GIORGIA
di Farfallina

AVVERTENZA

Il linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto possa offenderti sei invitato a
uscire.

 

        Rannicchiata per traverso su uno dei ripiani dell'armadio, ginocchia flesse a sfiorarmi le tette, sono in attesa di una improbabile telefonata. 
   Ho un nodo alla gola, gli occhi mi si chiudono, e sto per scoppiare a piangere. L'indifferenza che Giorgia seguita a mostrare nei miei confronti mi fa stare male. Eppure c'è stato un tempo in cui, stordita dalla sua bellezza, prestavo orecchio a tutte le parole che riversava su di me con infinita delicatezza.
   Per molto tempo Giorgia ha rappresentato il centro del mio universo. Ho goduto dell'intimità del suo corpo trascurando tutto ciò che gravitava intorno a me, sbagliando ovviamente. Mi sono illusa di essere in grado d'appagare ogni suo bisogno, sennonché non sopportava di trascorrere le giornate tutte uguali accanto a me, e io non le bastavo. Voleva di più, molto di più, ma non so bene cosa.
   L'armadio dove sto rannicchiata odora degli abiti appesi agli attaccapanni. I suoi. Condenso i miei pensieri sulla sua persona. Vorrei gridare al mondo intero del nostro rapporto d'amore senza doverlo mantenere più segreto. 
   Sì, lo so, dovrei essere autosufficiente, svincolata dalla sua persona, come dice lei. Ma se durante il giorno riesco a farlo, occupata sul posto di lavoro, la notte, sola nel mio letto, mi sembra d'impazzire.
   Il cellulare si mette a trillare e rompe il silenzio della stanza. Ho il batticuore. Le gambe prendono a tremarmi. Salto fuori dal rifugio che mi sono creata sopra uno dei ripiani dell'armadio, scivolo con i piedi sul parquet, e raggiungo il cellulare appoggiato sul comodino. 
   Sul display osservo la serie di numeri che compaiono. 
   Torno ad accucciarmi sul ripiano dell'armadio e inserisco l'auricolare nell'orecchio, poi rispondo alla chiamata.
   - Pronto.
   - Ciao, come stai?
   La voce di Giorgia stende di buio la stanza da letto. 
   Sono felice d'ascoltare la sua voce mentre fa vibrare la membrana dell'auricolare. 
   Un fremito mi attraversa il corpo riscaldandomi fra le cosce.
   - Bene, e tu?
   - Anch'io.
   - Mi manchi.
   - Anche tu.
   - Ascoltare la tua voce mi fa stare bene.
   - Lo so.
   - E allora perché non vieni qui da me?
   - Te l'ho detto, lo sai. No.
   Le sue parole mi attraversano l'anima e mi fanno stare male. Ho i capezzoli turgidi. Le punte bucano le braccia su cui appoggiano le tette: segno evidente dell'eccitazione che mi provocano le sue parole.
   - Perché mi hai telefonato?
   - Non dovevo?
   - Continui a non rispondere alle mie domande.
   - Avevo voglia di sentirti, tutto qui.
   - Balle.
   - Perché dici questo?
   - Hai un'altra compagna di letto?
   - Cosa te lo fa supporre?
   - Ti sento lontana in quest'ultimo periodo.
   - Ma dai, non farmi ridere. Sei gelosa?
   - Sì, molto, lo sai.
   - Sei così ingenua da credere d’essere la sola donna che ho amato? Pensi che non c'é stata nessun'altra donna nel mio cuore prima di te, eh?
   - Lo so bene che non è così, ma quelle che mi hanno preceduta per me non contano. Dovresti saperlo ormai.
   - Ne sei certa?
   - No, ma... sì, dai.
   - Ecco, vedi che sei dubbiosa.
   Avrei voglia di strillarle che lei è la sola donna che ho amato e di cui non so fare a meno, invece la colpevolizzo per la sua assenza. Ascolto turbata le parole che Giorgia seguita a spalmarmi nell'orecchio e inizio a carezzarmi i capezzoli con entrambe le mani. 
   Ho la passera che schiuma umore. Il liquido è cosi abbondante che si riversa fra le cosce e scorre giù, verso l'ano, infradiciandomi. L'effetto delle dita sulle tette è istantaneo. Incomincio ad ansimare e mi ritrovo a desiderare di raggiungere al più presto l'orgasmo.
   - Che stai facendo ora? - domanda.
   - Perché?
   - Ti stai masturbando? 
   - No. - dico proseguendo a toccarmi le tette.
   - Io sì.
   - Ah!
   - Ti spiace?
   - No, mi fa piacere.
   - Toccati anche tu, dai.
   - Mi manca la tua Micia.
   La voce di Giorgia è morbida e sensuale. Sta godendo, ne sono certa, ma anch'io non le sono da meno e proseguo a toccarmi i capezzoli.
   - Uhm...
   - Che c'è? - dico candidamente.
   - Ho la passera che mi tira. - s'interrompe. - Da stare male. - prosegue lei.
   Tengo le tette gonfie e provo piacere nel costatare che Giorgia sta toccandosi fra le cosce mentre parla con me. Accarezzo le tette delicatamente, lustrandomi i capezzoli con la punta della lingua, godendo del piacere che so darmi da sola. Proseguo a farlo con ostinazione mentre dall'auricolare colgo l'ansimare del respiro di Giorgia. Ho voglia di procurarmi un orgasmo toccandomi i seni. Anch'io respiro con affanno eccitata dal piacere che sto procurandomi.
   - Uhm...
   Non è la prima volta che tento di raggiungere un orgasmo toccandomi soltanto le tette. Giorgia lo sta percependo, ne sono certa. Sta facendo di tutto per accrescere la mia eccitazione dandomi a intendere che sta masturbandosi. 
   Tutt'a un tratto restiamo mute col telefono collegato e le mani bollenti libere di muoversi sui nostri corpi. Giorgia è la prima a venire urlandomi nell'auricolare tutto il suo piacere. La prendo a modello, ma impiego più tempo a raggiungere l'acme del godimento. Insisto nell'accarezzarmi i capezzoli, ma non riesco a raggiungere l'orgasmo col solo contatto delle mani. Infilo due dita nella passera e porto a compimento la mia opera.
   - Sono contenta che sei venuta. - mi dice.
   - Anch'io. - rispondo.
   - Beh, ora ti saluto.
   - Ci vediamo domani? - la supplico.
   - Non credo, sono piena d'impegni.
   - Dopodomani allora.
   - Vedremo, ma non te lo assicuro. Ti saluto, ciao, ciao.
   - Non mi dai neanche un bacio?
   La telefonata s'interrompe e mi ritrovo di nuovo sola, seduta su un ripiano dell'armadio, con la passera bagnata fradicia. 

 

 

 
 

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