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GIOVANNONA
COSCIALUNGA...
di
Farfallina
AVVERTENZA
Il
linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel
racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto
possa offenderti sei invitato a uscire.
Il
mese che sta per terminare si è
contraddistinto per le alte temperature,
decisamente superiori alla media dei
valori minimi e massimi dello stesso
periodo, tanto che si conferma come il
mese d’agosto più rovente degli
ultimi vent'anni. A quest'ora della
notte il caldo in città è soffocante. Fuori e
dentro casa non tira un alito di vento,
l'umidità è alle stelle, e io sono in un
bagno di sudore. Da poco più di una
settimana mia moglie è in
villeggiatura, sulla riviera adriatica,
in compagnia della madre ottantenne
sofferente di artrite reumatoide. Sono
solo dentro casa, ma se devo essere
sincero non avverto l'assenza di mia
moglie, né quella dei nostri due figli
e nemmeno dei nipoti. Sto bene da solo
perché finalmente mi è consentito d'essere padrone di me stesso e libero di
fare quello che voglio.
Nonostante l'ora tarda, da
poco l'orologio a pendolo ha battuto le
due, me ne sto seduto sul divano,
davanti il televisore, insonne, e
seguito a pigiare con insistenza i
pulsanti del telecomando, spostandomi da
un canale all'altro del digitale
terrestre. Tutt'a un tratto il
televisore al plasma si colora di nero,
con un'unica eccezione: quella al centro
dello schermo dove compare la sagoma
bianca di una serratura. L'obiettivo
della cinepresa fa uno zoom verso il buco
della serratura e
sullo schermo appare la morbida
silhouette di Edwinge Fenech, impegnata
a togliersi di dosso i vestiti prima di
migrare nel box della doccia.
Quella della spiata
attraverso il buco della serratura è
una delle principali scene che
contraddistinguono i film del filone
della commedia erotica all'italiana in
voga negli anni settanta, un genere di
film bistrattato dai critici e dai
benpensanti, ma di recente rivalutato da
Quentin Tarantino, famoso regista
americano, che a modo suo ha contribuito
a favorire un'operazione di revisione di
una cinematografia per troppo tempo
considerata di serie B.
Il corpo di Edwige Fenech
ineguagliabile per la straordinaria
bellezza "naturale", ha
riempito per molti anni i miei sogni
erotici e favorito le polluzioni
notturne negli anni della mia pubertà.
Regina incontrastata della commedia
erotica italiana la Fenech è
considerata la principale protagonista
di quel genere di film che, a cavallo
fra gli anni settanta e ottanta, hanno
riempito le sale dei cinematografiche di
spettatori. Anch'io, al pari di molti
miei coetanei, mi nutrivo delle immagini
di nudo che bollavano quelle pellicole scollacciate, ma che
all'epoca avevano scandalizzato,
divertito e sollecitato i sogni e le
fantasie di un vasto pubblico, anche se
l'erotismo di quelle pellicole era più
che altro lasciato intendere, piuttosto
che essere realmente mostrato, infatti
erano immagini di nudo che nulla avevano
a che fare con la pornografia.
Gli scenari in cui si
muovevano i personaggi femminili,
oggetto del mio desiderio sessuale,
erano quelli di una sessualità
innocente, priva di aspetti morbosi e
devianti, un modo diverso di fare cinema
rispetto a quello cui assito oggigiorno,
intristito, alla visione di film
violenti e volgari i cui registi vengono
persino incensati dalla critica.
Le pellicole erotiche di
cui la Fenech ne è rimasta l'icona
assoluta si caratterizzavano per una
sessualità istintiva, ingenua e solare,
in poche parole rassicurante, tutto il
contrario delle attrici protagoniste
delle pellicole che hanno fatto seguito
a quel periodo storico, di cui i
fratelli Vanzina sono stati i
capostipite, e che tutt'ora si
differenziano rispetto al passato
soprattutto per le protesi al silicone e
per le punture di botulino che
conferiscono ai corpi delle donne un
aspetto artificioso e irreale, ponendole
all'opposto dalle attrici acqua e sapone
protagoniste dei miei sogni erotici da
adolescente.
Il ricordo che custodisco
in modo particolare di quei film è la
povertà di mezzi che caratterizzava le
produzioni. Le trame erano esili,
afflitte da una tangibile fragilità
delle sceneggiature. Le battute che si
scambiavano i protagonisti delle
pellicole erano farcite di luoghi
comuni, tant'è che in scena gli attori
se la sbrogliavano facendo ricorso a dei
giochi di parole, e ai doppi sensi
tipici del teatro d’avanspettacolo.
L'intendimento di quei film, perlopiù
vietati ai minori di 14 anni, era di
mostrare attraverso svariati espedienti
i corpi nudi di belle ragazze, magari
non del tutto integrali per non
incorrere nella censura che in quegli
anni era molto severa.
Le attrici erano chiamate
quasi sempre a interpretare ruoli da
infermiere, liceali, insegnanti,
istitutrici, dottoresse e poliziotte.
Molte delle interpreti di quei film
trash le ricordo con immenso affetto, a
cominciare da Edwige Fenech, ma non
posso dimenticare Nadia Cassini, una
brunetta divenuta famosa soprattutto per
il lato B, classificato all'epoca come
il più bel culo d'Italia. E poi Jenni
Tamburi, Carmen Villani, Barbara Bouchet,
Anna Maria Rizzoli, Gloria Guida, Lilly
Carati, Laura Antonelli e tante altre
attrici icone della commedia sexy
all'italiana, tutte indaffarate sullo
schermo a mostrarsi nude, perlopiù
sotto la doccia, oppure con indosso le
giarrettiere mentre erano impegnate in
eccitanti streap-tease.
Stravaccato sul divano
osservo attraverso il buco della
serratura, che compare sullo schermo al
plasma, le voluttuose forme del corpo di
Edwige Fenech, protagonista di una
infinità di film della commedia sexy
italiana.
L'attrice sta preparandosi
a fare la doccia. Si toglie la vestaglia
e rimane nuda, mostrando il culo e la
schiena. E’ il momento più
spettacolare del film in cui, da umile
spettatore, anch'io vengo invitato a
condividere un godimento voyeuristico
insieme a molti altri spettatori
accomodati davanti alla tivù, al pari
di quando da adolescente frequentavo le
sale cinematografica di periferia per
assistere a questo genere di proiezioni.
Tutt'a un tratto,
stupendomi non poco, mi ritrovo con il
cazzo duro che pulsa insistentemente
sotto le mutande. Edwige Fenech friziona
le tette con una spugna inzuppata di
sapone mentre esibisce le nudità del
proprio corpo cosparso di bollicine.
Abbasso le mutande e, comodamente seduto
sul divano, sfioro la cappella con il
palmo della mano.
Un brivido, seguito da una
scossa di tremore, percorre dal capo ai
piedi tutto il mio scheletro. Inizio a
toccarmi come ero solito fare da
adolescente nel buio dei cinema,
proteggendo il cazzo da sguardi
indiscreti con la giacca o un cappotto.
Nemmeno ricordo quando è stata l'ultima
volta che mi sono masturbato. Le dita mi
tremano per l'emozione. Arrotolo il
palmo della mano intorno al cazzo e
inizio a masturbarmi facendo scorrere la
mano avanti e indietro molto lentamente.
Ho il cuore in gola per
l'eccitazione. Potrei restare qui e
godere all'infinito del piacere che so
darmi nel toccarmi. Ma stanotte ho solo
voglia di venire al più presto. Lascio
cadere dalla bocca un grumo di saliva
che va a cadere sulla cappella,
inumidendola, in modo che il cazzo possa
scorrere meglio nella mano al pari di
quando è stretto fra le labbra di una
umida figa.
La doccia in cui Edwige
Fenech era impegnata sullo schermo si è
conclusa abbastanza bruscamente.
L'attrice ha appoggiato l'asciugamano
sulla maniglia della porta, oscurando
completamente il buco della serratura, e
quindi togliendo la visuale a chi come
me è semplice spettatore.
Mi masturbo da una decina
di minuti. Sono accaldato e il mio corpo
è madido di sudore. L'orgasmo è
prossimo a venire. Le natiche si
rapprendono, e le gambe mi tremano.
Sborro nella mano mentre sullo schermo
Pippo Franco, protagonista maschile del
film, scherza con la Fenech. Lo sperma
fuoriesce a spruzzi dall'uretra e si
riversa sull'addome tracimando dalle
dita, calcate tutt'intorno alla
cappella, unica barriera all'uscita del
seme.
Mentre gli ultimi spasmi di
piacere giungono a termine penso a
Edwige Fenech e a quel dandy di Luca
Cordero di Montezemolo che per diciotto
anni ha goduto del piacere di essere
stato il suo compagno di letto.
Cara vecchia Edwige il
prossimo 24 dicembre festeggerai le
sessantaquattro primavere. Oramai sono
parecchi anni che non calchi più le
scene di uno studio cinematografico da
protagonista, negli ultimi anni hai
preso parte come ospite a un paio di
show alla tivù, e devo confessarti che
nonostante il trascorrere del tempo hai
mantenuto intatto il fascino di icona
sexy dei miei sogni adolescenziali.
Immagino che i tuoi seni non siano più
floridi come un tempo, anzi
sono certo che penzolino all'ingiù se
nel frattempo non hai provveduto a
migliorarne la silhouette con l'ausilio
di una protesi. Magari ti sei anche un
po' appesantita nelle forme del corpo,
ma quello di cui sono certo è che non
ti dimenticherò mai perché rimarrai
per sempre un mito incancellabile per me
e molti italiani, al pari del
personaggio sexy da te interpretato in "Giovannona
Coscialunga disonorata nell'onore" film
capostipite della cosiddetta commedia
erotica all'italiana.
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