FRENCH FRIES 
di Farfallina

AVVERTENZA

Il linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto possa offenderti sei invitato a
uscire.

 

  
  
La pioggia, scesa con una certa insistenza nelle ultime quarantotto ore, aveva ingrossato a dismisura il livello del torrente che attraversa la città. Mentre osservavo con sgomento le acque limacciose, mantenendo i gomiti appoggiati sopra la balaustra del Ponte di Mezzo, il mio uccello si era ingrossato a dismisura. Mi succede abbastanza spesso di ritrovarmi eccitato quando mi trovo ad assistere a situazioni insolite ed emozionanti, e quella del torrente gonfio all'inverosimile lo era per davvero.
   Uscendo dal Cineclub D'Azeglio, dove avevo assistito alla proiezione de: "Il mio migliore amico", pellicola inserita in una rassegna cinematografica dedicata al regista francese Patrice Laconte, mi ero ritrovato con addosso una dannata voglia di scopare. Non cavalcavo il corpo di una donna da molto tempo e avvertivo una dannato bisogno di fare del sesso. 
     Avrei potuto soddisfare questa voglia ficcandolo nel culo a qualche puttana o meglio ancora facendomi fare un pompino, anche se al giorno d'oggi non è facile imbattersi in una  prostituta in grado di farlo bene. Quelle che battono le strade sono perlopiù giovani ragazze dell'est o africane che s'improvvisano professioniste del sesso. Ma per quanto mi riguarda già il prendere accordi sul tipo di prestazione, contrattarne il prezzo e compiere l'atto di pagarle, è eccitante perché implica il potere che noi maschi esercitiamo su chi mette a disposizione il loro corpo come fossero delle schiave.
   Quando faccio sesso con le prostitute già i preliminari della contrattazione generano in me una forte eccitazione, compensando, talvolta, le eventuali carenze delle loro prestazioni sessuali. E' pur vero che non tutte le donne con cui ho avuto delle relazioni si sono dimostrate grandi amanti, ragione per cui non mi faccio troppi problemi quando mi prende la voglia di scopare una prostituta.

   Senza una meta precisa mi ritrovai a camminare per le strade della città. Mancava poco a mezzanotte quando mi infilai nella tavola calda "French Fries", all'angolo fra borgo Regale e Via Farini, poco distante dal palazzo del Tribunale. Misi piede nel locale accolto da una musica rock che usciva dai diffusori appesi alle pareti. Non ebbi bisogno di dare uno sguardo alla carta del menù per decidere cosa ordinare. Alle melanzane fritte e ai piccoli crocchè di patate, specialità della tavola calda unitamente alla frittura di pesce, preferii ordinare una doppia porzione di patate fritte e una bottiglia di lambrusco, anzi, a dire il vero, in ordine inverso d'importanza perché mi ero recato lì per sbronzarmi, anche se il lambrusco, vino a bassissima gradazione alcolica, non è il genere di bevanda più appropriata per chi ha voglia di prendersi una sbronza, però ha il merito d’essere frizzante e di accompagnarsi con i cibi preparati in quella friggitoria. Individuai un tavolo apparecchiato per due persone, lontano dalla scia di odori di frittura di pesce che provenivano dalla cucina, e occupai una sedia, dopodiché rimasi in attesa che una delle ragazze impegnate al servizio ai tavoli volgesse l'attenzione nella mia direzione per effettuare l'ordinazione. 

   La friggitoria "French Fries" è l'unica tavola calda in città in cui si cucinano  le patate fritte con lo strutto. Tagliate a fette di forma allungata, messe a friggere nel grasso animale, finché assumono la caratteristica croccantezza e doratura, le patate sono davvero fantastiche da gustare. Talvolta sono persino portato a pensare che appena servite in tavola assomiglino a pesce fritto. Molti clienti preferiscono gustarle intingendole nella salsa del ketchup oppure nella maionese; io prediligo gustarle unte di grasso al naturale. 
   Trascorse una decina di minuti prima che una delle cameriere, affaccendate a servire i clienti nel marasma generale, si accorgesse della mia presenza e mi desse attenzione prendendo l'ordinazione.

   Era un periodo della mia vita in cui tutto mi girava storto. Mi sentivo a pezzi, irascibile, privo di energia e di un qualsiasi interesse. Seduto a un tavolo della friggitoria, consumai l'attesa riflettendo su cosa aveva di così prezioso la mia vita dal momento che avevo così tanta paura di perderla malgrado considerassi il mio corpo un ammasso di pelle calda e fumante, e nient'altro. Ero consapevole che non sarei stato in grado di dare una risposta alle domande che mi stavo ponendo, convinto che la vita un senso non ce l'ha. 
   Nessuno dei clienti presenti nel locale avrebbe potuto dare una risposta razionale alle mie paure, ma qualcuna delle addette al servizio di sala avrebbe comunque potuto soddisfare la richiesta della doppia porzione di patatine fritte che avevo ordinato, recapitandomela in breve tempo al tavolo.
   Stavo per avvicinare il bicchiere di lambrusco alla bocca, impaziente di sorseggiare il vino servitomi da una cameriera insieme al piatto di patatine, quando una mano si posò su una mia spalla. Scostai il bicchiere dalle labbra, girai il capo nella direzione della mano, e incrociai lo sguardo di una donna. Era Giada, e le sorrisi.
   - Ciao. - disse contraccambiando il mio sorriso.
   Provai ad alzarmi dalla sedia per scambiare un doppio bacio sulle guance, come si usa fare in situazioni simili a quella. Lei fu più lesta nell'anticipare le mie intenzioni e prese posto di fronte a me, occupando la sedia dall'altra parte del tavolo.
   Non mi imbattevo in Giada da tempo memorabile, anzi c'eravamo completamente persi di vista, eppure da adolescenti avevamo condiviso una storia durata alcuni mesi, dopodiché aveva preferito accompagnarsi con un altro ragazzo.
   - Tutto solo?
   - Sono uscito da casa per andare al cinema, dopodiché, terminata la proiezione, mi sono detto che era troppo presto per andare a letto, così ho finito per soddisfare la voglia di gustare una doppia porzione di patatine fritte. Ho fatto male?
   - E soprattutto bere vino, vero? - disse inseguendo con lo sguardo la bottiglia di lambrusco sul tavolo.
   - Posso offrirtene un bicchiere, se ti va.
   - Sì, grazie, Lorenzo, l'accetto volentieri.
   Mi premurai di fare arrivare un secondo bicchiere sul tavolo che riempii sino all'orlo di lambrusco. Giada afferrò un paio di patatine dal mio piatto e le mise in bocca.
   - E tu cosa ci fai qui? - dissi incuriosito dalla sua presenza.
   - Sono in compagnia di un gruppo di amiche e amici con cui ho assistito, in Piazza della Pace, al comizio di Beppe Grillo. Terminata la manifestazione abbiamo deciso di porre fine alla serata venendo qui.
   - Ci vieni spesso?
   - A essere sincere è la prima volta che ci metto piede. - disse arricciando il naso, mostrandosi schifata dall'ambiente.
   - E' un posto particolare, infatti, i menù che trovi qui sono diversi da qualsiasi altra tavola calda e McDonald's.
   - In effetti, è vero.
   - Io ci vengo spesso perché mi piace il modo con cui cucinano le patatine. Sono fritte con lo strutto, anziché con olio vegetale.
   - Strutto?
   - E' un grasso di maiale ricavato dai depositi adiposi interni del maiale macellato. Non dirmi che non ne conosci l'esistenza.
   - Lo trovi strano?
   - Beh, sì.
   - Ho sempre pensato che le patatine fossero fritte esclusivamente con oli vegetali.
   - Il gnocco fritto secondo te com'è cucinato?
   - Con lo strutto?
   - Sì.
   - Trent'anni fa, forse. Adesso non più.
   - Ci sono friggitorie come quella dove siamo ospiti stasera che da un po' di anni hanno ripreso a cucinare le patate fritte secondo questa antica abitudine. E sai perché?
   - No.
   - In questo modo tengono lontano dal locale arabi e musulmani che come sai, per motivi che hanno a che fare con la religione, non possono mangiare carne e derivati del maiale.
   - Ah.
   - Non ci avevi pensato, vero?
   - Beh, in effetti se tu non me lo avessi detto non mi sarebbe passato per la mente.
   - Bevi, dai.
   Giada diede seguito al mio invito. Avvicinò il bordo del bicchiere alle labbra e diede alcuni sorsi di lambrusco, macchiando il bordo superiore delle labbra di vino, dopodiché si rivolse a me.
   - Dai, Lorenzo, raccontami qualcosa di te.
   - Cosa vuoi sapere?
   - Stai ancora insieme a quella ragazza dai capelli tinti di azzurro?
   - Erika?
   - Sì, lei.
   - E come fai a conoscerla?
   - Non ti preoccupare, lo so e basta. E poi ho letto alcune storie che hai scritto insieme a lei.
   - Oramai non stiamo più insieme da circa un anno.
   - Ah.
   - Difficile da credersi, lo so, ma è la verità.
   - Stai insieme a un'altra?
   - No, anzi dopo che mi ha lasciato non ho fatto l'amore con nessun'altra donna.
   - L'amore forse no, ma conoscendoti bene, dopo quello che c'è stato fra noi, del sesso lo avrai pure fatto, vero?
   - Mi sono arrangiato.
   - Cosa vuoi dire con questo mi sono arrangiato?
   Messo con le spalle al muro strinsi a pugno la mano, unta di patatine fritte, e per una frazione di secondo feci cenno all'atto della masturbazione.
   - Ah. - si compose Giada, tirando la schiena all'indietro sulla sedia, solo in apparenza sorpresa dal mio gesto.
   - Quella stronza di Erika si è messa insieme con un medico. Che altro avrei potuto aspettarmi da lei.
   - Allora non scrivete più racconti insieme?
   - No.
   - E tu seguiti a scrivere comunque?
   - Per un certo periodo di tempo non l'ho fatto. Mi sentivo spento, bloccato, perso, poi ho ripreso a scrivere.
   - Avresti potuto smettere, perché hai continuato?
   - Perché scrivere è catartico, liberatorio, aiuta a vincere le paure, aiuta a capire. Ho ripreso di nuovo a scrivere e sto provando di nuovo a capire e a non avere delle paure.
   - Mi sono chiesta più di una volta, leggendo le storie che tu e lei avete scritto, se erano solo frutto della fantasia oppure della relazione amorosa che intrattenevate e quindi cose vere.
   - E' importante saperlo?
   - No, però mi piacerebbe conoscere, tanto per farti un esempio, se hai mai partecipato a un'orgia come quelle che avete descritto nei vostri racconti.
   - E tu lo hai fatto? - dissi rivolgendole la stessa domanda.
   - La domanda l'ho fatta prima io a te. Non vuoi rispondere?
   - Se devo essere sincero allora ti dirò che non ci ho mai partecipato. Lo trovi strano? E tu ci hai mai preso parte?
   - Affatto, perché mai dovrei trovare la cosa strana?
   - Non hai risposto alla mia domanda. - la incalzai.
   - Senti, "Leccapassere", perché è con questo nomignolo che mi piaceva chiamarti quando facevamo l'amore, ricordi? Ti interessa davvero sapere se ho partecipato a delle orge?
   - Sì.
   - Non corro il rischio che ti venga l'uccello duro nell'ascoltare quali pratiche sessuali ho messo in atto in tutti questi anni, eh?
   - Allora, ci hai preso parte sì o no?
   - Qualche volta.
   - E ti è piaciuto?
   - Uhm... 
   - Sì o no?
   - Più di tutto in quelle occasioni mi è piaciuta l'imperfezione del fare sesso in una bolgia di persone a me del tutto sconosciute, nient'altro.
   - E qual è il rituale che più t'intriga quando fai sesso?
   - Farlo con due uomini contemporaneamente. Magari anche ben dotati!
   - Ah.
   - Ti scandalizzo?
   - No, affatto. E poi non sono superdotato e non potrei mai essere uno dei due uomini.
   - Beh, per te farei una eccezione. Quanto tempo è passato dall'ultima volta che abbiamo fatto sesso insieme?
   - Uhm...
   - Te lo dico io, dieci anni.
   - Eravamo degli adolescenti e alle prime esperienze. Leggendo i tuoi racconti ho tratto l'impressione che di esperienze te ne sei fatte parecchie durante tutto questo tempo. Sei un porco, adesso, eh.
   - Ma va là. 
   - Non sto scherzando.
   - Mi stai prendendo per il culo, vero?
   - Dimmi una sola valida ragione per cui dovrei farlo.
   - Non lo so, ma adesso se permetti cambiamo discorso. Tornando alle patate fritte stavo raccontandoti che questo è l'unico locale in città dove, per friggerle, anziché l'olio di semi utilizzano lo strutto.
   - Ma chi se ne frega delle patatine! Credi che mi sia venuta a sedere di fronte a te, lasciando la compagnia dei miei amici, per sentirti parlare di strutto o di olio di semi di arachidi?
   - Non lo so. Vuoi che parliamo di Bebbe Grillo, dal momento che stasera sei andata ad applaudire il suo comizio?
   - Preferirei parlarti di quanto sia eccitante essere scopata da due uomini contemporaneamente, ma se proprio vogliamo parlare di Grillo facciamolo pure. Il discorso che ha pronunciato stasera lo condivido appieno, specie quando si è soffermato a parlare dell'inceneritore, illustrando le ragioni per cui dovremmo contrastare l'accensione dello stesso nella nostra provincia. Spero che le sue parole siano utili per smuovere la coscienza della gente che lo ascoltava.
   - Ogni tanto Grillo dice qualcosa di condivisibile, anzi di sensato, ma il più delle volte pronuncia una montagna di stupidaggini. Una volta mi faceva ridere, adesso poveretto mi fa venire solo rabbia.
   - Scherzi?
   - Grillo è un altro disperato della politica. Porta avanti l'idea del tanto peggio tanto meglio con la speranza di andare a nuove elezione e ottenere una maggioranza bulgara e governare il paese come un monarca.
   - Sai dire solo stronzate.
   - Allora perché, a suo tempo, ha rifiutato in modo categorico di discutere con Bersani un programma in comune con il PD? Ha avuto l'occasione per mettere da parte Berlusconi e non lo ha fatto. Lo capisci questo?
   - Che ingenuo sei.
   - Spara bordate qualunquiste di ogni tipo, inventandosi ambientalista, demonizzando l'utilizzo dell'inceneritore di rifiuti che comunque entrerà in funzione nella nostra provincia, facendo finta di non conoscere che la pianura padana è già una delle zone più inquinate d'Europa. Perché non si occupa degli altri fattori di rischio, ben più gravi dell'inceneritore, che provocano l'inquinamento?
   - Non capisco cosa abbia detto di falso. Che gli inceneritori oppure i termovalorizzatori di rifiuti producano diossina durante la combustione è fuori discussione. Invece vogliono farci credere che le tecnologie con cui sono costruiti sia in grado di trattenere tutta la diossina nell'ambito dell'impianto.
   - Pensi davvero che il cibo di cui ci nutriamo sia incontaminato? 
   - Penso che il marciume del guadagno economico sia la condanna maggiore per tutti noi perché seguiteremo a vivere in un mondo sempre più inquinato.
   - Quello che occorre fare è d'incrementare soprattutto la raccolta differenziata dei rifiuti sino a raggiungere la quasi totalità della materia che adesso invece andiamo a bruciare. Ma sino allora dovremo conviverci con questi inceneritori altrimenti incorreremmo nel rischio di ritrovarci con i rifiuti accumulati per le strade come è già accaduto a Napoli e Palermo.
   - Augurarsi che tu cambi idea è una mera illusione, è un po' come stare ad aspettare la pioggia durante un periodo di siccità. Inutile e deludente. 
   - Che stronza che sei.
   - Non ti piace come sono fatta? Eppure ti assicuro che sono sempre stata così. Tutti siamo ciò che siamo, anche se a volte lo dimentichiamo.
   - Molta gente finge di essere quella che non è per piacere agli altri. Mentre parlo con te sono quello che veramente sono e non voglio apparire per quello che invece vorrei essere.
   - E come sei?
   - A volte capita che un uomo incontri una donna che da tanto tempo non vedeva e, tutt'a un tratto, capisce che quello che ha provato con le donne che ha conosciuto prima di lei non è stato sbagliato perché sono servite a portarlo verso di lei. 
   - Alludi? - disse Giada mostrando, oltre a uno sguardo voglioso, una superba scollatura delle tette che immaginai potesse arrivarle sino al buco del culo. 
   - Sei bagnata?
   - Eh.
   - Ho indovinato?
   - Sei scemo?
   - Sai cosa sto pensando adesso? Mi piacerebbe svegliarmi domani mattina con te accanto e stare ad ascoltare il ritmo del tuo respiro mentre mi perdo ad annusare il profumo della tua pelle dopo che abbiamo trascorso la notte a fare l'amore.
   - E poi?
   - Soddisfare la voglia che a quell'ora sono certo avrai di riprendere a godere daccapo. Comincerei con l'accarezzarti il pube, che suppongo seguiti a mantenere rasato come quando ti ho conosciuta intimamente, dopodiché ti infilerei le dita nella fica strappando dalla tua mente il ricordo degli uomini che hanno saputo farti godere.
   - Vai avanti. E poi?
   - Saprei godere dei gemiti che sono certo susciterei in te con le mie carezze prima di entrare con l'uccello dentro la tua passera.
   - Scommetto che adesso ce l'hai duro, eh?
   - Sì.
   - Dai, vai avanti a descrivermi cosa potrebbe succedere durante il nostro supposto risveglio mattutino.
   - Provo a immaginare che, mentre sto scopandoti, sarai impegnata a carezzarmi la nuca e le tue cosce premeranno contro i mie fianchi. Le stringerai forte, concentrata nel godere, con la fica che si contrarrà di spasmi di piacere perché bagna fradicia.
   - Niente polsi stretti da morbidi lacci di seta e occhi bendati da una fascia nera?
   - No.
   - T'immagino impegnato con la lingua calda a sciogliere il contorno delle mie labbra.
   - Ti piacerebbe che accadesse?
   - Mah... - disse spargendo un respiro profondo.
   - Prova a dirmi cosa ti piacerebbe che ti facessi appena sveglia.
   - Potresti giocare con il calore della lingua attorno ai miei capezzoli, resi turgidi dalle tue carezze, sino a farmi gemere di piacere.
   - E poi?
   - Scendere con la lingua verso la pancia, soffermarti sull'ombelico, e poi scivolare con la bocca giù, sempre più giù, sino a leccarmi là dove maggiormente brucia il mio piacere e assaporare i miei liquidi.
   - Che porca! Sai bene come fare a eccitarmi, eh.
   - Perché, ti sei eccitato per davvero?
   - E me lo domandi?
   - Adesso vado in bagno. Ti trovo qui quando farò ritorno? - disse cosciente che l'avrei seguita da lì a poco come ero solito fare da adolescente quando ci intrattenevamo in qualche caffetteria. 
   - Sì.

   La porta del bagno delle donne era chiusa a chiave quando cercai d'entrare. Giada si premurò di aprirla dopo avere udito il timbro della mia voce. Stava appoggiata al bordo del lavandino e guardava nella mia direzione. Mi avvicinai. Lei, rapida, pose le mani sulla mia testa, poi mi spinse verso il basso. 
   Inginocchiato ai suoi piedi sollevai le braccia verso l'alto. Le tette, gonfie all'inverosimile, divennero preda ambita delle mie mani. Mentre premevo il muso fra le sue cosce sollevò il tessuto della gonna e mi ritrovai con la bocca appiccicata contro il pube, nudo, del tutto privo delle mutandine. Senza tentennamenti usurpai con la punta della lingua la fessura fradicia di umore mentre Giada si premurò di allargare le cosce per lasciare che entrassi meglio dentro di lei.
   Nella bocca sentii crescere poco per volta la carne del clitoride mentre lo succhiavo. Seguitai a mungere con le labbra quel confetto vanigliato, abbrancando le natiche di Giada con entrambe le mani. Tremò tutta quando raggiunse il primo di una serie di orgasmi a grappolo.
   Saremmo morti abbracciati, strappandoci la pelle morsi, se qualcuno non avesse insistito a bussare alla porta del bagno dichiarando un impellente bisogno di fare la pipì. 

   Una volta in strada ci appartammo in uno dei vicoli poco illuminati che circondano il palazzo del Tribunale, senza curarci delle telecamere di sicurezza poste a protezione dell'edificio pubblico. La montai con rabbia, spingendo l'uccello, teso ed eccitato, nella fica stando in piedi mentre Giada, con la schiena puntellata al muro, le gambe sollevate, incrociate intorno ai miei fianchi, e le braccia intorno al mio collo, si mise a dondolare il bacino seguendo il ritmo dell'uccello fintanto che, a seguito di ripetute ondate di piacere, esplosi in un violento orgasmo e dei caldi fiotti di sperma le riempirono la tana.

   Sono trascorsi sei mesi dalla sera in cui Giada e io abbiamo fatto sesso nel bagno della friggitoria "French Fries". Erika è scomparsa definitivamente dalla mia vita, al suo posto, anche come scrittrice, c'è un'altra donna: Giada.

 

 

 
 

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