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FERRAGOSTO
di
Farfallina
AVVERTENZA
Il
linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel
racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto
possa offenderti sei invitato a uscire.
Sono
una donna allo sfascio. Alle spalle non
ho nemmeno un passato, quello è morto,
sepolto. Vivo nel presente, per quel
poco che vale. Ho dato fuoco alle
immagini che occupavano un posto nella
mia memoria, e cancellato ogni traccia
degli amori appassiti e anche di quelli
mai fioriti. Sono sola con me stessa in
questa giornata di Ferragosto.
Oggi devo essere l'unica
inquilina del condominio a non
essere in spiaggia. Di starmene coricata
fra le lenzuola per il resto della
giornata non se ne parla. Fuori il cielo
è di un blu lucente e fa molto caldo.
Devo assolutamente reagire alla noia e
fuggire da queste quattro mura,
accidenti!
Dal cassetto del comò
tolgo il primo costume da bagno che mi
capita fra le mani e lo indosso. Infilo
la roba da mare nella sacca, calzo le
infradito, e in un battere d'occhio mi
ritrovo in sella al cinquantino sulla
via che conduce al litorale.
L'acqua del mare rumoreggia
alle mie spalle. Intorno alla vasca
della piscina dove ho preso posto c'è
ingruppata poca gente. Sono tutti in spiaggia,
oggi. Occupo un lettino provvisto di
tettuccio orientabile resosi disponibile
in questa strana giornata d'agosto. Mi
libero della parte superiore del costume
infischiandomene del cartello che
avverte di non mostrarsi in pubblico a
seni scoperti.
Una ragazza esce dall'acqua
e si dirige verso il prato dove ho preso
posto. Ha un aspetto gracile e
misterioso. Resto a guardarla fintanto
che raggiunge il lettino accanto al mio.
Chiudo gli occhi e do ascolto al rumore
delle onde che sciabolano contro il
pontile per l'ormeggio dei natanti,
distante poche decine di metri dalla
piscina.
Il peso del mio corpo preme
contro il telo da mare e mi appiattisce
le tette. Una vaporosa brezza mi sale
lungo la schiena e mitiga la calura
della giornata estiva. Riapro gli occhi
e mi trovo ad ammirare il corpo della
ragazza che giace supina accanto a me.
Gocce d'acqua decorano il
giovane corpo abbrunito dal sole. Lei
non si avvede del mio sguardo o forse fa
finta di non avermi riconosciuta. Resto
a guardarla stupita da tanta bellezza.
Ha una decina d'anni meno dei miei,
penso. Le sue mani si affaccendano sul
gancetto nella parte superiore del
duepezzi. Liberate dall'involucro che le
custodisce le tette si mostrano ai miei
occhi nella loro naturale bellezza.
E' bastardo il destino, a
volte. Fino a pochi istanti fa mi
affliggevo per tutto ciò che non ho più,
e stavo male. Adesso mi trovo a rimirare
con appetito la ragazza che sta accanto
a me. Marianna! Ecco qual è il suo
nome. Lo ricordo bene, adesso. E' stata
mia alunna al liceo qualche anno fa, ne
sono certa, almeno credo.
I motoscafi passano veloci
nel tratto di costa antistante gli
stabilimenti balneari. Il fracasso dei
motori assomiglia a un lamento funebre.
Saluto Marianna con un gesto della mano
approfittando dell'attimo in cui la
ragazza volge il capo nella mia
direzione. Il cenno di saluto non è
sufficiente per scalzarla dal suo
riserbo. Mi metto seduta sul lettino e
mi rivolgo a lei senza curarmi della
reazione che potrebbe avere.
- Ci conosciamo, vero?
- Sì. - fa eco la ragazza,
per niente intimidita dalla mia domanda.
- Sei cresciuta, accidenti!
Quasi non ti riconoscevo.
- Frequentavo la prima
liceo quando lei era l'insegnante
d'inglese nella mia classe. Da allora
sono trascorsi sette anni, forse è
questa la ragione per cui ha avuto
difficoltà nel riconoscermi.
- Come passa veloce il
tempo, vero? Sei cresciuta e ti sei
fatta donna, io invece sono invecchiata.
- Lei sta scherzando, vero?
E' rimasta bella e affascinate come
allora. Per lei il tempo non si è
fermato, glielo assicuro!
- Tu mi lusinghi troppo,
ragazza.
- Non è vero.
Marianna è seduta sul
lettino di fronte a me. Tiene gli occhi
puntati verso l'acqua alle mie spalle
come se avesse voglia di tuffarsi nella
piscina.
- Adesso cosa fai? Studi?
Lavori?
- Sono iscritta al secondo
anno di medicina.
- Sei pari con gli esami?
- Sì, certo, e lei dove
insegna?
- Al liceo Manzoni.
- Allora non è più al
Tasso?
- Il Provveditorato agli
Studi mi ha trasferita in questa sede
due anni fa. Sono contenta, ci sto bene
lì, e poi l'importante è rimanere a
contatto con gente giovane, non credi?
- A dire il vero si sta
bene anche in compagnia con persone
mature.
- Dipende...
Ci stiamo comportando come
due attrici sul set di una soap opera in
cui ognuna recita una parte. Pronunciamo
frasi scontate di un copione già letto.
E' lesbica, non ho dubbi su questo.
Marianna è come me. L'ho intuito quando
ho incontrato il suo sguardo. Eppure
questa ragazza possiede qualcosa di
molto diverso da tutte le ragazze con
cui ho scopato in questi anni
d'insegnamento. Non troppi in verità,
dal momento che ho compiuto trentacinque
anni soltanto da pochi giorni.
Potrei invitarla a fare il
bagno. Sì, ecco cosa mi conviene fare.
Magari in acqua... E poi ha davvero un
bel corpo. Un po' troppo magra, forse,
ma con belle tette sode. Adesso la metto
alla punta e guardo se ci sta.
- Facciamo il bagno?
- Sono appena risalita.
- Che importa, mi tieni
compagnia in acqua, non ho voglia di
nuotare da sola.
- Se proprio insiste.
Marianna si solleva dal
lettino. Infila la parte superiore del
costume. La imito e vengo a trovarmi in
piedi davanti a lei. Lascio che mi
preceda verso la vasca e le cingo un
braccio attorno ai fianchi.
Vista da dietro ha davvero
un bel corpo. I fianchi larghi e la vita
stretta disegnano un bel paio di
chiappe. Le gambe affusolate decollano
dalle cosce e le attribuiscono un
aspetto longilineo. E' poco più alta di
me, perlomeno è così che appare ai
miei occhi. Dimena le anche,
sculettando, mentre si avvicina alla
vasca da nuoto. Quando raggiungiamo il
bordo della piscina si tuffa in acqua e
la seguo dappresso. Usciamo
simultaneamente col capo dall'acqua e ci
ritroviamo una di fianco all'altra.
Eseguiamo poche bracciate e raggiungiamo
il bordo della vasca. Tratteniamo la
schiena contro la sponda senza toccare
con i piedi il fondo della vasca.
Mi giro verso Marianna e la
guardo negli occhi. Lei scimmiotta un
sorriso, azzardo un approccio e le
infilo una mano fra le cosce. Per un
istante che pare interminabile restiamo
immobili senza pronunciare una sola
parola. Marianna sbatte le ciglia, poi
china il capo come a volersi vergognare.
Le infilo la mano attraverso lo slip e
raggiungo la fessura della passera. Lei
si dà alla fuga svincolandosi dalla mia
mano. Con poche bracciate raggiunge il
centro della vasca. La seguo dappresso e
le sono addosso. Ci arrotoliamo più
volte nell'acqua strette in un lungo
abbraccio.
E' mia, ne sono certa. La
rincorro per il tempo che si agita
sott'acqua, spostandosi come una sirena
da una parte all'altra della vasca,
fintanto che, esauste, ci fermiamo
vicino alla scaletta.
Vado dietro al mio istinto,
la prendo per mano e la trascino fuori
dall'acqua, poi la conduco verso lo
spogliatoio.
- Vieni, segui me!
- Dove?
Lo spogliatoio attiguo alle
docce comuni è deserto. Raggiungiamo
una delle cabine e c'infiliamo dentro.
Sembriamo intenderci alla perfezione per
niente estranee una all'altra. Provo una
forte attrazione per il suo giovane
corpo e ho voglia di scoparla.
Lo spazio dentro la cabina
è esiguo, appena sufficiente per
muoverci con disinvoltura. Le circondo
il capo con le braccia. Slaccio i lembi
di stoffa che le circondano il collo e
lascio che il tessuto che ricopre le
tette cada in avanti. Marianna rimuove
il gancio del reggiseno e l'indumento
scivola sul pavimento. Il sospiro
malizioso che traspare dalle sue labbra
fa intravedere la voglia che ha di
scopare pure lei. Le sfioro le tette con
le dita e circuisco i capezzoli turgidi.
Le areole hanno dimensioni piuttosto
larghe e un colorito roseo. I miei
capezzoli, invece, sono piccoli e scuri
come il colore abbrunito della pelle.
- Sei sorpresa? - voglio
sapere.
- Cosa?
- Niente stavo dicendo una
sciocchezza.
- Perché?
- Stavo per dire che hai
due belle tette.
- Lo so.
Non aggiunge altro, abbassa
lo slip e lo fa scivolare ai piedi. Ha
la passera ben curata. Una esigua
striscia di pelo biondo sovrasta il pube
sopra le grandi labbra.
- Hai un corpo stupendo. -
mi complimento.
Ho il fiato sospeso nei
polmoni. A fatica riesco a buttare fuori
un sospiro tanto sono eccitata.
- Ti piaccio così?
Non rispondo alla sua
provocazione. Le prendo la mano e la
conduco sotto la stoffa del mio slip.
Marianna è lesta. In un batter d'occhio
tasta il clitoride con le dita. Il cuore
sembra scoppiarmi. Le pulsazioni seguono
un ritmo inconsueto.
- Che te ne pare?
- Dico che hai un
clitoride... ehmm...
Segue un lungo silenzio.
Non smettiamo di toccarci. Avrei voglia
di baciarla, invece mi trattengo dal
farlo e restiamo guancia contro guancia
parlandoci nelle orecchie.
- Ti piace fartelo toccare?
- chiede.
- Sì, certo, e tu sei
brava nel farmi godere.
Non attendo la sua
risposta, avvicino le labbra alle sue e
le sfioro delicatamente senza premerle
troppo sulla bocca. Sollevo le mani
attorno il suo viso e premo di nuovo le
labbra sulle sue. Stavolta Marianna le
schiude e contraccambia il bacio.
Penetro la cavità con la lingua e frugo
dentro di lei. Le sospingo la schiena
contro la parete alle sue spalle e
proseguiamo a baciarci.
M'infilo con le dita fra i
suoi capelli e l'attiro a me. La sento
fremere di piacere. Proseguo a
penetrarla nella bocca senza
interrompere la mia azione. Ho la
passera fradicia e l'umore mi scivola
lungo le cosce.
Condenso uno dei suoi
capezzoli fra le dita e comincio a
pizzicarlo. Chino il capo e trascino
l'areola fra le labbra. Marianna ha un
sussulto. Infilo la mano fra le sue
cosce e raggiungo la passera. E'
inzuppata d'umore più della mia. Inizio
a masturbarla blandendo con un dito la
fessura. Il respiro di Marianna si fa
affannoso. Ansima di piacere e si lascia
sfuggire dei fugaci monosillabi dalle
labbra. Tengo appoggiata la mano sul
monte di Venere e con un dito strofino
la sporgenza carnosa del clitoride.
E' turgido, generoso, lo
immaginavo così e non resto delusa. Ci
abbandoniamo tutt'e due a soddisfare i
piaceri della carne. Marianna è in
balia del mio corpo, ma forse sono io a
esserlo del suo.
Godo! Accidenti se godo!
Nell'istante in cui le do
un morso sulla nuca le sue gambe
sembrano vacillare. Si china ai miei
piedi e trascina verso il basso lo slip
che ancora mi porto addosso. Divarico le
gambe e le sue labbra inglobano il
bocciolo di carne che custodisco nella
passera. L'insistenza con cui succhia il
clitoride mi fa tremare le gambe. Sono
percorsa da fremiti e ho l'impressione
di toccare il cielo con un dito.
- Mi fai morire... -
sussurro mentre Marianna prosegue a
succhiarmi il clitoride.
Le parole che escono dalla
mia bocca sembrano eccitarla ancora di
più. Insiste nella sua opera nonostante
i miei tentativi di allontanarle il capo
dalla tana.
L'orgasmo è imminente. Non
so più trattenermi. Urlo tutto il mio
piacere e mi accascio col culo per terra
ponendo fine all'orgasmo.
- Godo... Godo... Godo... -
urlo più volte.
*
* *
Stamani la spiaggia è incandescente. C'è
più gente del solito sdraiata sulla
sabbia a prendere il sole. Soltanto ieri
me ne stavo in piscina a farmi leccare
la passera da Marianna, mentre adesso
sono di nuovo sola. Davanti alla mia
postazione passa un ragazzino. Nella
mano stringe una corda e trascina un
aquilone a forma di pipistrello. Poco più
in là alcuni bimbi giocano a palla. Le
immagini della gente che occupa la
spiaggia diventano sbavature indistinte
contro l'acqua verde e il cielo bianco.
Mi sento terribilmente sola anche se ho
tanta gente intorno a me.
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