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HO
FATTO SESSO CON UNO
SCONOSCIUTO
di
Farfallina
AVVERTENZA
Il
linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel
racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto
possa offenderti sei invitato a uscire.
Q uando
ho lasciato l'appartamento serbavo
nitido sulla pelle l'odore pregnante del
sesso consumato nel corso di una notte
intera. Un sesso sfrenato, assurdo,
delirante, ma irrinunciabile perché
follemente vitale.
Non avrei mai pensato, dopo
avere scambiato poche parole con un
perfetto sconosciuto,
incontrato per caso al bancone di un pub
dove mi ero data appuntamento con
Giorgia, di ritrovarmi a fare sesso nel suo letto. Invece
mi sono ritrovata a intrecciare il mio
corpo con la sua carne, sniffarne gli
odori e scambiare gli umori in un
susseguirsi di deliranti amplessi
impreziositi da un turbinio di gemiti di
piacere.
Mentre scendevo in tutta
fretta le scale, con i capezzoli ancora
turgidi per effetto degli ultimi baci
che c'eravamo scambiati, decisa a
raggiungere come ogni mattina il posto
di lavoro in ospedale, pensavo a come
non ero riuscita a ribellarmi alle
violenze fisiche di cui ero stata
vittima, seppure consenziente, per una
notte intera.
Scendendo le scale che
conducevano all’androne, verso il
portone di uscita del palazzo,
percepivo, insistente, un forte dolore
all'ano; effetto delle sevizie cui mi
aveva costretto quell'uomo. Sennonché
di ritrovarmi a soddisfare il suo piacere
sadico non mi importava granché, poiché
non avevo nessuna intenzione di
replicare, perlomeno con lui, quel genere
di esperienza.
Non più sottomessa alla
sua autorità ero certa che sarei
riuscita a eliminare il suo ricordo
dalla mente, ma che sarei stata incapace
di dimenticare il sesso sfrenato di cui
eravamo stati protagonisti dentro le
mura di quell'appartamento.
Una volta raggiunto
l'androne del condominio, dopo avere
disceso in tutta fretta i quattro piani
di scale, ho arrestato il passo. Il tempo
necessario per riassestare la gonna,
sistemare il reggiseno, stirare la
camicetta verso il basso, dopodiché mi
sono affacciata sulla strada.
Mentre camminavo sugli
sconnessi lastroni del marciapiede il
bruciore all'ano mi imbarazzava
parecchio. Ciò che stavo provando era
un dolore simile a quello che mi coglie
quando ho prurito vaginale, anzi, no,
senz’altro molto peggio. Tutt’a un
tratto, seppure indolenzita, mi sono
scoperta, senza rendermene conto, a
succhiare il dito medio, lo stesso che,
dietro sollecitazione dell’uomo con
cui avevo trascorso la notte, gli avevo
infilato più volte, dietro sua
sollecitazione, nell’ano e ancora
odorava di quella travolgente passione.
Alla fermata dell'autobus,
distante poco più di un isolato
dall'appartamento che mi ero lasciata
alle spalle, sono salita sul primo
autobus diretto verso l'ospedale. Una
volta in clinica, scambiate le consegne
con le colleghe infermiere del turno di
notte, mi sono infilata nell’ufficio
della caposala. Da uno degli armadietti
adibiti alla custodia dei medicinali ho
recuperato una confezione di Gentalyn
pomata, dopodiché mi sono affrettata a
cospargere l'unguento dentro e fuori
l'orifizio anale.
A pensarci bene avrei
potuto anche fare ricorso a un qualsiasi
farmaco antifungino, scegliendolo fra
quelli di cui faccio uso abitualmente
per ridurre il prurito procuratomi da
infezioni da candida, ma le ripetute
penetrazioni dell'uomo mi avevano
lacerato il lume dell'ano e procurato
una modesta perdita di sangue. E' questa
la ragione che mi ha spinto a fare
ricorso all'antibiotico piuttosto che a
qualsiasi altro tipo di farmaco.
Fare sesso con quell'uomo
è stata una esperienza shockante.
Durante tutto il tempo trascorso in sua
compagnia ho cloroformizzato la mia
coscienza e accettato che facesse del
mio corpo quello che voleva. Quando alle
prime luci dell'alba ho accennato ad
andarmene, dovendomi recare sul posto di
lavoro, ha ricominciato a scoparmi
trattenendomi a sé con la forza. Ho
faticato non poco a convincerlo che
dovevo assolutamente prendere servizio
in clinica per dare il cambio alle
colleghe del turno di notte. Prima di
lasciarmi andare via ha preteso di
scoparmi un'ultima volta nel culo. E io
non ho saputo esimermi dal compiacerlo.
Ancora stento a capacitarmi di
avere fatto sesso per una notte intera
con uno sconosciuto di cui tutt’ora
non conosco nemmeno il nome. Eppure non
è frutto della mia fantasia o di un
brutto sogno. E' accaduto per davvero.
Abbiamo fatto conoscenza
all'Happy Bar. E’ accaduto per caso.
Ero seduta davanti al bancone del pub,
intenta a sorseggiare un long-drink, in
attesa dell'arrivo di Giorgia con cui
avevo appuntamento, quando ha occupato
lo sgabello a trampolo accanto al mio.
Ha ordinato una vodka con ghiaccio e ha
cominciato a parlarmi in modo
confidenziale, come se ci conoscessimo
chissà da quanto tempo.
Il ricordo di quanto è
accaduto successivamente si fa confuso
nella mia mente. Non ho memoria di
nient'altro, ma soltanto che abbiamo
seguitato a bere entrambi. Suppongo che
abbia lasciato cadere nel mio bicchiere
qualche droga perché, tutt'a un tratto,
mi sono sentita disinibita, euforica,
fortemente attratta da lui e ammaliata
dalle parole che gli uscivano soffocate
dalla bocca. Non scarto nemmeno l'idea
che mi abbia ipnotizzata perché mi sono
trovata alla sua mercé, ubbidiente,
docile e remissiva. Così quando mi ha
detto:
- Andiamo! - non ho potuto fare
altro che assecondarlo e andargli
appresso, fuori dal pub, senza mettere
in atto nessuna resistenza,
infischiandomene dell'appuntamento che
avevo con Giorgia.
- Togliti le mutandine. -
ha detto mentre in ascensore risalivamo
i quattro piani che ci separavano dalla
sua abitazione. Non ho avuto alcuna
esitazione e gli ho ubbidito dando
seguito alla sua richiesta, facendo
scivolare il tanga sino alle caviglie.
Lui le ha raccolte, dopodiché ha
accostato il tessuto alle narici. Le ha
sniffate a lungo procurandosi un
singolare stordimento provocato
dall'odore di cui era pregno il tanga
imbrattato dell'umore uscito copioso
dalla vagina.
Appena varcata la soglia
dell'appartamento ha chiuso la porta
alle nostre spalle, scalciandola con la
suola di una scarpa, dopodiché si è premurato di spingermi contro una
parete. Senza scomporsi mi ha imposto di
sollevare le braccia, stirandole verso
l'altro, sopra il capo, poi ha fatto
aderire il palmo delle mani contro le
mie addossate alla parete e abbiamo
intrecciato le dita. Appiccicato al mio
corpo mi ha guardata fisso negli occhi e
mi ha detto:
- Sei bella da morire. Ti
voglio, adesso!
Conquistata da quelle
parole mi sono sciolta i capelli, sino
allora tenuti insieme da un nastro, e,
mentre mi baciava sul collo, ho
allentato la cerniera della gonna che
lui si è premurato di trascinare sino
al pavimento. Mi sono ritrovata col pube
esposto, privo delle mutandine, indifesa
e alla sua mercé. Allora si è
inginocchiato ai miei piedi e ha posto
il muso all'altezza della fica che
gocciolava umore.
- Ce l'hai bellissima. - ha
detto sorprendendomi non poco.
- Ripetilo ancora. - l'ho
supplicato con un filo di voce, poi gli
ho accostato il capo contro la pelliccia
di peli neri che mi adorna la vagina.
- Ce l'hai bellissima.
- Sì?
- Voglio godere sino allo
stremo delle forze di ogni buco del tuo
corpo. - ha detto prima di tuffarsi col
muso fra le mie cosce.
Allora mi sono premurata di
allargare le gambe per fargli annusare
l'odore che ardeva prepotente dentro di
me, certa che gli avrei facilitato
l'accesso della lingua nella vagina.
Allupata com'ero non stavo
più nella pelle. Desideravo farmi
succhiare il clito e raggiungere al più
presto l'orgasmo, dopodiché mi sarei
fatta penetrare dal suo cazzo.
Si è messo a leccarmi la
fica incaponendosi con la punta della
lingua a blandirmi l'ingresso della
vagina. Ho lasciato cadere ogni difesa,
contravvenendo alle mie convinzioni
morali, e ho lasciato che si
impadronisse del mio corpo facendone uso
come più lo appetiva.
A ogni leccata di lingua ho
cominciato a spargere nell'aria dei
gemiti di piacere. L'ho fatto in maniera
sfacciata perché volevo dargli a
intendere che gradivo l'impegno che ci
stava mettendo. Ha seguitato a leccarmi
la fica fintanto che mi ha fagocitato il
clito, gonfio ed esteso, fra le labbra.
Ha scappucciato il tessuto che lo
avvolge e ha iniziato leccarlo e
succhiarlo muovendo la bocca avanti e
indietro come se stesse facendomi un
pompino!
Sottoposta a queste
sollecitazioni sono stata colta da una
serie di fremiti di piacere che mi hanno
scosso lo scheletro da capo a piedi.
Ero eccitatissima, anzi da
stare male. Ho cominciato a dibattermi,
poi ho preso a urlare come una matta e
ho tentato di divincolarmi dalla sua
stretta. Più volte ho accennato a
chiudere le cosce per il troppo piacere.
Lui invece, persuaso del godimento che
stava procurandomi, ha mantenuto strette
le mani intorno alle mie cosce, attento
a conservarmi le gambe bene divaricate e
ha seguitato a succhiarmi il clito sino
a farmi raggiungere l'orgasmo.
Soltanto allora si è
staccato da me. A quel punto si è messo
ritto in piedi, ha abbassato pantaloni e
boxer, e mi ha spinto il capo verso il
basso. Mi sono ritrovata inginocchiata
ai suoi piedi con la cappella davanti
alla bocca.
Senza che me lo chiedesse
mi sono affrettata a stringere il cazzo
nel palmo della mano. Ho infilato la
cappella fra le labbra e l'ho spinta in
avanti sino a farla sbattere contro le
adenoidi, sul fondo della gola, poi ho
preso a succhiare spingendomi con le
labbra sino alla radice del cazzo. Non
era troppo lungo e grosso, in verità.
Ho seguitato a
succhiare per un tempo che mi è parso interminabile. Sembrava non
dovesse mai eiaculare, anche se dai suoi
gemiti riuscivo a coglierne il
godimento.
Nel momento in cui hanno
incominciato a tremargli le gambe,
trascinato in un incontrollato vortice
di piacere, ormai prossimo a eiaculare,
ho smesso di succhiare.
Un getto di liquido
lattiginoso e continuo mi ha riempito la
bocca. Pareva non dovesse mai cessare di
eiaculare tanto il flusso era
consistente.
Non ha estratto
immediatamente la cappella dalle mie
labbra. L'ha lasciata dentro la bocca
lasciandomi il piacere di riuscire a
godere sino all'ultima pulsazione del
cazzo. Ho fatto in modo che non andasse
dispersa una sola goccia del prezioso
nettare. Ho deglutito tutto lo sperma
prima di mettermi a leccare le residue
tracce che fluivano dalla cappella,
mentre il cazzo perdeva consistenza e
si ammosciava.
Abbiamo seguitato a
fare del sesso per tutta la notte dando
sfogo ai nostri istinti primitivi. Una
passione sessuale travolgente, violenta,
brutale. Ci siamo addentati, picchiati,
presi a schiaffi, lasciando sui nostri
corpi tracce di ecchimosi sanguinolente.
A più riprese ho spalmato sul mio corpo
lo sperma che gli fuoriusciva dal cazzo,
dedicandosi a leccarlo, asportandone
ogni residua traccia dalla mia pelle.
Quando mi ha sistemata
carponi, obbligandomi a tenere le mani
appoggiate sul pavimento e il culo
sollevato, ho subito intuito quali
fossero le sue intenzioni. Non mi sono
ritratta e ho lasciato che mi penetrasse
nell'ano con un dito umido di saliva. Lo ha
fatto con molta delicatezza, ruotando più
volte il dito nella cavità, ritraendolo
e spuntandoci sopra ogni volta dei grumi
di saliva.
Ha proseguito nella sua
azione, dilatandomi il buco del culo,
sino a quando si è messo a gambe
flesse, cavallo del mio deretano, e ha
accompagnato la cappella nella cavità.
In attesa di quel momento
avevo fatto in modo di rilassare la
muscolatura dell'orifizio anale,
vogliosa di accogliere il cazzo in tutta
la sua interezza dentro di me.
Nell'attimo in cui ho avvertito la
cappella risalire nella cavità
dell'ampolla rettale mi è scoppiato in
gola un urlo di dolore che non sono
riuscita a trattenere.
Quando ho avuto il cazzo
tutto dentro la cavità dell'ano l'uomo
ha cominciato a muoverlo con cautela,
inanellando lievi movimenti del bacino,
sospingendo avanti e indietro la
cappella, poi ha impresso un ritmo più
violento ed eccitante alla scopata.
Ho morso le labbra per
mitigare il dolore che avvertivo
all'ano. Ma dopo un po' di tempo che mi
sodomizzava il bruciore e la sofferenza
hanno fatto spazio a un genuino piacere.
Ho cominciato a godere di quella
penetrazione e ho preso ad ansimare.
Per niente pago dei miei
gemiti ha mutato atteggiamento ed è
diventato ancora più violento. Ha
cominciato a estrarre la cappella e mi
ha penetrata ripetutamente dilatandomi a
dismisura lo sfintere. A ogni
penetrazione ho avuto l'impressione che
il cuore stesse per uscirmi dal petto.
Godevo ogni qualvolta sentivo il cazzo
risalire nell'intestino e urlavo. Urlavo
come una indemoniata.
Ha seguitato a scoparmi in
quel modo rabbioso senza un attimo di
tregua smanioso di raggiungere al più
presto l'orgasmo. Tutt'a un tratto mi ha
afferrata per i capelli e mi sono
trovata ancora una volta inginocchiata
ai suoi piedi. Ha avvicinato il cazzo,
impiastricciato di escrementi, alla mia
bocca e mi ha obbligata a fagocitarlo
sporco com'era.
Desiderava venire nella mia
bocca e anch'io lo volevo. Una somma di
fiotti di sperma mi hanno riempito la
gola. Ho deglutito il fluido lattiginoso
ingerendolo fino all'ultima goccia, poi
sono andata a sdraiarmi sul letto dove
mi aveva fatto distendere in precedenza.
Fare sesso con uno
sconosciuto, farlo con due o tre uomini,
o magari scopare davanti a più persone
che stanno a guardare sono soltanto
alcuni degli inconfessati desideri
erotici di molte donne.
Questo è quanto è emerso
da uno studio portato avanti da un
gruppo di ricercatori dell'Università
del Michigan e pubblicati di recente sul
Journal of Sexual Medicine.
La rivista americana ha
pubblicato anche la top five dei
desideri erotici che riguardano noi
donne. Al primo posto c'é quello di
fare del sesso con uno sconosciuto: un
uomo di cui non si sa nulla e di cui non
si deve sapere nulla nemmeno dopo avere
fatto sesso. Proprio come è accaduto a
me l'altra notte. Tutto sommato non sono
una pervertita, anzi secondo quanto
asseriscono quei ricercatori americani
la mia condotta rientra nella normalità.
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