bottiglia piuttosto che essere vittima
di attenzioni indesiderate. Quando Lucia
dichiarò la propria intenzione di
gioco, pronunciandosi a favore di uno
schiaffo, fui felice della sua scelta,
tanto più che il collo della bottiglia
si arrestò proprio davanti a me.
La
sberla che Lucia mi spiaccicò sulla
guancia non aveva niente di amichevole,
anzi, me la inflisse con cattiveria e
non riuscì a spiegarmi la ragione di
tanta acredine.
Quando toccò a me esercitare la
dichiarazione di gioco non ebbi nessuna
esitazione. Bacio! - dissi con la
speranza d'incocciare nella bocca di
Viviana.
Appoggiai la bottiglia sul pavimento
della tenda e diedi una piccola spinta
in modo che portasse a termine soltanto
un giro completo. Il collo della
bottiglia andò a fermarsi nello spazio
che mi separava da Viviana seduta
accanto a me.
-
Che faccio? - dissi delusa.
-
E' da rifare. - sentenziò Lucia.
-
Ma no, sta bene così, la bottiglia ha
superato il corpo di Erika facendo un
giro completo, quindi il bacio deve
darlo a me. - disse Viviana togliendomi
dall'imbarazzo.
-
Per me è da rifare. - insistette Lucia:
-
Se la bottiglia si fosse fermata prima
di raggiungere il corpo di Erika allora
sì che il colpo sarebbe stato da
rifare, ma in questo caso lo ha
superato. - disse Viviana.
-
Hai ragione confermò Sonia, sostenuta
nella propria tesi da Barbara che a sua
volta assentì con un lieve cenno del
capo.
-
Beh, allora desidero che Viviana mi baci
sulla bocca. -dissi pronunciando a
fatica quelle poche parole.
In
quel preciso momento desiderai che mi
spiaccicasse le labbra addosso alle mie
infilandomi mezzo metro di lingua
salivante tra le tonsille. Viviana mi
fece dono di un lungo, tenero, bacio.
Chiusi gli occhi e lasciai che la sua
lingua attraversasse per davvero le mie
labbra ed io feci lo stesso con lei.
-
Beh, non ci avrete mica preso gusto, eh!
- disse Lucia. - Sono già trascorsi i
dieci secondi pattuiti, andiamo avanti
con il gioco, dai.
Io
e Viviano c'eravamo appena distaccate
quando sulla porta d'ingresso della
tenda da campeggio comparve la figura
debordante di Don Ermete, il sacerdote
che aveva organizzato il weekend in
montagna.
-
Tutto bene ragazze? - disse guardandosi
intorno.
-
Sì, tutto bene, - confermò Viviana.
-
Avete cinque minuti per vestirvi. Ci
ritroviamo con le altre ragazze nel
salone del refettorio, va bene?
Il
gioco della bottiglia mi fece scoprire
l'amore saffico. Senza quella bottiglia
di Coca Cola non avrei mai trovato
sufficiente coraggio per baciare
Viviana. La nostra storia, germogliata
in quel grigio pomeriggio di giugno,
andò avanti per tutta l'estate
sino all'inizio del nuovo anno
scolastico.
Nel
corso della mia vita ho fatto l'amore
con uomini e donne in grande numero. A
trentatré anni mi ritrovo sola e senza
un progetto di vita, anche se posso
sostenere con molta sincerità che non
ne ho mai avuti, e nemmeno ho mai
cercato di realizzare dei sogni. Vivo
alla giornata aggiungendo nuove
avventure a quelle che ho già avuto,
così come capitano, come quando ero
adolescente e con i miei sedici anni ero
piena di vita.
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