Uno
dei vantaggi del forno a microonde,
rispetto ai sistemi di cottura
tradizionali, è la rapidità d'azione.
In più di una occasione Melissa aveva
meditato di sostituire il vecchio
apparecchio, un microonde con dieci anni
di vita, con un modello moderno, di
quelli cosiddetti "combinati",
dotati oltre che di radiazioni a
microonde anche di un sistema a raggi
infrarossi in grado di dorare la
superficie dei cibi messi a cuocere nel
forno, conferendo alle carni maggiore
sapore, specie agli arrosti. Sennonché,
l'estate scorsa, l'apparecchio le aveva
riservato una sgradita sorpresa.
In quella occasione aveva
trascorso l'intera giornata nel
sottosuolo, a distribuire ticket ai
clienti della metropolitana, ed era
stanca morta. Un lavoro di merda il suo,
di cui non andava fiera, ma che le
consentiva di mantenersi indipendente
dai genitori. Appena mise piede
nell'appartamento si liberò degli abiti
che aveva addosso, dopodiché si infilò
nel box della doccia determinata a
rimuovere dalla pelle la puzza
accumulata durante le ore trascorse nel
sottosuolo.
Purificata dai cattivi
odori indossò l'accappatoio di spugna e
andò dritta in cucina decisa a
prepararsi la cena. Prima di togliere
dalla cella del frigorifero il cibo da
scongelare nel microonde accese la tivù
e si mise d'impegno ad apparecchiare la
tavola. Solo dopo avere steso la
tovaglia, depositandoci sopra un piatto,
il bicchiere, le stoviglie e una
bottiglia di acqua minerale, si avvicinò
al frigorifero.
Dalla cella del freezer
prese una confezione di cubetti di
spinaci congelati e ne rovesciò alcuni
frammenti in una casseruola pronti da
scongelare. Quando aprì lo sportello
del forno a microonde ebbe un malore. Accucciato sul piatto girevole,
illuminato da una luce tendente al
bianco, c'era il corpo arrostito di Lucignolo,
il gatto soriano che da dieci anni le
teneva compagnia.
Scossa alla vista
dell'animale allo spiedo perse i sensi e
cadde sul pavimento. Quando riprese
conoscenza, ancora sotto shock, si mise
a piangere inorridita dallo spettro del
gatto sistemato dentro il forno a
microonde.
Faticò non poco a
convincersi che l'arrosto di carne
sistemato sulla piastra fosse Lucignolo.
Ne ebbe la certezza quando attorno il
collo dell'animale arrostito scorse il
collare di cuoio, seppure privo della
medaglietta di riconoscimento.
Le lacrime incominciarono a
scivolarle lungo le guance. Rimase
inginocchiata a lungo con le gocce di
pianto che seguitavano a caderle sul
pavimento dando forma a una chiazza
lucida. Indebolita da un dolore
stagnante allo stomaco trovò la forza
di rialzarsi. Non aveva coscienza del
tempo trascorso mentre era priva di
sensi, forse solo pochi istanti, pensò,
oppure per molti minuti. Seguitò a
piangere fintanto che, una volta cessato
di singhiozzare, rimase muta. Infine si
mise a urlare terrorizzata al pensiero
di quanto le era accaduto.
Nuda, con solo
l'accappatoio di spugna addosso, corse
fuori dalla propria abitazione. Si
precipitò sul pianerottolo e discese la
rampa di scale che conduceva al secondo
piano del condominio. Davanti
all'appartamento di Vanessa bussò con
insistenza sul legno della porta. Quando
l'amica le venne ad aprire si strinse
con tutte le forze al suo petto, poi tra
un singhiozzo e l'altro le rivelò
quanto era successo.
- Stai qui, adesso, non
muoverti! Vado di sopra a controllare
cosa è successo, poi ti informo di
tutto, va bene? - disse l'amica prima di
allontanarsi.
Quando Vanessa fece
ritorno, confermando ciò che Melissa
aveva visto, si misero a piangere
stringendosi in un unico abbraccio.
Dalle carezze passarono a
scambiarsi dei baci che divennero sempre
più appassionati nonostante la storia
d'amore che avevano condotto per un paio
di anni fosse giunta a termine da un
paio di mesi.
Avvolta dalle braccia
dell'amica Melissa avvertì il bisogno
di essere coccolata. Finì per stendersi
sul tappeto del salotto bisognosa di
essere posseduta dall'amica come era
accaduto tante volte prima che si
separassero.
Vanessa le slacciò la
cintura dell'accappatoio di spugna.
Melissa divaricò le gambe e lasciò che
l'amica infilasse le guance fra le cosce
intingendo la lingua fra le grandi
labbra della vagina dischiusa. Con il
clitoride che le pulsava per
l'eccitazione Melissa si arrese al
bisogno di essere riempita in ogni
pensiero e anfratto del corpo.
Le dita di Vanessa
perquisirono ogni recesso. Il dolore e
il piacere che Melissa ricevette dalla
lingua dell'amica, che insisteva nel
leccarla e succhiarle l'escrescenza del
clitoride, erano ossigeno allo stato
puro. Senza rendersene conto accostò le
mani sul capo dell'amica e le accompagnò
i movimenti della bocca mentre le
succhiava il clitoride.
Raggiunto un primo orgasmo
l'amica la obbligò a mettersi carponi
col culo per aria. Da dietro, china su
di lei, le mani aggrappate alle natiche
in modo da mantenerle bene divaricate,
Vanessa iniziò a leccarle il buco del
culo. Andò avanti a lungo, a leccarla,
eccitata come Melissa non l'aveva mai
vista prima di allora.
Melissa accompagnò il
ritmo delle leccate dell'amica
masturbandosi da sotto, inserendo due
dita nella fica, fino a consumarsi in un
nuovo orgasmo mentre l'amica le
insufflava dai polmoni aria nel buco del
culo, pompandola come se l'intestino
fosse la camera ad aria di un
pneumatico.
La stanza fu riempita dal
rumore provocato dai loro respiri
affannosi, dai gemiti, e dalle grida di
piacere. Dopo che ebbero raggiunto
tutt'e due l'ennesimo orgasmo un lungo
silenzio mise fine all'incontro amoroso.
Prima di staccarsi
definitivamente presero a vellicarsi la
lingua a vicenda, poi si stesero sul
tappeto, una accanto all'altra, esauste.
Melissa chiuse gli occhi e le lacrime
ripresero ad affiorarle fra le palpebre
nel ricordo del gatto arrostito o forse
per la paura di doversi separare ancora
una volta dall'amica.
A Melissa piaceva farsela
leccare, la fica, e in questo Lucignolo
si era dimostrato un gatto molto
efficiente, soprattutto per merito della
lingua increspata. C'erano voluti anni
di paziente lavoro per educarlo a
compiere quell'atto. Tutto era
cominciato, un po' per caso, quando
aveva scoperto che l'animale aveva un
debole per la ricotta.
Le era bastato abbassare le
mutandine, cospargere un poco di quel
formaggio sulla vagina per attirare
l'attenzione dell'animale. Lucignolo
aveva avvicinato il muso alle cosce,
invogliato dall'odore della ricotta, e
aveva cominciato a leccarle la fica.
Dopo quella prima volta Melissa aveva
portato avanti il medesimo gioco con
sommo piacere, anche se per raggiungere
l'orgasmo finiva ogni volta per
ricorrere alle proprie dita, ma
l'eccitazione che sapeva trasmetterle
l'animale con la lingua crespa era
davvero unica.
Fare sesso con Vanessa fu
utile a Melissa per togliersi di dosso
la paura e la rabbia. Ritornata in sé
incominciò a chiedersi chi poteva
essere l'autore di un gesto così
abominevole.
Qualcuno le aveva arrostito
il gatto, ma non riusciva a capacitarsi
del motivo per cui lo avevano fatto?
Risentimento? Dispetto? Ripicca? E poi
perché lo avevano arrostito nel
microonde. In pochi erano a conoscenza
del rapporto che lei aveva instaurato
con Lucignolo. Si era guardata bene dal
confidarlo a qualche uomo, soltanto a un
paio di amiche aveva rivelato
l'attributo dell'animale.
- A introdursi nel tuo
appartamento deve essere stato qualcuno
che conosci molto bene, probabilmente un
uomo o una donna che in passato ha avuto
in consegna le tue chiavi di casa e ne
ha fatto una copia. Sulla porta
d'ingresso dell'appartamento non ci sono
segni di effrazione, pertanto chi ha
arrostito il gatto è entrato
nell'appartamento servendosi della
chiave, non credi? - disse Vanessa.
Melissa rifletté sulle
parole pronunciate dall'amica. Fece
diverse ipotesi sulla identità delle
persone che in passato avevano avuto
libero accesso al suo appartamento. In
conclusione finì per restringere il
cerchio dei papabili autori del gesto a
tre donne: Luisa, Margherita e Beatrice.
Con ciascuna, seppure in
tempi diversi, aveva avuto una storia,
ma a una sola di loro tre aveva
confidato delle attenzioni che riservava
a Lucignolo. Stava per informare Vanessa
dei suoi sospetti quando, una volta
seduta sul tappeto, intravide su di un
portacenere di vetro, posizionato sul
tavolino di fronte a uno dei divani di
pelle, la medaglietta di riconoscimento
che era appiccicata al collo di
Lucignolo.
Il cuore incominciò a
batterle celermente. Istintivamente le
prese la voglia di saltare addosso
all'amica e picchiarla, ma non mise in
atto il gesto. Se Vanessa aveva lasciato
la medaglietta in bellavista sul tavolo
una ragione doveva esserci, altrimenti
l'avrebbe nascosta. Guardò in direzione
dell'amica e incrociò il suo sguardo.
Rimasero a fissarsi a lungo
in modo morboso senza pronunciare una
sola parola. Vanessa le cinse un braccio
intorno ai fianchi e l'attirò a sé.
Melissa si lasciò baciare travolta
dallo slancio dell'amica incapace di
nasconderle la voglia che aveva di darle
ancora piacere, un piacere che avrebbe
voluto protrarre ancora a lungo.
Allungò una mano e la
distese dietro il capo di vanessa.
Mentre la baciava soffocò il desiderio
di vendicarsi, una fatica immane da
sopportare, ma bilanciata dai brividi di
passione scaturiti dalla voglia di fare
di nuovo l'amore con l'amica. E poi non
le sarebbe stato difficile addestrare un
altro gatto come aveva fatto in
precedenza con Lucignolo.
|