HO FATTO SESSO CON 
VECCHI PORCI

di Farfallina

AVVERTENZA

Il linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto possa offenderti sei invitato a
uscire.

 

  
 
     Ho trentatré anni e da dieci lavoro in ospedale come strumentista di sala operatoria. Sono molti gli uomini che mi considerano una gran figa e si prostrerebbero ai miei piedi per avere i miei favori. Madre natura, infatti, mi ha dotata di un corpo pressoché perfetto, a tutt'oggi privo di adipe e cellulite, mentre di rughe, nonostante l'età, ne ho quasi zero.
   Sono una donna indipendente, dallo spirito libero, difficile da mettere a guinzaglio. Ho cominciato dall'adolescenza, età problematica per maschi e femmine a causa dei grandi cambiamenti ormonali, a provare una forte attrazione verso gli uomini maturi, soprattutto per quelli che il sabato sera ciondolano per le discoteche, animati dalla voglia di rimorchiare ragazzine da scopare, affascinati dalla grazia della carne giovane oppure per il solo piacere di corteggiarle e sentirsi giovani, ed è proprio con uno di questi soggetti che ho perso la verginità.
    Da liceale mi sono invaghita di molti insegnanti mentre per quanto riguarda i miei coetanei, viziati e straviziati, poveri di valori e con interessi soltanto per calcio, fantacalcio, automobili, canne e alcool, neanche me li filavo snobbando le attenzioni che riversavano verso la mia persona.
    Per molti anni ho provato una forte attrazione verso l’uomo maturo. Mi piaceva scopare con loro, nonostante gli ammonimenti delle mie amiche e le continue rampogne di mamma che si vergognava per le mie scelte, ma con nessuno di loro ho saputo intrattenere una relazione seria e neppure rapporti durevoli, ma ho sempre praticato esclusivamente del buon sesso, perlomeno sino a un anno fa quando la mia vita ha subito un radicale stravolgimento.
    Gli uomini maturi hanno sempre avuto su di me un fascino particolare forse perché, nonostante le apparenze, sono una donna fragile e i maschi li ho sempre considerati al pari di una guida sicura su cui riporre la mia fiducia. Il corpo vigoroso di un uomo giovane, seppure palesemente provocatorio, è innegabilmente un'arma infallibile di seduzione rispetto a quello spesso flaccido dell’uomo maturo, ciononostante, per molti anni, ho seguitato ad avere delle storie soltanto con quest’ultimi, seppure conscia che appartenevano a universi completamente diversi e inavvicinabili, che se non fosse stato per il sesso non avrebbero avuto alcun motivo per entrare a contatto, ma l’attrazione che per tanto tempo ho provato verso di loro la consideravo qualcosa di inesorabilmente fatale.
    Qualche giorno fa, al bar, mentre ero intenta a consumare la colazione, mi è capitato di prestare attenzione alle confidenze intime di una liceale, seduta con un gruppo di amiche a un tavolo accanto al mio, che con tanta faciloneria raccontava di avere avuto una storia con un affascinante cinquantenne soltanto per provare il brivido di fare l’amore con un uomo che ha la pancia. 
   Le mie storie con gli uomini maturi non le ho mai iniziate per gioco, l’attrazione verso ciascuno di loro è nata ogni volta per caso, quando meno me lo aspettavo, con il cuore che d’improvviso mi andava in tumulto provocandomi uno tsunami ormonale, anche se troppo spesso ho fatto la fine di quelle farfalle che si bruciano le ali quando vengono a contatto con il calore di una lampada accesa.
    Scopare con gli uomini maturi mi eccitava da impazzire. Con loro ho sempre fatto esclusivamente del sesso evitando che una relazione, stante la notevole differenza d’età, potesse includere anche l’amore, anche se l’innamorarsi è soltanto uno dei tanti problemi cui va incontro una donna quando ha una storia con un uomo maturo, poiché c’é sempre un background culturale molto difficile da superare.

    La mia vita sessuale, per molti anni relegata a incontri occasionali con uomini più vecchi di me di almeno vent’anni, ha subito un totale stravolgimento l’estate di un anno fa quando, in piscina, ho fatto conoscenza di Lorenzo, un ragazzo bellissimo, dal fisico scolpito, poco meno che ventenne, dotato di uno sguardo intrigante come un pescecane che, con uno stratagemma ben architettato, si è impadronito del mio cuore.
    A metà pomeriggio, libera dagli impegni di lavoro in ospedale, stavo coricata sopra un lettino prendisole, distante una decina di metri dalla vasca dove una moltitudine di marmocchi nuotava, intenta a leggere un libro, quando l’ombra di una persona dalla corporatura robusta, avvicinatasi di soppiatto alla mia postazione, distolse la mia attenzione dalla lettura.
    - E’ interessante il libro che sta leggendo? - biascicò un uomo dalla voce a me del tutto estranea.
    Alzai lo sguardo dalla pagina del libro che stavo leggendo e lo vidi. Lorenzo se ne stava in piedi dinnanzi a me, con una massa di muscoli ben scolpiti nella carne, in attesa di ricevere una risposta che non tardai a fargli arrivare.
    - Prego?
    - Le ho chiesto se è bello il romanzo della Campo che sta leggendo. A occhio e croce penso di sì. - disse esibendo il sorriso accattivante di chi vuole risultare simpatico.
   - Come fai ad affermare che è bello? Lo hai già letto questo “Fare l’amore”? - risposi dandogli istintivamente del tu, stante la differenza di età che giudicai dovesse esserci fra me e lui, poi mi misi seduta sul lettino dove stavo arrostendomi al sole.
    - Rossana Campo, l’autrice del romanzo che lei sta leggendo, è una delle poche scrittrici di cui sono riuscito a leggere un paio di romanzi senza annoiarmi.
    - Ah.
    - Sono stato impertinente a interromperla nella lettura del libro? 
    - No, affatto!
    - Posso darti del tu?
    - Sì, certo.
    - Il mio nome è Lorenzo. Il tuo?
    - Erika.
    - Per caso, della stessa autrice, hai letto “L’attore americano”?
    - Sì.
    - A me quel romanzo è piaciuto tantissimo. Raccontare il mondo degli esclusi, tratteggiando il profilo di persone singolari, bizzarre e fragili, e soprattutto di disadattati in cerca di certezze, descrivendo il tutto con affettuoso disincanto come ha fatto la Campo non è per niente facile, penso.
    - E’ vero, bravo! Hai fatto un bel condensato del libro.
    - I protagonisti di quel romanzo, lei passionale e lui troppo famoso e alcolizzato, mostrano d’avere una passionale ansia di vivere e sperimentare ogni emozione senza tirarsi indietro mai. E io mi riconosco molto in questo pensiero nonostante la mia giovane età.
    - Sì, in effetti, è la stessa impressione che ho ricevuto anch’io quando ho letto il libro qualche anno fa. - dissi sorpresa dal suo modo di parlare adeguato a una persona adulta anziché a un adolescente come lui. 
    - Disturbo se mi siedo su questo lettino? - disse indicando il lettino sistemato accanto a quello che occupavo io.
    - Fai pure, accomodati.
    Ci ritrovammo seduti una di fronte all’altro, con i piedi appoggiati sul prato, e riprendemmo la conversazione là dove l’avevamo interrotta prima che si lasciasse cadere col culo sul lettino.
    - “L’attore americano” è il primo dei due romanzi che ho letto della Campo, l'altro, di cui non ricordo il titolo, me lo aveva prestato una ragazza che era fissata con la Campo. Ti confesso che il romanzo mi aveva incuriosito parecchio anche per il variegato consumo di cibo dei protagonisti della storia: zuppe di pesce, cartocci unti di take away cinesi, colazioni con yogurt e marmellata, ma soprattutto le tante bevute di birre a ogni ora del giorno e della notte. Sto scherzando eh...
    - Lo sai che a sentirti parlare di cibo mi hai fatto venire fame.
    - Beh, magari una di queste sere potremmo andare a cena insieme…
    Lasciai cadere il discorso senza dare risposta all'impertinente invito e seguitai a parlare della Campo e dei suoi libri, soffermandomi a dire che ciò che mi aveva colpiva maggiormente dei suoi romanzi era lo stile narrativo del linguaggio, arrabbiato, simpatico e irriverente, di cui si serviva per esprimere al meglio i sentimenti dei protagonisti delle sue storie.
    - Se davvero hai letto tutti i libri della Campo, allora potresti anche dirmi qual è il romanzo che ti è piaciuto maggiormente.
    - Senza dubbio “Più forte di me” è il libro che mi ha colpito più di tutti gli altri, forse perché ho vissuto in prima persona il problema della dipendenza da alcol da parte di mio padre. E nelle parole della Campo mi è parso di cogliere un film già visto e particolarmente faticoso da digerire per una come me.
    - Mi consigli di leggerlo?
    - Se ti piacciono le emozioni forti, senz’altro.
    - E cosa ha di bello?
    - E’ un libro duro. L’autrice rispetto ai romanzi che lo hanno preceduto non si sofferma a trattare tematiche giovanili. A dire il vero, per certi versi, potrebbe anche rientrare nel filone del sesso raccontato dalle donne che tanto va di moda in questo periodo, ma penso che sarebbe sbagliato intenderlo così perché l’autrice si serve del sesso per raccontarci e comunicarci dell’altro.
    - Sino a una manciata di anni fa i romanzi erotici godevano di poca visibilità nelle librerie, mentre adesso sono bene in mostra persino nelle vetrine perché vendono decine di migliaia di copie!
    - La protagonista di “Più forte di me” entra in crisi dopo che è stata abbandonata dal marito. E a seguito di questo sconfortante accadimento è protagonista di numerose avventure erotiche, e inizia a bere senza freni per fare fronte al dolore dell’abbandono.
    - E riesce a riscattarsi dalla dipendenza da alcol?
    - Beh, se la protagonista del romanzo non raggiunge la guarigione completa, perlomeno la Campo dà a intendere una prospettiva positiva che induce alla speranza.
    - In effetti, giornali e televisioni parlano molto degli effetti di droghe pesanti come l’eroina e la cocaina, ma la dipendenza da alcol conduce inevitabilmente anch’essa all’autodistruzione.
    - Il romanzo “Più forte di me” racconta le vicissitudini della protagonista e quelle di tanti altri emarginati, sfigati, dipendenti dall’alcol come lei. Alcune mie amiche che hanno letto il libro sono rimaste disturbate dal linguaggio, secondo loro un po’ troppo forte e all’apparenza anche osceno, cui fa ricorso l’autrice, ma che a mio parere ci sta tutto stante il tema affrontato.
    - Mi hai incuriosito e penso che prima o poi quel libro lo leggerò.

    Il giorno seguente, terminato il turno di lavoro di sala operatoria, nel primo pomeriggio misi di nuovo piede in piscina. Lorenzo era ad attendermi là dove lo avevo lasciato il giorno prima. Andai a occupare il lettino accanto al suo e dopo un breve scambio di saluti ricominciammo a parlare, ansiosi di saperne di più una dell’altro.
    Stavolta non parlammo di Rossana Campo, anche se appresso mi ero portata il romanzo che stavo leggendo il giorno precedente, ma in qualche modo sfiorammo l’argomento libri, perché ci ritrovammo a parlare di cinema e in particolare del film Fahrenheit 451. Scoprire che un ragazzo della sua giovane età fosse un accanito fan del cinema della Nouvelle Vague e in particolare del regista Françoise Truffaut mi stupì non poco. Mi venne persino il dubbio che l’incontro del giorno precedente non fosse del tutto fortuito, ma preparato da tempo poiché conosceva troppo bene quali chiavi utilizzare per aprire certi cassetti della mia mente rimasti per troppo tempo incredibilmente chiusi.
    Intrattenendoci a parlare dei registi Nouvelle Vague scoprii che Lorenzo era iscritto al secondo anno della Facoltà di Lettere con indirizzo di cinema, fotografia e televisione. Mi spiegò che Fahrenheit 451, a suo tempo, aveva rappresentato una svolta molto importante nell’attività di regista di Truffaut che sino allora aveva realizzato soltanto film a basso costo, interamente girati in esterni e in bianco e nero con attori sconosciuti, mentre nel realizzare quel film si era trovato a dovere girare per la prima volta un film con pellicola a colori e attori famosi del calibro di Julie Christie.
    Il film lo conoscevo abbastanza bene per averlo visto proiettato in qualche cinema d'essai e più volte alla televisione, inoltre Lorenzo si stupì non poco quando gli rivelai che anni addietro avevo pure letto il romanzo di Ray Bradbury da cui era stata tratta la sceneggiatura del film. Piano piano ridendo e scherzando a fine pomeriggio mi invitò di nuovo a cena e stavolta accettai l’invito.

    Trascorremmo la serata ospiti di un agriturismo situato a Barbiano, sulle prime colline, distante una ventina di chilometri dalla città. I tavoli e le sedie impagliate conferivano all’ambiente, insieme ad altri vecchi arredi contadini, un’atmosfera campagnola. Prendemmo posto intorno a un tavolo posto all’esterno del cascinale, sotto un porticato il cui tetto era disegnato da rami di rampicanti di un glicine da cui pendevano numerosi grappoli di fiori color lilla. Dalla collina potevamo godere di una stupenda vista panoramica su tutta la Pianura Padana, territorio interamente rischiarato dalle luci delle città e con le strade principali illuminate dai fari delle automobili.
    Dopo un po’ che cenavamo fu inevitabile che gli rivolgessi una certa domanda.
    - Dimmi la verità. Quanti anni hai?
    Senza batter ciglio mi guardò dritto negli occhi e mi diede risposta.
    - Quasi venti. - e sorrise.
    Tredici anni meno dei miei, se la matematica non è una opinione, pensai. Continuammo a consumare la cena e a chiacchierare sino alle undici di sera, dopodiché sulla strada di ritorno, dopo avere attraversato l'abitato del paese di Felino, fummo attratti dalle luci fantasmagoriche di una festa campagnola, mito delle notti parmigiane, situata fra i campi di frumento di recente mietuto. Lorenzo arrestò l’automobile di cui era alla guida, una malandata Fiat Punto, e la parcheggiò poco distante dall’ingresso della festa dove mi trascinò a ballare. Ci trattenemmo a lungo sulla pista da ballo muovendo il culo al ritmo di balli latino americani passionali e appassionanti. Mi destreggiai a ballare salsa, bachata, merengue divertendomi da morire con lui che strusciava in continuazione il cazzo, duro come il marmo, contro il mio corpo eccitato dalle note della musica sino a quando, poco dopo la mezzanotte, gli orchestrali smisero improvvisamente di suonare.
    Riprendemmo il viaggio verso la città con Lorenzo che per tutto il tempo non smise un solo istante di dirmi quanto gli era piaciuto trascorrere la serata in mia compagnia. Davanti al marciapiede della mia abitazione arrestò l’automobile e spense il motore.
    - E adesso? - disse girando il capo nella mia direzione, fissandomi dritto negli occhi.
    - Portami di sopra e scopami. - dissi imitando la celebre battuta che Nicole Kidman rivolge ad Alec Baldwin nel film Malice.
    Non se lo fece ripetere due volte, lasciò cadere le labbra sulla mia bocca e mi diede un bacio da fantascienza, bucandomi la bocca con la punta della lingua, poi si staccò quasi subito da me e scese di fretta dall’auto. Lo imitai e insieme oltrepassammo il portone del condomino impazienti di fare l’amore.
    Appena raggiungemmo la camera da letto Lorenzo mi abbracciò e mi strinse forte a sé mentre ero smaniosa di godere delle prelibatezze del suo giovane corpo. Iniziò lui per primo a liberarsi degli indumenti che gli guarnivano la pelle. Lo imitai e mi liberai di gonna e camicetta rimanendo con addosso il solo reggiseno e il tanga. Quando Lorenzo si tolse anche gli slip fui in grado di godere della bellezza lussuriosa del suo giovane corpo totalmente esposto al mio sguardo. Andai a sedermi sul bordo del letto curandomi di tenere i piedi penzoloni a sfiorare il parquet. In breve successione mi liberai del reggiseno e poi del tanga facendolo scivolare lungo le cosce per poi lasciarlo cadere sul pavimento.
    Rimasi nuda esibendogli i peli scuri del pube. Gli occhi di Lorenzo puntarono dritti su di me. Mi ritrovai imbarazzata nel mostrargli le rare grinze della pelle che pavoneggiavano come cicatrici sul mio petto e sull’addome, mentre lui era così giovane e perfetto. Il respiro da soffuso mi diventò sempre più accelerato per l’eccitazione che mi assalì nello scorgere il cazzo in tiro che pulsava davanti ai miei occhi. Tutt’a un tratto mi prese una irresistibile voglia di avvicinare la bocca alla cappella e infilarla fra le labbra. Disattendendo il mio desiderio Lorenzo si inginocchiò ai miei piedi. Mi allargò di nuovo le cosce, servendosi del palmo delle mani, e posò le dita sulle tette, la zona più esogena del mio corpo, ed io mi preparai a nutrire la sua bocca.
    Ho le tette molto sensibili e farmi succhiare i capezzoli mi è sempre piaciuto tantissimo. Me li farei toccare, leccare, e mordere per delle ore, magari fino allo sfinimento del mio partner. Non le ho enormi, ma neanche piccole, però sono sode, ben proporzionate, con la punta dei capezzoli estesi oltremisura, e pronte a godere di ogni stimolo orale.
    Lorenzo prese le tette a mani piene e cominciò ad accarezzarmele in tutta la loro estensione sino a fare indurire i capezzoli. Rimasi a guardalo mentre le carezzava con estrema dolcezza e fissai lo sguardo sulla lingua che mi leccava l’estremità dei capezzoli, eccitandomi da impazzire. Seguitò a lungo a palpeggiarmi i seni, a succhiare, leccare e mordermi i capezzoli facendomi andare giù di testa. 
    Godevo ogni volta che apriva la bocca e afferrava il capezzolo per poi succhiarlo e prontamente rilasciarlo, facendo di tutto per farmi raggiungere il massimo del piacere ancora prima di riuscire a scoparmi. Avevo le cosce fradice d'umore quando calò la bocca sulla figa e incominciò a leccarmela, insistendo a lambire con la lingua il clitoride diventato duro come un cece. Mi ritrovai ad ansimare e mi abbandonai al piacere che si dimostrò capace di trasmettermi con le labbra. Posai il palmo delle mani sul suo capo e accompagnai il movimento della bocca contro il pube supplicandolo a voce alta di farmi godere.
    Avrei voluto che non si staccasse mai da lì mentre, con una certa insistenza, si incaponiva a succhiarmi il clitoride. Quando si rialzò, dopo avermi fatto raggiungere più di uno orgasmo, succhiandomi il clitoride, gli afferrai il cazzo nella mano e mi impegnai a leccarglielo per l’intera lunghezza, ripetendo lo stesso movimento più volte, dopodiché infilai la cappella nella bocca e finii per torcere le labbra tutt’intono il cazzo mentre Lorenzo si dava da fare a sgrillettarmi il clito. 
    Eccitata dal tocco delle sue dita incominciai a muovere la bocca avanti e indietro, giocando con la pelle del prepuzio, assaporando il forte profumo muschiato del cazzo che mi riempiva narici e polmoni provocandomi più di un senso di vertigine per la mancanza di ossigeno.
    Non pago del pompino che gli stavo facendo mi obbligò a stendermi supina sul letto e io allargai le cosce per riceverlo dentro di me. Finalmente cazzo e vagina entrarono in collisione! Mi penetrò deciso, guardandomi dritto n
egli occhi, affamato di sesso, mentre un sorriso sadico si fece largo sul suo viso. Prese a cavalcarmi facendo entrare e uscire la cappella dalla vagina bagna fradicia. Più volte affondò i denti sul mio collo, mordendomi le spalle e le braccia, mentre dalla bocca mi uscivano sospiri di puro piacere e le mie unghie si incuneavano nel suo petto ferendolo.
    Imperlati di sudore avevamo entrambi una grande voglia di raggiungere l’orgasmo ed io più di lui non vedevo l’ora di sentirlo tremare e urlare di piacere per poi riempirmi la bocca di sperma.
    Quando avvertì che ero prossima a venire si mise a scoparmi a un ritmo forsennato fintanto che esplosi di piacere con un urlo animalesco. Immediatamente dopo le nostre bocche si cercarono e ci baciammo. Seguitò a scoparmi fintanto che riuscì a sborrarmi in bocca come desideravo io. E quello fu solo l’inizio di una notte di piacere perché seguitammo a fare l'amore sino all'alba. La sera successiva ci ritrovammo di nuovo nel mio letto e riprendemmo a scopare senza un attimo di tregua. Abituata com’ero a fare sesso con uomini maturi che dopo essere venuti una prima volta tardavano a raggiungere di nuovo una consistente erezione, trovarmi a passare delle notti così intense in compagnia di Lorenzo si rivelò una vera scoperta.

    E’ trascorso un anno da quella sera. Da pochi giorni abbiamo festeggiato il primo anniversario di vita di coppia. Non sono mai stata così bene con uomo come da quando sto con lui. A volte ho persino l’impressione che sia più maturo di me nonostante la differenza di tredici anni che ci separa, cui ormai non faccio più caso. Nemmeno ho l’impressione di fargli da mamma, nonostante le amiche che mi stanno d’intorno tendono a ricordarmi che molto presto si stuferà di me per mettersi a scopare con una donna più giovane. A letto abbiamo una intesa “spaziale” e nella vita di tutti i giorni mi riempie di attenzioni rendendomi la donna più felice sulla terra. I suoi e i miei genitori non sono contenti della nostra storia. Sua madre ha soltanto tre anni più di me e stante l'età potremmo considerarci sorelle, ma alla fine sembra essersi rassegnata. Forse sono pazza a portare avanti una storia come la nostra, ma sono felice e pure Lorenzo lo è, anche se entrambi non sappiamo per quanto tempo la nostra storia potrà durare. Intanto vivo la vita, faccio l’amore, e non ho nessuna intenzione di rinunciare a lui.
    Stamattina, appena sveglia, ho ricevuto sul cellulare una foto del suo cazzo su cui c’era semplicemente scritto. “Ti amo”.
    Stiamo valutando la possibilità di convivere insieme. Può essere uno sbaglio, non lo so, me ne accorgerò col tempo p
erché non posso ipotecare il futuro. Sono felice con lui, penso soltanto a godermi questo tempo, spero soltanto che la nostra storia duri il più a lungo possibile.

 

 
 

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