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GAMBE
ALL'ARIA
di
Farfallina
AVVERTENZA
Il
linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel
racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto
possa offenderti sei invitato a uscire.
Davanti
a un boccale di birra, seduto a un
tavolo del Caffé Mokambo, ero in attesa
di recuperare una qualsiasi figa con cui
trascorrere la nottata quando un uomo si
avvicinò a me.
Non era solo ma
accompagnato a una donna più giovane
rispetto a lui. Mantenne fermo lo
sguardo sulla mia persona per qualche
istante, dopodiché, in maniera garbata,
mi chiese il permesso di accomodarsi al
tavolo. La richiesta mi sembrò
piuttosto ambigua poiché in quel
momento nel locale c'erano molti tavoli
liberi, ciononostante acconsentii che
lui e la donna prendessero posto accanto
a me.
L'uomo, un tipo sulla
quarantina, capelli ruvidi e rossi, con
il volto foderato di lentiggini, bevve
un paio di birre, una dietro l'altra,
senza scambiare una sola parola con la
compagna, rimasta muta per tutto il
tempo, poi rivolse l’attenzione nella
mia direzione e mi snocciolò una strana
proposta.
- Lei è Sabrina. - disse
indicando la donna seduta al tavolo. -
E' mia moglie. Carina eh?
Chi l'accompagnava non era
il tipo di donna da passare inosservata,
soprattutto per lo spessore delle
labbra, gonfie di collagene, che le
nobilitavano il volto e le conferivano
un aspetto da attrice di film porno.
- Cerco un uomo che abbia
voglia di scoparla mentre presenzio alla
sua esibizione. T'interessa?
Accondiscesi a seguirli
fuori dal locale dopo che mi ebbe
snocciolato le strane condizioni cui mi
sarei dovuto sottostare. Mi accomodai
sul sedile posteriore del Mercedes, di
fianco alla sua donna, e lui si mise al
volante della vettura.
Durante il tragitto verso
la loro abitazione m'informò che avrei
dovuto mettere in atto ogni azione da
lui suggeritami, e ripeterla qualora lo
ritenesse necessario, disinteressandomi
della sua presenza nella stanza mentre
scopavo.
Poco più tardi mi ritrovai
steso fra le cosce della donna, nella
camera da letto della loro abitazione,
con il marito seduto su una poltrona
attento a osservare ogni movimento del
mio corpo mentre la montavo.
Dopo quella sera mi
impegnai a fare sesso con Sabrina un
paio di volte alla settimana. Durante i
nostri incontri il marito non ci
staccava gli occhi di dosso mentre
scopavamo. Decideva lui il momento in
cui l'avrei dovuta penetrare, oppure se
dovevo rallentare o accelerare la mia
azione per condurla all'orgasmo,
prolungandolo per quanto mi riusciva.
Sempre lui stabiliva quand'era il
momento in cui avrei dovuto cessare di
scoparla, e andarmene per lasciarlo solo
con la moglie.
Mentre io e Sabrina
facevamo l'amore ci era proibito
scambiare una qualsiasi parola.
Limitavamo il nostro conversare ai
gemiti di piacere che uscivano dalla
nostra bocca e null'altro.
Oramai conoscevo a fondo
ogni porzione e anfratto del corpo di
Sabrina, ma non sapevo niente di quello
che le frullava per la testa durante gli
amplessi che consumavamo davanti al
marito, anche se la sentivo appassionata
e molto partecipe nel fare l'amore.
Assoggettato a questo stato
di cose portai avanti la nostra
relazione appagato dallo strano rapporto
che ci legava tutt'e tre, perlomeno fino
alla sera in cui Sabrina mi sussurrò
all'orecchio che desiderava incontrarmi
da sola e mi diede appuntamento per
l'indomani, nella caffetteria dirimpetto
alla loro abitazione.
Seduto a un tavolo, dinanzi
a una tazza fumante di caffè, ero in
febbrile attesa che Sabrina mi
raggiungesse. Non avevo cognizione di
cosa volesse da me, nemmeno avevo
provato a immaginarlo, nondimeno ero
curioso di saperlo.
Quando la vidi uscire dal
portone di casa e attraversare la
strada, sculettando in modo sfacciato,
mi ricordai di averla vista con addosso
un qualsiasi abito soltanto in occasione del
nostro primo incontro, dopodiché si era
sempre presentata nuda oppure in
vestaglia da camera ai nostri incontri.
Guardarla alla luce del giorno con
indosso la gonna, una camicetta scollata e
l'incavo delle tette in bella mostra,
pareva un'altra persona.
Il viso, reso lucente dai
raggi del sole, era di una straordinaria
bellezza. I capelli raccolti a coda di
cavallo le facevano il viso tondo.
Persino le labbra sembravano meno
sporgenti delle volte in cui mi
succhiava il cazzo. La gonna corta
metteva in risalto un paio di gambe
lunghe e ben tornite. Questo particolare
del suo corpo mi colpì più di
qualunque altro, poiché a letto non ci
avevo fatto troppo caso quando
scopavamo. Contemplai i suoi movimenti
fintanto che mise piede nella
caffetteria e si avvide della mia
presenza.
Si avvicinò al tavolo e
occupò la sedia di fronte alla mia.
- Ciao! - disse svolgendo
le pieghe delle labbra in un sorriso.
- Prendi qualcosa da bere?
- chiesi.
- Un caffè, grazie.
Con un cenno della mano
indicai al barista, rintanato dietro il
bancone, di portarci due caffè, poi
dedicai tutta la mia attenzione a
Sabrina.
- Sorpreso per l'invito?
- Un po'.
- Non te l'aspettavi?
- No, affatto.
- Per quale ragione? -
disse ribattendo alle mie parole con una
seconda interrogazione.
- Perché mi hai invitato
qui?
- Per conoscerti meglio, ti
spiace?
- No, affatto.
- Sono curiosa di sapere
cosa pensi di me.
- Potrei ferirti, lo sai?
- Sì, certo, ho messo in
conto anche questa possibilità.
- Penso che sei succube di
tuo marito, prigioniera dei suoi
appetiti, incapace di una vita sessuale
tutta tua.
- E ti sbagli.
- Dici? La mia impressione
è che ti comporti come una puttana o
forse anche peggio.
- Vorrei esserlo per
davvero come una di loro, libera e
audace, priva di inibizioni, senza
dovermi preoccupare del giudizio degli
altri. Quello che desidero è vivere la
vita e basta.
- Ho detto che ti comporti
come una qualsiasi puttana, ma non ho
detto che la sei.
- Ah, bene, allora è un
complimento il tuo?
- Prendi le mie parole per
quelle che sono, un complimento o forse
no.
- Cosa pensi di me?
- Penso che sei una donna
piena di vita, che appartiene a questo
tempo, inquieta e alla costante ricerca
di forti emozioni.
- Hai detto molte cose con
poche parole.
- Dici?
- Sì.
- Beh, potrei anche
sostenere che sei una donna molto dolce
e appassionata come poche altre.
- Adesso sembri occuparti
più del mio cuore, piuttosto che della
mia figa come invece sei solito fare.
- Provo gelosia per la
spontaneità che dimostri in ogni
momento.
- Io invece t'invidio il
senso positivo che hai della vita. Resto
stupita per il modo in cui hai accettato
l'esperienza che stai conducendo con me
e mio marito.
- Ne sei sicura?
- Sono convinta che non sei
né un vizioso né un depravato, ma
soltanto un uomo a cui piace esibirsi,
vero?
- Sono un esibizionista, sì,
è vero. A volte mi metto nudo davanti
allo specchio perché guardarmi mi
eccita. Spesso mi masturbo anche.
- Ti piace scoparmi mentre
mio marito ti guarda e ti ammira, eh.
- Sì, è vero, mi piace
guardarmi ed essere guardato. Mi
piacerebbe riprendere con una telecamera
le mie scopate, registrarle per poi rivedermi.
- Continua a parlare, dai.
Adesso mi adopero a farti una certa
cosa. - disse lasciando cadere
l'estremità di un piede sulla patta dei
miei pantaloni, strusciandoci contro con
l'alluce.
- Smettila, non è il
momento, ci possono vedere, c'è pieno
di gente.
- E allora?
Sabrina sembrava trovarci
gusto nel masturbarmi il cazzo in quella
maniera. Proseguì nel toccarmi la
patta, con la punta del piede, fintanto
che incrociai le gambe e mi liberai del
contatto.
- Smettila! Se ho voglia di
masturbarmi so bene come farlo, non ho
bisogno di farmi vedere dalla gente.
- Come lo faresti, eh? Dai,
dimmelo ora.
- Non voglio dirti niente,
cazzo!
- Adesso che siamo soli,
senza mio marito d'intorno, potresti
anche dirmelo come ti piacerebbe
scoparmi eh!
- Sei un giocattolo,
soltanto un giocattolo nelle mani di tuo
marito. Ecco quello che sei.
- Ti sbagli.
- Il tuo destino è di
assecondare il suo piacere, nient'altro
che quello.
- Allora perché sei venuto
qua?
- Non lo so. - mentii.
- Dimmi cosa vorresti fare
adesso che siamo soli io e te. A me sta
bene tutto.
- Tutto?
L'appartamento di Sabrina
era situato al sesto piano di un moderno
condominio sull'altro lato della strada.
Era la prima volta che andavo a farle
visita di giorno. Varcata la soglia
dell'appartamento spinsi Sabrina contro
la porta e le fui addosso. Deposi le
labbra sulle sue fino a sfiorarle le
tonsille con l'estremità della lingua.
Le sbottonai la camicetta mantenendo
sigillate le labbra sulla sua bocca. Non
arrivammo fino al letto, ci sdraiammo
sul parquet di legno del corridoio e
seguitammo a baciarci e toccarci.
Sabrina aveva la bocca
colma di saliva. Mi guardò dritto negli
occhi e lasciò cadere le mani sulla
cinghia dei miei pantaloni. Li fece
scendere sino alle ginocchia, poi mi
prese la mano e la condusse sotto la
gonna, a contatto della figa priva delle
mutandine.
Gustai la silhouette della
passera e gliela accarezzai. Aveva
voglia di fare del sesso orale perché
subito mi rovesciò sulla schiena e mi
liberò degli indumenti che ancora avevo
indosso, poi chinò il capo sulla
cappella e prese a leccarla.
Nonostante la grande
quantità di collagene che qualche
maldestro chirurgo plastico le aveva
insufflato nelle labbra le aveva
morbide, ed erano l'ideale per fare
bocchini. Mi prese in bocca l'uccello e
cominciò a succhiarlo per intero,
dopodiché proseguì nella sua opera
fintanto che mi staccai dalle labbra per
non venire troppo presto.
Intanto che me lo succhiava
non riuscivo a pensare ad altro che a
metterglielo nel culo squagliandomi per
la voglia di sodomizzarla.
Sabrina si liberò della
gonna e rimase completamente nuda.
Coricata con la schiena sul tappeto
allargò le cosce e io calai le labbra
sul clitoride che spuntava
dall'involucro di carne che lo
custodiva. Seguitai a succhiarlo
fintanto che Sabrina scoppiò in uno dei
suoi orgasmi a grappolo scuotendo il
corpo come una epilettica. Liberatasi
del mio abbraccio accostò le labbra al
mio orecchio e formulò una domanda.
- Cos'altro vuoi ancora da
me?
- Lo sai.
- Cosa?
- Il culo.
Durante i nostri amplessi
il marito non mi aveva mai permesso di
penetrarla nel culo e io morivo dalla
voglia di farlo. Sabrina si mise carponi
davanti a me pronta per essere
penetrata. Depositai la lingua sull'ano
inumidendolo di saliva tutt'intorno.
Mordicchiai la pelle che ai miei occhi
pareva raggrinzita e di un colore bruno
rispetto al resto del sedere. La montai
da dietro ficcandole con forza il cazzo
nel culo. Lei urlò contraendo tutto il
corpo quando la penetrai. Diedi dei
colpi furibondi facendola strillare per
il dolore. Di tanto in tanto mi azzardai
a estrarre la cappella dall'ano per
riprendere subito dopo a penetrarla di
nuovo.
Sabrina gemeva ogni volta
che la penetravo, senza troppo
scomporsi, assecondando il mio piacere
come era solita fare in presenza del
marito. Alla fine venni sborrandole nel
culo.
Consumammo un intero
pomeriggio di passione. Il mio cazzo non
voleva saperne di ammosciarsi. Seguitai
a sodomizzarla nel culo recuperando
tutto il tempo perduto prima di riuscire
a farlo. Alle sei del pomeriggio,
mezz'ora prima del ritorno a casa del
marito, mi accomiatai da Sabrina.
Sono dell'idea che
pervertiti e i viziosi abbiano un'anima
di destra, ne sono maggiormente convinto
dopo che ho conosciuto Sabrina e suo
marito. Le persone di sinistra sono
pudiche, rispettose, capaci di crearsi
una infinità di problemi quando si
tratta di fare sesso. Chi è di destra
sa fare meglio l'amore di chiunque
altro. Esistono anche delle eccezioni
per chi ha una cultura di sinistra e io
sono una di quelle.
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