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FARE SESSO CON LA MANO
...STANCA
di
Farfallina
AVVERTENZA
Il
linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel
racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto
possa offenderti sei invitato a uscire.
Appiccicati
uno all’altra, guancia contro guancia,
stimolati dal contatto dei corpi, Sonia
e Lorenzo si muovevano lentamente sulla
pista da ballo cullati dal ritmo di una
musica sensuale e coinvolgente.
L’atmosfera discreta del Nautilus, una
discoteca per certi versi molto simile a
un night club, aveva conquistato
entrambi, nonostante Sonia non fosse
abituata a frequentare locali come
quello preferendo di gran lunga ambienti dove
le persone potevano parlare con
tranquillità, magari con i tavoli
disposti su una terrazza in riva al mare
e con la luna piena.
A partire del primo ballo
Lorenzo si era trovato con il cazzo
duro, stordito dal seducente decollété
che Sonia esibiva con indulgente
disinvoltura, congiungendo e separando
in continuazione le labbra rosse, piene
e carnose, come fosse sua intenzione,
guardandolo dritto negli occhi,
mandargli dei segnali di disponibilità.
Tutt’a un tratto Lorenzo si staccò
dalla ragazza che, tutta eccitata, aveva
cominciato ad ansimare. La prese
sottobraccio, e la trascinò via prima
che allagasse la pista da ballo tanto
era bagnata fra le cosce.
-
Vengo a dormire nel tuo letto stanotte?
- le sussurrò all’orecchio mentre, incalzati
dalle luci stroboscopiche dei
faretti appiccicati al soffitto,
raggiungevano uno degli accoglienti
divanetti in velluto bordeaux della
discoteca dove ad attenderli, attorno a
un tavolo occupato da calici e un paio
di bottiglie di champagne, c’era il gruppo
dei loro amici.
-
Ho forse l'apparenza di una ragazza che
ha voglia di essere scopata?
-
Non è così?
-
Può darsi. - diede risposta Sonia
stringendo con forza la mano con cui
Lorenzo la stava tenendo sottobraccio,
poi prese posto su un divanetto e lui si
premurò di sederle accanto.
Si
erano conosciuti quella sera stessa a
una festa di compleanno organizzata
nell'abitazione di comuni amici. Fra
loro era scoppiata subito una forte
attrazione fisica e una magnifica intesa
cerebrale, anche se non era scaturito
nessun bacio.
Appena ebbero preso
posto sul divanetto incominciarono a
parlare in modo confidenziale, ansiosi di
acquisire in breve tempo più
cose dell’altro. Messo a proprio agio
da tanta intimità Lorenzo ne approfittò
per stendere una mano sul ginocchio di
Sonia, smanioso di costatare quale
sarebbe stata la sua reazione. Lei lo
lasciò fare, nemmeno si ribellò
quando fece scivolare la mano
sotto la gonna e prese a palparle la
coscia. Lei aveva un pelle morbida e
liscia come la seta e questo lo eccitò
parecchio.
Da
poco era passata mezzanotte quando,
nella discoteca, si abbassarono le luci. Sulla pista da ballo, al centro
del locale, illuminate da un fascio di
luce a occhio di bue, comparvero tre
splendide ragazze vestite in modo
succinto, pronte a scaldare il pubblico
che aveva preso posto sui
divanetti.
Per un quarto d'ora
dimenarono culo e tette sulla pista da
ballo, mostrandosi scalmanate, esibendo
molte trasparenze e poche nudità,
fintanto che una bionda di un metro
ottanta fece la sua comparsa sulla pista
da ballo e le altre ragazze lasciarono
la scena. L’atmosfera si surriscaldò,
il deejay fece partire il pezzo you
can leave your hat on cantato da Joe
Cocker, colonna sonora del film 9
settimane e ½, e la stangona dai lunghi
capelli biondi diede inizio a uno
strip-tease.
La
spogliarellista, probabilmente nativa di
un paese dell’est Europa, dalla
carnagione delicata come la neve, era
carnale da fare perdere il fiato. Dopo
un po’ che si sbatteva sulla pista da
ballo si mise a stuzzicare gli uomini
seduti nella prima fila, facendo volare
sulle loro facce calze e giarrettiere,
inducendoli ad azzuffarsi per
accaparrarsi i capi d’intimo che molti
si premurarono d'avvicinare alle narici
per annusarne gli odori di cui erano
pregni.
Un
applauso scrosciante concluse lo
spettacolo di spogliarello allorché la
donna rimase completamente nuda. Dopo un
ossequioso saluto fuggì via
sottraendosi alla vista del pubblico.
Durante
lo show delle ragazze, ma soprattutto
nel corso della eccitante esibizione
della spogliarellista, Lorenzo non aveva
smesso un solo istante di rivolgere le
proprie attenzioni verso Sonia che,
perso ogni pudore, gli si era
completamente abbandonata.
Prima di mettere
piede in discoteca Lorenzo si era posto
l'obbiettivo di riuscire a scoparla nel
volgere di una settimana invece, a
distanza di poche ore da quando avevano
fatto conoscenza, si era trovato a
palpeggiarla fra le cosce là dove la
carne era più calda, lisce e umida.
Oramai era una questione di centimetri e
l’avrebbe penetrata con le dita.
-
Ti va se ti accompagno a casa e mi
trattengo a dormire nel tuo letto? -
disse Lorenzo rivolgendosi alla ragazza.
-
Nel mio letto? Io abito con i miei
genitori, pensi che sarebbero contenti
se a quest'ora della notte mi vedessero
arrivare in tua compagnia?
-
Allora potresti venire a casa mia e
trascorrere la notte nel mio letto, no?
-
Meglio di no, te l’ho già detto,
questa sera meglio di no. Sono stanca e
tu pure… penso. - disse Sonia
opponendo un netto rifiuto alla
richiesta di Lorenzo.
-
E se andassimo a mangiare un boccone tu
e io da soli?
-
A quest’ora?
-
Sì, che c’è di strano? Sono appena
le due! Troveremo senz'altro una
pizzeria aperta, no?
-
Preferisco fare ritorno a casa se non ti
spiace.
-
Dai, non fare la spocchiosa. Allora?
-
Mi accompagni o torno a casa con qualcun
altro?
-
Non capisco perché ti rifiuti!
-
Ci vuole così tanto a capire che
stasera sono indisposta?
-
Ah… scusa.
Preso
atto dell’indisposizione di Sonia che comunque sembrò fargli capire che
avrebbe accettato volentieri l’invito
se non si fosse trovata in quello stato,
salutò la compagnia di amici e lasciò
la discoteca in compagnia della ragazza.
Lorenzo l'accompagnò a casa facendola
accomodare sul proprio Bmw, strappandole
un bacio al momento dei saluti,
facendosi promettere che si sarebbero
rivisti qualche giorno dopo.
A
quell’ora di notte le sinistre strade
del centro città, depositarie di
inquietanti segreti, erano avvolte da
una fitta nebbia. Di ritorno
dall’avere accompagnato Sonia alla sua
abitazione parcheggiò la vettura a un
isolato dalla residenza di Margherita.
Mani in tasca, il bavero del cappotto
sollevato, il cazzo bollente, si
incamminò verso il portone
dell’abitazione dell’amica.
Sbuffi
di vapore acqueo gli uscivano dalla
bocca nella notte gelida quando si fermò,
davanti al portone del condominio, a
scorrere i nomi che comparivano sulle
targhette dei pulsanti, disposti in
doppia fila sulla parete di un muro,
finché trovò il campanello di
Margherita. Premette il pulsante e
rimase in attesa di una risposta finché,
dopo un periodo di tempo che gli sembrò
interminabile, percepì un ronzio
provenire dal citofono incassato nella
parete e una voce uscì
dall’altoparlante.
-
Chi è? - disse una voce di donna.
-
Margherita sono io, - disse Lorenzo dopo
che ebbe avvicinato le labbra alla grata
metallica del citofono a muro.
-
Lorenzo?
-
Beh, che c’è di strano? Sei sola?
-
Sì.
-
Aprimi, dai, che salgo su da te.
-
Davvero ti sembra normale suonare al
campanello della mia abitazione a
quest’ora della notte?
-
E’ tardi?
-
Merda! Sono le due e mezza! Dormivo come
una saracca!
-
Apri il portone dai, non fare la stronza,
che salgo su da te.
-
No
Lorenzo
stava pensando alle parole che avrebbe
dovuto dirle, per convincerla ad aprire
il portone, quando udì il rumore che
contraddistingue l’attivazione del
dispositivo elettromeccanico dell’apriporta.
Appena varcato il portone prese posto
nel vano dell’ascensore, fermo a piano
terra, premette il pulsante del nono
piano sul pannello luminoso e le porte
si chiusero alle sue spalle lasciandolo
solo nella cabina.
Nei
pochi secondi che lo separavano dal
pianerottolo del nono piano, mentre
l’ascensore saliva con estrema
lentezza l’edificio, si mise a pensare
a cosa avrebbe dovuto raccontare a
Margherita per
giustificare la sua venuta. Considerò
che le avrebbe detto qualcosa di
brillante e spiritoso come era solito
fare ogni volta che andava da lei per
scoparla. Di sicuro non aveva nessuna
intenzione di essere noioso
raccontandole le vicissitudini
capitategli sul posto di lavoro negli
ultimi giorni, come invece era solita
fare lei tutte le volte che si
incontravano mostrandogli d’avere un
dannato bisogno di confidarsi con
qualcuno. Senza rendersene conto si trovò
a tamburellare la punta di una scarpa
sul pavimento della cabina mobile
mentre, nervoso com’era, controllava
il numero dei piani sul display del
quadro luminoso.
Al
nono piano la porta dell’ascensore si
aprì. Ad attenderlo sulla porta
dell’appartamento si materializzò la
figura di Margherita. La ragazza era
nuda e assonnata. Mostrandosi in quello
stato era consapevole
dell'effetto che il suo aspetto avrebbe
prodotto su qualsiasi uomo, infatti,
come Lorenzo sapeva molto bene non
era soltanto bella, ma
anche perversa e fantasiosa.
Oltre a una carnagione ambrata e
luminosa possedeva grandi occhi verdi,
ma soprattutto un carattere autoritario
che la rendeva diversa da tutte le altre
donne con cui era abituato ad andare a
letto.
Quando Margherita lo vide
avvicinarsi a lei scostò il capelli che
le coprivano in parte il viso, strofinò
gli occhi, e si rivolse a lui.
-
Posso sapere che cazzo sei venuto a fare
a casa mia a quest’ora della notte?
-
Non lo immagini? - disse Lorenzo
lasciandosi sfuggire un accattivante
sorriso.
Scambiarono
un tenero bacio sulle labbra, dopodiché
entrarono nell’appartamento.
Margherita si premurò di chiudere a
doppia mandata la porta alle loro
spalle.
Il cammino che conduceva
alla camera da letto Lorenzo lo
conosceva bene, ormai era di casa fra
quelle mura, e non ebbe difficoltà ad
arrivarci per primo.
-
Posso sapere con chi sei stato in
compagnia sino a quest’ora della
notte?
-
Sono stato a cena con degli amici e poi
mi sono intrattenuto in discoteca a
ballare con una ragazza.
-
E’ una che conosco?
-
Non credo proprio.
-
Me la fai conoscere?
-
Forse.
-
L’hai scopata?
-
No. - rispose Lorenzo mentre era
impegnato a liberarsi i vestiti.
Margherita nel frattempo
aveva già preso posto sotto la coperta
imbottita di piumini d'oca e lo stava
attendendo.
-
Ti sarebbe piaciuto farlo?
-
Uhm...
-
Insomma ci tieni a lei?
-
No. - mentì Lorenzo.
-
E allora fammela conoscere.
-
Forse, vedremo
-
E’ una bella figa?
-
Ha ventidue anni.
-
Otto meno dei miei… una ragazzina! -
disse Margherita premurandosi di
spegnere la luce dell’abatjour,
sistemata sul comodino, appena Lorenzo
si infilò, nudo pure lui, sotto la
trapunta di piumino.
Incocciando
la schiena di Margherita, collocatasi
sul fianco come fosse sua intenzione
rifiutarsi di ricevere delle attenzioni,
Lorenzo si dispose sul fianco
incollandosi a cucchiaio con l'addome contro la
colonna vertebrale dell’amica.
L’effetto stordente
che avevano avuto su di lui gli oggetti
seducenti di lingeria femminile quali:
reggicalze, tacchi a spillo, reggiseno a
balconcino, visti addosso a Sonia, erano
come un tarlo nella sua mente. Gli bastò
avvicinare il cazzo contro le natiche di
Margherita per trovarselo in erezione.
Le avvolse il braccio sul costato e
raggiunse col palmo della mano il seno,
poi cominciò ad accarezzarglielo finché
il capezzolo diventò turgido.
-
Dai lasciami stare, dormiamo invece… -
disse Margherita apparentemente
intenzionata a smorzare l’eccitazione
di Lorenzo.
-
Ho voglia di scoparti!
-
Beh, allora fattela passare alla svelta!
Conscio
che Margherita, durante i loro giochi
amorosi, si bagnava all'inverosimile,
inzuppandosi d'umore fra le cosce,
all’idea di essere violentata da uno
sconosciuto, fantasticando di fare del
sesso di gruppo, o magari al pensiero di
farsi scopare da altre ragazze, le scostò
il capelli intorno all’orecchio e
incominciò a sussurrarle scampoli di
frasi carine augurandosi di eccitarla e
indurla a praticare del sesso
incandescente, come erano soliti fare
tutte le volte che i loro corpi venivano
a contatto.
-
Ho voglia di farti mia nello stesso modo
che avrei voluto farlo la prima volta
che il mio sguardo è caduto su di te in
quella libreria. Ricordi il nostro primo
incontro? Il cazzo mi era diventato duro
guardandoti mentre ti muovevi fra le
scansie di libri. Non mi era mai
accaduto con nessun'altra donna, prima
di conoscerti, di avere una erezione
spontanea come quella fissando lo
sguardo su una donna che nemmeno
conoscevo.
-
Che stronzata mi stai raccontando? Vuoi
prendermi in giro?
-
Ti assicuro che è la verità.
-
Non me ne avevi mai parlato prima di
stasera dell’effetto che ti ho fatto
quando mi hai conosciuta alla
Feltrinelli.
-
E allora?
-
Davvero ti ho fatto quell’effetto?
-
Sì.
Margherita
si girò verso di lui, gli prese la mano
e la condusse fra le proprie cosce.
-
Oh! - esclamò Lorenzo.
-
Sono calda, caldissima, con la figa
bollente e bagnata come piace a te.
Il clitoride era
turgido ed esteso e reclamava
soddisfazione. Lorenzo lo accarezzò a
lungo mentre lei da par suo prese a
masturbarlo.
Passarono una decina
di minuti a toccarsi reciprocamente
accrescendo il desiderio di scopare
fintanto che Margherita smise di farlo.
-
Fare sesso con la mano… stanca - disse
maliziosamente Margherita.
Lorenzo
si mise in ginocchio fra le cosce aperte
della compagna di letto e affondò la
bocca sul clitoride, poi si mise a
succhiarlo animato dalla voglia di
condurla all’orgasmo e subito dopo
incularla come succedeva tutte le volte
che facevano l’amore.
Stavolta,
nel buio della camera, immaginò, che il
clitoride fosse quello di Sonia. Tutto
sommato doveva essere esattamente uguale
a quello di Margherita e quest’ultima
non si sarebbe certo accorta che lui
stava pensando a un’altra donna mentre
si dava da fare a condurla
all’orgasmo.
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