I LOVE TRANSGENDER
di Farfallina

AVVERTENZA

Il linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto possa offenderti sei invitato a
uscire.

 

        Le due ragazze misero piede al Britos, uno squallido pub da rimorchio, poco dopo mezzanotte. Affacciandosi all’ingresso del locale discorrevano a voce alta, infischiandosene delle persone che occupavano i tavoli, attirando la mia attenzione. Soprattutto la più alta delle due, una mora dai capelli lunghi e ondulati, mi suscitò un forte interesse. Indossava una gonna corta, calze a rete, tacco da 12 e una maglietta super aderente, molto sexy, da cui traspariva l'impronta a piramide dei seni. Del corpo a forma di clessidra metteva in mostra quel poco e quel giusto che non offuscava la sua sensualità, ma che istintivamente accese la mia fantasia. Un alone di mistero la rendeva attraente e desiderabile ai miei occhi, dandomi l'impressione di nascondere chissà quali segreti, invogliandomi a fare la sua conoscenza.
   Conoscerla non fu una impresa semplice, ma nemmeno difficile. Quando le due ragazze si avvicinarono al bancone, davanti al quale occupavo uno degli sgabelli a trampolo, ordinarono entrambe un gin-fizz. Non andarono a occupare uno dei tavoli liberi, preferirono trattenersi davanti al bancone a poca distanza dalla mia postazione, con l'amica della ragazza mora che mi volgeva le spalle, mentre quella delle due su cui avevo rivolto la mia attenzione mi era di fronte a un paio di metri.
   Determinato nel volere fare la sua conoscenza misi in atto una strategia di adescamento che in altre occasioni aveva dato buoni frutti, così feci ricorso a impertinenti occhiate ogni qualvolta volgeva lo sguardo nella mia direzione, sperando di essere prima o poi ricambiato.
   Mi sarebbe piaciuto che dà lì a poco la sua amica si smaterializzasse lasciandomi il campo libero per dedicarmi al corteggiamento. Ero consapevole che non esistono metodi di seduzione scontatamente vincenti, anche se mi considero un tipo sexy a cui le donne faticano a dire di no, ma non do mai niente per scontato. 
   Indeciso sul modo di portare avanti il corteggiamento scelsi di giocare la carta del bel tenebroso, certo che avrei richiamato la sua attenzione, perché così facendo avrebbe avuto la sensazione di avere a che fare con un uomo completamente diverso dagli altri. 
   Il barista posò due bicchieri di gin-fizz sul bancone, dopodiché si allontanò per essere a disposizione degli altri clienti. Tutt'a un tratto la discussione fra le due ragazze si accese fino a diventare sempre più accesa, fintanto che quella delle due che mi dava le spalle si avvicinò all'altra, le diede uno schiaffo sul muso, e scappò via senza attendere l'eventuale reazione dell'amica che invece non ci fu. Soltanto quando raggiunse l'uscita della caffetteria fu insolentita dalle grida della ragazza mora, quella su cui avevo incentrato la mia attenzione.
   Sul bancone erano rimasti i bicchieri dei long-drink ordinati e ancora colmi. Per nulla turbata dal clamore suscitato dalla chiassata la ragazza si girò verso il bancone, afferrò uno dei bicchieri, e bevve tutto di un fiato il cocktail. Mentre si apprestava a riporre il bicchiere sul bancone i nostri occhi si agganciarono per un istante. Affascinato dall'impronta di rossetto che le labbra della ragazza avevano lasciato sul bicchiere non persi altro tempo e mi rivolsi a lei. 
   - E adesso che fai? Per la rabbia ti scoli anche il gin-fizz della tua amica?
   - Che cazzo vuoi? Si può sapere chi ti ha interpellato?
   - E dai! Smettila di fare la stronza.
   - Stronzo lo sarai tu.
   - Sei sempre così simpatica con gli uomini? Ma chi ti credi d'essere?
   - Una che non ti fila proprio.
   - Simpatica, eh.
   - Ma vaffanculo!
   - Ma tu che cazzo ci sei venuta a fare qui?
   - Sarò pur libera di fermarmi in qualche posto a quest'ora della notte oppure dovevo chiedere il permesso a te? Questo pub mi sembrava il meno peggio rispetto a tanti altri.
   - Qual è il tuo nome? 
   Non diede risposta alla mia domanda girò lo sguardo sul bicchiere ancora colmo di gin-fizz e si mise a berlo, stavolta lasciando il contenuto a metà, infine si mise seduta sullo sgabello e accavallò le gambe mettendo in mostra il lungo coscia.
   - Non vuoi dirmi come ti chiami?
   - Mi chiamo fatti i cazzi tuoi!
   - E di cognome?
   A questo punto, dopo la mia battuta, si mise a ridere e io feci lo stesso abbattendo in un solo istante la barriera che si era messa fra me e lei. Afferrai il bicchiere mezzo pieno del superalcolico, da lei lasciato sul bancone, cercai il punto dove era visibile l'impronta del rossetto sul vetro e deposi le labbra lì sopra, gustando in anticipo il sapore della sua bocca che mi proponevo di baciare.
   - A me piacciono un sacco le donne schiette come te. - dissi guardandola fissa negli occhi.
   - Di qualunque sesso sono?
   - Eh? - dissi piuttosto sorpreso da quella risposta.
   - Non sono la donna che tu credi, cerco solo di averne l'apparenza. Tutto qui. Ti spiace?
   Appena ebbe pronunciato quelle parole la prima cosa che mi venne in mente fu Eva Robin's, un transessuale dall'aspetto avvenente che a cavallo fra gli anni novanta e il duemila aveva raggiunto una notevole popolarità grazie alla sua bellezza e ambiguità sessuale.
   - Non dirmi che sono cascato in una trans, tanto non ci credo, oppure è così? - dissi aggiungendo un sorriso alle parole che nelle mie intenzioni volevano essere soltanto una spiritosaggine.
   - Ti sembra così strano?
   - Beh, ecco...
   - Ti sorprenderei se ti dicessi che sono una transgener.
   - Scherzi?
   - Affatto.
   - Mi stai prendendo per il culo, vero?
   - Ti ho incuriosito, vero? E sono certa che ti stai chiedendo se ce l'ho ancora il cazzo. E' così?
   - Perché, non ce l'hai?
   - Quello ce l'ho ancora. 
   - Ah, bene. - dissi intrigato dalla strana situazione in cui mi ero venuto a trovare. E poi non ero ancora certo se stesse scherzando o meno.
   - Hai detto "bene" o sbaglio?
   - Ho detto così tanto per dire. Eppure il tuo aspetto e persino la tua voce sono molto più che femminili. Magari sarà la luce attenuata del pub, ma se non me lo avessi confessato stai certa che non lo avrei mai capito che sei un transessuale.
   - Transgender!
   - Ma che differenza fa?
   - E' così difficile da capire?
   - Spiegamelo un po' tu, allora.
   - Quello che posso dirti è che ho cominciato ad assumere ormoni femminili da giovanissima. Se l'ho potuto fare è stato grazie a una amica figlia di un farmacista che era nelle mie stesse condizioni. In questo modo, durante gli anni della pubertà, sono riuscita ad arrestare lo sviluppo dei caratteri secondari maschili, ma in compenso ho sviluppato quelli femminili. Vedessi! Ho un paio di tette naturali che persino le donne mi invidiano.
   - Non hai mai pensato di farti operare?
   - Chi è nato maschio e vuole cambiare sesso lo fa senza tante storie, a me invece sta bene di essere quella che vedi. Non sono sufficientemente bella così?
   - Beh, le forme del tuo corpo sono davvero belle, anzi oserei dire perfette. - dissi investigandola da capo a piedi, soffermandomi a guardare la forma delle mani, non troppo lisce, arrestando lo sguardo sul pomo di Adamo a cui non avevo fatto troppo caso, ma che tradiva l'origine maschile e mai e poi mai l'avrebbe fatta sembrare una donna nata naturale.
   - Quello che non capisco è perché, pur conoscendomi da così poco tempo ti sei lasciata andare a farmi tutte queste confidenze. Hai bevuto?
   - Davvero non l'hai capito? - disse sbattendo più volte le ciglia in modo da mettermi in imbarazzo.
   - Prima di stasera ero convinto che le trans a prova di bomba, quelle che nella vita di tutti i giorni sono invisibili perché vedendole per strada nessuno direbbe mai che lo sono, esistessero per davvero. Adesso so per certo che esistono e tu ne sei la prova lampante.
   - Grazie, è un bel complimento il tuo, meriteresti un bacio. - disse inumidendo con la lingua le spesse labbra adescatrici che si aprirono come una voragine davanti ai miei occhi, lusingandomi.
   - La gente è portata a identificare noi transgender facendo riferimento a quelle trans brasiliane, piene di litri di silicone, devastate da una chirurgia plastica a buon mercato, come lo sono la maggior parte delle prostitute che vendono il corpo per le strade e pensano erroneamente che dobbiamo essere per forza tutte così. 
   - Eppure da qualche parte ho letto che molte trans si riempiono persino il sedere di silicone per apparire più femminili.
   - Ci sono dei chirurghi plastici in grado di stravolgere i lineamenti di una qualsiasi persona. Di recente una mia amica si è persino fatta operare ai piedi ed è passata da una misura di 42 alla 39.
   - Incredibile, quasi da non crederci.
   - Beh, se è per questo è possibile anche effettuare interventi chirurgici per femminilizzare la voce.
   - In che modo?
   - Operando per via endoscopica sulle corde vocali.
   - E tu lo hai fatto?
   - No, io sono tutta naturale, te l'ho detto.
   - Infatti, ho notato, guardandoti bene, che non potresti mai nascondere il pomo di Adamo.
   - Sbagli! - scoppiò a ridere. - Il pomo di Adamo è la cosa più facile da correggere. Qualunque chirurgo specializzato in otorinolaringoiatria è in grado di togliertelo.
   - Comunque a essere realisti penso che le trans in grado d’essere confuse con donne vere si possano contano sulle dita di una mano. Tu sei una di queste.
   - Grazie, sei gentile.
   - E' la verità.
   - Ti sei mai chiesto perché voi uomini siete così attratti da noi ragazze? Soprattutto da chi come me, facendo sesso, talvolta svolge anche una parte attiva? 
   - Non lo so. - dissi eccitato al pensiero dalla parte del suo corpo rimasta a suo dire ancora attiva, immaginando che in preciso istante potesse avere il cazzo duro come lo avevo anch'io.
   - Quello che vuoi dirmi è che gli uomini anziché il culo ti chiedono di godere soprattutto del tuo cazzo? 
   - Ti meraviglia la cosa?
   - No.
   - Pensi che dovrei operarmi?
   - Ma...
   - Mica sono scema. Me lo conservo bene il pisello che mi pende fra le cosce. Agli uomini piaccio proprio perché, oltre alla mia sfacciata femminilità, immagino perfettamente rappresentata, ho in più una bella pistola.
   - In effetti, quello che mi ha colpito, appena ti ho vista mentre mettevi piede nel pub insieme alla tua amica, è stata la femminilità che esibisci in maniera a dir poco spudorata.
   - Ti ho eccitato?
   - Diciamo che ti ho subito desiderata.
   - Anche dopo che hai saputo che sono una transgender?
   - Diciamo che anche adesso sto patendo una certa attrazione verso di te, è innegabile. Ostenti una femminilità che attizza.
   - E' normale che tu dica questo, magari ti andrebbe di concretizzare il tuo interesse verso di me invitandomi a fare l'amore.
   - Non lo so. - dissi piuttosto imbarazzato scoprendomi con il cazzo che pulsava irrequieto sotto la patta dei pantaloni.
   - Guarda che non devi vergognarti a dire che ti attizzo. E' una favola quella messa in giro dalla gente benpensante che sostiene che chi si accoppia con un transessuale è un gay, invece è tutto il contrario. A un maschio normale piacciono i trans, mentre è chi afferma il contrario che è gay.
   - Hai ragione, e poi se devo essere sincero ti trovo oltre che femminile anche molto rassicurante, al contrario di quanto mi succede quando sono in compagnia di certe donne che conosco.
   - Ti preoccupa il sentirti attratto da me?
   - Ora non più.
   - E allora cosa aspetti a invitarmi ad andarcene insieme da qui.
   - Ancora non ho capito bene cosa vuoi da me, denaro?
   - Che stronzo che sei.
   - Ti ho offesa?
   - Andiamo via, dai.
   Pagai le nostre consumazioni e la seguii dappresso verso l'uscita del pub inseguito dagli sguardi curiosi della gente seduta ai tavoli del locale. Appena in strada mi prese per mano e la strinse forte alla sua. Allora per la seconda volta durante la serata mi rivolsi a lei e le chiesi qual era il suo nome.
   - Sonia. - disse abbozzando un sorriso.
   - Bel nome.
   - Davvero ti piace?
   - Sì.
   - E il tuo qual è?
   - Lorenzo.
   - Come il Magnifico!
   Quando raggiungemmo il mio Bmw, dall'altra parte della strada, Sonia mi trascinò via dall'abitacolo mentre già avevo fatto scattare la serratura delle portiere col telecomando. 
   - Andiamo là - disse indicandomi un sentiero sterrato che conduceva verso il Parco Bizzozzero.
   Mentre calpestavamo l'erba del prato, inoltrandoci nella boscaglia, percepivo lo scoppiettio dei rami secchi premuti sotto la suola delle scarpe. Il luogo dove Sonia mi stava conducendo era piuttosto isolato, lontano dai lampioni qualche decina di metri. Nel buio del parco mi ritrovai con la schiena appoggiata contro il fusto di una quercia. Sonia mi infilò le mani sotto la giacca e iniziò ad accarezzarmi il petto facendo scorrere le dita sul tessuto della camicia là dove nascondevo i capezzoli. Presi a modello il suo gesto e con una certa curiosità mi misi a palparle le tette sorpreso dalla loro compattezza.
   - Tutta roba naturale? - dissi in modo scherzoso.
   - Sicuro! - rispose affaccendandosi con la mano sulla patta dei miei pantaloni alla ricerca della lampo.
   - Adesso mi accerto anch'io della consistenza del tuo cazzo. - disse mentre provvedeva ad abbassare la cerniera.
   Mi tirò fuori l'uccello incontrando una certa difficoltà, duro com'era, e non poteva essere altrimenti, dopodiché incominciò a masturbarmi.
Mi azzardai a baciarla sulla bocca. Sonia scostò il capo di lato, poi lasciò che le mie labbra le scivolassero sul collo. Le infilai la lingua nell'orecchio e incominciai a leccarla, ma questa volta non osò ritrarsi. A masturbarmi sembrava averci preso gusto, seguitò a farlo finché le spinsi il capo verso il basso invitandola a inginocchiarsi ai miei piedi.
   Avevo il cazzo duro e una gran voglia di infilarglielo nella bocca. Ci pensò lei ad avvicinarlo alle labbra decisa a portare a termine ciò aveva cominciato a fare con le dita. Iniziò a leccarmi la cappella, dandosi da fare a salivarla per bene, prima di cominciare a farla scorrere avanti e indietro fra le labbra. 
   Dopo un po' che succhiava le gambe incominciarono a tremarmi per la troppa eccitazione.
   - Sì... sì... continua a succhiarmelo così, brava. - dissi.
   Sonia ci sapeva fare con la bocca meglio di qualsiasi altra donna con cui ero stato in precedenza. Percepivo il suo piacere mentre si dannava l'anima passando la lingua sulla cappella, estraendola e infilandola nella bocca, facendola scivolare fino in gola. Rimasi fermo in quella posizione, mantenendo le mani calcate sul suo capo, cercando di non venirle troppo presto in bocca, smanioso di prolungare a lungo quel piacere. 
   Quando fui prossimo all'orgasmo andai in affanno dilatando all'inverosimile i gemiti di piacere. Le venni in bocca com'era sua desiderio perché non fece niente per ritrarsi e evitarlo. Ingoiò lo sperma sino all'ultima goccia leccando ogni residua traccia intorno la cappella prima di staccarsi da me, e finalmente baciarmi.
   Quella notte, nel suo letto, glielo misi nel culo badando a masturbarla come desiderava che facessi. Lo stesso è accaduto numerose altre volte dopo di allora. Se è vero che per fare l'amore le donne cercano una ragione, a noi uomini basta molto meno.
 

 

 
 

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