Alyssa
era la ragazza più figa del Liceo
Tasso, ma anche la più troia se mi è
consentito dirlo. E' questa la ragione
per cui un gruppo di studenti del liceo
le avevano affibbiato l'appellativo "Alyssa Love".
A tutt'oggi non
so dire con certezza se Alyssa era una
ninfomane, come si sussurrava nei corridoi della scuola,
oppure soltanto una ragazza priva
d’inibizioni a cui piaceva
distrarsi facendo del sesso spinto.
Il fatto che fosse
considerata una ragazza di facili
costumi accrebbe il mio interesse verso
la sua persona soprattutto quando,
all'approssimarsi delle feste natalizie, si diffuse la notizia di
una singolare riffa erotica da lei
promossa.
Quando Alyssa escogitò quell'osceno progetto aveva diciotto
anni, due anni più dei miei.
Frequentava il 5° anno ed era prossima
a concludere gli studi liceali. Bionda
naturale, capelli mossi, fisico
statuario, pelle chiara, labbra
adescatrici, tette piccole, capezzoli
sporgenti come siluri in netto contrasto
con le leggi di gravità, era l'immagine
personificata di Nicole Kidman.
Anch'io, come molti miei
coetanei, ne ero pazzamente innamorato.
Per lei ero disposto a fare qualsiasi
cosa se me lo avesse chiesto. A
quell'età ero ancora vergine, infatti,
con le ragazze avevo scambiato soltanto
timidi baci, carezze, qualche palpatina
e nulla più, senza impegnarmi in un
rapporto serio, forse perché a nessuna
delle ragazze ero piaciuto. Seghe invece
ero solito spararmene anche un paio di
volte al giorno, ma solo facendo ricorso
alla mia mano.
Nel
mio immaginario di adolescente Alyssa Love raffigurava
l'ideale
di ragazza con cui avrei voluto perdere
la verginità. Eppure, nonostante
desiderassi fare la sua conoscenza, non
avevo mai trovato sufficiente coraggio
per rivolgerle la parola, né l'audacia di
porgerle un cenno di saluto.
Infatti, pareva non essersi
accorta della mia presenza dentro la
scuola, abituata com'era a relazionarsi con
gli studenti del 5°
anno e prossimi all'esame di maturità.
In più di una occasione, incrociandola
nei corridoi della scuola oppure per la
strada, ero rimasto incantato,
guardandola con occhi ammirati, senza
trovare riuscire ad attirare la sua attenzione e farmi
conoscere.
Tra gli studenti del
5° anno c'era chi millantava di avere
fatto sesso con lei descrivendola come una ragazza
disinibita, affamata di sesso, disposta
a concretizzare qualsiasi genere d'esperienza erotica.
Reputai quelle storie al pari di
maldestri pavoneggiamenti, perlomeno
fintanto che nella scuola si diffuse la
notizia di una riffa erotica.
Alyssa faceva coppia fissa
con Ivan, uno spilungone dall'aspetto
naif e dai modi primitivi, suo compagno
di classe, di cui si mostrava
innamoratissima. Eppure non avevo niente
da invidiargli perché dai miei compagni
ero considerato un secchione. Infatti,
avevo la media dell'otto in tutte le
materie, cosa che per un liceale non è
cosa di poco conto.
La notizia della riffa, allestita
da Alyssa e dal suo ragazzo,
si diffuse in un battibaleno fra gli studenti
del liceo Tasso, specie quando si seppe
che il primo numero estratto del gioco
del lotto, sulla ruota di Milano,
avrebbe avuto l'opportunità di
trascorrere una intera nottata in
compagnia di Alyssa Love.
L'idea della riffa era
venuta ad Alyssa per
procurarsi il denaro necessario per
trascorrere, insieme a Ivan, una vacanza
di dieci giorni alle Seychelles in
coincidenza delle festività del Natale
e Capodanno. Il costo di ciascuno dei
novanta numeri della riffa fu fissato da
Ivan, che nel caso specifico le avrebbe
fatto da manager, in 200 euro. L'incasso
presunto, nel caso fossero stati venduti
tutti i tagliandi sarebbe stato di
18.000 euro: cifra di gran lunga
superiore all'effettivo valore della
vacanza.
Duecento euro non erano
poca cosa, perlomeno per le mie tasche.
Ma facendo ricorso alla mia abilità
adulatoria verso i miei nonni e alla disponibilità di
mamma, riuscii a mettere insieme i
quattrocento euro necessari per
acquistare due biglietti.
Durante l'intervallo di metà
mattina, quando mancavano soltanto
tre giorni all'estrazione del numero
vincente, fissato per la giornata di
sabato, mi recai al primo
piano della scuola, infilandomi nell'androne
dei gabinetti,
luogo d'incontri
amorosi e spaccio di roba per
eccellenza. Ero andato lì per
incontrare Ivan, il ragazzo di Alyssa,
impegnato a smerciare i biglietti della
riffa, e consegnargli il denaro
necessario per partecipare alla riffa.
Sennonché quando mi sentii rispondere
che l'acquisto dei tagliandi era
riservato ai ragazzi delle classi del 5°
anno ne fui amareggiato. Sentirmi dire
che ero troppo giovane per prendere
parte alla riffa mi mortificò, deluso
fui sul punto di mettermi a piangere.
Cercai in tutti i modi di convincere
Ivan, mostrandogli i 400 euro necessari
all'acquisto dei biglietti, ma fu
irremovibile nel tenere fede alle regole
che lui e Alyssa avevano imposto.
- E' Alyssa che non vuole
avere niente a che fare con degli
sbarbatelli come te. Se dipendesse da me
li prederei subito i tuoi soldi. Mi
farebbero comodo, ma non posso
accettarli.
Ricevuto il rifiuto tornai
in classe con gli occhi gonfi,
profondamente deluso per avere perso
l'occasione di fare sesso con Alyssa, la
ragazza dei miei sogni.
Il venerdì, quando ormai mancava
un solo giorno all'estrazione della
riffa, nella scuola si diffuse la
notizia che metà dei numeri della riffa
erano rimasti invenduti. Alla luce di
questo inconveniente, che in qualche
modo avrebbe potuto compromettere le
vacanza alle Seychelles, Alyssa concesse
anche agli studenti del III° e IV°
anno la possibilità di acquistare i
biglietti della riffa.
Appresa la notizia mi
precipitai fuori dalla classe. Andai in
giro da un cesso all'altro, facendo
visita ai diversi piani della scuola,
alla ricerca di Ivan, deciso ad
acquistare un paio di numeri della riffa
prima che qualcun altro se li
accaparrasse e ne rimanessi privo.
Buon per me che non avevo
speso i 400 euro che
conservavo nel portafoglio. In verità
avevo adocchiato un paio di jeans e un
maglione di cachemire nelle vetrine di
uno dei negozi del centro città, ma
avevo soprasseduto dall'acquistarli.
Forse era destino che tutto quel denaro
lo investissi nella riffa.
Rintracciai Ivan nel
corridoio al secondo piano della scuola.
Era intento a vendere un paio di
biglietti a un ragazzo del IV° anno. Le
prime parole che riuscii a pronunciare
rivolgendomi a lui furono:
- Hai ancora biglietti?
- Me ne sono rimasti una
decina. Entro la mattina spero di
venderli tutti. Ti interessa ancora la
cosa?
- Beh, vorrei acquistarne
un paio.
- Il prezzo lo sai?
- Sì, certo, ho il denaro
con me.
- Allora dammi 400 euro.
Per quanto riguarda i numeri hai qualche
preferenza? - disse mostrandomi un
foglio di carta che si premurò di
togliere dalla tasca su cui comparivano
novanta caselle, tante quanti erano i
numeri della riffa.
Su ogni numero venduto
c'era scritto il nome del liceale che se
l'era accaparrato. Scrutai la tabella
mettendo gli occhi sui pochi numeri
rimasti liberi. Non impiegai molto tempo
a decidermi. Per primo scelsi il 77, il
numero che nella smorfia simboleggia le
gambe delle donne, e quelle di Alyssa
erano tornite assai bene, dopodiché
scelsi il mio numero fortunato, il 5.
Pagata la cifra
concordata salutai Ivan e tornai in
classe soddisfatto. Entrare nel
ristretto gruppo di liceali che
avrebbero partecipato alla riffa la
considerai una piccola ma grande
vittoria. Avevo soltanto due possibilità
su novanta di trascorrere una intera
notte in compagnia di Alyssa. La
matematica mi concedeva poche possibilità
di essere il prescelto, ma sapevo bene
che senza l'ausilio della riffa non
sarei mai riuscito ad arrivare a lei.
Quella sera stessa, vigilia
delle estrazioni del lotto, mi sparai un
paio di seghe nel mio letto per calmare
l'eccitazione che mi portavo addosso.
Riuscii a addormentarmi soltanto alle
tre di notte tanto ero scosso. Il sabato
mattina, a scuola, il principale
argomento di discussione fu il fatidico
primo numero sulla ruota di Milano.
Soltanto bidelli e
insegnati non erano al corrente della
riffa. Nessuno dei miei coetanei ammise,
nonostante le mie sollecitazioni, di
essere fra coloro che avevano acquistato
almeno un numero.
Tutti sembravano snobbare
l'iniziativa, eppure dei novanta numeri
non ne era rimasto invenduto nemmeno
uno. L'unico a conoscere i nomi di
coloro che avevano acquistato i
biglietti della riffa era Ivan, ma si
guardò bene dal rivelarli a chi andava
a chiedergli informazioni. La mattina di
sabato, giorno dell’estrazione, Alyssa
non si presentò in classe, forse per
evitare le domande imbarazzanti che le avrebbero rivolto le
amiche.
Alle otto di sera, subito
dopo avere cenato, andai a rifugiarmi
nella mia cameretta. Lontano dagli occhi
dei miei genitori mi preparai davanti
alla tivù ad
assistere all'estrazione dei numeri
sulla ruota di Milano. Quando sullo
schermo del televisore apparvero i
numeri estratti, corrispondenti alle
stazioni di Bari, Bologna, Genova, ero
già in stato catatonico. All'apparire
della scritta riferita alla ruota di
Milano e subito dopo della schermata del
primo dei cinque numeri estratti,
confermato dalla voce della speaker, mi
prese un coccolone che quasi svenni
tanta fu l'emozione.
Il cuore prese a pulsare celermente all'apparire del numero 5
nello schermo, il respiro quasi mi si
fermò in gola. Tutt'a un tratto mi
ritrovai in piedi, davanti allo schermo
del televisore,
a guardare, incredulo, i numeri che
seguitavano a comparire uno dopo l'altro
sullo schermo.
Pareva impossibile che
fossi io il vincitore della riffa,
invece accadde con
mia grande meraviglia. Seguitai a
muovermi nella stanza, camminando avanti
e indietro, riducendo a mal partito il
parquet di legno, fintanto che, esausto,
mi rovesciai supino sul letto. Chiusi
gli occhi e provai a immaginarmi in
compagnia di Alyssa Love mentre facevamo
l'amore.
Film pornografici ne avevo
visti fino a farmi venire il callo alle
dita delle mani tante erano le seghe che
mi ero sparato davanti a quelle
immagini. Dopo un po' che fantasticavo
sulle diverse pose del Kamasutra che
Alyssa e io avremmo potuto assumere, mi
venne da pensare al luogo dove avremmo
trascorso la fatidica notte. In albergo?
A casa sua? Presi in considerazione la
possibilità di trascorrere la nottata
nel garage di mio padre, utilizzando i
sedili della sua vettura da materasso
per farci l'amore con Alyssa. Di sicuro
avrei dovuto raccontare una bugia ai
miei genitori per convincerli a
lasciarmi libero per tutta la notte.
Questi e altri pensieri mi riempirono la
mente fino a lunedì mattina giorno in
cui feci ritorno a scuola.
Naturalmente in classe e
nei corridoi della scuola non si parlò
d'altro che del vincitore della riffa.
Ivan si guardò bene dal renderlo
pubblico, io invece avrei voluto
gridarlo al mondo intero che ero il
prescelto, invece mantenendo fede agli
accordi intercorsi con lui al momento
dell'acquisto dei biglietti non rivelai
a nessuno d'essere il vincitore.
Il sabato successivo
l'estrazione del numero vincente della
riffa, giorno prescelto per trascorrere
la notte insieme con Alyssa Love, già
dal primo mattino non stavo nella pelle
per l'emozione. Al supermercato mi
procurai una confezione di 25
preservativi Durex Comfort XXL in
lattice, ultrasottili, aromatizzati al
gusto della menta augurandomi che Alyssa,
fra le altre cose che avremmo fatto a
letto, si adoperasse a farmi un pompino.
Quando poco dopo le nove di
sera mi ritrovai a suonare il campanello al portone
della sua abitazione, conscio del fatto
che era sola in casa poiché i genitori,
come ogni week-end, si erano allontanati
dalla città per recarsi nella
villa al mare, si mostrò sorpresa nel
sentire la mia voce al citofono.
- Ah, sei tu? - disse come
se stesse attendendo qualcun altro al
posto mio.
- Beh, eravamo d'accordo
per stasera, no?
- Sì, certo, adesso
provvedo ad aprirti il portone.
Alyssa si presentò sulla
porta della propria abitazione, al
secondo piano del condominio, vestita
con addosso un pigiama di flanella a
fiorellini, capelli tirati sopra la
testa a coda di cavallo, ciabatte di
raso ai piedi guarnite con dei pompon
rosa. L'aspetto non era per niente
interessante, anzi tutt'altro, sembrava
si fosse agghindata in quel modo apposta
per confondermi, come se volesse
togliermi dalla mente l'illusione di
essere di fronte alla ragazza più bella
del liceo.
Nei giorni precedenti Ivan
mi aveva presentato ad Alyssa, ma
contrariamene a quello che speravo lei
si era mostrata indifferente, anzi aveva persino fatto finta
di non conoscermi nonostante in più di
una occasione mi aveva sorpreso a
osservarla con malcelato interesse nei
corridoi e fuori dalla scuola.
Una volta messo piede nell'appartamento mi condusse direttamente
nella sua cameretta. Lo fece senza
rivolgermi una sola parola, come se non
le interessasse granché relazionarsi
con la mia persona.
La stanza dove mi
fece accomodare era quella di una
adolescente con appesi alle pareti tanti manifesti di
famosi attori. Su un tavolino trovava posto un
computer portatile, un armadio, un paio di
seggiole e il letto.
- Ti sei premurato di
portarti appresso i profilattici? Sì o
no? Beh, da un
paio di anni assumo la pillola
anticoncezionale, quindi pericoli di
rimanere incinta non ne corro, ma non
vorrei beccarmi qualche malattia, per
cui dovrai fare uso del
preservativo. Sei d'accordo?
- Sì, certo. - dissi
alquanto imbarazzato. Trassi di tasca la
confezione di 25 Durex Comfort XXL in
lattice, ultrasottili, aromatizzati al
gusto della menta che mi ero procurato
al supermercato e gliela mostrai.
- Accidenti! Una confezione
più piccola sarebbe stata sufficiente. Non
credi?
- Ho trovato solo questa al
supermercato.
- Okay, dai, spogliati
allora.
Preso alla sprovvista da
quello che più che un invito pareva un
ordine esitai prima di liberarmi degli
abiti che avevo addosso. Quando si
avvide che stavo esitando si mise a
sorridere.
- Non dirmi che è la prima
volta che fai del sesso con una ragazza.
E' forse così?
- Beh, sì, in effetti, non
l'ho mai fatto.
- Sei vergine allora, cazzo!
- disse guardandomi con aria di
sufficienza dopo avere messo le mani sui
fianchi. - In vita mia non ho mai fatto
sesso con un maschio vergine. Mi
incuriosisci, lo sai?
- Non so cosa ci sia di
tanto strano in questo. - risposi
stizzito.
- Niente, è che la cosa mi
fa divertire. Ma un preservativo l'hai
mai indossato?
- Qualche volta.
- Come sarebbe dire qualche
volta? Vuoi dirmi che ti sei fatto delle
seghe col preservativo?
- Sì.
- E ti è piaciuto?
- Mica tanto, preferisco di
gran lunga masturbarmi senza.
- Beh, con me dovrai
indossarlo, spero che Ivan ti abbia
informato.
- Sì, lo capisco.
- Dai spogliati che voglio
vedere come sei fatto sotto.
- Vuoi dire che sei curiosa
di vedermelo, il cazzo.
- Sì.
- In un baleno mi liberai
del giubbotto. Subito dopo mi liberai degli
altri indumenti fintanto che rimasi con
il solo boxer addosso.
- Togli anche quello, dai.
Te l'ho detto che sono curiosa di vedere
come sei attrezzato.
Abbassai l'elastico dei
boxer e lasciai cadere l'indumento sul
parquet. Rimasi immobile per qualche
istante, col capo chino, prima di
riprendere a guardare nella sua
direzione. Provai vergogna non per
essere nudo, ma perché mi sentivo
umiliato dal modo in cui Alyssa mi aveva
trattato fino a quel momento.
- C'hai un bel cazzo! E' più
grosso più di quello di Ivan, se devo
essere sincera.
- Davvero? - dissi sorpreso,
ma soddisfatto nell'udire quella affermazione.
- Sì, dico sul serio.
Adesso vai di là, nel bagno, fatti una
doccia e lavati bene il culo. Dopo torna
qua.
- Ma...
Mi indicò la stanza del
bagno e mi sospinse dentro. Feci di nuovo
la doccia anche se l'avevo fatta poco
prima di uscire da casa. Quando tornai
nella sua cameretta, senza che glielo
chiedessi, Alyssa si liberò del
pigiama. Rimasi sorpreso nel costatare
che non aveva addosso né slip né
reggiseno. Nuda come una dea, conscia
della propria bellezza, si soffermò a
guardarmi con aria di compiacimento
mentre mi perdevo a rimirarla col cazzo
che pulsava fra le mie gambe. Non rimase
a lungo davanti a me, lasciò che la
guardassi per qualche istante, poi si
sottrasse alla mia vista rifugiandosi
sotto le lenzuola del letto.
- Dai, che aspetti? Vieni
qua.
Seppure confuso dalla vista
del suo corpo nudo non esitai a
catapultarmi sul letto. Mi ritrovai a
contatto con il suo corpo, viso contro
viso, bocca contro bocca, pelle contro
pelle, e d'istinto l'abbracciai. Lei non
si ritrasse e mi lasciò fare. Il suo
corpo era un'orgia di profumi e la sua
pelle morbida e calda. Esitai prima di
baciarla, poi lasciai cadere le labbra
nell'incavo fra la spalla e il collo e
le diedi un bacio, poi un altro, e un
altro ancora. Rimasi deluso perché
Alyssa sembrava intenzionata a non
contraccambiare i miei atti di venerazione, invece tutt'a un
tratto afferrò il cazzo nella mano e
cominciò a carezzarmelo, poi prese a
scappellare a più riprese il prepuzio.
Poco prima di uscire da
casa per recarmi all'appuntamento con
Alyssa mi ero sparato un paio di seghe,
consapevole che se non l'avessi fatto
sarei venuto sborrando nelle mutande
ancora prima di toccarla. A questo
pensai mentre le sue dita, abili come un
passpartout, mi masturbavano. Ci sapeva
fare, eccome! Tutt'a un tratto mi
ritrovai con la sua lingua che rovistava
nella mia bocca e l'umido della saliva,
mischiato alla mia, che mi colava dal
mento.
Seguitammo a lungo a
baciarci mentre, senza un attimo di
pausa, seguitava a toccarmi il cazzo. Io
al contrario non sapevo decidermi a
toccarla fra le cosce intimidito dalla
sua intraprendenza.
- Toccami la passera, dai,
non essere timido, sciocchino. Che
aspetti? - mi sussurrò all'orecchio.
Lasciai cadere le labbra
sulle tette e le scapezzolai stirando le
areole con i denti fino a farla urlare
per il dolore.
- Cazzo! Mi stai facendo
male! - disse staccandosi da me - Ma chi
ti ha insegnato a stirarle così? Devi
essere più delicato quando tocchi le
tette di una donna.
- Scusami, non volevo farti
male.
- Assaggiala, dai?
- Eh?
- Leccamela! - disse
indicando con lo sguardo il cespuglio di
peli che le impreziosiva l'inguine.
- Non l'ho mai fatto, ma
posso provarci se ti va.
- Ho bisogno che me la
lecchi a lungo, solo così mi eccito.
Una donna ha bisogno di essere
carezzata, leccata, prima di essere
scopata, Non lo sai?
Leccare una figa l'avevo
visto fare una infinità di volte
assistendo alle proiezioni di film
pornografici. Non sapevo se mi sarebbe
piaciuto leccare là dove a una donna
esce il piscio, nemmeno sapevo se
l'avrei fatta godere. Sta di fatto che
mi tuffai con le guance fra le sue cosce
che si premurò di spalancare. Da prima
cominciai a leccarle le grandi labbra,
poi quelle piccole, entrando in
profondità con la lingua, sciorinando
la punta su tutta la mucosa fino
all'ingresso della vagina. Mi adoperai
nel fare scorrere la lingua in quel modo
e la cosa sembrò eccitarla parecchio.
Alyssa posò le mani sul mio capo e lo
attirò con forza verso di sé. Più la
leccavo e più la sentivo mugolare di
piacere e più mi eccitavo.
- Mordimi le labbra della
passera ogni tanto. Coglione!
Lì per lì non capii bene
cosa volesse dire con quelle parole,
andai per intuito e le diedi qualche
morso sulle grandi labbra mentre
stendevo la lingua nella vagina.
- Bravo... bravo, continua
così, mi piace essere mordicchiata in
questo modo.
Alyssia sospirava di
piacere e io ero soddisfatto nel sentire
quei gemiti uscirle dalla bocca.
Seguitai a lungo a leccarla fintanto che
pronunciò una nuova parola.
- Succhiamelo!
- Eh?
- Leccami il clitoride,
dai, succhialo!
- A malapena conoscevo
l'anatomia del corpo di una donna,
ancora una volta andai per intuito e
cominciai a leccare con insistenza
l'escrescenza che si ergeva nella parte
superiore delle piccole labbra.
- Sì, bravo seguita così.
Succhiamelo! Succhiamelo!!
Inglobai fra le labbra la
piccola escrescenza erettile e cominciai
a succhiarla, anzi a spompinarla. Alyssa
incominciò a dimenare tutto il corpo,
sollevò ripetutamente il bacino e prese
ad accompagnare il movimento delle mie
labbra con delle urla fintanto che fu
prossima all'orgasmo, che invece non
arrivò.
- Scopami! - disse.
Avevo il cazzo duro e mi
doleva perché era rimasto troppo a
lungo eccitato senza trovare uno sfogo.
Feci l'atto di alzarmi dal letto
intenzionato a prendere dalla tasca dei
pantaloni, abbandonati sul parquet, la
scatola di preservativi. Alyssa mi fermò
trattenendomi per un braccio.
- Dove vai?
- Prendo un preservativo.
- Lascia stare, non occorre
più. - disse ghermendomi con la mano il
cazzo. Abbassò il capo e infilò la
cappella nella bocca, poi la spinse fino
in gola. Mi ritrovai disteso sul letto
con Alyssa china su di me che succhiava
il cazzo.
Dopo un po' che succhiava
le gambe incominciarono a tremarmi. Mi
ritrovai a godere di un piacere
inimmaginabile, molto diverso da quello
cui ero soggetto quando mi sparavo delle
seghe.
- Ti piace? - disse
troncando per un istante il pompino.
- Sì.
- E adesso cosa vuoi da me?
- Mettertelo qui. - dissi
dopo avere alloggiato la mano
nell'incavo fra le cosce bagnate
fradice.
- Cosa aspetti a farlo?
Mi rovesciai sopra il suo
corpo. Lei si affrettò a spalancare le
cosce e accolse il cazzo dentro di sé.
Non incontrai difficoltà a penetrarla
contrariamente a quanto mi ero
immaginato. La cappella scivolò nella
cavità bagnata del suo umore e
incominciai a scoparla.
Ero prossimo a venire e
glielo dissi pensando di farle piacere.
Alyssa, indispettita, mi spinse di lato
e si staccò da me togliendomi il
piacere di sborrare. Si mise cavalcioni
sopra il mio corpo e infilò di nuovo il
cazzo nella vagina. In quella postura che
pareva darle il dominio su di me cominciò
a cavalcarmi mantenendo le mani tese sul
mio petto. Dalla mia posizione potevo
godere della vista dei suoi capezzoli
che si muovevano seguendo il ritmo del
respiro, ma soprattutto delle
espressioni del suo volto. Tutt'a un
tratto cominciò ad ansimare e urlarmi
addosso:
- Non venire, ti prego, non
venire! Aspettami.
Invece avrei voluto venire
al più presto dentro di lei. Messo in
guardia dalla supplica cominciai pensare
a tutt'altra cosa che a venire per non
raggiungere l'orgasmo. Alyssa venne
squassandosi tutta da capo a piedi,
subito dopo venni anch'io e lei chinò
il capo sulla cappella per ricevere
quanto usciva dall'uretra.
Seguitammo a fare del sesso
fintanto che, all'alba, esausti, ci
addormentammo. Con i 18.000 euro
recuperati dalla vendita dei biglietti
della riffa Alyssa e Ivan trascorsero il
Natale e il Capodanno alle isole
Seychelles. A scuola fecero ritorno il
giorno dopo l'Epifania abbronzati e
lucenti come due stelle del firmamento.
Per lungo tempo non rivelai
a nessuno dei miei coetanei di essere
stato il vincitore della riffa che mi
condusse a letto con Alyssa Love, quando
lo feci nessuno volle credermi.
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