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IL
CASELLO
DI PIACENZA SUD
di
Farfallina
AVVERTENZA
Il
linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel
racconto è indicato per un pubblico
adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il
contenuto possa offenderti sei
invitato a uscire.
U n
cazzo o due al giorno è tutto quello di cui
ho bisogno per essere felice. Li assumo
come le vitamine. Una botta e via. Di
meglio dalla vita non potrei avere. Mi
piace il sesso facile. Lo pratico con
chiunque, senza preclusioni di razza ed
età, perché sono convinta che il cazzo
è l'unica ragione per cui vale la pena
vivere.
Le dieci di sera sono
scoccate da qualche minuto quando, alla guida
della mia Opel Tigraesco,
esco dal parcheggio dell'Ospedale Maggiore. Il traffico a
quest'ora è sufficientemente
scorrevole. Abbandono la Via Emilia e
prendo la direzione del casello
dell'autostrada. Una leggera pioggerella
bagna il parabrezza e mi costringe ad
azionare le spazzole del tergicristallo.
Alle mie spalle lascio la città e le
sue luci. Ho tutta la notte davanti a
me.
Ho trascorso l'intero
pomeriggio in clinica prendendomi cura
di malati terminali. Uno di loro, un
ragazzo di vent'anni, è deceduto fra le
mie braccia.
Il sesso è l'unica medicina in
grado di lenire il malessere che mi
porto addosso. Quello di cui ho bisogno
è della compagnia di un maschio, uno
qualsiasi, che mi faccia sentire ancora viva.
Stasera ho un appuntamento
con un uomo. Di lui conosco soltanto il
nickname: "Marmista". L'ho
conosciuto sere fa nella stanza di una
chat erotica e fra noi è scoccata da subito
una reciproca attrazione.
Navigare in internet è il mio
passatempo preferito. Da quando ho
iniziato a frequentare la rete trascorro gran
parte del tempo libero a chattare,
perché non esiste situazione più
intrigante di certe stanze erotiche per
intraprendere nuove amicizie. Quello che cerco
sono incontri occasionali, alla cieca, e
anche stasera ne ho concordato uno.
Per l'occasione mi sono vestita in maniera
abbastanza sportiva. Una minigonna nera
elasticizzata e una camicetta bianca,
trasparente, è quanto di meglio porto
addosso. Al momento d'uscire dalla
clinica ero dubbiosa se indossare le
autoreggenti oppure mostrarmi con le gambe
nude e lisce, poi ho preferito adottare
quest'ultima soluzione.
A contatto della pelle ho
un intimo leopardato, di quelli che
fanno tanto troia, capace di
trasmettermi la carica erotica che
occorre possedere in situazioni come
quella di cui sarò protagonista
stasera.
Quando chatto non
appartengo al genere di donne che amano
masturbarsi davanti al monitor. Non mi
frega un accidente se il mio interlocutore
si mena l'uccello mentre digita sulla
tastiera parole come: "Ce l'ho
grosso e duro". Ciò che mi preme
sapere è se all'altro capo del video c'è
il tipo d'uomo che fa al caso mio, e non
uno sbruffone sparaseghe.
Considero ogni uomo al pari
di una preda e io voglio essere colei
che gli dà la caccia, ma lui ancora non lo sa. Trovo
sia divertente circuirlo. Il più delle
volte fingo di essere interessata al
tipo di lavoro che fa o alla sua età.
L'unica cosa che invece m'importa è
sapere in che città abita e se ha
voglia di scoparmi, possibilmente subito
se la distanza che lo separa da Parma,
la mia città, è poca. Sono gli
"affamati di figa" gli uomini
con cui preferisco interloquire. E' a
loro che dirigo soprattutto le mie
attenzioni.
Al momento di prendere
accordi sul luogo del convegno (in
genere scelgo l'uscita di un casello
autostradale), fremo dalla voglia di
sapere il tipo di autovettura con cui si
presenterà all'appuntamento. Spesso la
risposta tarda ad arrivare, specie se
l'autovettura in loro possesso è
modesta. E' strano come il solo pensiero
di fare del sesso nell'abitacolo di una
Fiat 500 mi ecciti tantissimo.
L'ingresso al casello
autostradale di Parma Nord è libero,
non c'è fila di autovetture né in
ingresso né in uscita. Raggiungo la
pensilina e premo il pulsante del
distributore automatico dei ticket.
Ritiro lo scontrino e la barra d'accesso
all'autostrada si solleva.
Dopo un quarto d'ora di
viaggio mi ritrovo a Fiorenzuola d'Arda.
Fra una decina di minuti sarò al
casello di Piacenza Sud e uscirò
dall'autostrada.
Talvolta i compagni di una
sola notte mi chiedono cos'é che mi
spinge a sbattermi qua e là in cerca di
sesso. La mia risposta è sempre la
medesima: la voglia di vivere.
Non credo alle amicizie
durature, raramente mi è capitato di
fare sesso con lo stesso maschio per
lungo tempo, soprattutto con gli uomini
di cui ho fatto conoscenza in chat. Con
loro limito gli incontri di sesso a
eventi occasionali. Uno, due, e a volte
tre appuntamenti, dopodiché non
rispondo più alle loro chiamate.
Non chatto per il bisogno
di trasgredire, lascio alle casalinghe
frustrate e alle mogli vanitose
l'illusione di infrangere le regole. Nel
corso della mia vita ho superato una
infinità di ostacoli, e mi è rimasto
ben poco da imparare; soprattutto dagli
uomini.
In chat è facile
esprimersi e confrontarsi più che in
qualsiasi altro modo. Al sicuro dietro
lo schermo dei monitor anche gli uomini
più timidi riescono a fare amicizie.
L'ho verificato di persona, facendo
sesso con uomini che altrimenti non
avrebbero mai osato fermarmi per la
strada o in qualsiasi discoteca. La chat è
un posto nella Rete in cui tutti possono
fare conoscenze e rendere la propria
vita più interessante, basta lasciasi
trasportare. Io lo faccio sempre.
Il Marmista, l'uomo con cui
ho l'appuntamento, mi ha confidato che
la scelta del nickname è caduta su
quello perché lo ritiene sinonimo di durezza.
Sono ansiosa d'incontrarlo e prendergli
in mano il cazzo per verificare di
persona se ciò che ha affermato con
tanta spavalderia corrisponde a verità.
I cavalcavia si susseguono
tutti uguali, uno dopo l'altro. Una
lunga striscia di autoarticolati occupa
la corsia di destra dell'autostrada e mi
costringe a rimanere per lungo tempo
nella corsia di sorpasso. Ancora pochi
chilometri e sarò a Piacenza.
Se sono agitata è per colpa
del meraviglioso turbamento ormonale che
mi scuote le viscere. Ho la figa umida e
il clitoride che sta facendole delle capriole,
anzi sta per scoppiarmi fra le cosce.
I momenti che precedono gli
incontri sono i più eccitanti. In
questi istanti libero la fantasia e mi
prende una dannata paura. Ho i capezzoli
turgidi e le tette gonfie come meloni.
Mi succede sempre in occasioni come
questa. Infilo una mano nel reggiseno e
aggiusto le tette verso l'alto. Mi
auguro di non incocciare in un maniaco
del BDSM come mi è accaduto il mese
scorso quando ho fatto conoscenza con un
tizio di Bologna con cui avevo
concordato un appuntamento.
In chat avevamo parlato dei
mille modi di fare sesso. La maniera
erudita con cui aveva descritto certe
pratiche sessuali mi aveva
incuriosito. Era la ragione principale
che mi aveva spinto ad accettare la sua
compagnia. In quella occasione
l'appuntamento lo avevamo fissato a
Modena in un Motel. La camera si era
impegnato lui a prenotarla.
Sulla soglia della camera
d'albergo mi ero trovata di fronte a un
tipo distinto, sui quarant'anni,
tarchiato, e dai capelli brizzolati. Il
cazzo che gli usciva dalla patta
sembrava duro come la roccia. Mettendo
piede nella stanza già pregustavo il
momento in cui me lo sarei trovato in
bocca quel rotolo di carne.
Mi ha fatto spogliare e
stendere nuda sul letto. Ho ubbidito
senza alcuna esitazione. Subito dopo ha
aperto la borsa 24 ore sistemata sopra
un comodino. Dentro, in perfetto ordine,
trovava posto un vasto assortimento di
verghe, frustini, flagelli provvisti di
nodi e uncini, gatto a nove code, lacci
e catene. Ammutolita sono rimasta a
guardarlo per alcuni secondi, poi sono
scoppiata a ridere.
Era sua intenzione farsi
flagellare! Lo stronzo voleva giocare
alle torture, senza sapere che il dolore
e la sofferenza accompagnano le mie
giornate di lavoro in ospedale. Ho
lasciato che si gingillasse con
l'attrezzatura da sexy shop e me la sono
svignata lasciandolo solo con in mano il
suo serpente di carne.
Soltanto chi pratica
incontri al buio sa quanto sia eccitante
l'attesa che precede la conoscenza con
l'interlocutore. I preliminari sono
parte integrante della pratica sessuale.
Hanno inizio nel momento in cui fisso
l'appuntamento e proseguono fino
all'attimo in cui incontro il mio uomo,
dopo è solo sesso.
Abbandono una mano dal volante e l'infilo nella borsetta
sistemata sul sedile alla mia destra.
Ricupero subito quello che cerco.
Scartoccio l'involucro e mi assicuro che
la scatola contenga i preservativi che
sono solita portarmi appresso.
L'uscita dall'autostrada,
al casello di Piacenza Sud, dista solo
due chilometri. Fra poco sarò di fronte
al mio interlocutore. Magari faremo
l'amore sulla sua automobile oppure in
qualche stanza d'albergo a ore, chissà!
Percorro la curva a
raggiera che conduce al casello d'uscita
dell'autostrada. Il casellante è lesto
a ritirare il tagliando che gli porgo.
Sul quadro luminoso compare la cifra del
pedaggio. Gli consegno una banconota da
20 euro e resto in attesa delle monete
di resto. L'uomo ha gli occhi puntati
sulle mie cosce. Mi accorgo che la gonna
è risalita e ho le mutandine scoperte.
E' su queste ultime che sembra essersi
incantato. Allargo le cosce e lascio
che i suoi occhi sprofondino sulla figa
umida. Prendo il denaro che sopravanzo e
lo saluto con un cenno del capo.
Fuori dal casello
autostradale sostano alcune autovetture
a lato della strada. Piove a dirotto e
la visibilità è ridotta a poche decine
di metri. La prima autovettura è un Bmw
blu, ma non è quella del mio
interlocutore. La seconda è una Lancia
Prisma. La terza è una Fiat Panda di
colore grigio metallizzato. E' la sua,
ne sono certa.
Parcheggio l'auto e salgo
sulla vettura del Marmista smaniosa di
verificare se quanto mi ha confidato in
chat corrisponde a verità. Spero
davvero che lo abbia grosso così... Ma
quella che sta per cominciare è già
un'altra storia.
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